giovedì 19 gennaio 2012

Storia e Memoria 2. Babij Jar, poema dedicato a tutte le stragi organizzate dalla follia umana (domenica, 01 febbraio 2009)


domenica, 01 febbraio 2009

Storia e Memoria 2. Babij Jar, poema dedicato a tutte le stragi organizzate dalla follia umana

  



BABI YAR

Poema del poeta russo Evgenij Evtušenko, pubblicato nel 1961 e dedicato a tutte le stragi organizzate dalla follia umana.
BABI YAR

Non c'è un momumento
A Babi Yar
Il burrone ripido
E' come una lapide
Ho paura
Oggi mi sento vecchio come
Il popolo ebreo
Ora mi sento ebreo
Qui vago nell'antico Egitto
Eccomi, sono in croce e muoio
E porto ancora il segno dei chiodi.
Ora sono Dreyfus
La canaglia borghese mi denuncia
e mi giudica
Sono dietro le sbarre
Mi circondano, mi perseguitano,
mi calunniano, mi schiaffeggiano
E le donne eleganti
Strillano e mi colpiscono
con i loro ombrellini.
Sono un ragazzo a Bielostok.
Il sangue è ovunque sul pavimento
I capobanda nella caverna
Diventano sempre più brutali.
Puzzano di vodka e di cipolle
Con un calcio mi buttano a terra
Non posso far nulla
E invano imploro i persecutori
Sghignazzano "Morte ai Giudei"
"Viva la Russia"
Un mercante di grano
picchia mia madre.
O mio popolo russo
So che in fondo al cuore
Tu sei internazionalista
Ma ci sono stati uomini che con le loro
mani sporche
Hanno abusato del tuo buon nome.
So che il mio paese è buono
Che infamia sentire gli antisemiti che
senza la minima vergogna
Si proclamano.
Sono Anna Frank
Delicata come un germoglio ad Aprile
Sono innamorato e
Non ho bisogno di parole
Ma soltanto che ci guardiamo negli occhi
Abbiamo così poco da sentire
e da vedere
Ci hanno tolto le foglie e il cielo
Ma possiamo fare ancora molto
Possiamo abbracciarci teneramente
Nella stanza buia.
"Arriva qualcuno"
"Non avere paura
Questi sono i suoni della primavera
La primavera sta arrivando
Vieni
Dammi le tue labbra, presto"
"Buttano giù la porta"
"No è il ghiaccio che si rompe"
A Babi Yar il fruscio dell'erba selvaggia
Gli alberi sembrano minacciosi
Come a voler giudicare
Qui tutto in silenzio urla
e scoprendomi la testa
Sento che i miei capelli ingrigiti
sono lentamente
E divento un lungo grido silenzioso qui
Sopra migliaia e migliaia di sepolti
Io sono ogni vecchio
Ucciso qui
Io sono ogni bambino
Ucciso qui
Nulla di me potrà mai dimenticarlo
Che l' "Internazionale" tuoni
Quando l'ultimo antisemita sulla terra
Sarà alla fine sepolto.
Non c'è sangue ebreo
Nel mio sangue
Ma sento l'odio disgustoso
Di tutti gli antisemiti
come se fossi stato un ebreo
Ed ecco perché sono un vero russo.
Babi Yar (o Babij Jar, russo Бабий яр, Ucraino Бабин яр, Babyn Yar) è il nome di una cava nei pressi della città ucraina di Kiev. Durante la seconda guerra mondiale fra il 29 e il 30 settembre del 1941, nazisti e collaborazionisti ucraini vi massacrarono 33.731 civili fra ebrei, zingari e slavi.
Circa quanto accennavo alla fine del post precedente aggiungo qui un significativo articolo di Moni Ovadia apparso su "L'Unità" del 31 gennaio scorso nella rubrica Voci d'autore:
Perché negano la shoah

Esponenti dei cattolici scismatici del cardinale Lefevre hanno abbracciato la fede negazionista. I moderati delle loro file invece di chiedere scusa alle vittime della shoah, hanno chiesto scusa a Benedetto XVI per aver disturbato il manovratore nel suo caritatevole tentativo della quadratura del cerchio: riaccogliere nel seno di Santa Madre Chiesa nemici giurati del Concilio Vaticano Secondo senza pretenderne il pentimento, essere amico degli ebrei continuando a considerarli il popolo che persevera nell'errore del rifiuto di Cristo e affermare la via cattolica come unica verità possibile. Da più parti si grida allo scandalo: perché? In fondo le uscite negazioniste dei lefebvriani più onesti sono una manifestazione di coerenza. Il papa che li ha espulsi dal seno della Chiesa, Giovanni Paolo II, affermò con forza che Auschwitz è il Golgota della nostra era. Ora, così come duemila anni prima sulla croce sali un ebreo, duemila anni dopo sulla «stessa» croce è salito il popolo ebraico con più di un milione di bambini. Su quella croce vi sono saliti anche Rom e Sinti, antifascisti, menomati, omosessuali, slavi, testimoni di Geova, vagabondi, prostitute, ambulanti e delinquenti comuni. Vi salirono anche cattolici e cristiani, ma non in quanto tali, solo in quanto oppositori. I carnefici nella stragrande maggioranza avevano ricevuto educazione cattolica o cristiana. Questo fatto innegabile rappresenta un buco nero nel processo plurisecolare di evangelizzazione dell'occidente e segnatamente dell'Europa delle radici cristiane. Wojtyla lo aveva capito, anche i lefebvriani lo sanno: per riaffermare senza ambiguità il «nulla salus extra Ecclesia», bisogna azzerare il significato della Shoah, ovvero negarla con qualche artificio dialettico. La palla passa nel campo di Benedetto XVI: o i lefebvriani o gli ebrei, tertium non datur.


postato da: gorca49 alle ore 18:19 | link | commenti (8)
categorie: poesiaucrainaebreishoahwwii2a guerra mondialeevtušenko evgenijbabij jar

Commenti:
 

#1 02 Febbraio 2009 - 15:13

Israt
Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea in provincia di Asti

In occasione del Giorno del Ricordo, istituito dal Parlamento italiano, con la legge n. 92 del 30 marzo 2004, in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata, l'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Asti organizza la seguente iniziativa:


Giorno del Ricordo 2009



Martedì 10 febbraio

ore 18,00



Centro Culturale S. Secondo

Via Carducci 22-24 – Asti

Presentazione del volume

L'Italia e il confine Orientale, 1866-2006 (Bologna, Il Mulino, 2007)

della prof.ssa MARINA CATTARUZZA

Tutti sono invitati

Il libro. Nella storia d'Italia il confine orientale ha sempre costituito una zona di scontro: prima luogo simbolico in cui doveva compiersi l'azione risorgimentale tesa al raggiungimento dell'unificazione nazionale, poi confine fra mondi e ideologie negli anni della guerra fredda. A partire dalla disastrosa guerra del 1866 per arrivare alla situazione attuale, l'autice ricostruisce con puntualità la storia di questo confine contestato e conteso: lo sviluppo dell'irredentismo, l'intervento nella Grande Guerra, la sistemazione postbellica del territorio (con la clamorosa protesta dell'occupazione di Fiume), l'aggressiva politica fascista, la tragedia delle foibe, la durissima contesa con la Jugoslavia, la spartizione del territorio nel dopoguerra in seguito al trattato di pace del febbraio 1947, il ritorno di Trieste all'Italia nel 1954 e infine i decenni della guerra fredda.



Marina Cattaruzza è professore ordinario di Storia contemporanea generale presso l’Historisches Institut dell’Università di Berna.
Si occupa principalmente di storia sociale, di storia dei territori dell’Adriatico nord-orientale, di nazionalismo, di storia della Shoah.

Tra le sue pubblicazioni più recenti:

Trieste nell'Ottocento. Le trasformazioni di una società civile (Del Bianco, 1995); Trieste, Austria, Italia tra Settecento e Novecento (a cura di) (Del Bianco, 1996); Socialismo Adriatico. La socialdemocrazia di lingua italiana nei territori costieri della Monarchia asburgica (Lacaita, 2001); Esodi. Trasferimenti forzati di popolazione nel Novecento europeo (a cura di, assieme a Marco Dogo e Raoul Pupo) (Edizioni Scientifiche Italiane, 2000); Nazionalismi di frontiera. incontri e scontri di identità sull'Adriatico nordorientale 1850-1950 (a cura di) (Rubbettino, 2003);

L’Italia e il confine orientale. 1866-2006, (il Mulino, 2007).
utente anonimo  (IP: 4d316f86cd3498d)

#2 02 Febbraio 2009 - 16:50
Caro professore, ringrazio lei per questo suo blog , che seguo sempre con passione, essendone quindi compartecipe, e per l' impegno civile che vi esprime, e vorrei anch'io, di cuore, ricambiare i saluti e le belle parole che mi ha voluto rivolgere la signora, Filly Pavese i cui sentimenti pienamente condivido.
Maria Betti 
utente anonimo  (IP: 4d316f86cd3498d)

#3 02 Febbraio 2009 - 17:52
ISTITUTO DI STORIA CONTEMPORANEA PIER AMATO PERRETTA

via Brambilla, 39 – 22100 Como – tel./fax 031.306970 – c/c postale n. 10354223

e-mail isc-como@isc-como.org, Internet www.isc-como.org

Associato all'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia

100.000 VOCI

L’inchiesta Fiom sulle condizioni di lavoro e di vita di operaie e operai con Eliana Como, sociologa curatrice dell’inchiesta,

martedì 10 febbraio alle 21

alla Biblioteca Comunale di Como in piazzetta Venosto Lucati, in un incontro organizzato da Istituto di storia contemporanea “Pier Amato Perretta”,

Fiom Como e Camera del lavoro territoriale di Como
utente anonimo  (IP: f08c980979133f5)

#4 03 Febbraio 2009 - 13:07
http://floresabelhas.blogspot.com/2006/04/memria_25.html

Grazie :-)
Salgueiro Maia he's my hero.
La mia homepage: http://floresabelhas.blogspot.comutente anonimo  (IP: 5229a5b61c011a6)

#5 05 Febbraio 2009 - 17:33
Regione Toscana Consiglio Regionale
Regione Toscana Giunta Regionale
Comune di Firenze
Assessorato alla Pubblica Istruzione e alle Politiche Giovanili
Consiglio di Quartiere 4
Istituto Storico della Resistenza in Toscana
Associazione Nazionale Partigiani Italiani
Associazione Nazionale Ex Deportati
Archivio Movimento di Quartiere Firenze

10 febbraio 2009

“Giorno del ricordo”
Incontro con gli studenti e gli insegnanti Palazzo Vecchio Salone dei Cinquecento

ore 9.30 Apertura dei lavori

Saluti

Daniela Lastri
assessore alla Pubblica Istruzione e alle politiche giovanili

Paolo Cocchi
assessore alla Cultura della Regione Toscana

Cesare Angotti
direttore Generale Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana

Interventi

Ivano Tognarini
presidente dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana
Le foibe e il confine orientale: una tragedia del XX secolo.Percorsi di conoscenza

Luciana Rocchi
direttrice dell’Istituto Storico Grossetano della Resistenza e dell’Età Contemporanea
Imparare e insegnare la storiadel confine orientale

Silva Rusich e Franco Quercioli
presentano il libro Da Pola a Firenze: il secolo dell’esodo.Sergio Rusich e la sua storia

Immagini, letture e musica a cura degli insegnanti e degli studenti delle scuole secondarie :
Barsanti, Ghiberti, Gramsci, Piero della Francesca, Pirandello, ITIS Meucci, ITC Galilei, Liceo Rodolico.

Partecipano gli attori
Anna Meacci e Andrea Muzzi
Sulle tematiche relative al convegno sarà visibile una mostra allestita dall' A.N.E.D. di Firenze


Con “Il giorno del ricordo” si vuole ricordare la memoria di tutte le vittime delle foibe e dell’esodo forzato di oltre 250000 italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia. Tra questi ricordiamo Sergio Rusich,antifascista e partigiano, deportato a Flossenburg, impegnato nella difesa della italianità di Pola contro l’annessione alla Juguslavia, profugo a Firenze dove operò come educatore e maestro nelle scuole
dell’Isolotto.Gli insegnanti e gli studenti sono i protagonisti di questa giornata.I percorsi di conoscenza che nelle scuole di Firenze e della Toscana essi vanno attivando sono il modo giusto per onorare la sofferenza di queste genti e favorire una cultura di dialogo e di pace.

Quando il comune di Firenze ce lo ha chiesto, abbiamo deciso di aderire perché¨ ci pareva un buon inizio dopo 5 anni che è¨ stata istituzionalizzata questa data, per cominciare a parlare in maniera seria ed approfondita delle tematiche del confine orientale, senza strumentalizzazioni e contrapposizioni politiche. Verrrà esposta anche la mostra della Fondazione de La Memoria che è¨ sicuramente uno strumento valido da far vedere ai ragazzi e non solo.
Alessio Ducci
ANED Firenze 
utente anonimo  (IP: bee9b582075c920)

#6 09 Febbraio 2009 - 08:33
L'Associazione per La Sinistra della provincia di Pistoia aderisce al Presidio promosso dalla Cgil, lunedì 9 febbraio ore 18, davanti alla Prefettura, in Piazza Duomo a Pistoia, in difesa della Costituzione Repubblicana e contro le scelte ciniche e disumane del governo Berlusconi.
Niente è più povero di anima e carità umana di questo potere autoritario che colpisce cinicamente diritti fondamentali delle persone e che non guarda mai alla loro vita concreta.
Ci dicono perfino che Eluana potrebbe avere figli... questa di un semplice contenitore deve essere la loro idea di maternità e di corpo femminile.
Forse il Presidente del Consiglio avrà pensato utile creare un conflitto istituzionale adesso, per dare un'altra grande spallata alle regole democratiche, così fastidiose a confronto con le "decisioni aziendali" ? Per chiudere insomma il conto con la Costituzione italiana.
La Costituzione era pensata per la dignità dei cittadini e delle cittadine, per il diritto a decidere e vivere la propria vita, non quella decisa per i sudditi dai governi o dalle gerarchie ecclesiastiche.
Dà un grande dolore, infine, pensare che questa squallida esibizione da "Stato etico" privo del minimo rispetto per la dignità dell'esistenza umana, si giochi sulla sofferenza di una famiglia e la delicatezza di una relazione che dovrebbero avere intorno silenzio, partecipazione e pietà semplicemente umana.

Associazione per La Sinistra della provincia di Pistoia
utente anonimo  (IP: 941b0498f39b6d0)

#7 09 Febbraio 2009 - 08:36
La legittima pluralità di opinione nella Chiesa in relazione alla scelta del padre di Eluana e alla sentenza della Cassazione

In questi giorni, sulla stampa e alla TV, è tornato alla ribalta un dibattito avvenuto già in passato, in un’occasione simile, per la morte di Welby. Anche questa volta il dibattito coinvolge appassionatamente persone e gruppi.
L’occasione è stata la sentenza della Cassazione che autorizza la sospensione dell’alimentazione artificiale di Eluana Englaro in coma irreversibile ormai da 17 anni.
Nell’opinione pubblica si sta affermando la convinzione che la Chiesa su questo problema ha una posizione uniforme e monolitica, cioè la scelta del padre di Eluana e la sentenza della Cassazione sono inaccettabili. In altre parole, ancora una volta, si identifica la Chiesa con il Papa e i Vescovi, dimenticando che il popolo cristiano è una realtà composita: ci sono le Comunità parrocchiali e i gruppi, i laici e i preti, i religiosi e le religiose, i Vescovi e il Papa, con la presenza dello Spirito che dà forza a tutti coloro che sperano e credono. Tutto questo in una diversità di funzioni, ma in una comune responsabilità.
Noi intendiamo affermare che nella Chiesa, a tutti i livelli di responsabilità e di partecipazione, c’è una legittima pluralità di opinione a questo riguardo. Ed è una grande ricchezza che sia così.
Il Cardinale Carlo Maria Martini scriveva sul ‘Sole 24 Ore’ del 21 gennaio 2007, e ci risulta che la sua posizione non è isolata:
"La crescente capacità terapeutica della medicina consente di protrarre la vita pure in condizioni un tempo impensabili. Senz'altro il progresso medico è assai positivo. Ma nello stesso tempo le nuove tecnologie che permettono interventi sempre più efficaci sul corpo umano richiedono un supplemento di saggezza per non prolungare i trattamenti quando ormai non giovano più alla persona.
È di grandissima importanza in questo contesto distinguere tra eutanasia e astensione dall'accanimento terapeutico, due termini spesso confusi. La prima si riferisce a un gesto che intende abbreviare la vita, causando positivamente la morte; la seconda consiste nella "rinuncia ... all'utilizzo di procedure mediche sproporzionate e senza ragionevole speranza di esito positivo" (Compendio Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 471). Evitando l'accanimento terapeutico "non si vuole ... procurare la morte: si accetta di non poterla impedire" (Catechismo della Chiesa Cattolica, n.2.278) assumendo così i limiti propri della condizione umana mortale.
Il punto delicato è che per stabilire se un intervento medico è appropriato non ci si può richiamare a una regola generale quasi matematica, da cui dedurre il comportamento adeguato, ma occorre un attento discernimento che consideri le condizioni concrete, le circostanze e le intenzioni dei soggetti coinvolti. In particolare non può essere trascurata la volontà del malato, in quanto a lui compete — anche dal punto di vista giuridico, salvo eccezioni ben definite — di valutare se le cure che gli vengono proposte, in tali casi di eccezionale gravità, sono effettivamente proporzionate. Del resto questo non deve equivalere a lasciare il malato in condizione di isolamento nelle sue valutazioni e nelle sue decisioni, secondo una concezione del principio di autonomia che tende erroneamente a considerarla come assoluta. Anzi è responsabilità di tutti accompagnare chi soffre, soprattutto quando il momento della morte si avvicina. Forse sarebbe più corretto parlare non di "sospensione dei trattamenti" (e ancor meno di "staccare la spina"), ma di limitazione dei trattamenti. Risulterebbe così più chiaro che l'assistenza deve continuare, commisurandosi alle effettive esigenze della persona, assicurando per esempio la sedazione del dolore e le cure infermieristiche. Proprio in questa linea si muove la medicina palliativa, che riveste quindi una grande importanza".
Noi ci sentiamo in sintonia con queste prese di posizioni e nelle nostre parrocchie, comunità di base, associazioni, molte persone le condividono, come a suo tempo condivisero la critica verso il rifiuto del funerale in Chiesa di Welby.

Don Renzo Fanfani (già) parroco di Avane, Firenze
Don Sergio Gomiti della Comunità cristiana di base dell’Isolotto
Don Fabio Masi parroco di Paterno, Firenze
Don Enzo Mazzi della Comunità di base dell’Isolotto, Firenze
Don Alessandro Santoro prete della comunità di base Le Piagge, Firenze
utente anonimo  (IP: 941b0498f39b6d0)

#8 12 Febbraio 2009 - 10:23
Comprese quelle fatte nel risorgimento a danno dei meridionali.
La mia homepage: http://rifondazioneborbonica.splinder.com Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Blocca questo utenteBorbonico
Commenti:
 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.