Storia e Memoria 2. Babij Jar, poema dedicato a tutte le stragi organizzate dalla follia umana
BABI YAR
BABI YAR
Non c'è un momumento
A Babi Yar
Il burrone ripido
E' come una lapide
Ho paura
Oggi mi sento vecchio come
Il popolo ebreo
Ora mi sento ebreo
Qui vago nell'antico Egitto
Eccomi, sono in croce e muoio
E porto ancora il segno dei chiodi.
Ora sono Dreyfus
La canaglia borghese mi denuncia
e mi giudica
Sono dietro le sbarre
Mi circondano, mi perseguitano,
mi calunniano, mi schiaffeggiano
E le donne eleganti
Strillano e mi colpiscono
con i loro ombrellini.
Sono un ragazzo a Bielostok.
Il sangue è ovunque sul pavimento
I capobanda nella caverna
Diventano sempre più brutali.
Puzzano di vodka e di cipolle
Con un calcio mi buttano a terra
Non posso far nulla
E invano imploro i persecutori
Sghignazzano "Morte ai Giudei"
"Viva la Russia"
Un mercante di grano
picchia mia madre.
O mio popolo russo
So che in fondo al cuore
Tu sei internazionalista
Ma ci sono stati uomini che con le loro
mani sporche
Hanno abusato del tuo buon nome.
So che il mio paese è buono
Che infamia sentire gli antisemiti che
senza la minima vergogna
Si proclamano.
Sono Anna Frank
Delicata come un germoglio ad Aprile
Sono innamorato e
Non ho bisogno di parole
Ma soltanto che ci guardiamo negli occhi
Abbiamo così poco da sentire
e da vedere
Ci hanno tolto le foglie e il cielo
Ma possiamo fare ancora molto
Possiamo abbracciarci teneramente
Nella stanza buia.
"Arriva qualcuno"
"Non avere paura
Questi sono i suoni della primavera
La primavera sta arrivando
Vieni
Dammi le tue labbra, presto"
"Buttano giù la porta"
"No è il ghiaccio che si rompe"
A Babi Yar il fruscio dell'erba selvaggia
Gli alberi sembrano minacciosi
Come a voler giudicare
Qui tutto in silenzio urla
e scoprendomi la testa
Sento che i miei capelli ingrigiti
sono lentamente
E divento un lungo grido silenzioso qui
Sopra migliaia e migliaia di sepolti
Io sono ogni vecchio
Ucciso qui
Io sono ogni bambino
Ucciso qui
Nulla di me potrà mai dimenticarlo
Che l' "Internazionale" tuoni
Quando l'ultimo antisemita sulla terra
Sarà alla fine sepolto.
Non c'è sangue ebreo
Nel mio sangue
Ma sento l'odio disgustoso
Di tutti gli antisemiti
come se fossi stato un ebreo
Ed ecco perché sono un vero russo.
Non c'è un momumento
A Babi Yar
Il burrone ripido
E' come una lapide
Ho paura
Oggi mi sento vecchio come
Il popolo ebreo
Ora mi sento ebreo
Qui vago nell'antico Egitto
Eccomi, sono in croce e muoio
E porto ancora il segno dei chiodi.
Ora sono Dreyfus
La canaglia borghese mi denuncia
e mi giudica
Sono dietro le sbarre
Mi circondano, mi perseguitano,
mi calunniano, mi schiaffeggiano
E le donne eleganti
Strillano e mi colpiscono
con i loro ombrellini.
Sono un ragazzo a Bielostok.
Il sangue è ovunque sul pavimento
I capobanda nella caverna
Diventano sempre più brutali.
Puzzano di vodka e di cipolle
Con un calcio mi buttano a terra
Non posso far nulla
E invano imploro i persecutori
Sghignazzano "Morte ai Giudei"
"Viva la Russia"
Un mercante di grano
picchia mia madre.
O mio popolo russo
So che in fondo al cuore
Tu sei internazionalista
Ma ci sono stati uomini che con le loro
mani sporche
Hanno abusato del tuo buon nome.
So che il mio paese è buono
Che infamia sentire gli antisemiti che
senza la minima vergogna
Si proclamano.
Sono Anna Frank
Delicata come un germoglio ad Aprile
Sono innamorato e
Non ho bisogno di parole
Ma soltanto che ci guardiamo negli occhi
Abbiamo così poco da sentire
e da vedere
Ci hanno tolto le foglie e il cielo
Ma possiamo fare ancora molto
Possiamo abbracciarci teneramente
Nella stanza buia.
"Arriva qualcuno"
"Non avere paura
Questi sono i suoni della primavera
La primavera sta arrivando
Vieni
Dammi le tue labbra, presto"
"Buttano giù la porta"
"No è il ghiaccio che si rompe"
A Babi Yar il fruscio dell'erba selvaggia
Gli alberi sembrano minacciosi
Come a voler giudicare
Qui tutto in silenzio urla
e scoprendomi la testa
Sento che i miei capelli ingrigiti
sono lentamente
E divento un lungo grido silenzioso qui
Sopra migliaia e migliaia di sepolti
Io sono ogni vecchio
Ucciso qui
Io sono ogni bambino
Ucciso qui
Nulla di me potrà mai dimenticarlo
Che l' "Internazionale" tuoni
Quando l'ultimo antisemita sulla terra
Sarà alla fine sepolto.
Non c'è sangue ebreo
Nel mio sangue
Ma sento l'odio disgustoso
Di tutti gli antisemiti
come se fossi stato un ebreo
Ed ecco perché sono un vero russo.
Babi Yar (o Babij Jar, russo Бабий яр, Ucraino Бабин яр, Babyn Yar) è il nome di una cava nei pressi della città ucraina di Kiev. Durante la seconda guerra mondiale fra il 29 e il 30 settembre del 1941, nazisti e collaborazionisti ucraini vi massacrarono 33.731 civili fra ebrei, zingari e slavi.
Circa quanto accennavo alla fine del post precedente aggiungo qui un significativo articolo di Moni Ovadia apparso su "L'Unità" del 31 gennaio scorso nella rubrica Voci d'autore:
Perché negano la shoah
Esponenti dei cattolici scismatici del cardinale Lefevre hanno abbracciato la fede negazionista. I moderati delle loro file invece di chiedere scusa alle vittime della shoah, hanno chiesto scusa a Benedetto XVI per aver disturbato il manovratore nel suo caritatevole tentativo della quadratura del cerchio: riaccogliere nel seno di Santa Madre Chiesa nemici giurati del Concilio Vaticano Secondo senza pretenderne il pentimento, essere amico degli ebrei continuando a considerarli il popolo che persevera nell'errore del rifiuto di Cristo e affermare la via cattolica come unica verità possibile. Da più parti si grida allo scandalo: perché? In fondo le uscite negazioniste dei lefebvriani più onesti sono una manifestazione di coerenza. Il papa che li ha espulsi dal seno della Chiesa, Giovanni Paolo II, affermò con forza che Auschwitz è il Golgota della nostra era. Ora, così come duemila anni prima sulla croce sali un ebreo, duemila anni dopo sulla «stessa» croce è salito il popolo ebraico con più di un milione di bambini. Su quella croce vi sono saliti anche Rom e Sinti, antifascisti, menomati, omosessuali, slavi, testimoni di Geova, vagabondi, prostitute, ambulanti e delinquenti comuni. Vi salirono anche cattolici e cristiani, ma non in quanto tali, solo in quanto oppositori. I carnefici nella stragrande maggioranza avevano ricevuto educazione cattolica o cristiana. Questo fatto innegabile rappresenta un buco nero nel processo plurisecolare di evangelizzazione dell'occidente e segnatamente dell'Europa delle radici cristiane. Wojtyla lo aveva capito, anche i lefebvriani lo sanno: per riaffermare senza ambiguità il «nulla salus extra Ecclesia», bisogna azzerare il significato della Shoah, ovvero negarla con qualche artificio dialettico. La palla passa nel campo di Benedetto XVI: o i lefebvriani o gli ebrei, tertium non datur.
postato da: gorca49 alle ore 18:19 | link | commenti (8)
categorie: poesia, ucraina, ebrei, shoah, wwii, 2a guerra mondiale, evtušenko evgenij, babij jar
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