giovedì 19 gennaio 2012

Storia. Vita e morte di un “traditore”. Fortunato Picchi: ricordo di un antifascista pratese per lungo tempo dimenticato (lunedì, 19 novembre 2007)


lunedì, 19 novembre 2007

Storia. Vita e morte di un “traditore”. Fortunato Picchi: ricordo di un antifascista pratese per lungo tempo dimenticato.

  



4277198978_b7766b8f61Vita  e morte di un “traditore”.  Fortunato Picchi: ricordo di un  antifascista pratese per lungo tempo dimenticato

Nel 1999 il Comune di Carmignano affidò ad Alessandro Affortunati una ricerca sul sovversivismo e l’antifascismo nel Montalbano, zona collinare fra Prato e Pistoia, e lo storico, fra vari nomi e fatti, localmente più o meno noti, si imbatté, e scrisse, della straordinaria quanto semisconosciuta vicenda di Fortunato Picchi, un antifascista che nel 1941 si fece paracadutare nella prima missione britannica di commandos sabotatori in Italia, ma che fu quasi subito catturato e fucilato come “traditore”.
Ne scaturì il libro Mille volte no. Sovversivismo ed antifascismo nel Carmignanese. Con un profilo di Fortunato Picchi, prefazione di Ivan Tognarini, Mir, 1999 (1).
L’Amministrazione, interessata ad approfondire la figura umana ed il gesto di questo suo concittadino per nascita, promosse allora nuovi studi dai quali è poi scaturito un altro volume di Alessandro Affortunati:  Di morire non m’importa gran cosaFortunato Picchi e l’operazione Colossus, Colossus,  prefazione di Mario Baudino, Pentalinea, 2004. (2)
Prima di questo libro, c’era stato tuttavia chi non aveva dimenticato il gesto di Picchi:  “Un fantasma – scrive nella prefazione Mario Baudino -visitava ogni tanto Franco Lucentini, a partire da quand’era studente universitario e finì in galera per antifascismo”. Infatti il noto scrittore torinese che anteponeva la scelta individuale, morale, ad ogni altra considerazione, scrisse in polemica con Galli Della Loggia e la sua idea di “morte della patria”: “Chiudo con un pensiero alla memoria di … Picchi…I giornali italiani ne dettero l’annuncio in quattro righe e nessuno di poi ne parlò più. Il suo nome non compare in nessuna delle storie della Resistenza. Sarebbe forse ora di ricordarsene e di portare qualche fiore sulla sua tomba se mai si sapesse dov’è”. (3)
La morte ha purtroppo raggiunto Lucentini prima che potesse dar corso all’ idea, di cui aveva parlato con l’amico Carlo Fruttero e col fratello Mauro, di scrivere un libro su Picchi e soprattutto prima che potesse aver notizia delle ricerche di Affortunati.
Fortunato Picchi nasce, a Comeana di Carmignano, oggi in provincia di Prato, il 28 agosto 1896, da Ferdinando e Iacopina Pazzi. Poi quattordicenne segue la famiglia, povera e numerosa (i fratelli Averardo, Cleto, Giorgio, Sergio e le sorelle Leonia ed Olga), che si trasferisce in Val di Bisenzio alla Tignamica di Vaiano, allora territorio del Comune di Prato, dove il padre è cuoco presso la ditta tessile “Forti” di La Briglia,uno dei più grossi stabilimenti dell'industria tessile pratese.con fedeltà ed onore”,  si legge nel congedo,  fino al dicembre del 1919. Durante la grande guerra viene arruolato nel novembre del 1915 e combatte sul fronte macedone “
Difficoltà familiari e spirito di indipendenza inducono Picchi, nel 1921, ad emigrare in Inghilterra dove inizialmente lavora come cameriere. Nel '25, dopo un breve ritorno in Italia, entra al Savoy di Londra dove riesce a costruirsi una brillante carriera divenendo vice-direttore del reparto banchetti. Nel lussuoso hotel frequentato dal “bel mondo”, Picchi lavorerà, guadagnando molto bene, fino all’entrata in guerra dell’Italia fascista quando con altri connazionali verrà precauzionalmente deportato all’isola di Man dove, come vedremo, farà la scelta di operare attivamente contro il regime mussoliniano. Questo decisivo impegno di Picchi non scaturirà tuttavia da opportunistiche necessità o avventurosi entusiasmi, ma sarà il frutto di una sua lenta e costante maturazione politica avvenuta nella Londra degli  anni Trenta. La democrazia britannica è in quel tempo sottoposta a forti spinte verso destra: si pensi alle simpatie degli ambienti conservatori verso il fascismo italiano, tantochè sir Oswald Mosley nel 1932 può fondare la British Union of Fascists; si consideri, tra l’altro, che re Edoardo VII non nasconderà la sua ammirazione verso il nazismo e che il governo conservatore svolgerà poi un ruolo non indifferente nel favorire la vittoria franchista nella guerra civile spagnola. (4)
Fortunato, non manifesta una precisa collocazione politica, se non quella generica di cattolico (tra l'altro non praticante, e su questo avverrà nel 1932 la rottura con suo padre, cattolicissimo), ma ammira tuttavia la figura dell’anticlericale Garibaldi, visto come campione dell’emancipazione dei popoli e uomo politico che storicamente aveva manifestato, pienamente ricambiato, stima ed affetto per l’Inghilterra. Coltiva le sue amicizie più profonde negli ambienti democratici ed antifascisti e rifiuta di mischiarsi ai connazionali che frequentano le sezioni del PNF che in quel periodo, per l’atteggiamento benevolo delle autorità, sorgono numerose sul territorio inglese: questo suo comportamento non mancherà di essere debitamente registrato dai consolati italiani.
Fortunato che, celibe, vive ai Sussex Gardens, pensionante di una famiglia di lontane origine italiane, i Lantieri, è infatti l’antitesi del “buon italiano” (leggi: “fascista”) all’estero: una informativa del SOE  lo definirà poi “An idealist … who is in many ways more English than the English” (5). Infatti da buon londinese tifa Arsenal e spesso porta Billy, il suo cane alsaziano, a correre in Hyde Park. Pur essendo, oltre a questo dato esteriore,  un sincero e convinto ammiratore dei fondamenti della democrazia inglese, tuttavia non vorrà mai rinunciare alla nazionalità italiana, per cui allo scoppio della guerra verrà internato, come abbiamo detto, nel campo dell'isola di Man dove rimarrà fino al dicembre 1940.
In questo periodo aderisce al Free Italy Movement, un’associazione di antifascisti italiani di varia tendenza politica costituita nell’ottobre del 1940 dal cattolico Carlo Petrone e che annovera  fra gli altri suoi dirigenti Paolo e Pietro Treves, figli di Claudio Treves, uno dei fondatori del socialismo italiano,  e Umberto Calosso, una delle più note “voci” di Radio Londra. (6)
Come riferirà Florence Lantieri, dopo sei mesi gli viene offerta la possibilità di lasciare l'isola e tornare al suo ben remunerato lavoro, ma a Picchi la sola attività di propaganda antifascista non può bastare ed è proprio, “paradossalmente”,  per “difficile” e grande amor di patria, che fa la scelta coraggiosa ed estrema, di decidere di combattere, se necessario, contro i propri compatrioti anche a costo di esser definito, come poi lo fu, con l’epiteto infamante di “traditore”. Ottiene infatti di arruolarsi nelle forze armate britanniche dove inizialmente è inquadrato come sapper, pioniere del genio, poi, nonostante la sua età non giovanissima, entra su sua richiesta nello Special Operations Executive(SOE), uno dei reparti dei servizi segreti creato nel luglio del 1940 per alimentare la resistenza nei paesi occupati dai nazifascisti. A ben quarantesei anni si sottopone ad un durissimo addestramento imparando l'uso delle armi e il lancio con il paracadute. Accetta poi, malgrado se ne potesse esimere, ma volendo esser utile anche come interprete, di entrare in un commando destinato ad un'azione estremamente rischiosa sul territorio italiano: il danneggiamento dell'acquedotto pugliese. Nella notte tra il 10 e l'11 febbraio 1941, dopo una rapida azione di disturbo da parte dell'aviazione, il commando delle X-Troops, partito da Malta e composto da 34 uomini, fra i quali Picchi viene paracadutato tra Calitri, Rapone e Pescopagano.
I guastatori via via si raccolgono nel punto prestabilito lungo il fiume Ofanto, poi si muovono abilmente verso il loro obiettivo, infatti, presentandosi come paracadutisti tedeschi in addestramento, ottengono persino la collaborazione della popolazione. Arrivati al torrente Tragino minano il viadotto, tuttavia il ponte-canale viene danneggiato dall’esplosione, ma non distrutto, e il sabotaggio ha l’effetto di provocare danni non devastanti che provocano solo mancanza d'acqua per alcune ore nei comuni tra Foggia e Bari.
Dopo l’azione i parà cercano di raggiungere a piccoli gruppi il punto della costa dove li aspetta un sommergibile, ma ormai carabinieri e milizia, con l’aiuto della popolazione, danno il via ad un vasto rastrellamento che impedirà ai britannici di esser recuperati nei tempi stabiliti. Costretto come gli altri ad arrendersi, Picchi, che in quei frangenti si prodiga affinché non venga sparso sangue fra i civili, viene arrestato ed interrogato: si qualifica come Pierre Dupont, francese “libero”, poi deve ammettere la sua vera identità e la fa specificando di esser lì non per tradire l’Italia, ma per combattere il regime fascista. Tutti i britannici, in divisa, vengono considerati prigionieri di guerra ed inviati nei campi di concentramento, mentre Picchi, in quanto cittadino italiano, è subito deferito per tradimento al famigerato Tsds. Secondo le logiche militari la sentenza non poteva purtroppo che essere di morte per fucilazione alla schiena, eseguita, dopo breve lasso di tempo (alle ore 7 del 6 aprile 1941), da un plotone di agenti di PS a Roma nel Forte Bravetta. 
Mentre Oltremanica i democratici inglesi esaltarono la nobiltà del suo gesto parlando di “Life sacrificed for Freedom” e definendolo “Martyr of the New Risorgimento”, in Italia i suoi familiari dovettero fatalmente sopportare le più pesanti angherie del regime fascista, e questa fu l’unica cosa di cui Fortunato si pentì. Scrisse infatti nell’ultima lettera alla madre: “mi dispiace …per voi e per tutti di casa di questa sciagura e del dolore che vi arrecherà…. Di morire non m’importa gran cosa, quel che mi dispiace è che io, che ho voluto sempre il bene del mio Paese, debba oggi esser considerato come un traditore”. (7)
Affortunati rileva che, sia immediatamente dopo il 25 luglio 1943, sia soprattutto dopo la Liberazione, gli antifascisti vaianesi resero onore a Fortunato, mentre sulla stampa pratese il “Corriere del Mattino” del 15 maggio 1945 lo indicò come “il primo patriota [pratese] ed uno dei primi d'Italia” e la “La Nazione del Popolo” del 21 febbraio 1946 lo definì “Eroe”. Tuttavia i familiari di Picchi rimasti nella zona di Vaiano si opposero tenacemente a qualsiasi utilizzo politico della sua figura, e forse anche per questo il suo coraggioso gesto iniziò ed essere dimenticato.
Il 16/17 aprile 1949, in “una temperie politica ben diversa da quella del 1945-46” Paolo Caccia Dominioni sul “Corriere d'informazione” si occupò di Picchi con l’articolo: “Era un traditore oppure un eroe?” Concluse che era sia un po'  l'uno che l'altro, ma questa sua valutazione trovò la strenua opposizione di un democratico inglese, Ivor Thomas, che in una lettera al direttore scrisse: “Fortunato Picchi fu tra gli uomini più valorosi dell'età nostra. Amò la sua terra...e sacrificò la sua vita per contribuire a liberarla dalla tirannia fascista...Se Picchi fu un traditore, allora Mussolini fu un patriota; e io temo che l'articolo di Paolo Caccia Dominioni rafforzerà la posizione di quanti asseriscono che il fascismo riuscì sempre accetto al popolo italiano ed è ora in via di riprendersi”.(8) Da allora - nota Affortunati - “di Picchi non si è più parlato se non incidentalmente”. (9)
Riflettendo su questo pluridecennale oblio dobbiamo osservare che questa vicenda fu “scomoda”, soprattutto per il fondersi di due ragioni. La prima va forse ricercata nel fatto che il “traditore” Picchi fu “partigiano” prima dell’8 settembre 1943, cioè prima che esistessero i partigiani, anzi molti di quelli che, proprio in seguito alla dura ed istruttiva esperienza di una guerra sciagurata, combatterono poi come partigiani il nazifascismo, nel 1941 stavano dall’ “altra parte”. Ma anche questa pregiudiziale poteva esser superata pensando, ad esempio, ai comunisti Ilio Barontini e Anton Ukmar che in Etiopia si opposero insieme agli abissini all'occupazione colonialista e fascista italiana, oppure ai numerosi fuoriusciti  “garibaldini” di Spagna che a Guadalajara sconfissero i soldati del CTV inviato da Mussolini in sostegno al golpista Franco. Tuttavia si tratta di esempi generalmente riconducibili figure di militanti antifascisti ben politicamente connotati, ma questa, ovviamente, non è una colpa. Ed ecco che arriviamo alla seconda, e forse la  vera ragione del lungo oblio al quale venne condannato il pratese: pur essendo stato Picchi un fervente antifascista, non risultò tuttavia legato ad alcun partito politico, né la sua memoria, su questo piano, anche per strenua opposizione della famiglia, poté quindi esser rivendicata da qualcuno in particolare. Ma nemmeno questa è una colpa!
Fortunato Picchi, “il traditore”, volendo la libertà ed il benessere dei propri compatrioti, pur non maturando una scelta politica o ideologica ben definita, amava sinceramente la democrazia e conseguentemente amò la propria patria fino a compiere scelte “scomode” ed “estreme”. Non dimentichiamoci infatti che nella stessa Inghilterra, dove si scrissero libriTo the glorious memory of Fortunato Picchi, persino un suo commilitone del SOE, evidentemente impregnato di spirito militarista e patriottardo, fedele al motto “right or wrong my country is my country”, affermerà che sebbene Picchi fosse un idealista “...he was also, after all, a traitor to his country and it seem rather difficult to make him out of hero” (fu dopotutto un traditore del suo paese e risulta difficile considerarlo un eroe).   (10)
Comprendiamo coloro che, in grigioverde, fino all’8 settembre, pur maturando la consapevolezza delle colpe del fascismo, per una propria concezione del senso del dovere, si sacrificarono obbedendo agli ordini, ma proprio per questo pensiamo sia altrettanto doveroso ricordare ed onorare chi, come Picchi , in piena coscienza compì scelte diverse.
Per questo, in un periodo in cui varie amministrazioni locali sembrano rincorrere quelli che ritengono essere i gusti correnti, indulgendo forse troppo nel sostegno ad una pletora di costose e variegate, quanto caduche, iniziative culturali, va dato atto al Comune di Carmignano di aver promosso le serie e rigorose pubblicazioni di Affortunati volte a ricostruire la storia dell’impegno civile e democratico di Fortunato Picchi (11).

                                                                       Carlo O. Gori

Sintesi e rielaborazione degli articoli:
pistoia_qf
Carlo O. Gori, Fortunato Picchi: la memoria di un eroe antifascista per lungo tempo dimenticato, in “QF. Quaderni di Farestoria”, periodico dell'Istituto storico provinciale della Resistenza di Pistoia, n. 3-4 (lug.dic. 2004).


patriaCarlo O. Gori, Vita  e morte di un “traditore”.  Ricordo di Fortunato Picchi,  antifascista  pratese  per lungo tempo dimenticato, in Patria indipendente”, n. 3 (mar. 2007).   

Per le note consultare gli articoli sulle suddette riviste.

Carlo Onofrio Gori: articoli sulla Resistenza toscana leggibili e scaricabili dal web:








Questi articoli sono riproducibili parzialmente o totalmente solo con previo consenso o citazione esplicita dell'Autore. I trasgressori saranno apertamente indicati da questo blog.
                                                  Carlo Onofrio Gori  cog@interfree.it 

                                                                                                                                                    


Commenti:
 

#1 29 Novembre 2007 - 15:41
è un bell'articolo che fa riflettere.
Ciao Marida
utente anonimo  (IP: 3b0779ea8f0ec2b)

#2 01 Dicembre 2007 - 08:02
Carissimo Carlo ti invio questo messaggio per te ed i tuoi lettori.
Ho visto che hai scritto degli articoli molto interessanti. Ti leggo anche sulle riviste. Ciao Costantina
Dal Blog di Beppe Grillo parte un'altra
iniziativa...(quella precedente era abolire il costo di ricarica delle schede telefonicheprepagate......con ottima riuscita!!!!)
Provare non costa nulla!!!!!!!!!!!!
Giratela ognuno ad almeno 10 contatti, grazie mille!!!!
_______________________________________________
COME AVERE LA BENZINA A META'PREZZO?

Anche se non hai la macchina, per favore fai circolare
il messaggio agli amici.
Benzina a metà prezzo?
Diamoci da fare...
Siamo venuti a sapere di un'azione comune per
esercitare il nostro potere nei confronti delle compagnie petrolifere.

Si sente dire che la benzina aumenterà ancora fino a
1.50 Euro al litro.

UNITI possiamo far abbassare il prezzo muovendoci
insieme, in modo intelligente e solidale.

Ecco come....

La parola d'ordine è "colpire il portafoglio delle
compagnie senza lederci da soli".

Posta l'idea che non comprare la benzina in un determinato giorno ha fatto ridere le compagnie (sanno benissimo che, per
noi,si tratta solo di un pieno differito, perché alla fine ne abbiamo
bisogno!), c'è un sistema che invece li farà ridere pochissimo, purché si agisca in tanti.

Petrolieri e l'OPEC ci hanno condizionati a credere che un prezzo che varia da 0,95 e 1 Euro al litro sia un buon prezzo,
ma noi possiamo far loro scoprire che un prezzo ragionevole anche per loro è circa la metà.

I consumatori possono incidere moltissimo sulle politiche delle
aziende: bisogna usare il potere che abbiamo.

La proposta è che da qui alla fine dell'anno non si compri più benzina dalle 2 più grosse compagnie, SHELL ed ESSO, che
peraltro ormai formano un'unica compagnia.

Se non venderanno più benzina (o ne venderanno molta
meno), saranno obbligate a calare i prezzi.

Se queste due compagnie caleranno i prezzi, le altre
dovranno per forza adeguarsi.

Per farcela, però dobbiamo essere milioni di NON-clienti di Esso e Shell, in tutto il mondo.

Questo messaggio proviene dalla Francia, è stato inviato ad una
trentina di persone; se ciascuna di queste aderisce e a sua volta lo
trasmette a, diciamo, una decina di amici, siamo a trecento.

Se questi fanno altrettanto, siamo a tremila, e così
via..................

Di questo passo, quando questo messaggio sarà arrivato
alla "settima generazione", avremo raggiunto e informato 30 milioni di consumatori!

Inviate dunque questo messaggio a dieci persone chiedendo loro di fare altrettanto.

Se tutti sono abbastanza veloci nell'agire, potremmo sensibilizzare
circa trecento milioni di persone in otto giorni! E' certo che, ad agire così, non abbiamo niente da perdere, non vi pare?

Chi se ne frega per un po' di bollini e regali e baggianate che ci
vincolano a queste compagnie.

Coraggio, diamoci da fare!!! 
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#3 04 Dicembre 2007 - 09:40
REFERENDUM INCENERITORE (a Campi Bisenzio-FI):
UNA BELLA VITTORIA PER ANDARE AVANTI


Le cifre sono chiare e senza appello: 11.000 votanti, quasi l'85% di no al primo quesito, quello proposto dell'amministrazione comunale, che si è battuta strenuamente per il sì; quasi il 90% di assenso al quesito dei Comitati. Questi sono i dati del referendum di Campi Bisenzio, che dovrebbe subire, come tutti gli altri Comuni della Piana, le nocività del previsto nuovo inceneritore di Firenze..
"Loro" si sono fatti contare, e sono meno del 5% degli elettori, meno di uno su venti: questo è oramai il consenso a un sistema politico inqualificabile, oramai prossimo alla malavita.
- Nonostante i 650.000 euro stanziati dalla provincia di Firenze per una martellante propaganda filoinceneritorista.
- Nonostante si siano chiamati a raccolta sindacati e organizzazioni varie di supporto.
- Nonostante si siano mobilitati tecnici compiacenti, pochi, ma che hanno parlato a nome di Istituzioni pubbliche che dovrebbero essere imparziali.
La volontà dei cittadini è chiara: adesso tutti a casa, gli amministratori che non rappresentano più nessuno, a cominciare dal sedicente "sindaco" ("prosindaco", com'è definito dai tg locali: una carica nuova di cui non sapevamo niente?) Chini, che nessuno ha eletto e che, in barba a ogni legge, dirige il Comune di Campi.
Questo magnifico risultato chiede a tutti noi di fare un passo avanti, di riprendere in mano e difendere la democrazia e il governo dei nostri territori, non possiamo sottrarci.
Salute
Michelangiolo Bolognini
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#4 11 Dicembre 2007 - 08:26
Ti/Vi invio questo volantino.
Ciao e buon lavoro.
Mario

CONVOCAZIONE DELLA PRIMA RIUNIONE PER LA FORMAZIONE DEL COORDINAMENTO TOSCANO

Il 17 Novembre si è tenuta a Firenze un'assemblea regionale tra esponenti di Movimenti, Liste Civiche, Comitati, Associazioni e singoli Cittadini di diverse città della Toscana.

L'incontro ha visto la piena convergenza di tutti gli esponenti delle realtà presenti sull'esigenza di avviare un trasparente percorso teso a raccordare di più e meglio le tante iniziative e battaglie, in corso e in via di preparazione, sull'ambiente, sulla riaffermazione dei diritti dei cittadini su tutti i piani, contro il crescente deficit di democrazia, considerato il condiviso giudizio critico su come i Governi nazionale, regionale, provinciali e comunali si sono mossi e si stanno muovendo.

La decisione finale unanime è stata di capire se possono esserci le condizioni per ricomporre l'opposizione esistente delle realtà toscane, nella piena e massima autonomia di ciascuna, ma concentrando l'attenzione su ciò che unisce per sperimentare quanta possibilità esista di costruire un condiviso progetto generale.

L'unica discriminante posta è verso tutta la "classe politica", tutti i partiti esistenti e tutte le organizzazioni "fiancheggiatrici".

Al fine di costruire il primo coordinamento regionale – a cui le varie realtà indicheranno i propri rappresentanti/delegati – è convocata la riunione aperta di

SABATO 15 DICEMBRE

ORE 14,30

VIA DELLA STUFASECCA, 55 – SIENA 
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#5 11 Dicembre 2007 - 08:46
ne approfitto per inviarti anch'io un mio comunicato.
Giuliano

Molti Sindaci si vantano di essere "eletti direttamente dal popolo":
di conseguenza, talvolta, si comportano quasi come "podestà"
(ignorando persino i Consigli Comunali, eletti anch'essi dal popolo).

Questo "potere" derivante "dal popolo" implica "decisionismo",
ma nella raccolta differenziata in provincia di Pistoia,
non produce nessuna novità positiva.

Nessuno può rimanere stupito che, nella raccolta differenziata, i Comuni e la Provincia di Pistoia, si collocano prevalentemente nella parte bassa della "classifica": cosa possiamo aspettarci da chi pensa che "la raccolta differenziata è una cazzata..." ?


Difficile rimanere stupiti anche dei miseri risultati nei Comuni di Montale-Agliana-Quarrata (quelli dove opera il Cis Spa): basta guardare i cassonetti per notare che mancano quelli per i rifiuti organici e per vedere che nei cassonetti destinati a carta e cartone c'è di tutto(segno del livello di educazione civica di tante famiglie, ma anche della disorganizzazione di questo tipo di raccolta, perchè il sistema peggiore possibile è proprio quello dei cassonetti senza neanche il coperchio: sembrano "invitare" ad avere scarsa educazione civica).

Eppure anche la Provincia di Pistoia ed i Comuni pistoiesi hanno firmato (il 31.1.2007) quel Patto dell'area metropolitana che impegna a raggiungere il 55 % di raccolta differenziata ed a ridurre del 15 % la quantità dei rifiuti, entro il 2010: è passato quasi un anno e non si è mosso niente, non è stata fatta nessuna scelta per onorare quel Patto.

Ormai anche i sassi sanno che per una raccolta differenziata spinta e di qualità, è fondamentale la scelta del sistema "porta a porta": ma, in assenza di volontà politica, c'è poco da sperare anche per il futuro.... e il 2010 è appena ad "un tiro di schioppo".

Nel 2009 ci saranno le elezioni amministrative: i risultati del referendum svoltosi a Campi Bisenzio dovrebbero consigliare qualche riflessione sulla necessità e l'urgenza di cambiare in modo significativo la politica sulla raccolta e sullo smaltimento dei rifiuti e dovrebbero produrre(se ci fosse almeno un po' di "previdenza" preoccupata di conservare il "potere") atti significativi di cambiamento della politica sui rifiuti, in tutta l'area metropolitana e anche nella Provincia di Pistoia.

I primi due atti significativi di cambiamento potrebbero/dovrebbero essere:
1) Rinunciare alla costruzione di nuovi inceneritori e al potenziamento di quelli esistenti e valutare seriamente le proposte di sostituirli con "impianti a freddo".
2) Realizzare una seria raccolta differenziata (e il conseguente riciclaggio): per questa finalità il primo atto significativo (da concordare tra Provincia e Sindaci dei Comuni pistoiesi), potrebbe essere quello di stanziare (nei Bilanci preventivi per il 2008) risorse finanziarie significative da destinare a questa finalità (un criterio di riferimento, per ripartire equamente le risorse finanziarie destinate a queste finalità, potrebbe essere quello di "5 euro per abitante": ovviamente non da chiedere alle famiglie, ma da trovare nelle risorse destinate agli investimenti di ciascuna Provincia e di ciascun Comune, rinunciando a qualcosa di meno urgente) e da aggiungere a quelle (anch'esse misere) stanziate dalla Regione Toscana.

E' impossibile ?

Giuliano 
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#6 11 Dicembre 2007 - 14:26
Sono di nuovo io.
Ciao
Mario

Per la denominazione, il logo, il sito






Pare dunque che, intendendo procedere sulla via aperta – e, possiamo ben dire, contrastata e dall'interno del processo messo in moto – fin dal 21 aprile scorso (va ricordato: costruire un movimento, ossia un processo, di aggregazione-ricomposizione-potenziamento delle forze e realtà che si oppongono allo «stato di cose presente», fuori dalla «classe politica» e dei suoi partiti, senza strozzarsi in un ennesimo "partitino"), ebbene, si sia adesso tenuti a mutare denominazione e logo – a causa di consuete "tecniche": come già a suo tempo fu appropriata da "altri" la prima denominazione, «movimento per il bene comune», con relativo sito internet (e ora anche gli scettici, riguardo a noi critici, ne avranno ben visto lo sbocco: la confluenza nella «sinistra arcobaleno»), lo stesso appare essere stato fatto da "altri" rispetto alla seconda denominazione, «movimento politico dei cittadini», sempre con relativo sito internet (con la voluta strozzatura del Mpc in un "partitino", addirittura presunto già costituito).
Osservazione, su cui sarà bene riflettere con attenzione: ciò che si chiama «organizzazione» non è, di per sé, affatto neutra, né meramente funzionale; al contrario, se non posta sotto costante controllo e messa a effettiva disposizione di tutti i partecipanti, è fonte e strumento di comando (come avrebbe dovuto insegnare e continua a farlo la realtà dei partiti, come già avrebbe dovuto insegnare, e per tempo, l'ascesa di un personaggio di secondo o terzo piano quale il sig. Josiph Vassarionovic Dzugasvili ai vertici dello Stato-partito russo e della III Internazionale, spacciato per benefattore dell'umanità).

Detto ciò, vale il proverbio secondo cui «non tutto il male viene per nuocere». Infatti:
- ci siamo definitivamente chiariti sulla via da seguire, proprio attraverso il contrasto alle due tendenze opposte ma complementari che sono emerse (confluenza nell'"arcobalena" da un lato, "partitino" dall'altro);
- l'aggettivo «politico» nella denominazione ingenerava fraintendimenti e richiedeva spiegazioni;
- il logo, contenente lo sfondo ad arcobaleno, riprendeva stilemi ormai del tutto inflazionati (dalla bandiera del movimento per la pace alla stesso simbolo della presente "arcobalena");
- il sito internet non era ben fatto (e peraltro di uso difficoltoso, poiché le "chiavi" sono sempre rimaste in mano altrui).

A questo punto, dobbiamo individuare una denominazione appropriata, che consenta l'adesione senza abbandono delle denominazioni specifiche di ogni realtà che si associa (e che ritiene necessario, utile, opportuno, o comunque vuole, mantenere il proprio nome) e nel contempo dia un significato al movimento nel suo complesso.
La mia proposta è la seguente:
poiché il senso del movimento che stiamo vedendo di costruire è quello di essere un movimento di cittadini che intendono essere tali (e non moderni sudditi), quindi un movimento civico (con la prima individuazione del "complesso" sociale di referenza: chi lavora, ha lavorato, è in cerca di lavoro, e tutti coloro che non dominano e opprimono gli altri, e nemmeno aspirano a farlo a livello personale), un movimento che è per la difesa e ricostruzione della civiltà, un movimento civile – la denominazione piú adatta e pregnante è semplicemente «mc»: movimento cittadino, civico, civile.
Il che si adatta al coordinamento toscano, all'articolazione per città maggiori e minori («mc-Firenze», etc.), all'eventuale mantenimento di sigle di origine nell'adesione (tipo «xyz libera - mc», o altre varianti a tema) – e si adatta anche allo sviluppo del processo a livello extra-regionale, nazionale.
Per quanto riguarda il logo, lo propongo di nuovo estremamente semplice: un fondo rosso scuro (perché rosso? Perché questo resta simbolicamente un colore importante, di "squilla", e perché, come ho scritto, non si tratta di rifluire nel "porto delle nebbie" o nella notte «in cui tutte le vacche sono grigie», bensí di andare «oltre la sinistra») con un «mc» in corpo grosso e in giallo acceso (nel contorno o intorno si può scrivere per esteso, etc.). (Aggiungerei che si pone anche il problema di registrare subito il nome e il logo, ma ne parleremo.)
Infine, per quanto riguarda il sito: sarebbe il caso di avanzare subito la richiesta – per fare un sito che possa servire per la Toscana, oltre che per Firenze, ma che sia poi associabile-ampliabile-estendibile sul piano extra-regionale, nazionale.

Bene, come si chiudevano le antiche fiabe: «stretta la foglia, larga la via, dite la vostra ché ho detto la mia» – e l'ho meditata.

Cari saluti a tutti,

Mario Monforte
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#7 14 Dicembre 2007 - 10:16
...ma te l'hanno poi inviate da Pisa quelle notizie su Cardias per l'articolo che devi fare?
A.A.
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#8 14 Dicembre 2007 - 14:45
da Mario

Siamo consapevoli che la riunione indetta per il 15 dicembre a Siena coincide con altre scadenze: in primo luogo con la manifestazione indetta a Vicenza, contro l'ampliamento della base Usa; in secondo luogo con l'incontro di liste civiche convocato a Firenze.

Per doverosa chiarezza, esprimiamo tutta la nostra solidariet¨¤ alla manifestazione a Vicenza. E precisiamo che saremmo stati interessati a essere presenti all'incontro convocato a Firenze.

Dobbiamo tuttavia mantenere la convocazione della riunione a Siena:

¡ú sia perch¨¦ la convocazione ¨¨ stata fatta per tempo e da tempo ¨C ossia pochi giorni dopo la riunione tenuta a Firenze il 17 novembre e conclusasi con la decisione unanime di verificare la possibilit¨¤ di costruzione del Coordinamento regionale;

¡ú sia perch¨¦ l'invito a questa riunione non ¨¨ rivolto solo alle Liste, ma anche ai Comitati, ad Associazioni di vario genere, nonch¨¦ ai cittadini interessati;

¡ú sia perch¨¦ spostarla significherebbe necessariamente dover "scivolare" a dopo le prossime festivit¨¤, mentre preme l'esigenza di vedere di incominciare a concretizzare, tanto pi¨² che urgono importanti scadenze nelle nostre citt¨¤.



Per queste ragioni, e con queste precisazioni, ribadiamo la



CONVOCAZIONE



DELLA PRIMA RIUNIONE PER LA FORMAZIONE DEL COORDINAMENTO TOSCANO



SABATO 15 DICEMBRE



ORE 14,30



VIA DELLA STUFASECCA, 55 ¨C SIENA

utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#9 20 Dicembre 2007 - 15:50
aveva già letto su QF questo articolo che mi sembra uno dei suoi migliori ....Picchi può apparentemente sembrare un traditore, ma non lo era. credeva in un ideale e si era assunto fino in fondo tutte le sue responsabilità. ci vorrebbero più persone come lui oggi invece che tipi come il fotografo Corona, tanto per dirne uno dello strato basso, senza stare a citare i soliti politici, industriali, gente di spettacolo, paraculi vari e così via...di nuovo complimenti per l'articolo...
L. Capecchi
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#10 02 Gennaio 2008 - 10:27
aspetto sue notizie e nuovi suoi scritti, auguri di buon 2008!
mariabetti
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#11 02 Gennaio 2008 - 10:29
aspetto sue notizie e nuovi suoi scritti. auguri di buon 2008!
mariabetti
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#12 04 Gennaio 2008 - 08:47
Un futuro senza atomiche
Cominciamo subito.
www.unfuturosenzatomiche.org
1975: anno di ratifica da parte dell’Italia del Trattato di Non Proliferazione Nucleare.
90: le testate nucleare di tipo B-61 presenti sul suolo italiano nei siti di Ghedi e di Aviano.
53: le organizzazioni (Reti, associazioni, media) che promuovono l’iniziativa di legge popolare
50.000: il numero minimo di firme da raccogliere per far discutere il testo in Parlamento.

In provincia di Pistoia è possibile firmare:
* - Nell'Ufficio di PISTOIA INFORMA(in Piazza Duomo a Pistoia, a partire dal 3 gennaio)
- Negli Uffici URP dei Comuni di Agliana, Quarrata, San Marcello P.se, Pescia.
L'Appello della campagna

La messa al bando di tutte le armi nucleari è un'aspirazione condivisa da tutta l'umanità.
A livello internazionale, invece, stanno aumentando ricerca e produzione di nuovi tipi di bombe atomiche. Altre potenze finanziano l'ammodernamento dei propri arsenali nucleari. Ed aumentano, di conseguenza, i Paesi che vogliono entrarne in possesso per acquistare peso sulla scena mondiale.

In Italia abbiamo 90 testate atomiche. Non dovrebbero esserci.
Nel 1975 l'Italia ha ratificato il Trattato di Non Proliferazione nucleare impegnandosi (art. 2) a non produrre né ad accettare mai sul proprio territorio armi nucleari. Secondo il diritto internazionale, l'Italia le deve rifiutare. Per Alleanza (NATO), invece, le accetta.
Non possiamo avere due pesi e due misure.

I negoziati internazionali per liberare l'umanità dalla minaccia atomica rimangono impantanati perché chi possiede le armi atomiche vuole solo che nessun altro le abbia. Ma non è disposto a rinunciarvi. E questo invece era l'impegno sottoscritto nel Trattato di Non Proliferazione (art.6): arrivare al disarmo nucleare totale e globale.

Cominciamo da qui. Cominciamo da noi.
Per questo lanciamo una raccolta di firme per una legge d'iniziativa popolare. Affinché si dichiari l'Italia "Paese Libero da Armi Nucleari". Diventeremo, come l'Austria, uno dei 106 Stati del mondo dove le bombe atomiche non hanno diritto di cittadinanza. Saremo la maggioranza, nella buona compagnia di tutti gli Stati dell'America centro-meridionale, dell'Africa, del Pacifico, del sud-est asiatico. E cammineremo anche noi verso un futuro senza atomiche.
......................................................................................
La proposta di legge di iniziativa popolare
Testo della proposta

Art. 1 - Obiettivi e finalità
1. Il territorio della Repubblica Italiana, ivi compresi lo spazio aereo, il sottosuolo e le acque territoriali, è ufficialmente dichiarato "zona libera da armi nucleari".
2. Il transito e il deposito, anche temporaneo, di armi nucleari e di parti di armi nucleari non è ammesso in nessuna circostanza sul territorio della Repubblica, così come individuato al comma 1.
3. Il Governo provvede ad adottare tutte le misure necessarie, sia a livello nazionale che internazionale, per assicurare la piena applicazione del presente articolo entro e non oltre il termine di sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.

Art. 2 - Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Della Repubblica.

PROMOTORI: ACLI, ALTRECONOMIA, APRILE, ARCI, ARCI SERVIZIO CIVILE, ARCO IRIS TV, ASSOCIAZIONE OBIETTORI NONVIOLENTI, ASSOCIAZIONE ONG ITALIANE, ASSOPACE, BEATI I COSTRUTTORI DI PACE, BERRETTI BIANCHI, CAMPAGNA OSM-DPN, CAMPAGNA PER LA RIFORMA DELLA BANCA MONDIALE, CARTA, CHIAMA L'AFRICA, CIPSI, Comitato VIA LE ATOMICHE GHEDI, Comitato VIA LE BOMBE AVIANO, COMMISSIONE GIUSTIZIA E PACE DELLA CONFERENZA ISTITUTI MISSIONARI IN ITALIA, CTM ALTROMERCATO, ENTI LOCALI PER LA PACE E I DIRITTI UMANI, FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO, FIM-CISL, FIOM-CGIL, FONDAZIONE LELIO BASSO SEZIONE INTERNAZIONALE, GREENPEACE, GRUPPO ABELE, LDU, LEGAMBIENTE, LIBERA, LOC, MEGACHIP, MIR, MISSIONE OGGI, MOSAICO DI PACE, MOVIMENTO IL BENE COMUNE, MOVIMENTO NONVIOLENTO, MOVIMENTO UMANISTA, NIGRIZIA, PAX CHRISTI, PEACELINK, PUNTO ROSSO, PUNTOCRITICO, REA, RETE ITALIANA PER IL DISARMO, RETE LILLIPUT, RETE NUOVO MUNICIPIO, SEMPRE CONTRO LA GUERRA, SOLIDARIETA' INTERNAZIONALE, TAVOLA DELLA PACE, UN PONTE PER, UNIONE DEGLI STUDENTI, VERDI AMBIENTE E SOCIETA.

Ciao, Giuliano
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#13 07 Gennaio 2008 - 14:58
ehi! poltrone, sveglia! ma quando lo scrivi qualcosa di nuovo?
auguri 2008.
Milena
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#14 12 Gennaio 2008 - 09:49
E' passato quasi un anno dal Patto sui rifiuti nell'area metropolitana da Pistoia a Firenze(dove Regione, Province e Comuni, hanno firmato l'impegno di raggiungere il 55 % di raccolta differenziata e ridurre del 15 % la quantità dei rifiuti, entro il 2010) e non viene fatto niente per onorarlo.
Nella riduzione della quantità dei rifiuti, i Comuni possono fare poco (molto dipende dalla volontà di fare nuove leggi, nazionali e regionali, per indirizzare diversamente industria e grande distribuzione): comunque, per fare un solo esempio, potrebbero promuovere il "compostaggio domestico" e in una realtà come quella pistoiese(con molte case ad uno o due piani, con giardino) sarebbe un contributo nella direzione giusta.
Il problema vero è l'assenza di volontà politica per fare un salto di qualità(e di quantità) nella raccolta differenziata: sarebbe necessario che (Provincia di Pistoia e Conferenza dei Sindaci) convocassero rapidamente un convegno(invitando relatori da esperienze avanzate e qualificate, come Consorzio Priula, Scuola Agraria di Monza, Capannori, Parma, Reggio Emilia, Alessandria, ecc.), impegnandosi a:
1) Elaborare un PROGETTO per generalizzare la raccolta differenziata "porta a porta" e stanziare le risorse finanziarie necessarie per realizzarlo con gradualità(entro 5 anni ?).
2) Cambiare i Direttori e altri Dirigenti(dell'Ato 5 e delle Aziende a prevalente controllo pubblico, come Publiambiente Spa, Cis Spa, ecc.) che non vogliono(o che non hanno le capacità professionali) impegnarsi seriamente in questa direzione.
Per ottenere questi impegni, le Associazioni e i Comitati che vogliono una svolta nella politica sui rifiuti, a mio parere dovrebbero convocare una manifestazione davanti alla Provincia di Pistoia, sollecitando la più ampia partecipazione dei cittadini.
Sui rifiuti, semplificare/strumentalizzare la complessità del problema e delle difficoltà reali.... produce solo slogan che servono quasi esclusivamente a fare propaganda a se stessi e al proprio gruppo.... (o a giustificare incapacità o scelte sbagliatissime dei governi locali, regionali e nazionali) non ad affrontare ed avviare a soluzioni positive i problemi reali.
Per esempio, dalle drammatiche vicende di Napoli e Campania, emerge anche che i giganteschi disastri sanitari e ambientali(comprese quantità inaudite di diossina.. e conseguenti malattie e tumori) non possono essere imputati agli inceneritori.... ma agli incendi dei rifiuti per strada e alle discariche.
Ma, come dice un'interessante analisi/riflessione di Guido Viale, gli inceneritori sono tossici .... soprattutto perché inquinano il cervello di molti amministratori locali e governanti nazionali.

Giuliano
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#15 14 Gennaio 2008 - 14:22
Gentile Amico,

Il problema dei rifiuti, di cui tanto si parla in questi giorni per le tristi vicende del napoletano, non lascia indifferenti i cittadini pistoiesi che, anzi, da tempo si stanno adoperando per essere sempre più informati sulle politiche che la nostra amministrazione intende attuare per un razionale e proficuo smaltimento dei rifiuti.
I problemi in questione cominciano con la lattina della birra che deve seguire un percorso diverso rispetto al barattolo dello yogurt per proseguire via via verso una destinazione che possa rappresentare una risorsa e non una minaccia per la collettività. Parleremo anche di questo.
Il Comitato Centro Storico di Pistoia ha fra le sue finalità la salvaguardia ed il miglioramento dell'ambiente urbano.
Questo incontro pubblico con PubliAmbiente segna un'altra tappa importante in quel percorso di stimolo alla partecipazione che già positivi riscontri ha prodotto in analoghi eventi.
Avremo come ospiti, oltre ad Enrico Innocenti per Publiambiente, anche l'assessore all'ambiente di Capannori che ci illustrerà il caso di quel comune dove la raccolta differenziata raggiunge percentuali di assoluta eccellenza.
Secondo il nostro Comitato, il successo di una amministrazione pubblica si fonda su una suddivisione dei ruoli, dove i cittadini acquisiscano una consapevolezza dei problemi che li ponga nella condizione di essere soggetti attivi nell'adempimento dei loro doveri civili.
L'incontro si terrà in Sala Sant'Agata, che è accanto alla sala del Consiglio Comunale. E questa localizzazione vuole avere un significato. Le stanze del Palazzo si devono aprire a tutti i cittadini e questi non debbono aver timore di frequentare tali ambienti perchè il Comune di Pistoia deve essere la casa di tutti i pistoiesi.
Quindi partecipate numerosi e se avete voglia di intervenire prenonatevi con una mail.
I tempi sono stretti e dobbiamo organizzarci per affrontare tutti i problemi.
Negli allegati trovate i dettagli dell'incontro.
Contiamo su tutti voi.

Con simpatia


Comitato Centro Storico Pistoia
Il Presidente
Andrea Gorone 
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#16 15 Gennaio 2008 - 11:12
A quando un nuovo articolo? Salutoni, "vecchio".
Marco
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#17 06 Febbraio 2008 - 10:47
...dai scrivi qualcosa...!
Alex
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#18 06 Febbraio 2008 - 10:48
...aggiungo che siamo tutti sfavati, ma questo non è un buon motivo per avere scambi d'idee fra amici!
ri-Alex
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#19 13 Febbraio 2008 - 17:05
Dai ....inaugura l'anno! scrivi qualcosa!
MAURO
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#20 14 Febbraio 2008 - 16:17
Caro Carlo,

Sulla caduta del Governo Prodi, inoltro alcune riflessioni:
- Un dialogo tra Tiziano Cardosi(pacifista fiorentino) ed Enrico Peyretti(pacifista torinese):
inutile precisare che sono d'accordo con Enrico Peyretti... ma di questi tempi è meglio precisare, perchè non sono pochi quelli/e che prendono "fischi per fiaschi".
- Intervista ad Haidi Giuliani.

...............................................
Opinioni di Tiziano Cardosi:
"Il governo Prodi è stato molto mediocre sotto (credo) tutti i punti di vista, ma non vedere che la sua caduta è una (assai probabile) tappa dell'ulteriore scivolamento a destra di questo paese mi sembra molto miope".
Non sono per nulla d'accordo con questa impostazione.
Ho criticato da sempre il governo Prodi ed ho sostenuto che appoggiarlo sarebbe stato un suicidio della sinistra. Le previsioni si sono dimostrate peggiori: la sinistra è evaporata.
Certo che la caduta di Prodi, il pessimo Prodi, sarà un peggioramento della situazione. Chi lo nega? Giro la domanda: perché non si è voluta vedere questa certezza?
Fin dall'inizio del governo Prodi ho chiesto a tutti i suoi sostenitori come avrebbero pensato di muoversi una volta finito il tempo del governo amico. Le politiche antipopolari e belliciste di questo governo avrebbero alienato il poco consenso che c'era (24mila voti!).
Fin da allora mi chiedevo: che succederà dopo?
Non sarà il caso di aprire gli occhi e cercare di tamponare la disfatta che si delineava?
Enrico, e tanti come lui, mi hanno sempre detto che il governo Prodi era il meno peggio che si potesse avere e si doveva sostenerlo a qualunque costo.
Eccolo davanti a noi il costo: una destra lazzerona e spudorata lo ha fatto cadere, a sinistra si odono solo lamenti senza prospettive e la destra più becera si prepara a smembrare la carcassa dell'Italia.
Era dall'inizio di questa sciagurata esperienza di "governo amico" che si doveva prevedere lo sfacelo.
Perché comunque questo governo sarebbe finito; oggi o tra tre anni si sarebbe tornati a votare e come si pensava di convincere lavoratori, disoccupati, precari, pacifisti a votare un meno peggio indistinguibile dal peggio?
Si è tirato avanti fino ad oggi chiudendo gli occhi su tutto dicendo solo: resistere, resistere a qualunque costo perché non torni il diavolo Berlusconi.
E' scaduto il tempo, non sono stati 5 anni, ma meno di 2.
Il tempo sarebbe comunque finito.
Come nonviolenti credo possiamo dire di avere poche responsabilità perché siamo ben pochi, ma la nostra colpa è di non aver detto chiaro e forte, fin dal primo governo Prodi, che la nostra proposta nonviolenta era alternativa all'alternanza tra un male e un peggio, che era "totalmente altro".
Invece ci siamo consumati, stremati nella difesa dell'indifendibile e ora, assieme a tutta la sinistra "arcobaleno" abbiamo gli occhi sbarrati davanti all'orrore e non sappiamo che fare e che dire.
Dalla sinistra "a sinistra" del PRC non mi aspetto molto: in questi giorni sento analisi del tipo: "le minoranze organizzate sono le uniche capaci di trasformare l'esistente".
In queste parole riecheggia la vecchia voglia di "prendere il potere", come se il potere fosse uno scettro o una poltrona. Da Capitini ho imparato (spero di averlo capito) che il potere o lo si distribuisce tra tutti e diviene un bene comune o si sfocia in altre forme di dominio.
Come nonviolento mi sento stremato e consumato nell'aver difeso il meno peggio abituandomi al male e perdendo di vista il meglio di cui dovremmo essere portatori.
Quello che ho davanti agli occhi è il fallimento e l'estinzione della sinistra e l'evanescenza dei nonviolenti.
Alle prossime elezioni tornerò a votare ancora una volta tappandomi il naso, reggendomi la bocca, chiudendo gli occhi per evitare che il peggio venga; ma so che verrà e che le nostre colpe sono state grandi.
Negarsele non ci fa onore.

Un saluto con poca speranza
Tiziano Cardosi (semprecontrolaguerra Firenze)
P.S. forse per alcuni è più liberatorio poter tornare al rassicurante "tanto peggio, tanto meglio" che farsi delle domande radicali sulla situazione (che comporterebbero anche il sapersi rimettere in discussione) della sinistra, è stata quella "radicale" che si è definita interna ai movimenti "no global" prima e contro la guerra dopo: quanto ha saputo valorizzare quelle esperienze, far leva su di esse per un rinnovamento proprio e della situazione?
.......................................................................
Caro Tiziano, parliamoci sempre, anche quando non si dicono le stesse cose, anche e specialmente quando la situazione è molto brutta.
Io non credo affatto che "aver difeso il meno peggio" dovesse "abituarmi al male perdendo di vista il meglio".
Io posso lottare coi denti e accettare di farmi tagliare la pancia per estirpare un cancro(è solo una metafora, grazie a Dio!) senza minimamente abituarmi e rassegnarmi e senza perdere di vista la salute e la voglia di lavorare.
Una sinistra che perde di vista l'obiettivo per il fatto che non lo può raggiungere ora, è una sinistra che non vale nulla, vuota, senza un ideale superiore alla realtà.
Cos'è questa vergogna e senso di colpa a sinistra quando si deve difendere il meno peggio?
La riduzione del danno è lavoro onestissimo, di intelligente avanguardia.
Tu dici che la caduta del "pessimo Prodi, sarà un peggioramento della situazione".
Dunque, c'è qualcosa di peggio del pessimo!
Tra una pessima minestra e una ancora peggiore, tu preferisci questa peggiore?
Io no.
Un pesante difetto mentale di noi di sinistra è il sogno fuori dalla realtà (nonostante tutto il vantato materialismo).
Ieri, davanti all'Alenia, un volantino si rallegrava che "le masse popolari" avevano abbattuto il governo della guerra!!! Ma dove siamo?
La tribù di Mastella sarebbero le masse popolari? Oppure il prode Turigliatto?
Io (un ultramilionesimo) non ho concesso nulla - nonostante le accuse senza misura né senso reale da parte di qualche "nonviolento" purissimo, accusatore degli impuri - alla politica di Prodi su Afghanistan, Vicenza, spese militari, ma devo dire che, per quanto contano (e contano!) i bilanci
statali, Prodi ha fatto un buon lavoro di rimedio al disastro berlusconiano di ieri e di domani, e stava passando a un po' di redistribuzione.
Tornerà la democratura di Berluska, la scialcquatura di Tremonti, la corruzione legalizzata, il bushismo all'italiana, e la sinistra sarà contenta di fare opposizione? e di proclamare la purissima verità?
Io che sono un incapace nelle cose pratiche, faccio solo ragionamenti e riflessioni, sperando di dire meno fesserie possibili (anche qui il meno peggio e la riduzione del danno), ma voi "politici di sinistra" vi godrete il piacere di fare sempre opposizione, senza prendere mai la responsabilità
di provare nei fatti a fare quello che è giusto?
Ora beccatevi il peggio, che è peggio del meno peggio.
Turigliatto è responsabile del danno quanto Mastella.
Purtroppo ce lo becchiamo tutti. Aiutiamoci onestamente e umilmente tutti, per tutti.
Ciao!
Enrico
..................................................................................................................
Intervista ad Haidi Giuliani sulla caduta del Governo Prodi
venerdì 25 gennaio 2008
di Enrico Campofreda
"Ha vinto il partito trasversale dei corrotti e dei corruttori"

Senatrice Giuliani agli occhi di tanti elettori-sostenitori questo Centrosinistra è stato un Calvario, lei come lo giudica?

‘‘Lo è stato ancora di più per noi della sinistra antagonista. Abbiamo sempre avuto le mani legate, siamo stati bloccati, ostacolati. Ci siamo sentiti non in una maggioranza ma in una gabbia. Quest’ultima è una personale emozione ma credo tanti colleghi del mio gruppo parlamentare hanno condiviso tale sofferenza’’.

Parecchie critiche sono state mosse anche alla Rifondazione di governo, stare nell’Unione ha significato perdere la propria identità?

‘‘Secondo me no. La nostra identità è chiara fra chi è dentro o fuori il partito come me (Giuliani è subentrata al Senato a Malabarba come indipendente nell’ottobre 2006, ndr). Possiamo dire, e non solo ora che il governo è caduto, che abbiamo commesso un grosso errore di valutazione. Si pensava davvero di poter realizzare il famoso programma pur ciclopico che fosse. Da quando sono stata investita dell’incarico ho cercato di comprendere anche personalmente tutto ciò che si potesse fare. Per quanto occorre riconoscere che su alcuni punti vitali per la nazione questo governo si sia mosso risanando i conti pubblici, che il passato centrodestra aveva saccheggiato, e facendo pagare le tasse agli evasori. E avete visto quanto disappunto s’è creato nei partiti che quell’evasione tollerano o proteggono’’.

Ora tutti pensano al futuro anche Rifondazione che si smarca dal governo e torna a rivolgere lo sguardo ai movimenti ‘

‘Se Rifondazione ha scontentato qualcuno non è stato per sua volontà. Il partito non ha mai smesso di prendere posizioni decise, ricordo le scelte sulle guerre in Afghanistan, sulla base di Vicenza che sono costate critiche al governo da parte dell’opposizione. Purtroppo il precedente discorso dell’essere ostaggi in una maggioranza, dove certe forze fanno pesare il loro dirigismo o i loro ricatti, è sotto gli occhi di tutti. Oggi siamo qui vittime di queste tattiche’’.

Ma i movimenti hanno avuto poco dal partito, il matrimonio non sembra riuscito

"Il problema è annoso, direi...
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#21 14 Febbraio 2008 - 16:22
INVIO ANCHE QUESTO COLLAGE. PUO' SERVIRE:

Il popolo della sinistra c'è, è grande......
dobbiamo dialogare, per costruire (rapidamente) un nuovo e credibile soggetto politico unitario della Sinistra Plurale(quella rosso-verde, democratica e nonviolenta).
Abbiamo(tutte le persone che vogliono dare un futuro alla sinistra, per cambiare davvero la società italiana ed il mondo in cui viviamo) la responsabilità di farcela.
..........................
Pietro Ingrao
"La lotta continua".
Roma, 2O OTTOBRE 2007: Perchè è quì: "Per la pace, per i diritti di chi lavora, per i giovani, per le ragioni della sinistra". «Vogliamo la luna?: Sì vogliamo la luna, nel senso che vogliamo un mondo diverso, di diritti dei lavoratori e di masse».
................................................................
P.S. - di seguito invio:
- Sinistra. Una crisi che ci sfida(Aldo Tortorella).
- Vannino Chiti: alleato del Pd solo chi dice SI alle missioni all'estero.
- Sinistra, parte il tesseramento(Pietro Folena).
- Se l´ambiente unisse le sinistre realizzando un miracolo elettorale... (Massimo Serafini).
..............................................
05 Febbraio 2008 il manifesto
Sinistra. Una crisi che ci sfida
Aldo Tortorella


Siamo di fronte a un disastro ampiamente annunciato.
La scelta del Pd di spezzare la coalizione di centrosinistra rompendo a sinistra per andare da solo alle elezioni, quale che fosse la legge elettorale, ha accelerato la caduta del governo e, a legge elettorale invariata, ha già praticamente consegnato il paese alle destre.
Non voglio seminare scoraggiamento ma è inutile nascondere che andare divisi contro una coalizione che si è ricompattata è una gara assolutamente impari.
Il che chiede non minore ma maggiore volontà e passione.
Nella campagna elettorale bisognerà cercare di mettere tanto più impegno quanto più grave è il rischio non solo per la sinistra - che si vuole miniaturizzare - ma per il paese.
Sono in discussione e in pericolo i principi fondamentali con una «legislatura costituente» annunciata da una destra in maggioranza estranea o ostile alla Costituzione stessa.
Sotto attacco è stato ed è quel minimo di equità sociale e di autonomia nazionale che il centro-sinistra aveva programmato e sia pur stentatamente iniziato ad attivare.
La rottura a sinistra da parte del Pd è formalmente motivata dalla incoerenza delle coalizioni coatte. Lasciamo stare il fatto che coloro che oggi denunciano il sistema delle coalizioni coatte sono gli stessi che le hanno create con i vari sistemi maggioritari, determinando questo pasticcio chiamato pomposamente seconda Repubblica.
Guardiamo, per capire, quale sia la «coazione» che si vuole togliere di mezzo.
Il governo è caduto da destra, ma il Pd rompe con la sinistra, incolpandola della fragilità della alleanza. E' vero il contrario.
La sinistra, sebbene con difficoltà e sofferenza, ha tenuto sino in fondo e nessuna delle sue rivendicazioni si è scostata dal programma pattuito.
Si accusa la sinistra di avere protestato e di essere scesa in piazza.
Semmai bisognerebbe ringraziarla per aver cercato di tener viva l'attenzione sulla condizione operaia, sul precariato, sull'estendersi della povertà , sul dramma della guerra; e criticarla, piuttosto, per non averlo fatto abbastanza o con sufficiente capacità di analisi e di proposta.
In troppi, al centro, hanno aspettato la strage di Torino per ricordarsi, quando se ne sono ricordati, che lo sfruttamento non è una escogitazione ideologica. E non c'era bisogno di attendere gli ultimi dati della Banca d'Italia per sapere che i salari sono fermi e profitti e rendite galoppano da gran tempo.
Tanto più dopo queste conferme sulla condizione del lavoro il Pd poteva (e potrebbe ancora) scegliere la via di un confronto serio con tutta la sinistra, con l'obiettivo di presentare agli elettori una coalizione veramente nuova perché priva di ambiguità , con cambiamenti veri, testimoniati da scelte precise, di comportamenti politici, istituzionali, economici e morali capaci di contendere alla destra i troppi voti da essa conquistati tra le classi lavoratrici e i ceti popolari.
Il fatto che a questa scelta sia stata preferita quella opposta fa vedere meglio la natura sociale della crisi.
Sia i ricatti prima, e poi il voltafaccia dei gruppetti alla destra (i Dini, i Mastella) sia la rottura del Pd con la sinistra corrispondono al rifiuto della maggior parte degli strati sociali più favoriti e dei gruppi dominanti di accettare il compromesso relativamente equo tra capitale e lavoro accennato dal programma originario dell'Unione.
Non si tratta solo delle resistenze, vittoriose, contro la tassazione a livello europeo delle rendite finanziarie o delle lotte corporative di gruppi privilegiati ma di una mentalità di vecchia origine ripresa e rinvigorita dalla nuova destra: il fisco come sopruso, il falso in bilancio come colpa lieve, il controllo di legalità come intralcio e angheria.
E, poi, il lavoro come pura merce, il salario come unica variabile dipendente, la sacralità di profitto e rendita, il sindacato come pezzo della impresa ma non come soggetto autonomo.
Dietro la crisi e la rottura a sinistra c'è anche - e sarebbe sbagliato non vederlo - il bisogno di corrispondere a un fastidio non sempre diplomatizzato, della amministrazione degli Stati uniti per alcune scelte del governo Prodi (il ritiro dall'Iraq, il rifiuto, almeno formale, di mutare il carattere attuale della missione militare in Afghanistan) oltre che per l'ascolto dato dalle sinistre a movimenti popolari come quello avverso all'estensione della base militare di Vicenza.
Tuttavia è inutile rimproverare al moderatismo di essere tale.
Chi si ritiene di sinistra (come anche chi scrive) ha come primo dovere di guardare i difetti propri e di chiedersi se ha fatto tutto quanto poteva per frenare la deriva neocentrista e di destra.
E' certo vero che all'origine dello slittamento del senso comune verso il centro e verso la destra vi è la sconfitta storica delle sinistre tradizionali.
Ma vi è tuttavia una forte opinione e voglia di sinistra cui la sinistra che c'è non sa corrispondere. Non solo perché è divisa, ma perché una parte delle sue parole sono ormai incomprensibili e altre suonano contraddittorie con i comportamenti concreti.
Non è stato sbagliato vedere che nei nuovi movimenti (la critica alla globalizzazione, il femminismo della differenza, l'ecologismo, il pacifismo) vi è la potenzialità di una sinistra nuova, capace di leggere anche la contraddizione tra capitale e lavoro con la forza di una più compiuta visione della realtà . E non è stata un'impresa inutile cercare di raccordare il bisogno di soluzioni globali qualitativamente nuove per cui battersi, ma difficili e lontane, con la necessità di rispondere ai bisogni immediati, qui ed ora. E' un compito arduo, ma sarebbe un errore rinunciarvi per rifugiarsi nel sogno di reami inesistenti.
Quale che sia la collocazione parlamentare una sinistra degna del suo nome deve porsi sempre dal punto di vista di chi vuol risolvere i problemi concreti in modo corrispondente ai valori per i quali dichiara di scendere in campo.
Questo vuol dire una «cultura di governo»: ma meglio sarebbe dire una cultura della realtà .
In essa non c'è contrapposizione tra la necessità di riappropriarsi di grandi temi abbandonati alle destre (la idea di libertà , la costruzione dell'individuo, la valorizzazione della creatività ) con il bisogno assoluto di aderenza ai compiti immediati e concreti.
Non ha senso una sinistra incapace di portare via la spazzatura. E ne ha ancora meno una che si proclami alternativa e abbia comportamenti non dissimili da quelli di tutti gli altri gruppi politici.
Sarebbe un errore e una colpa per piccole logiche di gruppo evitare di corrispondere al dovere di accelerare i tempi per una sinistra nuova - unitaria, plurale - capace di pensiero alternativo e di attitudine al governo, che si presenti con una voce sola.
Ne ha bisogno, insieme alle molte e ai molti che lo aspettano, la democrazia e il paese.
....................................

Vannino Chiti: alleato del Pd solo chi dice sì alle missioni all'estero.

Una premessa e un ultimatum. «Il governo Prodi non è caduto sul rifinanziamento delle missioni militari ma per l'Udeur e perché singoli senatori si sono tirati indietro» è la premessa del ragionamento che l'ex ministro delle riforme Vannino Chiti ha offerto ieri a Sky Tg24.
L'ultimatum, con poca coerenza, segue:
La prova del nove sulle alleanze future del partito democratico verrà dal voto sulle missioni militari. Chi non approva il rifinanziamento potrà dirsi escluso.
Nel giorno in cui la notizia, poi smentita, della partecipazione dei militari italiani a un raid con vittime civili nel sud dell'Afghanistan rilancia la polemica sulla partecipazione nazionale a una guerra nascosta, è un esponente dei democratici in genere attento ai rapporti con gli alleati a smascherare il gioco veltroniano.
Chiti introduce il suo ultimatum proprio su un terreno, quello della partecipazione dell'Italia alla missione in Afghanistan, sul quale la sinistra nei 20 mesi di governo non è mai andata oltre i mal di pancia.
E così scarica la colpa della mancata alleanza sulla sinistra. Impossibile infatti pensare a un via libera preventivo all'Afghanistan in fase di eventuali accordi pre elettorali.
Non per nulla l'argomento rimase fuori anche dal...
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#22 14 Febbraio 2008 - 16:27
aLTRO INVIO DA GIULIANO:

Subito la Costituente del nuovo soggetto
Fausto Bertinotti, 08 febbraio 2008, 15:57
Bisogna fare presto. La campagna elettorale deve diventare l'occasione e il tempo per un'accelerazione potente al processo costituente della sinistra che vogliamo.
L'articolo scritto dal candidato premier de La Sinistra/l'Arcobaleno per www.rossodisera.info , in occasione dell'Assemblea del Movimento per la Sinistra Arcobaleno che si terrà domenica al Cinema Farnese di Roma

E' una bella notizia che 70 associazioni, di ogni collocazione nell'arcipelago della sinistra, arcipelago che vorremmo crescesse, si allargasse e diventasse sempre più influente, si riuniscono in questi giorni travagliati.
Il travaglio, e persino le cose sgradevoli che vengono in luce nella politica, anche a sinistra in tempo di elezioni, non debbono spaventare. Ma neanche ci si deve abituare. Anche da questa condizione dei nostri giorni emerge la necessità della riforma della politica. Noi sappiamo bene che nella costruzione di un nuovo soggetto unitario e plurale della sinistra questo compito dovrà accompagnarsi all'organizzarsi della democrazia partecipata, allo sviluppo delle forme di autogoverno e di autogestione, alla costruzione su un'identità così aperta da favorire le pratiche nonviolente e la generosità. Il vostro contributo sarà prezioso.
Ma bisogna fare presto.
La stessa campagna elettorale deve diventare l'occasione e il tempo per un'accelerazione potente al processo costituente della sinistra che vogliamo e di cui hanno così acutamente bisogno tutti i soggetti critici portatori di domanda o di istanza di cambiamento.
Bisogna attrezzarsi per la Grande Sfida. Dobbiamo sapere che, se fallisse, l'esito sarebbe drammatico: l'eredità del movimento operaio del '900 ne sarebbe, semplicemente, cancellata.
Dalla politica, cioè, sparirebbero il discorso sull'uguaglianza, sparirebbe la critica "strutturale" del capitalismo e del patriarcato che generano sfruttamento e alienazione, verrebbero messe fuori dalla politica la concretezza della condizione sociale e sessuale della persona, uscirebbe dalla sua scena l'idea di libertà come liberazione: insomma, verrebbe colpito tutto ciò che ha consentito alla politica stessa, nel secolo scorso, sia di raggiungere il suo punto più alto, quello di porsi l'obiettivo della trasformazione radicale della società, il processo rivoluzionario, sia di realizzare la pratica di una democrazia avanzata, realizzata con "l'irruzione delle masse" nella storia e con il loro concreto protagonismo .
La sconfitta del '900 ha duramente colpito questa storia, ma non ne ha ucciso le ragioni.
Ora però essa è davvero a rischio qui, in Europa, e ora, nel XXI secolo.
Ma se muore questa politica, muore la Politica.

La ricostruzione di una nuova, grande sinistra, unitaria e plurale è l'unica via per scongiurare questo rischio.
Perciò bisogna dar vita, fin da ora, ad una costituente del soggetto unitario e plurale della sinistra di alternativa. Essa passa in primo luogo per lo sviluppo di un discorso con e sui movimenti che incontri il popolo delle piazze, i lavoratori e i sindacati dei contratti di lavoro, le comunità di lotta dei territori, i movimenti sui diritti della persona, i soggetti attivi, la formazione delle culture critiche nelle comunità e nel popolo e le ricerche partecipate di intellettuali e di portatori di esperienze.

Non ci può sfuggire che c'è l'urgenza del fare per evitare che la sinistra venga sradicata dal paese e c'è l'urgenza del fare perché una diversa prospettiva possa essere aperta.

E una diversa prospettiva può essere davvero aperta.
Dipende da noi. Buon lavoro.
....................................................
da Liberazione di venerdì 8 febbraio
Simbolo, polemiche e confusione
Stiamo entrando in una nuova fase
Sfidiamo il Pd sul modello sociale
di Walter De Cesaris

Occorre affrontare il toro per le corna.
Senza opportunismi e senza girare intorno al problema.

La decisione politica di lavorare per la costruzione di una soggettività unitaria e plurale della sinistra e di affrontare la competizione elettorale dando vita a liste unitarie della sinistra non è certo un elemento che è stato tenuto nascosto, è stato invece già ampiamente dibattuto, a partire dagli organismi dirigenti.
In coerenza con quella discussione, la segreteria del PRC intende proporre che il nostro simbolo elettorale per le prossime elezioni di primavera sia unitario con le altre forze che, assieme a noi, hanno deciso di dare vita a La Sinistra L'Arcobaleno .
Significa porre il partito di fronte al fatto compiuto e di esautorare i gruppi dirigenti da decisioni assunte fuori da una discussione collettiva? No!
Decideranno gli organismi democratici già convocati per pronunciarsi su una proposta di cui il gruppo dirigente nazionale si assume la completa responsabilità e che considera conseguente alle posizioni già assunte dal partito.
Opporsi a questa scelta è legittimo, ma per favore non mischiate le carte in tavola.
C'è un dissenso nel merito ma la democrazia non c'entra niente.
Se ci sarà un'altra maggioranza, se ne prenderà atto e se quella proposta non sarà condivisa, il CPN la cambierà.
Proprio coloro che si ergono a paladini dell'autonomia del partito, perché ne mettono in discussione la sovranità ?
**
Non bisogna mischiare i piani e confondere il simbolo con il quale ci si presenta alle elezioni con quello del partito. In altre epoche e in altre circostanze, dentro un processo unitario, si è deciso di presentarsi con simboli elettorali differenti.
Oggi, questo processo si presenta come una proposta nuova: una costruzione unitaria e plurale in cui partiti, soggettività non organizzate in quella forma, donne e uomini singoli possano condividere un nuovo spazio pubblico della politica.
Dentro questo processo, il punto non è affermare come una litania che i partiti rimangono e, quindi, anche Rifondazione Comunista.
La cosa è il contrario. Rifondazione Comunista, la sua cultura politica, la sua azione, la sua forza, sono essenziali, per l'oggi e per il domani, alla definizione di un profilo generale della sinistra in questo Paese.
***
E' per questo motivo che trovo una grave menomazione, anche dal punto di vista della cultura politica, pensare che per il semplice fatto che decidi, nell'autonomia dei tuoi organismi democratici, di presentare un simbolo elettorale differente dal tuo simbolo, questo si tramuta in una sottrazione, quasi nella premessa dello scioglimento. E, allora, via a riparlare di Occhetto, la Bolognina e altre cose del genere. Penso che così si vada completamente fuori dal tema.
A proposito del cretinismo parlamentare, che leggo accusa rivolta al gruppo dirigente, mi sembra questa la massima espressione di tale deviazione, perché identifica il partito con le istituzioni.
Penso, al contrario, che la crisi dei partiti, di cui Rifondazione Comunista non è esente, dipende proprio da questo: dal fare delle elezioni l'alfa e l'omega della propria vita.
Per me è questa la rivoluzione copernicana che dobbiamo fare.
Il 90% delle riunioni hanno come oggetto o vanno a finire al tema del governo (locale, regionale, nazionale) o al tema del rapporto con le istituzioni.
Il fare società, lo affermiamo nei documenti e poi è lettera morta.
Questo va cambiato: questo è il tema fondamentale dell'innovazione che abbiamo discusso a Carrara.
****
Se diciamo che è esaurito un intero ciclo politico, quello dell'Unione, la cosa non è senza conseguenze. Cambia tutto, cambia anche la nostra collocazione e la prospettiva.
Si entra, cioè, in una nuova fase. In termini differenti sicuramente, ma è come il 1998.
Una cesura netta, un taglio con il passato, un salto sono necessari.
Una nuova linea, non può prescindere da un bilancio franco sui risultati ottenuti.
Se è fallito il governo dell'Unione, non possiamo non riconoscere che, dentro quel quadro, vi è anche un nostro specifico insuccesso.
Non credo che i gruppi dirigenti si salvino affermando che si procede lungo una linea retta e che cambia tutto senza cambiare nulla.
Ma oggi, siamo decisamente dentro questa nuova collocazione. Come non vederla ?
Il punto di svolta è l'autonomia.
La sinistra si presenta da sola alle elezioni. Non è un limite, è una occasione.
Abbiamo detto, infatti, sfida per l'egemonia con il PD sul modello di società.
Bene, dopo averlo detto, ora facciamolo.
...................................
Il senso della sinistra
Gabriele Polo
Il centro(sinistra), cioè il Pd e la sinistra, cioè la cosa rossa(arcobaleno), andranno divisi a contrastare l'annunciata vittoria elettorale di Silvio Berlusconi.
Più che un bene o un male è l'inevitabile esito di un'esperienza fallimentare di governo e di due mondi che hanno convissuto per un paio d'anni da separati in casa.
E', anche, il risultato di un antiberlusconismo tutto concepito in chiave istituzionale, senza mai affrontare i nodi dell'autobiografia nazionale che ha stravolto l'Italia, dagli anni '80 a oggi. E che ora si appresta a normalizzare e rendere strutturali le pulsioni più grigie del paese.
Diciamo allora che questo marciare divisi è un'operazione di verità, in cui è bene che ciascuno faccia la sua parte e giochi le proprie carte, pensando al futuro ma senza dare per chiusa (a destra) la partita elettorale.
Veltroni lo farà con la logica del contenitore omnibus.
Vedremo poi come userà i (tanti) voti che raccoglierà e se avrà il coraggio di...
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#23 15 Febbraio 2008 - 17:17
REFERENDUM 17 FEBBRAIO 2008: VOTIAMO SÍ
CONTRO QUESTO PROGETTO DELLE LINEE 2 E 3 DELLA TRAMVIA

SEi PREGATO DI FARE CIRCOLARE AL MASSIMO QUESTO VOLANTONE.

MARIO MONFORTE


IL PROGETTO STRAVOLGE TUTTA LA CITTÀ.

È mal fatto, come già dimostrano le continue varianti: si “naviga a vista” senza un piano generale di mobilità.
È dannoso, perché:
- fa passare un treno di 32 m. accanto al Battistero e al Duomo e per vie strette,
- abbatte centinaia di alberi centenari necessari contro l’inquinamento,
- riduce del 40% le carreggiate di intere strade ed elimina migliaia di posti-auto,
- ostacola la mobilità, il movimento e la sosta dei mezzi di soccorso, di rifornimento,
di manutenzione, e l’accesso a esercizi commerciali e abitazioni,
- rende Firenze un cantiere a cielo aperto per anni.
Ci indebita per sempre, perché ci costa già ora 1.500 milioni di € del bilancio pubblico, mentre i fantasiosi ricavi che vengono magnificati non ci saranno mai: pagherà per sempre il Comune, cioè noi, con un vertiginoso aumento di tasse e bollette.
È devastante, perché il treno, per motivi di sicurezza, avrà cordoli da 30 a 90 cm, divide Firenze in settori con pochi e forzati percorsi stradali, con barriere architettoniche insuperabili per i veicoli e per i pedoni. Tutto questo genera sicuramente un grave crisi delle attività produttive e la chiusura di attività commerciali, aumento della disoccupazione …
Chi ci guadagna: la promozione di un’ulteriore crescita di investimenti immobiliari, la crescita di una certa rendita fondiaria e tanta speculazione per ristretti gruppi di costruttori e finanzieri.
Ricordiamo inoltre che l’entrata giornaliera di centinaia di migliaia di auto, verso Firenze, corrisponde “casualmente” ai circa 150.000 residenti espulsi, per varie ragioni, dalla città, ma che continuano a mantenervi rapporti lavorativi.

IL PROGETTO BLOCCA LE VERE E UTILI ALTERNATIVE.

Abbiamo bisogno di realizzare un progetto articolato che attui una mobilità flessibile. Un sistema integrato con lo sviluppo di raccordi e stazioni FF.SS., piazzali di parcheggio per autobus e auto, parcheggi scambiatori fuori dal Centro storico; un sistema valido nel raccordare parti della città ad alta mobilità attraverso varianti stradali per collegare gli ingressi autostradali, evitando l’intasamento delle strade cittadine, mentre vanno del tutto pedonalizzate le aree storiche, vanno realizzati marciapiedi adatti ai disabili e piste ciclabili sicure, separate dai percorsi pedonali, conservando le alberature ed il verde esistente. Il riassetto e la riconversione della cintura ferroviaria esistente, uniti a una serie di mezzi poco inquinanti e non invasivi, interconnessi con la linea 1 della tramvia, sono tutte soluzioni da studiare, sottoponendole preventivamente a informazione precisa ai cittadini e decisione consapevole da parte dei cittadini stessi

IL PROGETTO MANIFESTA L’IGNORANZA, L’ARROGANZA E
L’AFFARISMO CHE DOMINANO FIRENZE.

Questi “padroni della città”, che spendono i nostri soldi per magnificare il loro progetto, intendono fare ciò che vogliono di Firenze e costoro non hanno la minima idea di città, tanto meno di una città artistica, storica e monumentale come la nostra. Si ammantano di una distorta e malsana immagine di “modernità”, che consiste nell’usare la città come
terreno di guadagno per lobbies, comitati d’affari, speculazione immobiliare e … casse comunali. Questa “casta” di amministratori dissolve Firenze nell’informe tessuto urbano di una già caotica conurbazione, che si estende fino a Prato e Pistoia, vuole solo carpire i consensi ogni tot anni per poi fare ciò che gli pare, svuota la democrazia, che è fatta di
costante ascolto e assunzione delle esigenze dei cittadini, lasciandone solo una forma vana, riduce i cittadini a moderni sudditi che subiscono, accettano e … pagano, confinati in aree segregate, espulsi in periferie e periferie di periferie.

QUESTI “PADRONI” DELLA CITTÀ SONO I SUOI NEMICI.

Sul loro progetto di TRAMVIA=TRENO in città stanno operando un ultimo inganno, con la complicità di stampa e tv: chi si oppone e vota sí alla revoca del progetto nel referendum sarebbe di centrodestra o comunque un conservatore ottuso; chi vota no alla revoca del progetto nel referendum sarebbe di centrosinistra o comunque moderno, progressista, illuminato. Diciamo chiaro e forte che il centrodestra, dopo vari “no però, sí ma”, è ora contro la tramvia solo perché è a caccia di voti; che la maggioranza e soci di centrosinistra si arroccano su un progetto rovinoso e anti-cittadino, e chi li segue finisce solo per esserne complice: altro che “illuminato” Attenzione! In un referendum come questo chi si astiene, magari con il mal di pancia è complice, con un tasso di viltà che disonora chi lo propone.


LA CITTÀ È DEI CITTADINI.
AL DI LÀ DELL’ESITO DEL REFERENDUM
IL PROGETTO VA REVOCATO.


Solo cosí si può cominciare a invertire la rotta, a rompere l’andazzo, a dare un preciso
segnale. Solo cosí si può aprire la strada alle effettive necessità dei cittadini e alle vere
alternative. Solo cosí si può imboccare la via per affermare ciò che manca:

LA DEMOCRAZIA CITTADINA A FIRENZE.

RIPRENDIAMOCI LA CITTÀ. LIBERIAMO FIRENZE.

MOVIMENTO CITTADINO - FIRENZE 
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#24 15 Febbraio 2008 - 17:19
Per tutti coloro che ancora non lo sanno,

IMPORTANTE!!!! diffondete



SABATO 16 FEBBRAIO 2008
PRESSO L'AULA MAGNA DEL SEMINARIO VESCOVILE
CONVEGNO
su

I RIFIUTI: DA PROBLEMA A RISORSA

Aspetto ti incontrarvi tutti, un'occasione unica per saperne di più sulla difesa del territorio, la nostra salute e su cosa è possibile fare, senza farsi intimorire dallo scempio di NAPOLI

ciao a presto

BIANCANGELA
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#25 03 Aprile 2008 - 15:11

Carissimo, ti invio di seguito un brevissimo commento personale
e tre articoli con riflessioni argomentate:

In questi giorni di campagna elettorale le mistificazioni per imbrogliare gli elettori si moltiplicano:
sulla gestione dei servizi idrici, in Toscana il PD pubblicizza la sua scelta di unificare gli Ato 2, 3 e 6... come una scelta finalizzata a ridurre gli sprechi di spesa pubblica (cioè come una semplificazione degli Enti e dei posti nel Consigli d'Amministrazione che proprio Ds e Margherita - in Toscana - hanno alimentato e fatto proliferare).

Se si trattasse solo di una semplificazione degli Ato (con funzioni di indirizzo e di controllo delle aziende che gestiscono i servizi idrici), anche la Sinistra Arcobaleno sarebbe favorevole (anzi, farebbe addirittura una scelta più coraggiosa: un solo Ato per tutta la Toscana, o addirittura sostituzione di tutti gli Ato con un'autorità regionale di indirizzo e di controllo).

Invece, quell'unificazione degli Ato 2, 3 e 6, ha un'altra finalità: quella di proseguire sulla strada della privatizzazione dei servizi idrici, rafforzando la presenza del socio privato in una Spa di dimensioni tali da collocarla in Borsa e questo significa fare una scelta irreversibile in direzione della mercificazione dei servizi idrici e dell'acqua che viene erogata tramite gli acquedotti.

Detto questo, di seguito ti invio tre articoli, sempre in tema di "Acqua bene comune":
il primo di Marco Bersani(Coordinatore di Attac Italia e del coordinamento nazionale della campagna promossa dal Forum italiano dei movimenti per l'acqua. Vedi su www.acquabenecomune.org ), il secondo di Fausto Bertinotti, il terzo di Riccardo Petrella.

Giuliano
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Elezioni, in gioco la partita dell'acqua
Marco Bersani, Attac Italia

Non so se davvero, come racconta il mio amico Alex Zanotelli, Walter Veltroni abbia pianto nelle baraccopoli di Nairobi, prive di acqua potabile.
Immagino l'abbia fatto pacatamente e serenamente, come si conviene a una persona che ha fatto della negazione delle passioni forti, fino all'annullamento del conflitto sociale, la cifra della sua candidatura a premier.
Altrettanto pacatamente e serenamente, il «nostro» in questi anni si è prodigato per consegnare il bene comune acqua nelle feroci mani del mercato, trasformando Acea - l'ex municipalizzata del comune di Roma - in una holding multinazionale che ha comprato l'acqua in Armenia e in Albania, in Perù e in Honduras.
Così come, in stretta alleanza con la multinazionale francese Suez, ha «condizionato un quarto delle gare in Italia per la gestione del servizio idrico integrato», come recita la recente sentenza dell'Antitrust che le ha comminato oltre otto milioni di euro di multa.
Seguace della conclamata «modernizzazione» del paese, Walter Veltroni ha favorito l'espansione di Acea in tutto il Lazio, in Umbria e in Campania, fino a firmare col suo omologo fiorentino, Domenici, un protocollo d'intesa per l'unificazione degli Ato toscani, il cui unico denominatore comune è rappresentato dal socio privato. Acea, per l'appunto.
A poco vale dunque appellarsi al cuore del principe (altrimenti perché non fare altrettanto con il re dell'altro polo?).
Vale più la pena guardare in faccia la realtà e leggere i programmi elettorali, nei quali - nero su bianco - si parla espressamente di privatizzazione dell'acqua, sia che a dirlo sia il «pacato» Pd, sia che a affermarlo sia l'arrogante Pdl.
D'altronde, lo straordinario popolo dell'acqua che in questi anni ha prodotto una mobilitazione senza precedenti, intrecciando le decine di conflitti territoriali per costruire su di esse una vertenza e un movimento nazionale, ha consapevolmente scelto l'autonomia come cifra del suo agire e come humus per la ricostruzione di una democrazia dal basso, fondata sulla partecipazione sociale.
Non è un popolo che esprime un'esigenza e chiede a qualcun altro di ascoltarla.
E' un movimento che vuole aprire varchi nella crisi verticale della democrazia rappresentativa, per comporre, sulla difesa e la ripubblicizzazione dell'acqua e dei beni comuni, un altro modello di organizzazione sociale, nuove relazioni che contrastino la solitudine competitiva, una politica radicalmente partecipativa.
La forza di questo movimento è resa evidente anche dal programma della Sinistra Arcobaleno, nel quale, andando ben oltre il generico appello alla proprietà e gestione pubblica dell'acqua contenuto nel vecchio programma dell'Unione, si parla espressamente di ripubblicizzazione dell'acqua e di ancoraggio alla legge d'iniziativa popolare promossa dal movimento per l'acqua.
Lo stesso candidato premier Bertinotti, nel ribadirne il concetto sulle pagine del manifesto, ha preso un fondamentale impegno in questa direzione.
E' un punto di partenza importante e positivo, ma che abbisogna di ulteriori passi affinché diventi pratica e politica concreta in tutti i territori.
Perché sarà soprattutto dentro gli enti locali che la partita dell'acqua - e paradigmaticamente di tutti i beni comuni - si giocherà nel prossimo futuro.
In molti di questi territori, dove la Sinistra Arcobaleno si troverà a amministrare le città assieme al Partito democratico, un forte ancoraggio agli obiettivi e alle pratiche dei movimenti sarà l'unica possibilità per il nuovo soggetto di evitare il ripetersi della sconfitta dell'esperienza di governo e di reimmergersi dentro la fertilità del conflitto sociale.
Che ci sarà, checché ne pensi Veltroni.
.........................................................
22.3.2008 il manifesto

Beni comuni
In difesa dell'acqua
Fausto Bertinotti


Oggi, 22 marzo, è giornata mondiale del diritto all'acqua. Non è solo una ricorrenza.
Per noi l'acqua come diritto è metafora di un'idea di società, punto alto della critica al neoliberismo, impegno che localmente e globalmente ci prende perché si affermi in Italia e nel mondo.
Bene comune fondamentale, l'acqua è di tutti. E tutti hanno responsabilità per la sua tutela e per l'uso parsimonioso, senza sprechi, senza sporcarla o inquinarla.
L'acqua è elemento costitutivo del vivente.
Da essa dipende la vita o la morte, la salute o la malattia, il cibo o la fame.
Dunque l'accesso all'acqua deve essere garantito, non può essere negato, né comprato e venduto perché non si può comprare e vendere la sopravvivenza. Così dovrebbe essere, ma così non è. Circa un miliardo e mezzo di persone del nostro pianeta è privo di acqua potabile e due miliardi e mezzo, per lo più stipati nelle megalopoli, non ha servizi igienici.
Tutto ciò non perché manchi l'acqua, ma perché ai poveri è negata.
Il dominio sull'acqua sta diventando il fondamento dei conflitti.
Oro blu che sostituisce l'oro nero nella scaturigine delle guerre.
L'acqua come affare, come merce, come privatizzazione.
Privatizzazione e privazione, parole indissolubili, causa ed effetto di un mondo che corrompe la «res publica» fino alle fondamenta. E che mina, con le sue economie capitalistiche, i cicli della riproduzione della biosfera, rompendo equilibri delicatissimi, inducendo sconvolgenti cambiamenti climatici che modificano la distribuzione dell'acqua sul Pianeta.
La lotta per il diritto all'acqua è quindi ineludibile elemento di una politica di alternativa.
E noi ci riconosciamo nelle dichiarazioni d'intenti di Bamako e di Caracas, e partecipiamo attivamente al Contratto Mondiale dell'Acqua.
Per questo l'acqua è punto fondamentale del programma della Sinistra l'Arcobaleno.
Per questo è impegno nostro anche di iniziativa internazionale affinché quest'anno, nel sessantesimo della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, l'Onu inserisca l'acqua come primo bene comune mondiale.
Questo impegno non è elettoralistico, ha una credibilità di lunga lena, costruita negli anni passati, nella partecipazione ai conflitti contro le privatizzazioni, insieme ai cittadini nella miriade di vertenze e comitati che rappresentano una ricchezza e una decisiva risorsa contro chi continua a volere, nel nostro Paese, la privatizzazione della gestione dell'acqua.
La moratoria che abbiamo ottenuto è il risultato di questo continuo impegno, anche dentro il Governo. Molti, troppi, in Italia hanno idee diverse e spingono per la privatizzazione, nelle destre e nel Pd.
La Sinistra l'Arcobaleno no, in modo netto ed inequivocabile.
E lo possiamo dire con la partecipazione ed il sostegno che abbiamo messo direttamente in quella straordinaria raccolta di firme, più di quattrocentomila, a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per l'acqua pubblica.
Anche il riferimento esplicito a quella proposta di legge è entrato nel nostro programma.

Da lì si ricomincia nel prossimo Parlamento, mentre continuerà il nostro impegno nel Paese.

Augurandoci di essere in tanti.
Fausto Bertinotti
..............................................................................
22 marzo 2008 Giornata mondiale dell'Acqua
Il capitale vuole l’acqua
Un patto mondiale per l’acqua ad opera del capitale internazionale?
Riccardo Petrella,
Comitato Internazionale per il Contratto Mondiale dell’Acqua

Il rischio è grande che, in vista del V° Forum Mondiale dell’Acqua (Istanbul, marzo 2009), se non prima, le grandi imprese industriali, commerciali e finanziarie attive nel settore dell’acqua riescano a «fare approvare», con il sostegno dei governi, un Patto mondiale al fine di risolvere la crisi dell’acqua. Da anni, il capitale privato...
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#26 17 Marzo 2011 - 10:30
Ringrazio l'amico Leandro Piantini, noto critico leterario fiorentino per quesa sua e-mail:

-----Messaggio originale-----
Da: "Leandro Piantini" <leandropiantini@virgilio.it>e 
Inviato il: 16 Mar 2011 - 18:23
A: "Carlo Gori Pistoia" <cog@interfree.it>

Caro Carlo ho letto il tuo art. su Fortunato Picchi. Io conoscevo in parte la sua storia, me ne parlò un amico di Prato, Rodolfo Picchi, commercialista, scomparso putroppo una decina d'anni fa. Purtroppo non mi disse molto, capii che la vicenda era stata molto dolorosa per i familiari. Quel mio amico era un cattolico di sinistra, molto di sinistra e incazzato. Io non insistetti per saperne di più per comprensibili motivi. Come va tutto? Conosci la scrittrice pistoiese Gianna Manzini? raffinata, cominciò a operare negli anni trenta, visse a lungo a Roma. Era figlia di un anarchico di origine borghese, credo che sua madre di ottima famiglia non si fosse sposata, glielo impedirono i familiari perchè l'anarchico era malvisto. Da vecchia la Manzini, che era sempre stata tenuta lontana dal padre, ne parlò nel romanzo "Ritratto in piedi". Lui è sepolto nel cimitero di Cutigliano, dove era stato mandato al confino. E' tutta una vicenda che uno storico come te dovrebbe approfondire, ciao, ci vediamo il 23 da Gianna leandro

 A: leandropiantini@virgilio.it  Data: 17 Mar 2011 - 11:15  Oggetto: Re: Caro Leandro,

ti ringrazio per la tua attenzione...La non comune, ma emblematica, figura di Picchi mi ha molto appassionato se non altro per la sua scelta ideale di farsi "resistente ante litteram" e per il suo essersi totalmente messo in gioco: cosa rara per noi italiani, infatti non andò "in soccorso" del vincitore e fece la sua scelta di campo quando i giochi erano ben lungi dell'esser fatti. Persona di raro valore morale come del resto lo fu, sul versante opposto, il fascista "scomodo" Berto Ricci, vero poeta, sul quale ho a suo tempo pubblicato un articolo che ancora devo riportare sul blog (ma lo farò presto). In quanto a Giuseppe Manzini (e ad altri anarchici pistoiesi) ne ho parlato, en passant, all'interno dei miei scritti su  Fedi, in particolare sul Sogno rivoluzionario di Silvano Fedi, apparsi anche sul web oltre che sul mio blog in vari siti (resistenzatoscana, socialismolibertario, ecc.). Non escludo di soffermarmi sulla sua figura, ma quello che fino ad ora mi ha un po' bloccato è un po' il mio pregiudizio sullo stile letterario della Manzini, che  in verità non mi è mai molto piaciuto.
Contento di vederci prossimamente da Gianna ti saluto con stima ed affetto.
Carlo
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#27 14 Agosto 2011 - 11:06
  Citazione di questo articolo in "Distruggete l'Acquedotto Pugliese"

http://www.storiedelsud.altervista.org/tragino/index2.htm

(Nota 5)
 
 Di recente la figura di Picchi è stata dettagliatamente analizzata da alcuni scritti, di cui questa trattazione è debitrice e ai quali si rimanda, raccomandandone la lettura per una esauriente trattazione della vicenda: ALESSANDRO aFFORTUNATI, “Di morire non mi importa gran cosa” Fortunato Picchi e l’Operazione “Colossus”, Comune di Carmignano – Pentalinea, Prato, 2004;cARLO oNOFRIO gORI, Vita e morte di un “traditore”: Fortunato Picchi. Un antifascista pratese per lungo tempo dimenticato, in Patria Indipendente, N. 03/07, Roma, 11 marzo 2007. I testi di Carlo Onofrio Gori sono reperibili anche in formato elettronico su: http://historiablogori.splinder.com/archive/2007-11 http://www.anpi.it/patria_2007/003/33-36_GORI.pdf Inoltre:www.italialiberazione.it INSMLI (Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia). Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana.

Si ringraziano gli autori di questo bell'articolo per aver correttamente voluto citare questo post
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#28 15 Agosto 2011 - 08:56
 Citazione di questo articolo in :

http://www.unicosettimanale.it/index.php?option=com_content&view=article&id=540:oreste-mottola


“DI MORIRE NON MI IMPORTA GRAN COSA” .IL CAPOCAMERIERE ITALIANO DEL SAVOY CHE NEL 1941 SABOTÒ L’ACQUEDOTTO DEL SELE PDF Stampa E-mailScritto da oreste mottola    Domenica 12 Giugno 2011 18:16
orestemottola@gmail.com

S
i ringrazia l'Autore.
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#29 30 Ottobre 2011 - 18:43
ANPI | Biografia: Fortunato Picchi   www.anpi.it/donne-e-uomini/fortunato-picchi/ ... famoso romanziere (che studente universitario era finito in carcere per antifascismo), aveva scritto, come ricorda Carlo Onofrio Gori: "...chiudo con un pensiero ...
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#30 30 Ottobre 2011 - 18:55
QF   www.istitutostoricoresistenza.it/QF.htm Fortunato Picchi: la memoria di un eroe antifascista per lungo tempo dimenticato (diCarlo Onofrio Gori). Anno V 2003. N° 1 gennaio marzo 2003. Premessa (di ...
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