Storia e Memoria. 27 gennaio 1945-27 gennaio 2009: per un ricordo “vivo” e non rituale della Shoah.
Storia e Memoria. 27 gennaio 1945-27 gennaio 2009: per un ricordo “vivo” e non rituale della Shoah
Il Giorno della Memoria ricorda il 27 gennaio 1945, giorno in cui le truppe sovietiche dell'Armata Rossa, nel corso dell'offensiva in direzione di Berlino, arrivarono presso la città polacca di Oświęcim (Auschwitz) scoprendo il suo tristemente famoso campo di concentramento e liberandone i pochi superstiti. Per la prima volta veniva compiutamente rivelato al mondo l'orrore del genocidio nazista.
Il Giorno della Memoria è oggi in Italia una ricorrenza istituita dal Parlamento italiano con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 aderendo così alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio come giornata in commemorazione delle vittime del nazifascismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati
Il testo dell'articolo 1 della legge così definisce le finalità del Giorno della Memoria:
« La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.»
Detto questo, immodestamente rinvio le amiche e amici che qui mi seguono alla (ri)lettura del mio post del 14 settembre 2008:
e faccio qui di seguito, “a braccio”, alcune considerazioni.
Storicamente va ricordato che il popolo ebraico diede il maggior tributo di sangue all’Olocausto, ma che all’interno del popolo ebraico pagarono il tributo alle folli, elitarie e totalitarie, ideologie nazifasciste (in questo senso davvero “male assoluto”) soprattutto la massa dei più deboli ed indifesi e non quel “potere democratico-plutocratico-giudaico” che Hitler voleva abbattere, che nei campi di sterminio insieme agli ebrei finirono altre “minoranze”: i dissidenti politici, gli storpi e i malati di mente tedeschi, gli zingari, i testimoni di Geova, i resistenti politici e militari, ecc.
Questo ricordo di una delle più grandi tragedie sopportate dal popolo ebraico, ma anche dal genere umano, è ormai come abbiamo visto, giustamente divenuta una scadenza del calendario nazionale e, come accade per ogni forma di ritualizzazione, incontra innanzitutto e fatalmente il rischio di una perdita di significato.
Partendo da quel dato storico, ma superandolo ed ampliandone invece il significato, il Giorno della Memoria, deve restare per tutti gli “uomini di buona volontà” un quotidiano ammonimento ed impegno a far sì certi orrori non possano ripetersi mai più. Un invito per tutti ad un impegno “politico” e civile per una tolleranza “militante”.
Purtroppo, da allora ad oggi, fatti e segnali, sebbene di livello inferiore rispetto a quella tragedia, a volte anche apparentemente piccoli ed insignificanti, ma invece non per questo meno sintomatici ed ammonitori, sono accaduti e stanno accadendo e sono sotto gli occhi di tutti: dai fanatismi di stampo politico-ideologico-religioso, ai razzismi, dalle guerre alle “pulizie etniche”, dalle sopraffazioni e discriminazioni politico-economiche, a tutte le “piccole” violenze pubbliche e private ed intolleranze a danno dei “diversi” ed in genere di tutti coloro che, nel contesto di determinate situzioni, vengono identificati come “deboli” e vigliaccamente colpiti: poveri, dissenzienti di qualsiasi tipo, extracomunitari, zingari, lavoratori precari, prigionieri, malati, anziani, gay, donne, bambini, animali, ecc..
Detto questo vorrei soffermarmi in senso polemico su alcuni fatti di questi ultimi giorni ( e rispondo così anche all’ultimo commento di Luigi al post precedente): la memoria dell’Olocausto dovrebbe esser sempre ben presente in tutta l’umanità, ma anche e soprattutto in quei dirigenti politico-militari israeliani che scatenando un’azione militare di ampiezza sproporzionata, rispetto al reale pericolo rappresentato dalle pur ingiustificabili intolleranze razzistico-terroristiche di quella parte della Resistenza palestinese che si identifica in Hamas, hanno colpito in questi ultimi giorni la popolazione di Gaza con bombe al fosforo e con uccisioni indiscriminate di innocenti.
Violenze ingiustificabili riconosciute dall’ONU e dalla stessa parte razionale e critica della società israeliana (ahimé oggi minoranza) che ha in questi giorni espresso il suo dissenso nelle dimostrazioni e nelle proteste di intellettuali (ad es. David Grossman) e pacifisti ed in opere di alto valore culturale ed umano come ad esempio il film Valzer con Bashirdi Ari Folman.
Seminando odio si rinfocolano intolleranze ed estremismi e ci si allontana sempre più dall’obiettivo di una convivenza pacifica di stati popoli, razze e religioni in Palestina e nel Medio Oriente che soprattutto Israele dovrebbe volere.
Ridurre Gaza ad un vero e proprio Ghetto e colpirlo in tal modo sproporzionato e crudele mi ha fatto per qualche momento pensare alla repressione nazista della rivolta ebraica del Ghetto di Varsavia.
Sia chiaro che faccio questo esempio soprattutto come monito morale per i dirigenti politico-militari e per la società israeliani e che non voglio con questo assolutamente paragonare gli errori dello Stato Israeliano agli orrori dell’Olocausto, promosso ed attuato dai nazisti contro tutto il popolo ebraico, come invece hanno fatto in questi giorni tutti coloro (neonazifascisti, integralisti islamici, e qualche “analfabeta politico di ritorno” dell’estrema sinistra) che hanno imbrattato i muri di scritte antisemite, infangato cimiteri ebraici, boicottato negozi di nostri connazionali ebrei, gridato criminali idiozie come “viva Hamas, ebrei nelle camere a gas” (...questi sono cretini, ma almeno non sono negazionisti. Quesito: è più pericoloso il cretino o il negazionista? Vedi sotto.), ecc. ecc.
Inoltre inquieta e fa riflettere il fatto che proprio in questi giorni Benedetto XVI, riammettendo nella Chiesa cattolica romana gli integralisti-scismatico-lefevriani della Fraternità S. Pio X, abbia, a quanto pare, accolta e finora confermata la dignità di vescovo anche ad un membro eminente di quella congrega noto per le sue posizioni negazioniste rispetto all’Olocausto.
Carlo O. Gori
postato da: gorca49 alle ore 08:53 | link | commenti (10)
categorie: novecento, ebrei, shoah, ebrei italiani
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