giovedì 19 gennaio 2012

Grazie Welby! (venerdì, 29 dicembre 2006)


venerdì, 29 dicembre 2006

Grazie Welby!

  
        
    Piergiorgio Welby eroe civile
Welby poteva risolvere la sua dolorosa vicenda rapidamente, "alla zitta", come oggi molti riescono a fare trovando qualche medico responsabile e comprensivo, “umano”, che interrompa un accanimento terapeutico assurdo, ma ha scelto diversamente.
Ho sempre pensato che la medicina debba sostenere la natura, alleviandone le pene, e non viceversa. In tal senso la vicenda di Welby, mi sembra emblematica - ed è questo che lui ha voluto facendone un “caso” e prolungando così la sua sofferenza -  di tutti gli accanimenti terapeutici, le terapie del dolore negate, il mancato rispetto delle volontà dei malati, le assurde sperimentazioni, ecc.  in cui invece prevale, per pregiudizi religiosi, medici, ecc., il “viceversa”. 
Già…“religiosi”. La legge di un paese civile e cioè “laico” nel senso più profondo del termine – tollerante – dovrebbe innanzitutto non uniformarsi ai dettami della religione prevalente, della sua interpretazione codificata,  oppure della medicina “ufficiale”, ma  tener conto della libertà che ciascun individuo deve avere di sceglierle o non sceglierle e sia che le sceglie che chi non le sceglie debbono avere gli stessi diritti. Non sempre questo accade in Italia. Occorre ora, per il bene di tutti, porvi rimedio.
Tra l’altro, come hanno rilevato numerosi credenti, c’era ben poco di “carità cristiana” nell’atteggiamento tenuto dalle gerarchie ecclesiastiche durante e dopo il “caso-Welby”.
Yo sé de un pesar profundo entre las penas sin nombres: ¡la esclavidud de los hombres es la gran pena del mundo! (“Io so di un dolore profondo tra le pene senza nome: la schiavitù degli uomini è il più grande dolore del mondo!”).
                                                                                                                        J. Martì

postato da: gorca49 alle ore 10:20 | link | commenti (10)
categorie: medicinaattualitàlibertàwelby piergiorgio

Commenti:
 
#1 30 Dicembre 2006 - 08:41
 
Caro Carlo,


invio, come al solito, questo messaggio a te ed ai tuoi lettori pistoiesi che volessero partecipare:
è fissato un incontro per stasera, sabato 30, ore 21, alla Casa del popolo di Pontelungo: la stanza è già stata prenotata. Vogliamo fare il punto (in maniera molto operativa) con le esponenti del due comitati di Pistoia per verificare le forze in campo per un'eventuale lista civica: la riunione dovrebbe trattare del percorso da attuare (con il lancio di un "laboratorio progettuale" cittadino), dopo una pur breve analisi di quanto nel frattempo è avvenuto (ivi compresa la nascita di una lista civica a Quarrata, vari incontri, etc.).
Cari saluti ed auguri
Mario Monforte
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#2 30 Dicembre 2006 - 09:01
 
Buone feste e tanti Auguri
perché si riesca a camminare
in direzione di una società più giusta, democratica, nonviolenta, sostenibile dall'equilibrio ecologico e degna di essere vissuta,
nel Nord come in tutti i Sud del pianeta
..... e anche perché sia riconquistata la gestione pubblica delle reti idriche e dei "beni comuni",
perché sia evitata la proliferazione degli inceneritori,
perché sia riaffermata la dignità ed i diritti della persona sul lavoro,
perché gli immigrati siano considerati persone e non braccia da sfruttare e poi cacciare, 
perché, in Italia e nel mondo, siano ridotte le spese militari e aumentate quelle sociali,
perché il popolo palestinese abbia la sua Patria dove poter vivere in pace
a fianco dei popoli di Israele e di tutto il Medio Oriente,
perché finiscano le menzogne che mascherano le guerre per il dominio e il petrolio,
perché il potere sia al servizio dei cittadini e non di se stesso,
perché prevalgano nuovi stili di vita, più sobri e solidali,
perché la solidarietà verso la sofferenza umana prevalga sui fanatismi religiosi e politici,
perché sia sconfitto lo scetticismo e prevalga la speranza,
perché aumenti la voglia di partecipare,
anche perché altrimenti tanti auguri che ci facciamo non si realizzeranno.
Giuliano
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#3 30 Dicembre 2006 - 10:45
 
Caro Carlo, sono pienamente d'accordo con te. La proibizione dei funerali religiosi a Welby per motivi di equilibri "politici" è stata vergognosa. Aprissero un po' gli occhi!
Ti rinnovo i miei auguri.
Fabrizio
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#4 30 Dicembre 2006 - 11:06
 
Caro Fabrizio, ti ringrazio e ti rinnovo i miei auguri di buon anno.
Carlo
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#5 30 Dicembre 2006 - 11:09
 
Ringrazio per le notizie Giuliano e l'instancabile Mario (che si riunisce anche stasera, sabato 30!) contraccambiando gli auguri per un Felice Anno Nuovo.
COG
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#6 30 Dicembre 2006 - 11:35
 
Visto che i giorni scorsi e soprattutto oggi, in questo sabato pre-pre-festivo, hanno scritto in molti qui sul blog e nelle mie cartelle personali di e-mail colgo l'occasione per ringraziare un po' tutti ed augurare nel contempo felice 2007. In particolare vorrei ringraziare della collaborazione e della fiducia: Fabrizio e Marco Nucci della rivista toscana "Microstoria", Barontini, Giannelli e Francini e gli altri della rivista pistoiese "Notiziario di Farestoria", Luigi P. e Accarino del "Notiziario" pubblicato da "Il Tempio", Sergio Goretti di "Camicia rossa", Andrea Ottanelli e M. Otello della rivista "Storialocale", tutta la redazione di "Patria indipendente", la redazione di "Socialismolibertario", Sartori, Gestri e Cipriani che sempre mi hanno ben recensito su "La Nazione", "Il Tirreno" ed il "Tremisse". Un ringraziamento particolare a Renato Risaliti e Antonio N.
Un altro ringraziamento con auguri ai miei lettori "abituali" su questo blog: Giuliano, Mario, Luigi, Fabrzio LC, Fabrizio N., Maria Betti, Maria P. Vannucchi, Mario Breschi, Innovari, Francesconi, Molinaro, Margherita Cugnata, Marivan, Caterina Guidi, Marco Guiducci, Simona Radaelli, Fabrizio Zollo, Alessandro Affortunati, Barbara e Pavel, Mauro Mauri, Luigi A., ecc. ecc.
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#7 03 Gennaio 2007 - 20:10
 
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#8 30 Gennaio 2007 - 13:06
 
Con questa lettera di invito desideriamo chiamarvi a partecipare all’apertura del FORUM PROGETTUALE SULLA CITTA', che sarà inaugurato con una Assemblea pubblica il giorno 3 Febbraio presso il Palazzo Provinciale di Pistoia - Sala Nardi - Piazza San Leone, alle ore 15,30.
Il Forum è rivolto a tutti i cittadini di buona volontà, componenti di associazioni, comitati, gruppi e singoli che si riconoscono critici verso l'attuale amministrazione comunale e desiderano impegnarsi in modo sinceramente democratico per il rinnovamento della città e la tutela del suo territorio. L’intento è richiamare l’attenzione della città su questioni che singoli, gruppi e associazioni sino adesso si sono impegnati ad affrontare, molto spesso nella piú totale indifferenza della nostra Giunta, ed è molto importante farlo in un momento come questo, in cui molti, anche in vista delle amministrative 2007, sono sollecitati a promuovere o sottoscrivere programmi di sviluppo futuro.
Come cittadini impegnati in Comitati siamo convinti che la gente non debba essere chiamata ad esprimere un parere solo tramite il voto. Forse ora come non mai a Pistoia è necessario offrire un segnale di critica ferma e costruttiva rispetto ad un modo di gestire l’amministrazione pubblica e la città in completa assenza di dialogo e coinvolgimento dei cittadini. Questo per noi è indice di una condizione di emergenza democratica alla quale è necessario far corrispondere una positiva e vitale reazione da parte della società civile, a partire dall’affermazione della partecipazione stessa.



La partecipazione reale, la conoscenza e l’informazione sono elementi che garantiscono ai cittadini la possibilità di essere compartecipi della gestione del territorio e delle scelte che li riguardano, per riconquistare il senso di appartenenza alla comunità locale ed ai luoghi dove viviamo. Con questo Forum non intendiamo costituire un coordinamento di comitati e associazioni, che devono sentirsi autonomi rispetto a questa iniziativa, ma offrire alla società civile un’occasione di formazione alla partecipazione, per dare voce e forza a temi di interesse per i partecipanti.
Intendiamo pertanto contribuire a titolo personale con aderenza e concretezza a questo percorso, senza dimenticare che quello che ci accomuna è appunto una critica sostanziale all’attuale amministrazione comunale, e la convinzione che qualsiasi programma che riguardi la collettività, non deve dimenticare la centralità della persona, la tutela della qualità della vita e la salvaguardia del territorio e dei beni comuni.

La proposta che sarà avanzata nell’apertura del Forum è quella di incontrarsi in luoghi sparsi nel comune, diffondere in modo “stellare” la vera informazione e discutere apertamente e concretamente intorno a tavoli tematici, partendo dai bisogni delle persone, con l'ambizione di costruire insieme soluzioni, non solo riguardo a questioni localmente definite, ma anche e soprattutto intervenire su quello che in modo preoccupante sembra essere il disegno complessivo già scelto per la città.

Il Forum programmatico sulla città è un contenitore per la discussione ed il confronto, un’ occasione di sperimentare la partecipazione e la democrazia. Con il contributo e – soprattutto – la verifica di tutti possiamo affrontare questioni sia locali che generali, come l’assetto urbanistico e le linee di “sviluppo” della città e del territorio comunale, ed altri aspetti che dovranno essere delineati in ragione dei contributi di tutti, sciogliendo un costume secondo il quale sono solo i partiti e le loro segreterie a dover ridisegnare per tutti la città.
Voglia quindi di essere protagonisti e di contare come persone e cittadini, che sanno cosa vogliono per contribuire alla gestione della propria città e si organizzano nella convinzione che sia necessario tutelarla di fronte a scelte amministrative che hanno dimostrato poco rispetto delle persone, del territorio e dei beni comuni.



I rappresentanti del Coordinamento dei Comitati di Montesecco, Contro Cordoli e Barriere e Comitati dell'area metropolitana
Biancangela Fabbri, Nadia Orsini, Michelangelo Bolognini 
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#9 28 Febbraio 2007 - 15:26
 
Tutti sono invitati ad andare, partecipare, prendere contatti, contribuire, etc. alla seguente importante scadenza:
Testardamente sempre contro la guerra
INCONTRO NAZIONALE - Firenze, 3 Marzo 2007
Aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia (via degli Alfani 37)

dalle 13.00 alle 18.30




Siamo semplicemente donne e uomini contrari alla guerra. Alcuni amici della nonviolenza, altri perplessi della nonviolenza, altri semplicemente consci che la guerra è la massima espressione del degrado dell'umanità.

Siamo consapevoli che nel mondo sono presenti conflitti, molti di questi sono sfociati in guerra. Vediamo che la responsabilità principale di questo stato è la “guerra globale al terrorismo” che l'amministrazione USA sta imponendo al mondo.

Siamo angosciati nel sentire dei preparativi di un attacco all'Iran: bombardamento fino a “riportarlo all'età della pietra”; si prevede addirittura l'uso di armi nucleari.

Vediamo che il nostro paese è impegnato in questo terribile processo: le truppe si sono ritirate dall'Iraq, ma resta la nostra azienda nazionale per l'energia (ENI) a spartire la torta petrolifera; siamo ancora presenti in Afghanistan dove sono in corso combattimenti violenti e dove gli Stati Uniti stanno preparando “l’offensiva di primavera” per la quale hanno richiamato all’ordine gli alleati, nessuno escluso; siamo ambiguamente in Libano, definito dal Pentagono il “terzo fronte della guerra al terrorismo”; ancora l'ENI è implicata nello sfruttamento violento della Nigeria e sta provocando uno stato sostanzialmente di guerra.

Abbiamo visto, nei mesi passati, che il movimento italiano contro la guerra, che era il più forte del mondo, ha perso improvvisamente la voce e non ha saputo balbettare nulla di diverso dalle favolette governative: “siamo in Afghanistan a ricostruire il sistema giudiziario di quel paese”; ma ci vorrebbero avvocati o magistrati, non alpini con armi pesanti...

Un dovere con la nostra stessa coscienza ci ha imposto, qualche mese fa, di lanciare un appello per chiedere il ritiro delle truppe italiane dall'Afghanistan. La risposta delle persone ha stupito noi stessi. Non potevamo lasciare che tante adesioni restassero inascoltate. Avevamo in mente di fare un'assemblea nazionale tra i firmatari di quest'appello; poi è scoppiata Vicenza e quelli ci sono parsi il luogo e il tempo adatti per farla.

Abbiamo verificato l'esigenza di molti di proseguire in un cammino che metta insieme analisi e proposte concrete.

Il precipitare delle cose in queste ultime settimane ci conferma ancor di più la necessità di un percorso che sia alternativo e soprattutto sciolto dai vincoli di una politica istituzionale che non lascia nessuna speranza, ma libero anche dagli ostacoli posti dai “burocrati del movimento”.

A chi scrive, il problema di un Prodi 2 o di un governo di larghe intese, pare una questione secondaria davanti al baratro in cui la politica della globalizzazione sta portando il mondo. Non esistono spazi istituzionali per politiche di pace nell'attuale fase. Il desiderio di eliminare ogni guerra, che è maggioritario tra le persone, non ha nessuna rappresentanza all'interno del parlamento. La logica della riduzione del danno sta spianando la strada al nostro sempre più grave coinvolgimento nella “guerra globale al terrorismo”. Discettare sui senatori dissenzienti, infamandoli o difendendoli, temiamo sia solo provocare una tempesta in un bicchier d'acqua a bordo di un bastimento che sta colando a picco.

La paralisi del movimento per la pace crediamo sia uno specchio illuminante della crisi della democrazia del nostro paese.

Le uniche risposte che vengono a questo pericolosissimo stallo - che è foriero di un pesantissimo spostamento verso l'estrema destra della politica e dell'opinione pubblica - sono esperienze nate sui territori: pensiamo alla Val di Susa, a Scanzano, ma soprattuto a Vicenza, dove la difesa dell'ambiente, del territorio, della città si è sposata perfettamente all'opposizione alla guerra e al riarmo.

Ci colpisce molto positivamente la coscienza, emersa in quei luoghi, che solo i cittadini possono riprendere in mano il loro destino senza delegare nulla a nessuno.

Crediamo sia quella la direzione che il movimento deve prendere, facendo magari un passo ulteriore: legare la difesa del territorio, dell'ambiente, della pace a quello del lavoro e della giustizia sociale. Quando questo saldamento avverrà il movimento sarà maturo per il XXI secolo e potrà ridare speranza all'umanità sull'orlo della guerra nucleare.

In questo quadro non ci poniamo come una struttura organizzata o un ulteriore gruppo nella galassia pacifista, ma solo come momento di elaborazione collettiva di idee e proposte, dando la parola soprattuto ai desideri di donne e uomini testardamente contrari alla guerra, creando momenti di autoformazione per darci strumenti di lotta nonviolenti, efficaci e incisivi.
Mario
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#10 01 Marzo 2007 - 13:24
 
Caro Gori,
mi è stato segnalato da alcuni compagni il suo blog che so esser libero e ben letto. Mi permetta di inviarle per lei e per i suoi lettori questa mia riflessione.
Grazie

Cari compagni e compagne, amici e amiche,
Sono in attesa che il Senato accetti le mie dimissioni, che comunque non ho ritirato e non ritirerò. Nel frattempo, nei prossimi giorni sono chiamato a esprimere il mio voto sulla fiducia al governo Prodi. Vorrei dunque spiegare le ragioni della mia scelta di dare un voto a favore, che definerei tecnico, pur respingendo tutti i dodici punti del governo Prodi nel loro complesso. Nel mio intervento al Senato, infatti, spiegherò con molta nettezza che non si potrà contare su di me per approvare la missione in Afghanistan, né per realizzare la Tav o la controriforma delle pensioni. Non lo si potrà fare perché io non voterò queste misure, anche se su di esse si rischiasse una nuova crisi di governo. E, va da sé che continuerò con voi la battaglia contro la base di Vicenza.
Con il mio rifiuto di votare a favore della politica estera del governo, non ho mai avuto intenzione di compiere un gesto politicista per provocare una crisi di governo. Il mio è stato un gesto di responsabilità nei confronti delle mie convinzioni e di quelle di chi, come me, si sente distante da una politica estera che continua a fare la guerra, sia pure multilaterale; che sostiene una concezione liberista dell’Europa; che pensa che inviare soldati in giro per il mondo sia un modo per “contare” nei luoghi della politica internazionale. Un gesto animato dal rifiuto di lasciarmi convincere a considerare come una missione di civiltà e di pace quella che non è altro che un’occupazione militare. Un piccolo gesto a sostegno di quella straordinaria lotta di Vicenza contro la costruzione di una base che distrugge il territorio e che sarà uno strumento fondamentale del dispositivo Usa di intervento nella guerra globale e permanente. Un gesto di cui non mi pento e che ripeterei in ogni momento. Il mio dissenso con la politica estera del governo muove da qui e non può che essere ricollegato alla mia irriducibile opposizione alla guerra in Afghanistan e alla decisione del governo di autorizzare il raddoppio della base di Vicenza. Il senso del mio voto, in dissenso dal mio partito, ma in dissenso su un punto che considero fondativo e fondante per chiunque faccia politica, il no alla guerra, è tutto qui.
Non credo di essere stato io il responsabile della crisi di governo, della quale i primi responsabili sono il governo stesso e le politiche che ha adottato in tutti questi mesi, e che lo hanno sempre più allontanato da chi lo aveva votato. Una crisi nata per ragioni in parte oscure, in parte dovute alla volontà dell’ala riformista dell’Unione di drammatizzare la situazione, per intimare alla sinistra alternativa il silenzio sulle questioni più scottanti. Una crisi che è servita a stoppare qualsiasi rivendicazione e a sancire il corso “liberale” dell’attività di governo. In questo senso il dibattito al Senato è stato un ricatto, in particolar modo su Vicenza. Anche per questo ho detto no.
L’uscita dalla crisi mi sembra che confermi questo giudizio. I dodici punti presentati da Prodi sono la sanzione di una svolta liberista e di una decisa volontà di affermare una politica di sacrifici e di guerra multilaterale. Gli attacchi di cui sono stato fatto oggetto, lo spauracchio del ritorno di Berlusconi al governo, nuovamente agitato dai miei accusatori, erano finalizzati proprio a nascondere questa realtà: il fatto che il bilancio di questi mesi di governo Prodi è fortemente negativo e che ciò che si profila è un’azione di governo ancora peggiore della precedente. Questo giudizio, ovviamente, non è condiviso dal mio partito, che invece sostiene fortemente il nuovo governo. Ed è stato accolto in vario modo dalla società civile, dai movimenti, da quadri sindacali, da esponenti del pacifismo radicale, dagli stessi che il 17 febbraio sono scesi in piazza a Vicenza. La paura di un ritorno delle destre al governo, infatti, è molto forte. C’è chi pensa, inoltre, che la partita con il governo Prodi non sia chiusa e che la sua sopravvivenza costituisca il quadro in cui ottenere risultati più avanzati o comunque una dialettica democratica.
Non avendo deciso io di provocare la caduta del governo Prodi penso che sia giusto verificare queste intenzioni, dialogare con tanta parte del movimento e del “popolo della sinistra” che la pensa così, permettendo al governo Prodi di rimanere in piedi. Ma penso che questo si possa fare solo nella estrema chiarezza delle posizioni. Non sarò mai disponibile a votare la guerra in Afghanistan né a rendermi complice delle politiche antipopolari di questo governo.
Ovviamente, non prevedo un futuro agevole. I 12 punti presentati dal governo sono un arretramento e uno schiaffo ai movimenti e agli stessi partiti della sinistra alternativa. Prevedo dunque una fase in cui andrà sviluppata un’opposizione sociale alle misure del governo Prodi, opposizione che dovrà avere anche ricadute parlamentari. Questa è la mia intenzione. Per dirla con una battuta, è possibile scegliersi il governo a cui fare opposizione, rendendo incomprimibili alcuni principi e alcuni vincoli per me essenziali: quelli con il movimento dei lavoratori e delle lavoratrici, quelli con le comunità popolari in lotta contro la Tav, i rigassificatori, per la difesa dell’ambiente, quelli con il movimento pacifista che si è visto recentemente a Vicenza. Sono questi i vincoli che regolano la mia attività politica, non un’astratta coerenza ideale, ma un progetto politico che mi ha accompagnato per tutta la vita.
Negli ultimi quindici anni questi vincoli, questi convincimenti hanno coinciso perfettamente con quelli di Rifondazione comunista. Qualche giorno fa, però, il mio partito mi ha dichiarato «incompatibile» semplicemente perché sono rimasto fedele al programma storico del Prc. Non voglio discutere di una scelta che mi riguarda, ma posso dire una cosa. Ho costruito Rifondazione fin dalle fondamenta, l’ho difesa quando era sotto attacco, ho passato centinaia di ore davanti alle fabbriche torinesi e in giro per l’Italia a parlare con gli operai e le operaie. La minaccia di espulsione dal partito mi amareggia e mi delude allo stesso tempo. Ma è il frutto di un cambiamento di fondo delle priorità del Prc e della sua azione: alcune idealità superiori sono messe al servizio di un progetto politico contingente, compiendo un processo di snaturamento della sinistra che mi lascia interdetto. E soprattutto mettendo alla berlina una qualità fondante della politica – la coerenza tra coscienza e azione - la cui assenza è oggi alla base di quella “crisi” di cui si discute da oltre un decennio. Non è la prima volta nella storia che chi da sinistra si oppone alla guerra, chi dice no in Parlamento, contro tutto e tutti, sia accusato di essere affetto da uno “splendido isolamento”, di essere “un’anima bella”, “incapace di realismo”, “irresponsabile” o “idealista”: queste accuse non fanno male a me, ma a un’esperienza in cui ho creduto e riposto tutto il mio impegno e che oggi viene meno per responsabilità di chi ha deciso di piegarsi all’esistente.
Per tenere fede alle mie convinzioni e ai miei vincoli è stato messo in discussione il vincolo che mi legava al partito e addirittura un governo ha dovuto dimettersi. Non mi ritengo così importante e così essenziale. Forse tutto questo rappresenta la spia di molteplici contraddizioni che riguardano la sinistra nel suo insieme e il rapporto tra il governo e la sua gente. Un rapporto logorato come dimostrano tutti i sondaggi e gli episodi di malcontento.
Per parte mia non posso che continuare a ribadire quanto detto e fatto negli ultimi giorni. Se l’aula respingerà le mie dimissioni, e dunque finché sarò al Senato, io voterò ancora contro la guerra, perché il no alla guerra e il rapporto con il movimento operaio costituiscono la bussola del mio agire politico: esse sono da sempre l’alfa e l’omega di una prospettiva di classe e anticapitalista.
Permettetemi dunque di ringraziarvi per le parole che avete utilizzato nei miei confronti, spesso commoventi. Onestamente non credo nemmeno di meritarle, semplicemente perché in questo mondo sembra anormale quello che alle persone serie dovrebbe sembrare normale: agire secondo le proprie convinzioni. Se questo piccolo gesto sarà servito a riabilitare questa logica che ad alcuni sembra, con giudizio sprezzante, troppo “idealista”, allora sarà stato utile. La mia strada è comunque questa e spero di continuare a percorrerla insieme a voi. Ancora grazie.
Roma, 28.02.2007

Franco Turigliatto
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
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