giovedì 19 gennaio 2012

Storia. Silvano Fedi (lunedì, 09 luglio 2007)


lunedì, 09 luglio 2007

Storia. Silvano Fedi

  
           

Il sogno rivoluzionario di Silvano Fedi, comunista libertario, eroe della Resistenza pistoiese


Silvano Fedi, è stato indubbiamente il personaggio della Resistenza più popolare e più caro ai pistoiesi (1).
 Oggi, in città, portano il suo nome scuole, polisportive, palestre, piscine e l’ampio e centralissimo Corso Silvano Fedi, mentre, sulle pendici della collina di Montechiaro dove cadde insieme a Giuseppe Giulietti, svetta il monumento di Umberto Bovi a lui dedicato e realizzato nel 1979 con i fondi di una sottoscrizione pubblica promossa da un comitato voluto dall'ANPI di Bonelle.
 Tra gli elementi dell’opera, il cui metallo è oggi purtroppo deturpato da incisioni stupide ed offensive, una citazione - la copertina di Piaceri crudelidi Leone Tolstoi - ci rinvia all'esperienza di vita di Silvano che, seguendo un percorso difficile e originale per un giovane studente dell'epoca, parla di un’umanità affrancata dal bisogno in mondo senza frontiere e matura una convinta e coerente opposizione al regime fascista. Un’idea che Silvano verifica in un’appassionata, quotidiana e coerente opposizione al regime fascista, fitta di discussioni ed incontri con vecchi e giovani, popolani ed intellettuali, attività che una sera, trovandosi solo per strada, pagherà cara subendo un duro quanto vigliacco pestaggio ad opera di alcuni suoi stessi compagni di scuola, accesi fascisti.
 Ed è proprio per una spiata proveniente dagli ambienti del Liceo Forteguerri, che il 12 ottobre 1939, a diciannove anni, veniva arrestato insieme a Fabio Fondi, Giovanni La Loggia e Carlo Giovannelli, denunziato poi al Tribunale Speciale e condannato ad un anno di detenzione. Quando, dopo qualche tempo, la pena gli venne condonata, Fedi rientrò a Pistoia e si gettò nuovamente con entusiasmo nella lotta antifascista, saldo nel suo ideale anarchico, o come lui preferiva definirlo, “comunista libertario”. Ricordiamo che a Pistoia gli anarchici vantavano una tradizionale presenza politica fin da quando Giuseppe Manzini, padre della nota scrittrice Gianna, iniziò a fine Ottocento la stampa dell’ “Ilota”.
 Negli anni Venti solo il piccolo nucleo locale degli Arditi del Popolo, composto prevalentemente da elementi anarchici e animato – come ha recentemente ricordato Alberto Ciampi in un suo pregevole articolo – da Virgilio Gozzoli (2), saprà opporsi ai fascisti sul loro stesso terreno.
 Fra gli anni Trenta e Quaranta la vecchia generazione anarchica pistoiese (Egisto Gori, Archimede Peruzzi, Tito Eschini ecc.), nella sua attività cospirativa, entrerà in contatto il gruppo dei giovani studenti via via raccoltosi intorno a Fedi (La Loggia, Giovannelli, Filiberto Fedi, Raffaello Baldi, i fratelli Bargellini, ecc.) ai quali in seguito si uniranno alcuni operai e tecnici delle Officine San Giorgio (Tiziano Palandri, Oscar Nesti, Giulio Ambrogi ecc.) ed il gruppo del Bottegone (Sergio Bardelli, Francesco Toni, ecc.).
 La presenza dei giovani liceali, apportatrice di entusiasmo e forze nuove nel già variegato tessuto sociale che costituiva il sostrato dell’anarchismo pistoiese, fece sì che il movimento, anche con la costituzione Federazione Comunista Libertaria, si allargasse e divenisse competitivo nei confronti del Partito Comunista, che nella clandestinità si stava accreditando come la forza antifascista più consistente.
Già dopo il 25 luglio del '43 Fedi, che era stato tra gli animatori di una manifestazione popolare per le vie di Pistoia, veniva arrestato dalla polizia badogliana, ma era subito dopo liberato a furor di popolo.
Dopo l’Armistizio Silvano in seguito a dissidi politico-organizzativi emersi con gli anarchici della “vecchia guardia”, ed in particolare con Tito Eschini, costituisce nell'ottobre 1943 una propria formazione partigiana composta inizialmente da una cinquantina di uomini, le “Squadre Franche Libertarie”, che, pur collegata al Partito d'Azione, rivendica una completa autonomia, anche dal CLN, ed è formata prevalentemente da militanti anarchici o comunque di idee libertarie.
Sceglie di non salire in montagna, ma di muoversi incessantemente tra la città e la campagna, dove ha maggiore possibilità di rifornirsi di armi e munizioni, sia nel versante di Pistoia sino alla zona di Quarrata e alle colline del Montalbano, sia in quello di Fucecchio e Lamporecchio, dando vita con particolare abilità ad una serie di azioni clamorose basate soprattutto sul fattore sorpresa.
Audacissimo e spericolato si presenta infatti con una impresa che ha il sapore della beffa: dal 17 al 20 ottobre ’43 attacca infatti, con soli sei uomini (Danilo Betti, Brunello Biagini, Marcello Capecchi,  Santino Pratesi, Giulio Vannucchi,)  per ben tre volte consecutive il munito caposaldo fascista della Fortezza di  Santa Barbara, dove preleva una gran quantità di armi, munizioni e viveri, una parte dei quali viene trasportata in montagna. Silvano, anche in seguito, destinerà sempre parte dei materiali ricavati dai suoi attacchi ai presidi nazifascisti di città e dintorni, condotti spesso senza spargimento di sangue, al rifornimento di altre formazioni partigiane pistoiesi, da quella di “Pippo” (Manrico Ducceschi), a quelle del Partito Comunista e del Partito d'Azione.
Su queste imprese di Silvano abbiamo recentemente avuto la fortunata occasione di registrare un lungo colloquio con Artese Benesperi. Benesperi, nato il 19 agosto 1915, conosce Fedi nel novembre del 1943, tramite Tiziano Palandri ed altri amici di Bonelle, da allora in poi Artese è nella lotta armata a fianco di Silvano in tutti gli altri momenti decisivi e clamorosi del suo eccezionale ed intrepido impegno antifascista ed antinazista.
“Silvano  - ci dice Artese - aveva anche un grande genio e lo dimostrò in molti casi, come nell'episodio in cui io rimasi ferito, quando fu ammazzato quell'ufficiale tedesco in Valdibrana e lui riuscì ad organizzare la cosa facendo in modo che non venisse fucilato nessuno”. Artese si riferisce a quanto accadde nella notte del  29 marzo del 1944 quando lui, Silvano, Tiziano Capecchi e un altro compagno erano usciti per recuperare armi e vettovagliamento e casualmente si imbatterono in un ufficiale tedesco che amoreggiava con una ragazza e ne nacque una sparatoria dagli esiti suddetti.  Si trattava di evitare la rappresaglia dei tedeschi che già avevano programmato la fucilazione di dieci persone e Silvano, dopo aver fatto curare Artese, si mosse abilmente per evitarla recandosi la sera successiva a Serravalle, nella villa dove si era ritirato il noto drammaturgo Giovacchino Forzano e lo indusse, con successo, ad utilizzare la sua amicizia con  Mussolini  per evitare la strage.
Artese ricorda che successivamente Silvano decise di avvicinare il pistoiese Licio Gelli (in tempi più recenti assurto alle cronache nazionali per la vicenda della Loggia P2), un tenente di 25 anni ufficiale di collegamento fra il fascio pistoiese e la Kommandantur tedesca che già da qualche tempo aveva offerto la propria collaborazione alla Resistenza. Gelli, ormai gravemente compromesso agli occhi degli antifascisti pistoiesi, di fronte all’ inesorabile avanzata Alleata, cercava di acquisire meriti “partigiani” presso il CLN  per  poter salvare la pelle, come poi accadde; Fedi, invece, cercava una copertura per poter condurre altre clamorose e temerarie imprese, che vennero ben presto.
Infatti  Silvano ed i suoi, in questo periodo, riescono con successo innanzitutto ad attaccare (per la quarta volta!) la Fortezza, poi a disarmare gli agenti nei locali della Questura repubblichina di P.za S. Leone, ed infine ad assaltare il carcere delle Ville Sbertoli (3). In quest’ultima occasione partecipa direttamente all’azione Licio Gelli che, insieme ai partigiani Enzo Capecchi, Giovanni Pinna, Iacopo Innocenti, travestiti da fascisti, si fa aprire le porte fingendo di tradurvi Silvano ed Artese, apparentemente ammanettati.  Ben presto i partigiani impugnano le armi disarmano le guardie e liberano 54 prigionieri,  fra i quali due ebrei ed il resto quasi tutti politici. 
Il sodalizio di Silvano con Gelli, come i fatti dimostrano e come poi tutti compresero, era ovviamente un’intesa strumentale, ma occorre ricordare che, sulle prime, aveva suscitato in alcuni ambienti della Resistenza pistoiese, notevoli perplessità, fugate solo dall’intervento chiarificatore di  “Pippo” che aveva confermato la piena fiducia a Silvano (4).
Tuttavia qualcosa si incrinò nei rapporti  fra Fedi ed alcuni suoi più cari compagni fra i quali Panconesi, Giovannelli, Nerozzi e Brunetti e, soprattutto, Tiziano Palandri  che lasciò Silvano per andare in montagna ad unirsi alla formazione di “Pippo”, divenendone poi un autorevole vice-comandante.
Al riguardo, tuttavia, Artese oggi ribadisce quanto ebbe a suo tempo a dichiarare allo storico Renato Risaliti, trovando conferma in una analoga rivelazione fatta a quest’ultimo dallo stesso Palandri e cioè che il dissidio tra i due essenzialmente nacque perché Silvano “coerentemente alle sue idee” mostrava l’intenzione di proseguire la lotta armata per un mondo nuovo, “per la libertà del popolo…anche dopo l’arrivo degli Angloamericani”(5). L’estremo sogno rivoluzionario di Fedi, che forse probabilmente sarebbe rimasto solo tale e che oggi Artese vede con un certo distacco (“Silvano aveva grandi ideali, forse difficilmente realizzabili e grande capacità organizzativa, ma per fare le cose grandi ci vogliono anche grandi  mezzi: gli americani hanno vinto la guerra perché erano capaci di costruire una nave al giorno, mentre noi, con poche pistole e qualche  mitra, avremmo potuto fare ben poco”), venne tuttavia interrotto il 29 luglio 1944.
Nel primo pomeriggio, in una stradina di campagna nei pressi della Croce di Vinacciano, mentre Silvano con alcuni compagni attendeva che alcuni malfattori, i quali avevano abusato del nome della “Fedi”, consegnassero alla formazione (secondo quanto stabilito un paio di giorni prima da un tribunale del CLN pistoiese riunito a Ponte alla Pergola) della merce rubata da restituire ai proprietari, cade in un'imboscata tesagli dai tedeschi e nel successivo conflitto a fuoco muore insieme a Giulietti. Nella circostanza viene ferito Marcello Capecchi, che come quasi tutti gli altri partigiani che accompagnavano Fedi, riesce fortunosamente a salvarsi, eccetto Brunello Biagini che verrà catturato e fucilato il 1° agosto.
La presenza di un forte contingente di soldati, ben nascosti ed appostati,  in quel posto e a quell'ora, ancora oggi non trova per molti convincente spiegazione e per questo pensano che Silvano sia stato tradito da una delazione.  Lo pensa anche Artese, ma sull’identità dei presunti delatori non si sbilancia.
Il giorno dopo “... è effettuato un rastrellamento alla Collina di Pontelungo: gli arrestati sono portati nei locali della ex-Gil di Pistoia, in piazza S. Francesco, per essere sottoposti ad interrogatorio” (6). Fra questi anche Artese  ed Enzo Capecchi che riescono rocambolescamente a fuggire (7).
Essi assumeranno il comando della “Fedi” sino alla liberazione Pistoia, nella quale la formazione giungerà dopo aver occupato, in seguito a duri scontri con i tedeschi e varie perdite, Vinci, Lamporecchio e Casalguidi (8).

                                                                                  Carlo Onofrio Gori



Sintesi e rielaborazione dei seguenti articoli:

C.O. Gori, Arrivano i partigiani, Pistoia è libera, in “Microstoria”, n. 35 (mag./giu. 2004)
C.O. GoriIl sogno rivoluzionario di Silvano Fedi. Il partigiano Artese Benesperi racconta l’esperienza a fianco dell’eroe pistoiesein “Microstoria”, n. 38 (nov./dic. 2004).
C.O. GoriResistenza e rivoluzione. Il sogno di Silvano Fedi, in “Patria indipendente”, n. 9 (29 ott. 2006).


Articoli di Carlo O. Gori su Fedi appaiono (con note) sui seguenti siti:


http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2006/9/27-30_GORI.pdf

http://www.socialismolibertario.it/fedi3.htm
http://resistenzatoscana.it/biografie/fedi_silvano/

http://xoomer.virgilio.it/carlo_onofrio_gori/personaggi.htm




Questi articoli sono riproducibili parzialmente o totalmente solo previo consenso o citazione esplicita dell'Autore e del Sito web e/o Rivista.

                                                                 Carlo Onofrio Gori  cog@interfree.it








Commenti:
 

#1 13 Luglio 2007 - 22:51
da Mario per i tuoi lettori

La riduzione dei costi della politica può aspettare ma …..l’aumento dei costi dei servizi no!
Per ridurre il numero dei consiglieri delle pubbliche amministrazioni si può aspettare il 2008 e …poi … chissà … anche oltre, ma l’estate, tempo di vacanze – per chi se lo può ancora permettere – è la stagione ideale per rincarare i costi dei servizi, meglio se essenziali come l’acqua.
Proprio oggi si riunirà il consiglio di amministrazione dell’ATO 3 per aumentare le tariffe dell’acqua di circa il 10%
Proprio Publiacqua ha investito dei fondi del proprio bilancio per pubblicizzare che l’acqua è un bene essenziale che va tutelato e salvaguardato, invitando la collettività ad impegnandosi nella lotta agli sprechi.

E siccome i residenti nel comprensorio fiorentino hanno ben capito il valore dell’acqua e quindi hanno responsabilmente deciso di limitarne il consumo, inevitabilmente si è verificata una riduzione delle entrate del 10% rispetto alle previsioni di bilancio dell’ATO 3.
Ed ecco il paradosso: il risparmio tanto invocato si ritorce contro il consumatore virtuoso, che vedrà la propria bolletta dell’acqua aumentata di circa il 10%, con decorrenza retroattiva da gennaio 2007
I fatti stanno dando ragione a RdB-CUB, che non si stancherà mai di rimarcare e denunciare a chi e a cosa servono le esternalizzazioni e le privatizzazioni :
trasformano la gestione dei servzi in merce.
Provocano dappertutto: degrado e spreco delle risorse, precarizzazione del lavoro, peggioramento della qualità del servizio, aumento delle tariffe, riduzione dei finanziamenti per gli investimenti, diseconomicità della gestione, espropriazione dei saperi collettivi, mancanza di trasparenza e di democrazia.
E servono soltanto come “salotti buoni” per i politici di turno che passano da un Assessorato (dopo aver tanto dato) alla presidenza o al consiglio di amministrazione delle nuove società create ad arte, ove percepiscono in nome della “politica” stratosferici compensi.


Ripubblicizzazione immediata dei servizi pubblici esternalizzati !



Firenze, 11 Luglio 2007 
utente anonimo  (IP: 593ef6824a14789)

#2 20 Luglio 2007 - 07:19
con Fedi va già meglio...
Giuliano
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#3 22 Luglio 2007 - 18:44
...si va sul sicuro...Sandro 
utente anonimo  (IP: c0a69fcd90580f7)

#4 24 Luglio 2007 - 21:40
invio a te e ai tuoi lettori una critica al "decalogo".

stammi bene,

Mario

IL DECALOGO DELLA «SINISTRA DELL’UNIONE»: DECALOGO DI CHE?
“TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE” – O IN MODO CONFUSO E STRUMENTALE?


«Decalogo» di che? Domanda necessaria. Sono apparsi (il 6 luglio u. s) i “dieci comandamen-ti”della «Sinistra dell’Unione unita e plurale» (costituitasi in associazione in Toscana il 10 luglio), presentato con malcelato orgoglio quale «tentativo di elencare in modo molto semplice e diretto i principi e i valori» su cui «creare una “massa critica” intorno a un nuovo progetto di Sinistra», verso una «nuova aggregazione della Sinistra, per trasformare la politica e la società della nostra Regio-ne», e di piú, apporto a «un progetto politico davvero lungimirante», «aggregante e unitario, dall’alto e dal basso», per risolvere fattivamente «la sfida» di fronte a cui si trova «la Sinistra in ge-nerale» (v. «Liberazione», 06.07-2007).
Esaminiamolo, dunque, e facendo attenzione a frasi e parole, a ciò che si dice e a ciò che non si di-ce. E non per ipercriticismo, ma perché ciò è importante quando si presenta un «Decalogo», e pro-prio perché lo si afferma espresso «in modo semplice e diretto».

Primo “comandamento”: «Siamo contro il capitalismo neo-liberista, fondato sulla ricerca esasperata del profitto, sul predominio della finanza, sulla gestione privata dei beni comuni dell’umanità e sull’aumento delle disuguaglianze a livello mondiale …». La formulazione sarà certo semplice, ma sicuramente ambigua: il liberismo è l’ideologia corrente del capitalismo, rilanciata massivamente nella fase attuale (di neo- c’è solo la sua riproposizione), e non il capitalismo stesso, che è ancora piú centrato sul grande capitale transnazionale, multinazionale e finanziario, ma anche sulla potenza politico-statuale, senza la quale non potrebbe esistere (e di cui non si fa cenno); la ricerca del profit-to non è né «esasperata» né moderata: è … la ricerca del profitto, da sempre obiettivo portante in quanto motore del capitalismo, il che comporta la sottomissione all’economia del profitto (appunto, il capitalismo) di tutti gli spazi e campi possibili – e quindi la «gestione» capitalistica, ossia non so-lo privata, ma anche privatistica o comunque subordinata all’imperativo del profitto. Occorreva di-re: “siamo contro il capitalismo” e “la sua forma nella fase attuale”. Cosí risulta, invece, che si è contro gli eccessi, le esagerazioni, il “troppo” del capitalismo. Infatti, non si evoca nemmeno, pur «in modo semplice», il superamento del capitalismo – il superamento dei vigenti rapporti sociali e di produzione, per quello che si chiamava «socialismo» e che si potrà anche denominare altrimenti, ma superamento che comporta la socializzazione dei mezzi di produzione, distribuzione, informa-zione –, mentre si parla genericamente di «un sistema economico che rafforzi ogni forma di giusti-zia e solidarietà sociale, che protegga e allarghi lo Stato sociale» (come fa il «sistema economico» – soggetto – a proteggere e allargare lo Stato sociale – complemento oggetto?) – e proprio lo «Stato sociale», vale a dire le modalità di diretto intervento statuale nell’economia, spacciate per «pubbli-che», e dunque per «sociali», andrebbero attentamente esaminate e andrebbero mutate, per non ri-percorrere forme precedenti che non possono essere riproposte come tali. La genericità prosegue: sviluppare «i diritti, le potenzialità, le libertà e le capacità di ogni donna e di ogni uomo» – il che potrebbe essere sottoscritto da … chiunque. E ancora: «il lavoro è un diritto, è l’elemento fondante della società» – sul che concorda addirittura ogni capitalista (ponendovi anche lo stesso proprio “la-voro”): ha bisogno del lavoro, in quanto fonte di quel profitto che è il motore del suo mondo, e piú ne può usare a piacimento, e meno lo paga, meglio è per lui. Andava precisato «fondante» in che senso. Si pone infine l’accento sulla precarietà del lavoro, da sottrarre a tale «dimensione dilagante […], che mina profondamente la serenità e la vita delle persone»: lavoro sí, ma non precario, il che è giusto, ma parziale, mancando ogni accenno allo sfruttamento del lavoro, organico al capitalismo, e di cui la precarietà è solo un versante (organica a sua volta).
Proseguiamo: «Due. Siamo contro la devastazione del nostro pianeta, che i poteri globali considera-no un’immensa riserva di risorse da sfruttare senza limite, senza avere alcuna vera consapevolezza» – che vuol dire: un po’ di consapevolezza c’è, ma non effettiva. «vera»? – della necessità di proteg-gere la vita animale e vegetale e la bellezza della natura. […] Siamo per un radicale cambiamento di rotta […] un nuovo equilibrio fra esseri umani e natura, in cui il progresso non sia solo misurato at-traverso l’aumento del Pil» – che vuol dire: «non sia solo», ma anche? – «e in cui la conservazione e l’incremento dei beni naturali come aria, acqua e biodiversità siano a fondamento della politica» – questa è la semplice assunzione dell’ambientalismo corrente, quello che si collega all’“ecocapitalismo” – con tanto di «creazione di una diffusa cultura ambientalista sul nostro territo-rio» –, senza connettere il versante della devastazione ambientale al primario “nodo”, quello della pervasività crescente delle nocività, e a quello complessivo del superamento del modo di produzio-ne (su cui v. al “comandamento” uno).
«Tre. Siamo contro la guerra! Siamo per una pace vera e duratura in ogni aspetto delle relazioni umane, per un mondo libero da armi e da basi militari, libero dalla pena di morte». E questa è la semplice assunzione del positivo sentimento di pacifismo diffuso, ma disconnesso dalla fase attuale del capitalismo, che implica uno stato di «guerra permanente» e ne pone le condizioni in tutto il pianeta, e lasciando al “da vedere” che cosa fare concretamente in tale direzione, a partire dalla per-vasività delle basi militari in Italia, della partecipazione italiana alla guerra, dalla “questione” di come andare a riaffermare una vera indipendenza e sovranità del nostro paese.
«Quattro. Siamo contro un mondo dominato da uomini e dai valori patriarcali del comando, della competizione e della conquista e contro ogni rappresentazione della donna come oggetto e merce di scambio ...». E questa è la semplice assunzione della vulgata femminista, a sua volta scissa da tutto il resto. Segue l’affermazione del valore delle differenze. «Cinque. Siamo contro qualsiasi idea di una comunità “chiusa” e uniforme, contro la diffidenza e il pregiudizio, che […] conducono inevi-tabilmente al razzismo. Siamo per l’accoglienza e la pari cittadinanza delle persone migranti», e per « la valorizzazione delle differenze di genere e di orientamento sessuale», etc. Come negare questi principi generali? E si troverà poca “gente”, che, almeno a parole, dica il contrario. Tuttavia, sulla “questione” della «comunità», se si dice di no alla sua “chiusura”, va anche detto qualcosa sulla sal-vaguardia e ricomposizione del tessuto sociale e civile delle comunità cittadine, attaccate e devasta-te dal capitalismo – altrimenti la vaga apertura si adegua solo al dissolvimento, in linea con quanto sta accadendo. E sulla questione degli immigrati andrebbe detto qualcosa di piú, ossia che i flussi migratori, messi in moto dagli sconvolgimenti mondiali attuati dalle potenze economico-capitalistiche e politico-statuali, servono anche ad abbattere costo e condizioni del lavoro, nella fat-tispecie nel nostro paese, e quindi va attuata, da un lato, una politica del lavoro (piano normativo e salariale) valida per tutti i lavoratori (immigrati compresi, il che ne arresterebbe nel tempo l’ulteriore afflusso) – altrimenti l’“accoglientismo”, valido civilmente, servirebbe però solo ai pro-cessi di abbattimento in atto delle condizioni del lavoro –, dall’altro, una politica altra verso i paesi di provenienza, volta ad affrontare in loco i problemi di tragica distruzione della sussistenza, che spingono a queste ondate.
Avanti: «Sei. Siamo contro qualsiasi ingerenza delle gerarchie ecclesiastiche nella politica democra-tica della Repubblica. Siamo per la laicità dello Stato». E qui sono tutti d’accordo, a parole – Chiesa compresa. Ma in quali obiettivi, sia immediati che annosi, si traduce il principio?
«Sette. Siamo contro un’idea della società» – solo contro un’«idea»? Ci sarà ben altro! – «in cui l’accesso all’istruzione, alla cultura e la possibilità di decidere il proprio futuro sia fortemente de-terminato dalla classe sociale» – vuol dire che va bene «determinato», ma non «fortemente»? «Sia-mo contro il mercato dei saperi e delle informazioni che tramite copyright e brevetti …» – vuol dire che ci si oppone a questi comparti dei mercati? E allora andrebbe detto … etc. (v. al punto uno). «Siamo per un investimento significativo e continuativo in favore di scuole e università statali, ca-paci di garantire un insegnamento di qualità ...» – e come mai il sistema formativo in Italia è andato alla bancarotta fraudolenta? Solo per la tendenza al privatismo? Genericità e carenze di analisi criti-ca si combinano.
«Otto. Siamo contro un’idea di potere che svuota la stessa democrazia rappresentativa e separa la politica dalla società» – ma non si tratta di una mera «idea», bensí di processi in atto da tempo e di misure attuate, né si tratta di politica «separata», bensí del modo di essere dell’operato della «classe politica» (parte integrante delle classi dominanti). I «partiti politici...
utente anonimo  (IP: 156c69587aadf09)

#5 24 Luglio 2007 - 21:42
da Mario (seguito)


...rischiano di ridursi a mero ceto politico e amministrativo in un circo mediatico controllato da chi ha piú risorse» – «rischiano»? Che eufemismo! Allora, ne consegue … vediamo di evitare questo rischio. E come? Forse discutendo, operando, persuadendo … E chi? Ma la «classe politica» stessa! Convinciamola a … non essere ciò che è (!?). Andiamo avanti: «Siamo contro qualsiasi politica […] in cui i cittadini sono ridotti a rispondere soltanto a una “chiamata” alle urne […] per nuove forme di democrazia che combinino la democrazia rappresentativa e partecipativa, che […] orientino a un nuovo “codice etico” le spese e i compensi dei loro rappresentanti …» – che cosa significa tale “combinazione” e in che cosa si traduce? In qualcosa come la «legge sulla partecipazione» della Regione toscana? (Che serve soltanto ad allargare i “seguiti” dei coinvolti nelle decisioni prese dai “soliti”.) E si pensa davvero che basti un «codice etico» a scalzare la «classe politica» che si è tradotta in una casta che grava sul paese? Però, si potrebbe dire, non c’è alcuna affermazione dell’esigenza di scalzarla … Ma ci rifà ai grandi principi: «La nostra idea della democrazia è quella che ha il suo punto di partenza nella Costituzione repubblicana, nata dalla Re-sistenza e dalla lotta antifascista» – e cosí siamo a posto: qui c’è «il punto di partenza» e poi … si vedrà.
Sul tema di democrazia e politica continua il “comandamento” nove: «Siamo contro i rapporti verti-cali e gerarchici del potere che conducono al clientelismo …» – ma è questo il carattere del potere politico-statuale e della sua gestione da parte della «classe politica». «Siamo per i rapporti orizzon-tali di solidarietà e per l’assoluta trasparenza nei processi decisionali …» – il che, o è un’altra af-fermazione di principio, da “mettere agli atti”, oppure significa scalzare la «classe politica». Si pro-segue sul tema nel dieci: «Siamo contro un’idea della politica che mette l’enfasi sulla leadership ca-rismatica …» – di nuovo, non si tratta di «un’idea», bensí della professionalizzazione della politica, inerente alla «classe politica», che si traduce nella spoliticizzazione di massa, la quale si risolve ed esprime, appunto, nel leaderismo. E come si fa a eliminarla, se non restituendo la politica ai cittadi-ni, il che passa necessariamente attraverso lo scalzamento della «classe politica» nel suo complesso. Seguono altri principi generali: «La politica non deve essere una carriera […]. Siamo per una politi-ca accessibile a tutte e tutti […]. Crediamo che gli incarichi e le responsabilità debbano basarsi sulla capacità e la competenza di uomini e donne …», etc.

Genericità, approssimazione, confusione, proclami solenni e vuoti: questo è il minimo che si può rilevare. Il che significa: indeterminazione. E infatti non ci si vuole definire con precisione, proprio per tenere “tutti insieme” – come è detto esplicitamente nella stessa presentazione del «decalogo»: «Cerchiamo di trovare le cose che ci uniscono, non quelle che ci dividono» (v. «Liberazione», 06.07-2007). Ne risulta un’aggregazione su posizioni vagamente radical, variante del liberal statu-nitense o del communitarian inglese, combinate alla ripresa di sempre vaghe posizioni socialdemo-cratiche, e sovrastata dalla proclamazione di nobili principi, general-generici: rimandi, e basta. Ne deduciamo che questa è l’“essenza” della «sinistra dell’Unione», beninteso «unita e plurale». E tale indeterminazione, affogata nel mix di mettere insieme un po’ di tutto – come è detto sempre nella presentazione del «decalogo»: «Ambientalismo, femminismo, marxismo, le tradizioni comuniste e socialiste, il movimentismo e l’altermondismo, il localismo comunitario e antagonistico» convivono e si contaminano (v. «Liberazione», 06.07-2007 – accenno di passaggio solo all’«altermondismo», posizione del tutto errata, di chi crede di imporre un “governo” diverso della fase presente della «globalizzazione», e a cui va invece contrapposto l’antimondialismo). Convivono e si contamina-no? Ma no! Si giustappongono, e rimandano all’indeterminazione complessiva. Ed è precisamente l’indeterminazione il carattere distintivo dell’opportunismo – si tratta dell’opportunismo teorico e politico, che rifiuta chiare e nette posizioni analitiche e progettuali, per lasciarsi la “mani libere” di situarsi in … “ciò che c’è”. Il che è confermato dalle omissioni. Tante, troppe: si omette ogni di-scorso preciso sul capitalismo, si omette ogni riferimento allo Stato e al suo ruolo, si omette ogni riferimento alla «classe politica» e alle sue “propaggini” nei gruppi dirigenti regionali e locali, si omette ogni discorso in merito all’«Unione», alla «sinistra dell’Unione», al suo operato generale e regionale e locale, si omette ogni accenno progettuale e programmatico … Ed è, inoltre, attestato dall’indicazione degli autori del «decalogo»: «attivisti di Rifondazione comunista e dei Verdi, della sinistra Ds (ora Sinistra democratica) e dei Comunisti italiani, di associazioni cittadine come “Un’altra città/un altro mondo”» – ossia esponenti dei gruppi dirigenti locali della «sinistra dell’Unione» e dei loro “seguiti” (tanto che si parla del lavoro «molto proficuo sulla stesura della legge regionale sulla partecipazione» – v. sempre «Liberazione», 06.07-2007 –, ossia l’ennesima truffa politica di maggioranza e giunta regionali). Ed è siglato dalla conclusione della presentazione del «decalogo»: «costruire una Sinistra nuova, sperimentale e unitaria, che parta dal basso e non so-lamente dall’alto» – il che, tradotto in termini stavolta davvero semplici, significa tenere uniti nella genericità, approssimazione, giustapposizione, indeterminazione e omissione, i gruppi dirigenti lo-cali, i loro “seguiti”, una serie di illusi volontari, nel contesto di una qualche ricomposizione della «sinistra dell’Unione», colpita dal discredito e declino in atto (a causa della sua scissione totale fra parole, pur generiche o allusive, e fatti), e posta sotto la pressione della futura legge elettorale, al fi-ne di supportare questi “pezzi” di «classe politica», e stimolando le persone confusamente aggregate a dare un loro presunto apporto (in cui ci sia qualche posto per una qualche “ascesa” ai diversi che sono in “lista d’attesa”), «dal basso», appunto, all’«alto» (“pezzi” di «classe politica» e propaggini locali), il che sarà utile per avere non certo una «massa critica», ma una massa di manovra, e per cercare di mantenere un po’ di consensi elettorali.

Ecco che cos’è il «decalogo» della «Sinistra dell’Unione unita e plurale» – ed ecco quali sono le sue effettive funzioni. Che hanno funzionato e funzioneranno, almeno per parte di quel “popolo di sini-stra”, magari pieno di buone intenzioni – e però «di buone intenzioni è fatto il lastrico dell’inferno», come dice la citazione ecclesiastica –, ma ben avvezzo a sperare sentendo “dire qualcosa di sinistra” – anche se generico e confuso – e a non occuparsi del “fare”, rimandato sempre a un imprecisato fu-turo, ad accogliere le argomentazioni e giustificazioni di “capi” e gruppi dirigenti, a trasformare le proteste in mugugni – sempre piú sordi, finché non svaniscono nel nulla –, ad accettare l’imperativo del “si deve far politica”, ovvero la politica politicante, il politicantismo. E a concorrere a perpetua-re l’esistente. E va ribadito, invece, di fronte a operazioni del genere, la necessità di costruire un movimento politico effettivamente autonomo e indipendente – da tutta la «classe politica» e i suoi partiti e “pezzi”, ovviamente di destra, di centro e anche di sinistra –, che conglobi in un progetto e un’iniziativa complessiva le istanze, i “nodi”, le azioni, le prospettive presenti e in gestazione, per-ché è questo ciò che occorre per il nostro paese.

Firenze, luglio 2007

MARIO MONFORTE 
utente anonimo  (IP: 156c69587aadf09)

#6 18 Agosto 2007 - 05:51
Salve a tutte e a tutti,
di seguito invio un documento del Partito della Rifondazione comunista sulla questione della chiusura dell’inceneritore di Montale.

Colgo inoltre l’occasione per esprimere la solidarietà del gruppo consiliare di Rifondazione comunista al Consiglio provinciale di Pistoia a tutti quei cittadini che, in questi giorni di ferie, portano avanti il presidio davanti all’inceneritore, organizzato dal collettivo “Liberate gli orsi”, dall’associazione “Adelmo Santini”, dai comitati, dal WWF , da Legambienrte di Agliana.

Saluti, buon ferragosto

Roberto Fabio Cappellini




La Segreteria provinciale ed il Coordinamento dei circoli della Piana (Agliana, Montale, Quarrata e Serravalle) del Partito della Rifondazione comunista di Pistoia, riunitisi il giorno 6 agosto, in merito alle questioni dell’impianto di incenerimento di Montale, ribadiscono la loro posizione:

- chiediamo che vengano accertate in tempi rapidi le responsabilità politiche, tecniche e gestionali che hanno condotto alla situazione attuale, che ha messo a rischio la salute dei cittadini e dei lavoratori. Responsabilità che devono essere appurate nella forma più trasparente, in maniera tale che i responsabili di quanto accaduto paghino le conseguenze. Il nostro Partito non è disponibile a mediare né sulle responsabilità né sulle conseguenze;
- la nostra politica rimane quella espressa in sede regio nale, provinciale e comunale, che si rifà al “documento Martini” che ha permesso al nostro Partito di entrare a far parte della maggioranza in Consiglio Regionale e che ha come punti di riferimento essenziali la diminuzione a monte del 15% di rifiuti, la raccolta differenziata minima del 55%, la raccolta porta a porta minima del 25% per arrivare al raggiungimento di rifiuti zero e quindi alla logica inutilità di tutti gli inceneritori;
- alla luce di quanto accaduto negli ultimi tempi il PRC chiede che questi dati abbiano attuazione massima entro il 2010;
- di logica conseguenza, non solo perché è sempre stato un nostro punto di riferimento essenziale, ma anche per ciò che è successo ultimamente, siamo fermamente contrari all’ampliamento dell’inceneritore di Montale, ritenendo più socialmente corretto destinare i fondi destinati all’ampliamento, alla raccolta spinta porta a porta;
- diventa ineludibile il nodo della partecipazione e dell’informazione della cittadinanza e dei comitati che hanno condiviso in massima parte le nostre linee politiche;
- è assolutamente improponibile che eventuali danni economici possano essere pagati dalla cittadinanza attraverso l’aumento della TIA e dei lavoratori attraverso la messa in discussione del posto di lavoro e il mancato salario
utente anonimo  (IP: 2c11a1753d02abb)

#7 18 Agosto 2007 - 05:53
da Mario


INIZIATO PRESIDIO PERMANENTE, ANCHE IN NOTTURNA,
CONTRO L’INCENERIMENTO DEI RIFIUTI A MONTALE


Il «Collettivo liberate gli orsi di Pistoia» ha promosso – insieme ai comitati popolari e alle associazioni ambientaliste – il presidio permanente informativo contro la riapertura e il raddoppio dell’inceneritore/termodistruttore di Montale.

Gli inceneritori vanno chiusi per sempre, BASTA CON I VELENI CHE CI PROPINANO!

Qualche giorno fa, dopo l’ennesimo “incidente” (emissione 6 volte oltre la norma di diossine e furani + cadmio sicuramente cancerogeno + polveri ultrafini + mercurio + …) è stato momentaneamente chiuso, a scopo cautelativo, l’impianto d’incenerimento di Montale (PT). La vicenda, oltre a confermare una volta di piú la pericolosità di questi impianti (nonostante le rassicurazioni di rito delle amministrazioni comunali e provinciali), ha anche messo in luce una CRIMINALE gestione degli eventi: infatti l’ARPAT ha comunicato i risultati DOPO 2 MESI E ½ dalle analisi delle emissioni effettuate il 3 maggio 2007, lasso di tempo in cui l’inceneritore ha continuato a funzionare e a far danni; e da parte sua il CIS (gestore dell’ impianto), avute le analisi a fine maggio dalla ditta privata HA TACIUTO FINO AL 17 LUGLIO, aumentando cosí il danno sanitario per la popolazione della piana.

In realtà, quello che per ARPAT e CIS non è stato che un “incidente”, un’eccezione al normale funzionamento dell’impianto, è invece la prassi, e non solo per il termodistruttore di Montale, ma per tutti gli impianti di incenerimento sparsi per il bel paese (si tratti di impianti di nuova o vecchia concezione) … L’unica anomalia che si è consumata in questa vicenda è stata il vergognoso e nocivo deficit di comunicazione di CIS e ARPAT riguardo l’imminente controllo (il controllore è obbligato a comunicare al controllato i giorni in cui si svolgeranno i rilevamenti delle emissioni dannose! Con evidenti “aggiustamenti” delle emissioni).



Detto questo siamo come sempre pronti a ribadire il nostro NO! a un sistema di gestione del ciclo dei rifiuti che tende a distruggere quando si potrebbe riutilizzare e riciclare, che tende a inquinare selvaggiamente e ad attaccare indiscriminatamente la salute di tutti noi, quando si potrebbero mettere in moto cicli virtuosi rispettosi dell’ambiente e degli individui, che mette il profitto (perché incenerire rifiuti è un discreto business) davanti a tutto … Noi non ci stiamo!

In quest’ottica l’inceneritore dev’essere chiuso per sempre, come per sempre deve essere chiusa la discarica del Cassero e come devono essere chiusi tutti gli inceneritori e tutte le discariche.

Sia chiaro, il presidio non è un punto d’arrivo, ma quello di partenza per una nuova conflittualità “dal basso” che metta in discussione non solo il ciclo dei rifiuti, ma tutta intera una società di cui gli “scarti” non sono altro che una delle tante cartine di tornasole. La lotta non si ferma, il presidio non si ferma, noi non ci fermiamo!



C’è bisogno della partecipazione di tutte e tutti, perché di tutti è la salute; il presidio è a Montale, in via Tobagi, davanti all’inceneritore: chi volesse partecipare, darci un aiuto o anche solo portarci un saluto sarà il benvenuto.



Al presidio c’è bisogno di tutto, c’è bisogno di tutti!



CONTRO OGNI NOCIVITA’! 
utente anonimo  (IP: 2c11a1753d02abb)

#8 06 Settembre 2007 - 07:40
APPELLO DI MOBILITAZIONE A TUTTA LA RETE DEI MOVIMENTI-COMITATI-ASSOCIAZIONI

Il Coordinamento dei Comitati della Piana Fi-Po-Pt aderendo con il Comitato Promotore alla Marcia per la Giustizia, ed in comune accordo con lo stesso informa che;

I Comitati Locali, le Associazioni e TUTTI coloro che vorranno testimoniare la loro solidarietà verso la lotta contro TUTTI gli Inceneritori e contro la riapertura dell’Inceneritore di Montale,
partiranno assieme a padre ALEX ZANOTELLI
dall’Inceneritore CIS di Montale alle ore 17
per confluire alle ore 18 in Piazza Gramsci – Agliana nella

14a MARCIA PER LA GIUSTIZIA Agliana - Quarrata (Pt)

che questo anno verte sul tema dei “”beni comuni”:
l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo,
la salute che ci vogliono togliere,

Sabato 8 Settembre 2007

Arrivo a Quarrata Piazza Risorgimento ore 21

All'arrivo parleranno:

Riccardo PETRELLA - Teresa STRADA - don Luigi CIOTTI - Gherardo COLOMBO - padre Alex ZANOTELLI - Gianni MINA' - GianCarlo CASELLI - Giulietto CHIESA


Alle 21,45 è previsto un collegamento in diretta con il Vaffanculo Day di Bologna con: Beppe GRILLO

A seguire: don Luigi Ciotti e Gherardo Colombo parleranno da Quarrata in diretta con Bologna

--------------------------------------------------------------

Note organizzative:

Al termine è previsto un servizio di pulman per il ritorno ad AGLIANA e stiamo verificando anche la fattibilità per il ritorno all’Inceneritore.

Chi ha il sacco a pelo può essere ospitato nel Palazzetto dello Sport di Quarrata.





Le nostre mobilitazioni hanno sempre detto un NO senza se e senza ma ad ogni scelta inceneritorista, dovunque essa si localizzasse. Tuttavia la nostra tradizione di lotte ha saputo anche elaborare e promuovere soluzioni alternative basate in primo luogo sulla riduzione dei rifiuti - vale a dire sulla urgenza di avviare modalità produttive che risparmino materia ed energia e che non abbiano effetti dannosi sulla salute di lavoratori e abitanti: allungamento del ciclo di vita delle merci e produzioni pulite – sul riutilizzo, sul riciclaggio, sul compostaggio e sul trattamento a freddo del residuo. Una strategia a portata di mano, cosi semplice e facile da mettere in atto (purchè politicamente lo si voglia) che da risultati tangibili quasi immediati, che non costa e favorisce l’occupazione come le raccolte differenziate spinte attraverso il sistema porta a porta. Basta utilizzare i soldi – che sono nostri – buttati in sistemi impiantistici vecchi ed obsoleti, che fanno guadagnare i soliti noti a discapito dei cittadini e per di più “Avvelenano l’Ambiente””.

La nostra è una lotta a difesa della salute, del territorio e delle relazioni ecologiche ci porta a porre al centro la difesa dei beni collettivi fondamentali: acqua,energia,biodiversità,suolo.

In questo contesto la gestione dei rifiuti nel nostro territorio - così come in gran parte del paese - presenta molte inadempienze ed illegalità commesse dalle Amministrazioni stesse le quali non rispettano le leggi da loro stesse emanate. Oltre a permettere

l’ emissione di sostanze tossiche, nocive e dannose, le amministrazioni del comprensorio Montale/Agliana/Quarrata e Pistoia non raggiungono la quota minima fissata dalle leggi per la raccolta differenziata e dove addirittura nel caso della discarica del “Fosso del Cassero di Serravalle Pistoiese” oltre il 70% dello spazio della discarica è riservata ai rifiuti speciali provenienti da fuori Ato e da fuori Regione Toscana, depauperando sostanzialmente la disponibilità della stessa a sfavore dei cittadini Toscani, veri proprietari del Territorio.

La richiesta del raddoppio volumetrico della discarica stessa, dimostra come le nostre amministrazioni gestiscono il territori ed i beni comuni solo con un mero tornaconto economico in favore di pochi, nonostante ci sia la inequivocabile “””insostenibilita’ ambientale di tali scelte e progetti.”””

Per questo chiediamo a tutti i Comitati, Associazioni, Partiti Politici e singole Persone, l’adesione a questa breve piattaforma, ma soprattutto una massiccia presenza alla Manifestazione che proprio per la grave attualità è diventata un punto simbolico e centrale di lotta per tutta la Gestione di Rifiuti e le susseguenti scelte impiantistiche a livello Regionale come pure l’inizio di un coinvolgimento più assiduo di tutti i Movimenti su una questione comune a tutte le persone e tema della marcia stessa.

“ La salvaguardia dei beni comuni ”

Sottoscrizione per adesione da inviare ad uno dei seguenti indirizzi email:



ccsp-po-pt@libero.it

msirca@interfree.it

apagliai@interfree.it


Si prega di diffondere in tutte le reti possibili e vi aspettiamo numerosi
in via Walter Tobagi a Montale (Pt) luogo di partenza del corteo.
utente anonimo  (IP: 51cf7db71da3094)

#9 12 Settembre 2007 - 06:32
Dal palco allestito nella piazza di Quarrata in occasione della marcia della giustizia di sabato scorso, è stato don Alessandro Santoro ad esprimere la tristezza per la mancata adesione delle istituzioni locali ad una manifestazione pacifica che ha coinvolto migliaia di persone.
Il fatto che alla marcia non ci fossero i gonfaloni dei Comuni di Agliana, Quarrata, Montale e Pistoia, della Provincia di Pistoia e della Regione Toscana (gonfaloni che c’erano sempre stati negli anni precedenti, quando le motivazioni della manifestazione erano le medesime) ha rappresentato l’ennesima triste conferma di una distanza crescente tra chi amministra e chi è amministrato, tra chi occupa dei posti di potere e chi, manifestando le proprie idee, vorrebbe aiutare proprio quel potere a fare meglio, nell’interesse di tutti, delle generazioni presenti e di quelle future.
Non è stata l’assenza fisica dei gonfaloni a rappresentare un elemento di tristezza.
Né la tristezza ha pervaso il corteo, festante, silenzioso e colorato.
È stata piuttosto una constatazione: è possibile che persone che si dicono di sinistra scelgano di non ascoltare alcune migliaia di cittadini che marciano per costruire un mondo migliore, più giusto, in cui i beni comuni (l’acqua, l’aria, la salute, l’informazione) siano tutelati dagli enti pubblici?
È possibile che persone che si dicono di sinistra preferiscano restare a casa piuttosto che ascoltare gli interventi di Alex Zanotelli, Giancarlo Caselli, Alessandro Santoro, Gianni Minà, Riccardo Petrella?
Interventi, questi, che magari avrebbero potuto condividere solo in parte, ma che sicuramente avrebbero rappresentato uno stimolo per la riflessione e per l’azione politica che quotidianamente deve portare avanti chi governa.
Sabato, però, è stato anche il giorno della raccolta di firme promossa da Beppe Grillo.
Un fatto, questo, strettamente collegato anche alle ragioni della marcia per la giustizia che, tra i suoi obiettivi, aveva quello di chiedere a gran voce una politica etica, pulita, trasparente.
Le migliaia di firme raccolte dai giovani e meno giovani sostenitori del “V-Day” mi pare che abbiano confermato un dato di fatto: le persone hanno ancora voglia di manifestare le proprie opinioni, di mobilitarsi per battaglie di moralità e di giustizia, di mettere una firma per chiedere un parlamento senza deputati condannati e una politica senza privilegi; e, contemporaneamente, queste stesse persone non ne possono più della “casta” dei politici di professione, né di quegli amministratori che non sanno più ascoltare. E purtroppo queste persone hanno ragione: l’antipolitica è il frutto di una politica fatta di privilegi, piegata su se stessa, attenta ai giochi di potere, che diserta le occasioni di incontro e di confronto.

Ecco perché la mancanza delle pubbliche amministrazioni alla marcia della giustizia e il successo del “V-Day” mi sembrano due fatti strettamente collegati.
Confesso che mentre camminavo da Agliana a Quarrata pensavo al gonfalone a scacchi bianchi e rossi chiuso nel palazzo comunale di Pistoia. Pensavo a lui e alla sua tristezza: noi eravamo in tanti a sfilare, e lui, che gli altri anni c’era, era stato costretto a restarsene solo e in silenzio, simbolo di una politica che si chiude a riccio, autoreferenziale, distante.

Giovanni Capecchi, Capogruppo Arcobaleno su Pistoia
utente anonimo  (IP: 7a59e66ca98256c)

#10 27 Settembre 2007 - 16:10
caro professore, tutto bene? E' un po' che non leggo niente dopo questo articolo. Mi faccia sapere.
Mariabetti
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#11 02 Ottobre 2007 - 07:10
"Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti"
Eppure, ancora oggi, alla vigilia del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, centinaia di milioni di persone sono costrette a sopravvivere e spesso a morire senza conoscere il sapore della pace, della libertà, della giustizia e della democrazia. E’ intollerabile!
Domenica 7 ottobre 2007
Marcia Perugia-Assisi
per la pace e la giustizia promuoviamo insieme
TUTTI I DIRITTI UMANI x TUTTI
www.tavoladellapace.it - www.perlapace.it
BUS da PISTOIA
PARTENZA ore 6,30 - davanti alla BREDA - via Ciliegiole
PRENOTAZIONI entro mercoledi 3 ottobre, presso:
CGIL Via Puccini 104 PT-Tel. 0573 3781 - ARCI(Sede di Bottegone)Tel. 0573 946482
Contributo di euro 15 a persona(bambini esclusi) da versare alla prenotazione

Giuliano
utente anonimo  (IP: 2666ac4abbddc74)

#12 20 Agosto 2008 - 17:24
buono anche questo...seppur in ritardo...un bacio...Anna C.
utente anonimo  (IP: bb4bcd669dfab02)

#13 17 Marzo 2011 - 10:41
  • Ettore Nesi24 aprile 2010 Ettore Nesi
    • Silvano Fedi Salve,

      ieri, di impeto, ho realizzato una pagina in memoria di Silvano Fedi.

      Ero stupito del fatto che su facebook non ci fosse una traccia di Fedi. Tanto più che quest'anno ricorrono i 90 anni dalla nascita.

      I soli materiali che ho trovato in rete sono quasi tutti suoi e mi sono così permesso di citarli (indicando sempre fonte ed Autore).

      Le chiederei però di poter condividere l'amministrazione della pagina, dal momento ha sicuramente più titoli di chiunque altro per contribuire alla conoscenza della figura storica di Fedi.

      Saluti

      E N
    • Silvano Fedi - Partigiano (Pistoia, 25 aprile 1920 – Pistoia, 29 luglio 1944) Pagina:A 332 persone piace questo elemento. Condividi
  • Carlo Onofrio Gori24 aprile 2010 Carlo Onofrio Gori
    • Carissimo Nesi, La ringrazio per l'opportuna (visto i tempi che corrono....) e lodevolissima Sua iniziativa: io purtroppo ho pochissimo tempo per dedicarmi a Facebook, tuttavia conti pure su di me per qualsiasi cosa avesse bisogno.
      Chiedo intanto la Sua amicizia.
      Saluti ed auguri per il Suo lavoro
      Carlo Onofrio Gori
La mia homepage: http://historiablogori.splinder.com Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Blocca questo utentegorca49

#14 15 Agosto 2011 - 15:10
Silvano Fedi è "il personaggio della Resistenza più popolare e più caro ai pistoiesi" (Carlo Onofrio Gori) per segnalazioni e info silvano.fedi.partigiano@gmail.com
La mia homepage: http://historiablogori.splinder.com Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Blocca questo utentegorca49

#15 31 Ottobre 2011 - 13:19
PISTOIA 링크 | Facebook   ko-kr.connect.facebook.com/posted.php?id=121965966417&start... ... e più caro ai pistoiesi" (Carlo Onofrio Gori, "Resistenza e rivoluzione. ... STATA APERTA DAL GRUPPO DI PISTOIA CHE A GUIDA DEL CIVILISSIMO CORTEO SI E'
La mia homepage: http://historiablogori.splinder.com Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Blocca questo utentegorca49
Commenti:
 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.