giovedì 19 gennaio 2012

Storia. Tre militari leali (giovedì, 21 dicembre 2006)


giovedì, 21 dicembre 2006

Storia. Tre militari leali

  

 

allende

 

Sulle vie dell’onestà


Ritengo utile rispondere al commento del sig. L. Taddei di Firenze circa la guerra civile spagnola (lo troverete fra i commenti del mio post precedente) non, come al solito, con un altro commento, ma con un nuovo post. In sostanza Taddei ha detto:
“Volevo entrare in argomento di uno dei suoi post, cioè quello dedicato alla guerra di Spagna. Penso che, al di là di tutto, il principale merito di Francisco Franco sia stato il realismo politico, spesso spietato, cinico e ingiusto com'è in fondo un po' per tutti i dittatori. Egli riuscì ad amalgamare, volenti o nolenti, in un solo partito fascisti (falangisti), cattolici tradizionalisti, sindacalfascisti, monarchici, militari e carlisti, ottenendo, dopo un primo momento di perplessità, anche il sostegno dell’episcopato spagnolo e della Santa Sede. Geniale la sua intuizione che lo distolse dall'accelerare nella conquista di Madrid nel settembre del 1936 per liberare dall’assedio i difensori dell’Alcazar, simbolo di una resistenza indomabile sorretta da una profonda fede. Poi altrettanto geniale, ancorché dettata anche da motivazioni oggettive, fu la sua scelta di non intervenire quando tutto sembrava facile (come invece fece Mussolini) a fianco dell'Asse nelle prime fasi della II guerra mondiale. Che ne pensa?”.
Tutto vero, sig. Taddei, quello che afferma circa l’abilità politica di Franco, ma è sbagliata la premessa. Infatti per approvare in toto quanto Lei dice bisognerebbe andare molto “al di là di tutto”. Franco ed i suoi accoliti insorsero contro un governo (capace o incapace, buono o cattivo non ci interessa qui) che era stato legittimamente eletto e che, non essendosi fino a prova contraria, al momento della sollevazione golpista, trasformato in dittatura, legittimamente doveva esser eventualmente rovesciato solo da una consultazione popolare. I golpisti con alla testa Franco violarono un “patto” di convivenza civile e democratica. E’ in sostanza quanto è poi accaduto, tra i tanti esempi che potremmo fare, nel 1973 in Cile ad opera di Pinochet e dei suoi seguaci. (Tra l'altro Franco con pignola e sistematica pervicacia continuò a fucilare prigionieri non solo dopo la fine della guerra civile, ma anche fino a vari anni dopo che era terminata la seconda guerra mondiale...).  
Per  questo pubblico qui il ricordo, fra i tanti, di tre figure di militari onesti che, sia in Spagna che in Cile, loro malgrado, non vollero violare quel “patto”. Uno è il generale spagnolo  della Guardia Civil (equivalente dei nostri carabinieri) José Aranguren Roldán, cattolico, come leggerete, uomo d’ordine con idee conservatrici, che pure volle tener fede alla parola data al governo legittimo e che a Barcellona (caso raro nella guerra di Spagna dove la Guardia Civil si schierò quasi sempre con i golpisti) nelle memorabili giornate del luglio portò i suoi uomini a battersi a fianco degli anarchici di Durruti ed Ascaso per sconfiggere, come poi momentaneamente avvenne, la rivolta dei militari golpisti. Il testo è in castigliano, ma per saperne di più su quell’evento potete leggere, fra gli altri, il bel libro di Hans Magnus Enzensberger,La breve estate dell'anarchia. Vita e morte di Buenaventura Durruti.Ed. Feltrinelli.
Gli altri due uomini onesti che io ben ricordo, perché sono abbastanza vecchio per aver seguito allora sui media quei fatti, sono i generali cileni Renè Schneider e Carlos Prats che a differenza dei loro colleghi legati alla CIA ed al golpista Pinochet, seppero fare fino all’estreme conseguenze il loro dovere di leali servitori della democrazia. Del resto anche generale d’aviazione Bachelet,  padre dell’attuale presidente cileno, la sig.ra Michelle Bachelet, imprigionato da Pinochet, morì per le torture del regime e lei stessa fu torturata e costretta all'esilio.  Penso insomma meriti ripercorrere qui brevemente la vita di queste tre onorevoli, e ahimè spesso dimenticate, figure di militari.

José Aranguren Roldán
(1875-1939). Fue ascendido a general de la Guardia Civil el 31 de marzo de 1936, habiendo sido el primero de la escala de coroneles de la Guardia civil. Fue nombrado para mandar la 5 zona de la Guardia civil en Cataluña  —compuesta por dos tercios y cuatro escuadrones de Caballería—, con cabecera en Barcelona. Al estallar la guerra civil no quiso sumarse a los sublevados —no obstante su condición de católico y estar conceptuado como persona de filiación derechista—, sino que, por el contrario, se puso, con las fuerzas a su mando, a disposición del Gobierno republicano, lo que contribuyó decisivamente a que Barcelona no cayese en poder de los rebeldes, siendo uno de los testigos de cargo en el proceso a que fueron so-metidos los generales Goded y Fernández Burriel como consecuencia del alzamiento militar. Durante la contienda mandó algún tiempo la 4ª División Orgánica (Cataluña), cuyo cargo desempeñó más nominalmente que de hecho, dada la prepotencia del Comité de Milicias Antifascistas de Cataluña y la amplitud de funciones que asumió la Consejería de Defensa del Gobierno de la Generalidad catalana. Después de los sucesos de mayo de 1937 pasó a desempeñar la comandancia militar de Valencia, en cuyo cargo continuó hasta el final de la guerra, negándose a abandonar España en los últimos momentos por considerar que se había limitado a cumplir con su deber. A la entrada de los nacionalistas en dicha ciudad fue detenido, sometido a un consejo de guerra, condenado a muerte y ejecutado. (dahttp://www.sbhac.net/Republica/Personajes/Militares/Militares1.htm)

René Schneider Chereau (Concepción31 dicembre 1913 -Santiago25 ottobre 1970) Comandante in Capo dell'Esercito Cileno durante le Elezioni Presidenziali del 1970 quando fu assassinato durante un tentativo di sequestro. La sua morte praticamente assicurò a Salvador Allende la nomina a Presidente della Repubblica da parte del Congresso Cileno. Nato aConcepción, il 31 dicembre 1913. Entrò nell'esercito nel 1929, e dopo una brillante carriera, fu nominato Comandante in Capo il 27 ottobre 1969, dal Presidente Eduardo Frei Montalva. Nel 1970, il possibile trionfo elettorale di Salvador Allende preoccupava soprattutto la classe militare cilena, a causa della sua idologiamarxista. Riguardo a ciò, Schneider disse pubblicamente, in un'intervista concessa al giornale El Mercurio, la sua opposizione all'idea di bloccare la ratificazione del trionfo di Allende tramite uncolpo di stato: da costituzionalista, voleva mantenere la tradizione apolitica del'esercito cileno. La sua posizione in seguito fu pubblicizzata dalla Unidad Popular come "la dottrina Schneider". Il22 ottobre 1970, uomini legati al Generale Roberto Viauxcercarono di sequestrarlo. La sua macchina ufficiale fu bloccata in una via di Santiago. Il generale Schneider fu ferito e fu portato in un ospedale militare, dove morì tre giorni dopo a causa delle ferite. Questo incidente e la sua morte provocarono l'indignazione nazionale, e il 25 ottobre cittadini e militari appoggiarono Allende appena eletto come Presidente, la cui carica fu ratificata dal Congresso Nazionale il 24 ottobre. Il 26 ottobre 1970, il Presidente Eduardo Frei Montalva, nominò per sostituirlo il generale Carlos Prats come Comandante in Capo dell'Esercito. (da Wikipedia)

Carlos Prats González (Talcahuano2 febbraio 1915 - Buenos Aires30 settembre 1974) Militare cileno, Comandante in Capo dell'Esercito durante la presidenza di Salvador Allende. Ministro e Vicepresidente della Repubblica. Figlio di Carlos Prats Risopatrón, proprietario di una libreria, e di Hilda González, maestra di scuola elementare. Maggiore di quattro fratelli, visse un'infanzia felice ma modesta, nella sua città natale. Nel 1931 a sedici anni entrò nell'Esercito, diventando in poco tempo il miglior alunno della sua Scuola Militare. Insegnò come professore all'Accademia Militare; in seguito andò in Argentina dal 1964 al 1966. Fu prima Generale di Brigata (1968), poi Generale di Divisione, durante il governo diEduardo Frei Montalva. Diventerà poi Comandante in Capo dell'Esercito a causa della morte violenta dell'amico Rene Schneider. Oltre alla vita militare Schneider e Prats avevano parecchie cose in comune: l'amore per la pittura, per la lettura (Prats è anche scrittore sia di novelle che delle sue memorie), l'attaccamento alla famiglia, l'essere agnostici e il considerarsi apolitici. Per questo Prats fu particolarmente colpito dall'assassinio di Schneider il 22 ottobre 1970, volto ad impedire la ratifica dell'elezione di Salvador Allende da parte del Congresso.
Quest'omicidio fu commesso dal Generale Roberto Viaux (lo stesso che realizzò il Tacnazo) e dai suoi uomini, finanziato dallaCIA. Il piano originale consisteva nel sequestrare il Comandante per creare un clima di instabilità politica, permettendo alle forze armate di occupare il potere, impedendo l'elezione di Allende al Congresso (Allende, non avendo ottenuto la maggioranza dei voti, doveva essere ratificato Presidente dal Congresso). Questo piano fu chiamato dalla CIA "Track Two".
Dopo un'agonia di tre giorni, il Comandante Schneider morì il 25 ottobre. Carlos Prats fu scelto dal Presidente nel sostituirlò come Comandante in Capo. A Prats non toccò una situazione facile . Allende, ratificato al Congresso, assunse la Presidenza, ma il comandante in carica lo riceve in forma strettamente professionale, dato che credeva, come il suo amico scmparso, che le forze armate dovessero obbedire rigidamente alla Costituzione e alle leggi. L'esercito, all'inizio, lo appoggiò, no tenía grandes resistencias a Allende y el asesinato de Schneider le impactó. Pero esta situación cambiaría, acorde se agudiza la dolarización de la sociedad chilena. Prats logró hacer respetar la independencia de la institución, al hacer que Allende desistiera de llamar a retiro a militares que eran personas no gratas a la Unidad Popular. Logró también el cumplimiento de acuerdos profesionales firmados por Frei, como el aumento de equipos bélicos. Pero la relación profesional se va tornando en una relación de amistad: “...Aprendí a apreciarlo como ser humano, de gran confianza en sí mismo, hasta orgulloso si se quiere, sensible a las franqueas del interlocutor, socarrón frente a los asentidores y sin acopio de odios, ni hacia sus más encornados enemigos políticos... su vitalidad de trabajo era extraordinaria, y sabía alternar con filosofía los largos momentos tensos y amargos con el breve placer mundano de la charla insustancial...”, Así se refería Prats al Presidente Allende. Pero en Chile los conflictos se agudizan, el plan de gobierno de la UP ha dividido a los chilenos. Reproduce en este clima un paro general de camioneros, será conocido como el paro de octubre. Pasados varios esfuerzos inútiles por detenerlo, Allende llama a las fuerzas armadas a integrar el gabinete, el Comandante en Jefe del Ejército en Interior; el Contralmirante Ismael Huerta en Obras Públicas; y el General de Brigada Claudio Sepúlveda en Minería. El Comandante Prats era ahora ministro del gobierno de la Unidad Popular. Se puede decir que cumplió bien con el cometido inmediato, el fin del paro y el descenso de la violencia. Pero ésta no desaparecería, y cada día que pasaba volvía a tomar sus ímpetus anteriores. Renunciado el gabinete al considerar cumplida su labor, un nuevo hecho remecerá a Prats y a la UP. El 29 de junio de 1973, el Regimiento Blindado Nº 2 de Santiago, a cargo del teniente coronel de Ejército Roberto Souper Onfrey, produjo una intentona golpista. Este intento fue conocido como "el tanquetazo". Alarmado, Allende llama nuevamente a los uniformados a integrar el gabinete. Los militares están enfurecidos con que Prats vuelva a integrar un gabinete. Cansado, el 21 de agosto el general descansa en su casa, cuando una manifestación de esposas de generales se inició frente a ella, a la que llegaron también varios oficiales de civil a protestar contra él y su actuación frente al gobierno. Le tiran insultos y piedras, y al deshacer la manifestación los carabineros, ésta se vuelve a organizar. Arrivarono sul posto Augusto Pinochet (considerato il “secondo” di Prats), Allende e i suoi ministri.Todos son abucheados. Deprimido y desilusionado, pidió a los generales que reafirmaran su lealtad hacia él; como sólo unos pocos lo hicieron, resolvió renunciar a la comandancia en jefe. Consigliò Allende di nominare al suo posto Augusto Pinochet Ugarte, che era considerato un militare professionale e apolitico.Mario Sepúlveda e Guillermo Pickering, altri generali leali a Prats, rinunciarono all'incarico come segno di solidarietà. Augusto Pinochet sarà il principale artefice del golpe dell'11 settembre, durante il quale Allende perderà la vita. Prats abbandona il paese e si trasferisce in Argentina. Venerdì 28 settembre il cittadino statunitense Michael Townley, agente della DINA, si introdusse nel garage del generale Prats e collocò una bomba. Il 30, alle 00.50, mentre Carlos Prats e sua moglie Sofía Cuthbert rientravano a casa, Townley fece detonare l'esplosivo. Morironoimmediatamente. (da Wikipedia)


Commenti:
 
#1 22 Dicembre 2006 - 08:29
 
concordo con quanto lei dice, il mio commento non presupponeva una scelta di campo a favore del fascismo, o un giudizio morale sul personaggio (... si aprirebbe un discorso molto lungo sul rapporto fra morale e politica, anche a sinistra...) volevo soltanto "tecnicamente" mettere in luce l'abilità politica di Franco, morto di vecchiaia come Pinochet, che del resto è stata anche recentemente riconosciuta in alcuni libri (veda un recente articolo comparso sulla pagina culturale del Corriere).
Comunque, la saluto e le porgo i miei auguri.
L.TADDEI 
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#2 29 Dicembre 2006 - 07:43
 
BUONE NOTIZIE DALLA TOSCANA
Sono apparse stamani notizie di stampa sulla presa di posizione del segretario nazionale del Prc Giordano, di contrarietà all’entrata in giunta regionale del suo partito. Queste affermazioni appaiono quantomeno ridicole, tenuto conto che questo segretario nazionale, come del resto il precedente, avevano fatto di tutto per spingere la recalcitrante maggioranza del Prc regionale all’accordo con Martini.
Dietro c’è stata, però, la rivolta della base attiva del Prc, specie quella “contaminata” e organica alle lotte territoriali che stanno investendo tutta la regione. Dietro ci sono le 5.000 persone che hanno manifestato sabato scorso a Firenze e a Livorno contro la politica delle nocività e dell’affarismo di Claudio Martini e soci.
Inceneritori e rigassificatori: questi temi sono e restano gli ostacoli di questo nuovo “compromesso storico”, temi che sono stati imposti con difficoltà e tenacia da chi porta avanti le lotte democratiche nei territori toscani, nonostante le miopie politiche di tanti esperti in antagonismo.
È una vittoria per chi partecipa a queste lotte, non enorme, non definitiva, però assai significativa.
Significativa perché rappresenta scelte democratiche e partecipate contro il regime sempre piú asfissiante dei partiti degli affari e dei saccheggi. Significativa perché si è ottenuta malgrado che la quasi totalità dei mass media tradizionali, delle associazioni e delle forze politiche sia assoggettata al regime toscano, compresa l’“opposizione di sua maestà” della destra. Significativa perché ottenuta nonostante le campagne di disinformazione di associazioni, definibili, per i loro dirigenti, a delinquere, collaterali a questo regime, come Legambiente. Significativa perché ha costretto gli avversari, complici e organici del peggior affarismo, che in altre regioni si defirebbe camorristico e mafioso, a mostrare la loro faccia e a impegnarsi direttamente - come nel caso del dirigente nazionale “legambientino”, Erasmo D’Agelis, redattore del «manifesto» e attuale presidente della commissione ambiente del Consiglio regionale in quota Margherita, l’ideologo della termovalorizzazione per conto delle ex municipalizzate privatizzate. Significativa perché ottenuta nonostante le arretratezze culturali e politiche del cosiddetto «movimento», che ha sposato, per conformismo e insufficienza analitica, le priorità imposte dal capitale, come Kyoto o l’ambientalismo etico, senza contare poi il credito dato a alcuni sconcertanti personaggi, che sono semplicemente organici agenti del regime toscano.In questo inizio d’inverno qualcosa di sta scongelando nella Toscana felix, c’è voglia di partecipare e di cambiare, un proliferare di liste civiche con le quali sarà utile il confronto e l’approfondimento tematico.
Un’altra Toscana è possibile: senza la gente non si decide niente.
Salute e buone feste
Michelangiolo Bolognini
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#3 29 Dicembre 2006 - 08:06
 
Caro Professore,

sebbene in leggero ritardo, sono stata all'estero, Le porgo i miei migliori auguri di Buone Feste.
Mariabetti
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#4 30 Dicembre 2006 - 08:44
 
Caro Carlo,


invio, come al solito, questo messaggio a te ed ai tuoi lettori pistoiesi che volessero partecipare:
è fissato un incontro per stasera, sabato 30, ore 21, alla Casa del popolo di Pontelungo: la stanza è già stata prenotata. Vogliamo fare il punto (in maniera molto operativa) con le esponenti del due comitati di Pistoia per verificare le forze in campo per un'eventuale lista civica: la riunione dovrebbe trattare del percorso da attuare (con il lancio di un "laboratorio progettuale" cittadino), dopo una pur breve analisi di quanto nel frattempo è avvenuto (ivi compresa la nascita di una lista civica a Quarrata, vari incontri, etc.).
Cari saluti ed auguri
Mario Monforte 
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#5 30 Dicembre 2006 - 09:00
 
Buone feste e tanti Auguri
perché si riesca a camminare
in direzione di una società più giusta, democratica, nonviolenta, sostenibile dall'equilibrio ecologico e degna di essere vissuta,
nel Nord come in tutti i Sud del pianeta
..... e anche perché sia riconquistata la gestione pubblica delle reti idriche e dei "beni comuni",
perché sia evitata la proliferazione degli inceneritori,
perché sia riaffermata la dignità ed i diritti della persona sul lavoro,
perché gli immigrati siano considerati persone e non braccia da sfruttare e poi cacciare, 
perché, in Italia e nel mondo, siano ridotte le spese militari e aumentate quelle sociali,
perché il popolo palestinese abbia la sua Patria dove poter vivere in pace
a fianco dei popoli di Israele e di tutto il Medio Oriente,
perché finiscano le menzogne che mascherano le guerre per il dominio e il petrolio,
perché il potere sia al servizio dei cittadini e non di se stesso,
perché prevalgano nuovi stili di vita, più sobri e solidali,
perché la solidarietà verso la sofferenza umana prevalga sui fanatismi religiosi e politici,
perché sia sconfitto lo scetticismo e prevalga la speranza,
perché aumenti la voglia di partecipare,
anche perché altrimenti tanti auguri che ci facciamo non si realizzeranno.
Giuliano
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#6 30 Dicembre 2006 - 10:02
 
Carissimo, colgo l'occasione per complimentarmi per il bell'articolo che hai concesso al Notiziario e nella speranza che possa concretizzarsi una collaborazione duratura e proficua, porgo a te e famiglia i miei migliori auguri di un Felice Anno Nuovo. Luigi Pulcini
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#7 30 Dicembre 2006 - 10:47
 
Hai fatto bene a mettere insieme questi esempi di tre militari onesti, leali e valorosi. Ce ne fossero molti in giro!
di nuovo
Fabrizio
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#8 30 Dicembre 2006 - 11:11
 
Un grazie di cuore a Luigi. La ns. collaborazione culturale contiunuerà senz'altro.
Auguroni di Felice 2007.
Carlo O. Gori
La mia homepage: http://historiablogori.splinder.com Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Blocca questo utentegorca49
#9 20 Agosto 2008 - 17:26
 
buono anche questo...seppur in ritardo...un bacio...Anna C.
utente anonimo  (IP: bb4bcd669dfab02)
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