giovedì 19 gennaio 2012

Un garibaldino…pistoiese. Storia del colonnello Istvan Dunyov (giovedì, 18 settembre 2008)


giovedì, 18 settembre 2008

Un garibaldino…pistoiese. Storia del colonnello Istvan Dunyov

  




Un garibaldino…pistoiese. Storia del colonnello Istvan Dunyov





Due lapidi, poste all’altezza del n. 19 della centralissima via Verdi (già via della Pillotta), ci ricordano che la schiera dei circa 250 garibaldini pistoiesi (1) può a buon diritto comprendere anche un noto combattente di origine straniera: il colonnello Stefano Dunyov che dal 1871 si trasferì a Pistoia dove visse per diversi anni fino alla morte.
Desta curiosità il fatto che la lapide laterale all’ingresso, posta il 5 ottobre 2002 a cura dell’ Istituto Storico Fraknói dell’Accademia d'Ungheria in Roma, porti iscrizioni bilingui ungheresi e bulgare, mentre in quella più antica, di colore nero, situata in alto, Dunyov venga invece tout-court definito “figlio della Bulgaria”: il colonnello era dunque bulgaro o ungherese? Domanda legittima visto che gli storici dei due paesi ne hanno a lungo rivendicato l’appartenenza (2).
Ma il mistero è presto svelato: Dunyov nasce, suddito ungherese dell’Impero d’Austria, il 21 luglio 1816 a Vinga, cittadina posta fra Timişoara ed Arad, nel Comitato (provincia) di Temes, in una regione oggi appartenente alla Romania. A Vinga era maggioritaria (oggi raggiunge il 25%) la comunità bulgara, rifugiatasi dal ‘600 per sfuggire all’espansione ottomana, ed in essa, come rivela il cognome, stavano le origini Dunyov, anche se per lingua e cultura lui si dichiarerà sempre: «ungherese fiero della mia nazionalità» (3).
Comunque, al di là dell’ appartenenza, viene spontaneo osservare che il nascere nella “grande Transilvania”, popolata da romeni, ungheresi, serbi, e da minoranze tedesche, slovacche, ebree, ucraine, armene e bulgare, doveva già di per sé predisporre una persona al contatto con genti e culture diverse e non ci può quindi stupire se l’ungherese di origine bulgara Dunyov si batterà poi per l’indipendenza del nostro Paese morendo a Pistoia da cittadino italiano.
Il giovane Istvan (Stephan in bulgaro) frequenta ad Arad un corso di filosofia e poi compie brillantemente i suoi studi di giurisprudenza a Budapest (4). A 32 anni è già uno dei più noti avvocati di Arad: è il 1848 e tutta l’Europa è scossa da sommovimenti in cui si intrecciano motivi politici, economici, sociali e nazionali.
Nell’ Impero Asburgico si ribella la stessa Vienna e subito dopo italiani, cechi ed ungheresi prendono le armi per l’indipendenza. In aprile il leader dei patrioti magiari Lajos Kossuth riesce ad organizzare l'elezione a suffragio universale di un parlamento, ma già in ottobre i comandi austriaci, pur impegnati su vari fronti e ostacolati dalle manifestazioni dei democratici viennesi, sono in grado di muoversi contro Budapest. Tuttavia la rivolta magiara, pur minata delle diatribe fra rivoluzionari ungheresi e fra questi ed i romeni, poté esser stroncata solo grazie al massiccio intervento, sollecitato da Francesco Giuseppe, del potente esercito russo dello zar Nicola I. E proprio combattendo contro i russi a Segesvár, in Transilvania il 31 luglio 1849, morirà a 26 anni il cantore della libertà magiara, il poeta Sandor Petőfi.
Anche Dunyov, nominato tenente il 1 gennaio 1849, poi capitano ed infine maggiore, combatté valorosamente contro austriaci, serbi e russi fino alla battaglia di Temesvár (Timişoara) del 9 agosto 1849 che vide la definitiva sconfitta dell’esercito repubblicano ungherese. Fatto prigioniero, venne poi condannato alla forca come traditore, pena che l'imperatore, il 15 luglio 1852, commutò in dieci anni di detenzione nella famigerata fortezza del sobborgo praghese di Josephstadt. Nel 1857 venne amnistiato e destinato al soggiorno obbligato a Pest dove, mai perso d'occhio dalla polizia austriaca, sopravvisse arrabattandosi fra un modesto impiego e l’attività di scrittore di articoli d'economia.
Nel 1859 la notizia della guerra franco-piemontese contro l'Austria diede nuovo vigore agli emigrati ungheresi e Kossuth, László Teleki e György Klapka, crearono una sorta di governo in esilio che, consenziente Cavour, concluse un accordo con Napoleone III, in base al quale venne costituita una legione magiara in Italia: i volontari avrebbero marciato sull’Ungheria solo nel caso in cui eserciti italiani o francesi fossero arrivati alle frontiere di quel Paese. La vittoria arrise ai franco-sabaudi, tuttavia la repentina fine del conflitto sancita dall’Armistizio di Villafranca non permise l’impiego in Ungheria dei tremila uomini. Anche Dunyov, fuggendo da Pest munito di passaporto piemontese, si diresse in Italia, ma a causa del lungo e avventuroso viaggio non fece in tempo a partecipare al conflitto. Riuscì comunque a rendersi utile aiutando il connazionale conte Bethlen nella pacificazione dei volontari, forzatamente inattivi e pertanto fortemente inquieti, e quindi passò al neocostituito esercito dell' Emilia, che affrancatasi dalle sovranità papalina e ducali, si stava avviando, come la Toscana, al plebiscito di unificazione al regno sabaudo.
Nel 1860 molti legionari ungheresi seguirono Garibaldi nella spedizione dei Mille, ma di loro verranno poi ricordati soprattutto gli ufficiali: Türr, Eber, Tukory, Eberhardt, Teloky, Magyarody, Figgelmesy, Czudafy, Frigyesy, Winkler e lo stesso Dunyov. Occorre infatti mettere in luce che per motivi nazionalistici la storiografia post-risorgimentale, non potendosi esimere dal ricordare i nomi degli ufficiali stranieri stretti collaboratori del Generale, sottovaluterà non poco l’entità numerica ed il ruolo svolto nella campagna meridionale dai contingenti di volontari ungheresi, polacchi, tedeschi, francesi, inglesi, con presenze di russi, americani, algerini, indiani, arabi, ecc. Di ciò si trova oggi conferma nello straordinario reportage del garibaldino russo-ucraino Lev Ili'ič Meč'nikov: l’inedita testimonianza, rintracciata negli archivi russi dallo storico ucraino Nikola Varvartzev e tradotta in italiano dal prof. Renato Risaliti, verrà prossimamente pubblicata a cura del Comitato ministeriale per il Bicentenario (5).
Anche Dunyov, partendo con la spedizione Sacchi insieme all'amico Luigi Winkler, il 23 luglio 1860 raggiunge il Generale: in Sicilia ha il compito di costituire il 20° battaglione della 2ª brigata “Palermo” della 16ª divisione “Cosenz” ed in questo lusinghiero e delicato incarico è così abile che in breve riesce a raccogliere ben 400 uomini.
Col suo battaglione viene, suo malgrado, impegnato nel corso dei dolorosi fatti di Bronte, poi risale la Penisola e giunge a Napoli liberata dove Garibaldi, ammirato dalle sue capacità, all’inizio di settembre lo nomina colonnello comandante il 2° reggimento della 3ª brigata “Eberhardt” nella 17ª divisione “Medici”. Successivamente il Generale volle quel contingente assumesse la denominazione di “Reggimento Dunyov”.
Mentre i borbonici progettavano la riconquista di Napoli ed era imminente la Battaglia del Volturno, Kossuth invitava a Dunyov a rientrare in patria per svolgervi una delicata missione, ma questi da Maddaloni, dove era attestato, pur ringraziando per la fiducia, rispose che non poteva, sfuggendo allo scontro decisivo, venir meno al suo onore di militare: Kossuth riconobbe la validità delle sue ragioni e Dunyov poté così partecipare alla difesa di quel luogo, definito dal Generale «le nostre Termopili» (6).
E proprio a Maddaloni, 1 ottobre, Dunyov, mentre per la terza volta si spingeva al contrattacco di preponderanti forze avversarie, venne gravemente colpito da una fucilata alla gamba sinistra, tuttavia il colonnello continuò ad incitare i suoi soldati sino a che venne trasportato in un mulino in vicinanza di Ponte della Valle, dove ricevette le prime sommarie medicazioni, presto interrotte da un nuovo attacco borbonico. Il brigadiere Carlo Eberhardt fece appena in tempo a sottrarre Dunyov alla cattura da parte del nemico e solo con ritardo il connazionale tenente Leopoldo Ovary poté poi occuparsi del suo ricovero in un ospedale di Napoli dove, per l’avanzato stato di cancrena, fu necessario amputare la gamba. Un noto volontario garibaldino francese che prese parte a quello scontro, lo scrittore e fotografo Maxime Du Camp, così descrisse il suo eroismo: «A Maddaloni la lutte fut terrible...le régiment, qui servait de grand-garde à Ponte della Valle, et que commandait le colonel Dunyov, fut décimé; Dunyov, resté au feu malgré une atroce blessure...tint ferme jusq'au bout, et c'est peut-être à sa fermeté que l'on doit d'avóir pu se maintenir à Maddaloni, d'où à midi les royaux étaient définitivement expulsés» (7).
Il Generale, informato dell’amputazione, gli scrisse: «Caro Colonnello Dunyov, Ad uomini come Voi non bastano elogi. Per parte mia desidero soltanto che a prò della vostra e della mia Patria sia conservata la preziosa Vostra vita al nostro affetto, alla nostra gratitudine. Sempre vostro G. Garibaldi» (8).
Al termine della Campagna, per riconoscimento del suo valore, Dunyov fu ammesso nell’esercito italiano, ma venne al tempo stesso collocato in aspettativa, e suo malgrado, tanto che quando sarà poi invitato a presentare la domanda di pensione, la sua indignazione ed esasperazione non conosceranno limiti; scriverà infatti: «È più che naturale che l'elemento garibaldino vada estirpato, a tutti i costi, dall'esercito» (9).
Nel 1862 anche gli uomini della Legione ungherese vennero impiegati dal governo italiano nella cruenta, lunga e “sporca” guerra contro il “brigantaggio” meridionale, ma disgustati per l’ingrata opera di repressione, rifiutarono poi di obbedire agli ordini e si misero in movimento da Lavello, Melfi e Venosa, dove erano stanziati, per concentrarsi a Nocera: bloccati e disarmati per ordine di La Marmora, furono imbarcati a Salerno il 13 agosto e deportati in Piemonte. Alla notizia del ritorno di Garibaldi in Sicilia per dirigersi su Roma, 150 di quei deportati riuscirono a fuggire con lo scopo di raggiungere il Generale ed anche Dunyov, dall'isola d'Ischia ove si trovava in convalescenza, si mise a disposizione trasferendosi a Napoli e provvedendo in loco alla raccolta di munizioni, ma il doloroso episodio di Aspromonte del 27 agosto pose fine alle speranze di una nuova grande impresa garibaldina.
Dal 1863 il colonnello prese stabile dimora a Genova dove poté ricevere le visite di suo fratello Giuseppe, anch’egli internato ad Asti in seguito alla ribellione di Nocera.
Nel 1867 Dunyov, alla notizia dell'accordo e dell’unione tra Austria ed Ungheria, rinunciò a tornare in patria e si trasferì a Torino, dove risiedeva anche Kossuth, ma non dimenticò mai la sua terra, per la quale si batté ancora con gli scritti e devolvendo generosamente le sue rendite in Transilvania ai patrioti ungheresi del 1848-49.
Lo sostenne in queste scelte il Generale che da Caprera, il 3 gennaio 1869, così gli scrisse: «Mio caro Dunyov, Che l'Ungheria e l'Italia sono sorelle lo prova la gamba perduta eroicamente da Voi sui campi di battaglie italiane, ove … faceste bello il nome magiaro. Alla democrazia ungherese io dirò una parola sola:... Fuori l'Austria! …il resto verrà da sé. V'invio due linee... un saluto affettuoso... e sono vostro per la vita. F.to G. Garibaldi» (10).
Poco dopo la conquista di Roma, per ragioni di salute, Dunyov lasciò Torino e si trasferì a Pistoia, dove ottenne la cittadinanza italiana e visse con la moglie Antonietta Talamini, sposata in quel tempo, e con i suoi sette figli: Minerva, Leonida, Aurora, Olimpia, Vittorio, Giuseppe e Amelia.
Nel 1879 ebbe l’onore di ricevere nella sua casa di via della Pillotta, nella quale abitava dal 1876, la visita di Kossuth, l’uomo che insieme a Garibaldi ammirava di più, e nello stesso edificio, vedovo da ormai più di due anni, moriva il 30 agosto 1889.
Per il suo eccezionale contributo alla nostra indipendenza era stato insignito della Croce dell'Ordine Militare di Savoia, di quella dei Santi Maurizio e Lazzaro e di quella della Corona d'Italia ed il governo italiano provvide dunque, come ci rivelano alcuni incartamenti conservati nella Biblioteca Forteguerriana, a nominare un tutore per i suoi figli, tutti minorenni, nella persona del pistoiese colonnello Canini.

                                                                         Carlo Onofrio Gori



Sintesi e rielaborazione degli articoli:

Carlo O. Gori, Dunyov, un eroe garibaldino a Pistoia. Storia del patriota magiaro che si distinse nell’epica battaglia del Volturno e che si stabilì nella città di Cino, in “Microstoria”, n. 56 (apr.-giu. 2008).
Carlo O. Gori, Il colonnello Stefano Dunyov. Un eroico garibaldino pistoiese, in "Camicia rossa", n 4 (ott.-dic. 2008).



    
D1


Per le note consultare gli articoli sulla riviste suddette.


E' possibile la riproduzione parziale e/o integrale di questo articolo previo consenso dell'autore o comunque citando lo stesso. Carlo Onofrio Gori
0_Carlo_2007-2008cog@interfree.it




Commenti:
 
#1 19 Settembre 2008 - 06:06
Ciao Carlo,

innanzitutto complimenti per questi tuoi ultimi articoli qui pubblicati,
come ti ho già scritto all'indirizzo e-mail, ti chiedo un altro parere in tema di catalogazione dei periodici.
La Biblioteca possiede un solo numero di un periodico che si presenta come "Edizione straordinaria per la marcia della pace Perugia-Assisi, 14 ottobre 2001".
Io pensavo di fare cosi':
-AREA 2: Ed. straordinaria
-AREA 3: Vuota (non ho il 1. numero del periodico, e non ho modo di risalirvi)
-AREA 7, nota di Area 2: Ed. straordinaria per la marcia della pace Perugia Assisi
-DESCRIZIONE BASATA SU: Ed. straordinaria (14 ott. 2001).
Sono incerto se riportare 14 ott. 2001 anche in Area 7...
Tu che ne pensi?
Grazie.
Ti chiamo.
SANDRO 
utente anonimo  (IP: a46bbc586c7901b)
#2 23 Settembre 2008 - 07:54
Egr. professor Gori, frequentare il suo blog è, per chi come me ha passione per la nostra storia toscana, sempre una piacevole sorpesa.
Buon lavoro!
Maria Poli
utente anonimo  (IP: 0da4d3a117cf095)
#3 24 Settembre 2008 - 09:26
Caro Sandro,

l' ipotesi di lavoro che mi rappresenti mi sembra corretta: tieni comunque conto che, trattandosi di materiali abbastanza "sporadici" e senza regole, nell'area delle note metterei quante più specificazioni possibili.
Grazie per i complimenti.
Ci sentiamo presto.
Carlo
La mia homepage: http://historiablogori.splinder.com Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Blocca questo utentegorca49
#4 25 Settembre 2008 - 07:55
Ciao, Carlo
grazie per...l'assistenza tecnica!
In effetti avevo provato a chiamarti ieri sera ed ho provato anche adesso: sentiamoci una di queste sere...
A presto!
SANDRO
utente anonimo  (IP: bb4bcd669dfab02)
#5 25 Settembre 2008 - 16:48
La S.V. è invitata alla presentazione del Dossier di “Microstoria”,
rivista toscana di storia locale :

“Il mondo a metà: storia della mezzadria toscana”

Sabato 27 settembre ore 18,00 – Ridotto del Teatro Dante di Campi Bisenzio

Piazza Dante, 23 Campi Bisenzio Firenze

Presenterà la serata Fabrizio Nucci direttore della rivista Microstoria.

Sono invitati il professor Paolo De Simonis, antropologo docente presso l’Università di Pisa

e il professor Renato Stopani Direttore del Centro Studi Romei di Firenze

Per informazioni contattare la redazione di Microstoria: 0553215178

oppure scrivere a redazione@microstoria.com 
utente anonimo  (IP: 0e2a92757ca1553)
#6 25 Settembre 2008 - 18:23
Carissimo,

Sabato prossimo alle 17,00 a Palazzo Puccini viene presentato l'Inventario dell'Archivio Storico degli Istituti Raggruppati. Sei invitato.

Andrea Ottanelli
utente anonimo  (IP: 0e2a92757ca1553)
#7 27 Settembre 2008 - 06:39
E se Firenze sfidasse Friburgo: che ne pensano i candidati a sindaco?


Invio al blog un articolo in bozza che ho scritto sul futuro di Firenze aspettando suggerimenti e commenti critici.

Grazie
MM
Perchè non valorizzare i centri di eccellenza che operano a Firenze nel campo dell'ingegneria ambientale, della bio-architettura e delle scienze della terra? perchè¨ non attrarre a Firenze i maggiori talenti del mondo
(aziende e ricercatori) che operano nell'ecologia dei sistemi urbani?
20 anni fa Graziano Cioni lanciò la ZTL più grande d'Europa, ma all'epoca non esistevano le capacità tecniche ed organizzative per gestire un'operazione di cosi vaste proporzioni. Da allora la ricerca ha fatto molti passi in avanti con concrete sperimentazioni in Germania, Svezia, Vermont, California, ecc.
Ma - a differenza di Friburgo - dopo aver creato la super ZTL - Firenze ha perso l'ambizione di diventare la capitale europea delle città eco-sostenibili. Più del 50 % della popolazione mondiale vive nelle città (13% nel '900 e 3% nel XIX secolo). Il 55% delle energia mondiale è consumato nei centri urbani dei paesi OCSE. Per le città (se non vogliono diventare i principali killer del "creato") E' imperativo rivoluzionare l'organizzazione urbana. Rivoluzione che, dagli infissi delle finestre, dai soffitti e dagli impianti di riscaldamento della nostra casa si irradia a mille altri aspetti della vita urbana: il recupero delle
acque piovane, la riscoperta della bicicletta, le city car elettriche per i taxi, uso intelligente del web 2. nella pubblica amministrazione, utilizzo sociale dei prodotti alimentari in scadenza nei supermercati,l'applicazione delle più recenti tecniche di risparmio energetico e di auto-smaltimento della raccolta differenziata. L'obiettivo non è solo vincere una fredda sfida tecnologica, ma mettere la tecnica al servizio della salute, della dignità e della sicurezza delle persone. La nuova Firenze eco-sostenibile si misurerà dagli spazi collettivi pensati a misura di bambini e di anziani, delle identità culturali delle comunità immigrate, del superamento delle barriere linguistiche e sociali, per non parlare di quelle architettoniche. In un sistema urbano integrato le nuove tecnologie dell'informazione possono rendere la città molto più sicura e colpire duramente la criminalità. Firenze dovrebbe offrire il suo prezioso spazio urbano (e
perché no? anche il suo effetto vetrina) per la sperimentazione delle più avanzate scoperte scientifiche ed imprenditoriali del mondo. Toyota e Honda con i loro prototipi iper-ecologici si contendono la fornitura dei taxi e dei bus della California, i laboratori scientifici delle università e delle aziende avanzate stanno facendo a gara per vincere la rivoluzione ecologica di seconda generazione. Che ne pensano i numerosi candidati alle primarie per il sindaco? Sono attratti dall'idea di sfidare Friburgo perché Firenze diventi la capitale europea delle città eco-sostenibili? Firenze ne avrebbe il pieno diritto in nome del peculiare umanesimo che nel XVI secolo ne fece una grande capitale da cui si irradiò in tutta Europa il Dna della civiltà moderna nel gusto, nella politica, nelle scienze, arte e economia. Forse in questo secolo "post americano" la fragile identità dell'Europa dovrebbe ispirarsi all'umanesimo
fiorentino e non solo ai richiami al cristianesimo ed all'illuminismo in cui da opposti fronti si pretende di circoscriverla.

Marco Mayer
utente anonimo  (IP: db1fa9b4e22e7c9)
#8 01 Ottobre 2008 - 16:31
Dal momento che viviamo in un mondo in cui "la bugia ha un enorme valore mediatico", approfitto per inviare il volantino dell'Anpi di Pietrasanta-Massa-Carrara che verrà distribuito domani sera, alle 21, davanti al Cinema Politeama di Viareggio dove verrà proiettato in anteprima il film "Miracolo a S.Anna" di Spike Lee.
Il film, se visto acriticamente, farà passare per vera una falsità storica sull'eccidio di S.Anna di Stazzema già denunciata nella famosa sentenza del Tribunale militare di La Spezia.
La falsità storica raccontata da Spike Lee è che a causare la strage fu il tradimento di un partigiano.
Niente di più falso.
Aiutate a diffondere il volantino.

Beatrice Bardelli



Sezioni A.N.P.I. di Pietrasanta, Massa, Carrara

UN FALSO STORICO ED UNA GRAVISSIMA OFFESA ALLA RESISTENZA

Il film di Spike Lee “Miracolo a Sant’Anna” indica come causa della strage del 12 agosto ’44 il tradimento di un partigiano, che guida in paese le SS per consentire la cattura del suo comandante. La libertà di espressione e la creatività artistica sono diritti sacrosanti, ma non possono sconfinare nella menzogna e nel falso storico, per di più dopo la sentenza del Tribunale Militare di La Spezia che ha stabilito che la strage fu un’operazione pianificata a tavolino per colpire la popolazione, senza alcuna responsabilità del movimento partigiano, confermando, così, anche i risultati della ricerca storica.
La fedele ricostruzione del massacro proprio sul luogo dove avvenne, com’è quella effettuata da un regista di indubbia e meritata fama come Spike Lee, finirà per indurre gran parte degli spettatori a ritenere veritiera la vicenda cinematografica, che, invece, è una pura fantasia e una colossale falsità storica.
Sconcertante l’indifferenza con cui il problema è stato affrontato da soggetti, che, a vario titolo, dovrebbero essere sensibili a queste tematiche e che hanno dato prova di un antifascismo di maniera, ipocrita e superficiale, addirittura più interessato al “ritorno di immagine” che alla verità.
Grave è il comportamento del Sindaco di Stazzema Michele Silicani, che ha accolto a “scatola chiusa” il progetto del film, definendolo un’importante occasione per la conoscenza degli eventi e per la promozione turistica e, addirittura, un omaggio al sacrificio dei partigiani.
Disarmante quello dell’Associazione Martiri di Sant’Anna e del Comitato per le Onoranze (a quest’ultimo è affidato, per legge, il compito di valorizzare il patrimonio storico e morale della Lotta di Liberazione) che con il loro “assordante silenzio” hanno avallato l’offesa recata alla Resistenza. Pericolosa la superficialità di enti e Stato che hanno sostenuto, magari anche economicamente, il film, attirati dal miraggio del grande regista.
Lo ripetiamo l’ANPI non ce l’ha con Spike Lee che può dire e fare ciò che vuole, ma ce l’ha con un antifascismo istituzionale e di facciata che è pronto a sacrificare anche la verità sia per vanità, sia per presunti vantaggi che ne verrebbero al territorio, sacrificando la coerenza a vantaggio dell’apparenza e dell’utile.
Fare dei distinguo su un film dedicato a Sant’Anna e denunciare che attraverso esso passa con grande clamore mediatico l’avallo ad una valutazione revisionista della Antifascismo non vuol dire essere vecchi o tanto meno veteri, anzi all’opposto significa avere coscienza e lucidità del grave momento che sta attraversando la nostra società, proprio nel vedere venir meno valori fondamentali che sostanziano la democrazia. Esiste infatti nel nostro paese un clima sociale, politico e culturale che guida le forze al governo del paese, per il quale non si avverte nelle sostanza una distinzione reale e profonda fra i valori del ventennio fascista e quelli democratici

BASTA CON LE ACCUSE FALSE E TENDENZIOSE AI PARTIGIANI E CON LE OFFESE ALLA MEMORIA DEI CADUTI DELLA RESISTENZA!

Viareggio, 01 ottobre 2009 
utente anonimo  (IP: e7f52cc826b61ca)
#9 03 Ottobre 2008 - 16:01
Un'altra Italia. Un'altra Politica.

Le politiche aggressive del Governo di centrodestra, sostenute in primo luogo da Confindustria, disegnano il quadro di un'Italia ripiegata su se stessa e che guarda con paura al futuro, un Paese dove pochi comandano, in cui il lavoro viene continuamente umiliato e mortificato, nel quale l'emergenza è evocata costantemente per giustificare la restaurazione di una società classista razzista e sessista. Che vede nei poveri, nei marginali e nei differenti, i suoi principali nemici.

Che nega, specie nei migranti, il riconoscimento di diritti di cittadinanza con leggi come la Bossi Fini che non solo generano clandestinità e lavoro nero, ma calpestano fondamentali valori di umanità.
Questa è la risposta delle destre alla crisi profonda, di cui quella finanziaria è solo un aspetto, che attraversa il processo di globalizzazione e le teorie liberiste che l’hanno sostenuto.

Una risposta che, naturalmente, ignora il fatto che solo un deciso mutamento del modello economico oggi operante può risolvere problemi drammatici, dei quali il più grave è la crisi ecologica planetaria. Spetta alla sinistra contrapporre un’altra idea di società e un coerente programma in difesa della democrazia e delle condizioni di vita delle persone. E’ una risposta che non può tardare ed è l’unico modo per superare le conseguenze della sconfitta elettorale e politica.

Ci proponiamo perciò di contribuire alla costruzione di un’opposizione che sappia parlare al Paese a partire dai seguenti obiettivi:

1.
riprendere un'azione per la pace e il disarmo di fronte a tutti i rischi di guerra, oggi particolarmente acuti nello scacchiere del Caucaso. La scommessa è ridare prospettiva a un ruolo dell’Europa quale principale protagonista di una politica che metta la parola fine all'unilateralismo dell'amministrazione Bush, al suo programma di scudo spaziale e di estensione delle basi militari nel mondo, all'occupazione in Iraq e Afghanistan (dove la presenza di truppe italiane non ha ormai alcuna giustificazione), ma anche alla sindrome da grande potenza che sta impossessandosi della Russia di Putin;
2.
imporre su larga scala un'azione di difesa di retribuzioni e pensioni falcidiate dal caro vita, il quale causa un malessere che la destra tenta di trasformare in egoismo sociale, guerra tra poveri, in un protezionismo economico del tutto insensibile al permanere di gravi squilibri tra il Nord e il Sud del mondo. Di fronte alla piaga degli “omicidi bianchi” è necessario intensificare i controlli e imporre l’applicazione delle sanzioni alle imprese. Si tratta inoltre di valorizzare tutte le forme di lavoro: lottando contro precariato e lavoro nero, anche attraverso la determinazione di un nuovo quadro legislativo; sostenendo il reddito dei disoccupati e dei giovani inoccupati; ottenendo il riconoscimento di forme di lavoro informale e di economia solidale;
3.
respingere l'attacco alla scuola pubblica, all'Università e alla ricerca, al servizio sanitario nazionale, ai diritti dei lavoratori e alla contrattazione collettiva. E’ una vera e propria demolizione attuata attraverso un'azione di tagli indiscriminati e di licenziamenti, l'introduzione di processi di privatizzazione, e un'offensiva ideologica improntata a un ritorno al passato di chiaro stampo reazionario (maestro unico, ecc.). L'obiettivo della destra al governo è colpire al cuore le istituzioni del welfare che garantiscono l’esercizio dei diritti di cittadinanza. L'affondo è costituito da un'ipotesi di federalismo fiscale deprivato di ogni principio di mutua solidarietà;
4.
rispondere con forza all'attacco contro le politiche volte a contrastare la violenza degli uomini contro le donne, riconoscendo il valore politico della lotta a tutte le forme di dominio patriarcale, dell'autodeterminazione delle donne e della libertà femminile nello spazio pubblico e nelle scelte personali;
5.
sostenere il valore della laicità dello stato e riconoscere diritto di cittadinanza alle richieste dei movimenti per la libera scelta sessuale e per quelle relative al proprio destino biologico;
6.
sostenere le vertenze territoriali (No Tav, No Dal Molin, ecc.) che intendono intervenire democraticamente su temi di grande valore per le comunità, a partire dalle decisioni collettive sui temi ambientali, sulla salute e sui beni comuni, prima fra tutti l’acqua. Quella che si sta affermando con la destra al governo è un’idea di comunità corporativa, egoista, rozza e cattiva, un’idea di società che rischia di trasformare le nostre città e le loro periferie nei luoghi dell’esclusione. Bisogna far crescere una capacità di cambiamento radicale delle politiche riguardanti la gestione dei rifiuti e il sistema energetico. Con al centro la massima efficienza nell’uso delle risorse e l’uso delle fonti rinnovabili. Superando la logica dei megaimpianti distruttivi dei territori, del clima e delle risorse in via di esaurimento. E’ fondamentale sostenere una forte ripresa del movimento antinuclearista che respinga la velleitaria politica del governo in campo energetico.
7.
contrastare tutte le tentazioni autoritarie volte a negare o limitare fondamentali libertà democratiche e civili, a partire dalle scelte del governo dai temi della giustizia, della comunicazione e della libertà di stampa. O in tema di legge elettorale mettendo in questione diritti costituzionali di associazione e di rappresentanza. Si tratta anche di affermare una cultura della legalità contro le tendenze a garantire l’immunità dei forti con leggi ad personam e a criminalizzare i deboli.

Per queste ragioni e con questi obiettivi vogliamo costruire insieme un percorso che dia voce ad un'opposizione efficace, che superi la delusione provocata in tanti dal fallimento del Governo Prodi e dalla contemporanea sconfitta della sinistra, e raccolga risorse e proposte per questo paese in affanno.

L'attuale minoranza parlamentare non è certo in grado di svolgere questo compito, e comunque non da sola, animata com'è da pulsioni consociative sul piano delle riforme istituzionali, e su alcuni aspetti delle politiche economiche e sociali (come tanti imbarazzati silenzi dimostrano, dal caso Alitalia all'attacco a cui è sottoposta la scuola, dalla militarizzazione della gestione dei rifiuti campani alle ordinanze di tante amministrazioni locali lesive degli stessi principi costituzionali). Bisogna invece sapere cogliere il carattere sistematico dell'offensiva condotta dalle destre, sia sul terreno democratico, che su quelli civile e sociale, per potere generare un'opposizione politica e sociale che abbia l’ambizione di sconfiggere il Governo Berlusconi. Quindi, proponiamo una mobilitazione a sinistra, per "fare insieme", al fine di suscitare un fronte largo di opposizione che, pur in presenza di diverse prospettive di movimenti partiti, associazioni, comitati e singoli, sappia contribuire a contrastare in modo efficace le politiche di questo governo.
Al tal fine proponiamo la convocazione per il 11 ottobre di un'iniziativa di massa, pubblica e unitaria, rivolgendoci a tutte le forze politiche, sociali e culturali della sinistra e chiedendo a ognuna di esse di concorrere a un’iniziativa che non sia di una parte sola.

Il nostro intento è contribuire all’avvio di una nuova stagione politica segnata da mobilitazioni, anche territorialmente articolate, sulle singole questioni e sui temi specifici sollevati.



Prime Adesioni:

Anna Picciolini, Bianca Pomeranzi, Maurizio Acerbo, Andrea Agostini, Mario Agostinelli, Vittorio Agnoletto, Andrea Alzetta, Fabio Amato, Bianca Dacomo Annoni, Ciro Argentino, Giorgio Arlorio, Giuseppe Albanese, Stefano G. Azzarà, Andrea Bagni, Rossana Ballino, Paola Baraffi, Imma Barbarossa, Gianni Belloni, Alessandro Biasoli, Bianca Mara, Carlo Baldini, Maria Luisa Boccia, Gabriele Bollini, Elio Bonfanti , Carlo Borriello, Mara Bianca, Benedetta Buccellato, Alberto Burgio, Sergio Bellucci, Gabriele Bollini, Nerina Benuzzi, Maddalena Berrino, Fausto Bertinotti, Stefano Bianchi, Marina Bosco, Giacinto Botti, Augustin Breda, Antonio Bruno, Gloria Buffo, Oriella Busetto, Bianca Bracci Torsi, Paolo Cacciari, Daniele Calli, Maria Campese, Giovanna Capelli, Mauro Cannoni, Antonio Castronovi, Francesca Cavarocchi, Maria Grazia Campus, Sergio Caserta, Wilma Casavecchia, Cesare Chiazza, Elena Canali, Giuseppe Chiarante, Luciana Castellina, Guido Cappelloni, Bruno Ceccarelli, Stefano Ciccone, Aurelio Crippa, Mario Cena, Luigi Cerini, Gianpiero Ciambotti, Paolo Ciofi, Anna Cotone, Eros Cruccolini, Claudio Cugusi, Rosa Maria Cutrufelli, Sandro Curzi, Flavio Cogo, Luisella De Filippi, Elettra Deiana, Nunzio D'Erme, Dante De Angelis, Loredana De Checchi, Paolo De Nardis, Piero Di Siena, Antonella Del Conte, Walter De Cesaris, Elena Del Grosso, Jose Luis Del Roio, Gemma De Rosa, Valeria Di Blasio, Pippo Di Marca, Mauro Di Marco, Dalma Domeneghini, Ferruccio Danini, Eugenio Donise, Erminia Emprin, Roberta Fantozzi, Pietro Folena, Riccardo Ferraro, Ciccio Ferrara, Eleonora Forenza, Loredana Fraleone, Mercedes Frias, Francesco Francescaglia, Davide Franceschini, Francesca Foti, Matteo Gaddi, Stefano Galieni, Don Andrea Gallo, Clara Gallini, Rocco Giacomino, Matteo Gerardo, Alfonso Gianni, Dino Greco, Fosco Giannini, Paul Ginsborg, Franco Giordano, Sergio Giovagnoli, Claudio Grassi, Cristina Grandi, Heidi Giuliani, Chiara Giunti, Alfiero Grandi, Giuseppe Gonnella, Celeste Grossi, Rita Guglielmetti, Paolo Halacia, Margherita Hack, Giuseppe Joannas, Igor Kocijancic, Pietro Ingrao, Donata Ingrilli, Beniamino Lami , Antonio Lareno, Rita Lavaggi, Gigi Livio, Salvatore Lihygm, Mirko Lombardi,...
utente anonimo  (IP: fed18154efb8d3c)
#10 05 Ottobre 2008 - 17:57
Come sai seguo sempre i tuoi articoli sia sulla stampa che qui, ma ti ho scritto riguardo al commento su S. Anna. Insomma, gli estensori del volantino ed i firmatari hanno almeno visto prima di sscrivere e firmare, il film? Visto i tempi di diffusione del volantino, ho i miei dubbi.
Te che ne pensi?
Mauro
utente anonimo  (IP: e903d6dee878b8f)
#11 06 Ottobre 2008 - 16:48
Ivano Paci
Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia
Gian Piero Ballotti
Presidente dell’ Associazione Amici di Groppoli
sono lieti di invitarLa alla presentazione del volume
Guida letteraria della Montagna Pistoiese
di Giovanni Capecchi
edizione Gli Ori
lunedì 13 ottobre 2008, ore 17,00
Saloncino De’ Rossi
Via De’ Rossi 26, Pistoia
INTERVERRANNO
Marino Biondi
Roberto Fedi
Giancarlo Savino
sarà presente l’autore
utente anonimo  (IP: 4313d4a6140d6f1)
#12 06 Ottobre 2008 - 17:29
Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea
nelle province di Biella e Vercelli "Cino Moscatelli"
Aderente all'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia "Ferruccio Parri"
13019 Varallo - via D'Adda, 6 - tel. 0163-52005 - fax 0163-562289
direzione@storia900bivc.it
www.storia900bivc.it


L'Istituto organizza il corso di aggiornamento La prima guerra mondiale: l’inutile strage. Come il cinema ha analizzato la grande guerra, che si svolgerà a Varallo, nella sede dell'Istituto, secondo il seguente calendario:
24 ottobre 2008, ore 17: La visione estetica del pacifismo attraverso la brutale iniziazione alla guerra
31 ottobre 2008, ore 17: L’antimilitarismo e la follia della guerra
7 novembre 2008, ore 17: La quotidianità della guerra
14 novembre 2008, ore 17: La verità e i traumi della guerra
Relatore: Orazio Paggi, critico cinematografico
Il corso è realizzato da soggetto qualificato per l’aggiornamento in base al dm 177/2000 ed è aperto a tutti gli interessati.
Ai frequentanti sarà rilasciato un attestato.
Per motivi di carattere organizzativo l’adesione dovrà pervenire entro il 22 ottobre 2008, anche a mezzo e-mail o telefono, alla segreteria dell’Istituto (istituto@storia900bivc.it; 0163-52005), che è inoltre disponibile per eventuali ulteriori informazioni.
utente anonimo  (IP: 4313d4a6140d6f1)
#13 07 Ottobre 2008 - 09:41
Caro Mauro ("Maurì"), ti ringrazio innanzitutto per l'attenzione. Sono pienamente d'accordo con te, i libri ed i film prima di stroncarli andrebbero letti e visti, ma c'è tuttavia da considerare che, tenendo conto di questo tempo ingrato contraddistinto anche e spesso da acritico ed insensato revisionismo antiresistenziale (vd. anche "giampaolopansismo", "larussismo", etc. etc.), forse a Viareggio hanno pensato bene di "mettere le mani avanti".
In quanto alle firme, caro Maurì, hai letto in fretta e .... ti sei sbagliato: le firme erano sul commento successivo. Sul volantino di Viareggio non c'erano.
Stammi bene.
Carlo
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#14 11 Ottobre 2008 - 05:48
Il capogruppo di Rifondazione Comunista, Roberto Fabio Cappellini, ha interrogato in Consiglio Provinciale il Vice Presidente della Provincia, Giovanni Romiti, sulle criticità ambientali dell'ex Campo di Volo di Pistoia.

"Nello scorso luglio _ ha ricordato Cappellini _ Legambiente e WWF sezioni di Pistoia hanno diffuso una nota ai mass media denunciando alcune criticità ambientali in quest'area. Si tratta di dati-Arpat davvero preoccupanti, che rilevano elementi quali piombo, diossine, furani, ecc. ecc., presenti nella zona e probabilmente derivanti da una vecchia discarica di auto. Preoccupanti perché tutti sappiamo che nell'ex Campo di Volo c'è una notevole quantità di falde acquifere. Mi risulta che, sempre a luglio, tali associazioni abbiano inviato una lettera a vari enti: Arpat, Asl 3 e Comune di Pistoia, ma non alla Provincia e questo non so se per dimenticanza o intenzionalmente. Nella lettera, oltre ai dati citati, si ventilava l'ipotesi di una discarica di amianto posta sotto il nuovo stabilimento della Breda (pare che, al momento, ci siano delle indagini in corso per accertare la verità) e si chiedevano sollecite verifiche. Vorrei sapere, allora, se la Giunta è a conoscenza di questa situazione e se ritiene che questa corrisponda a verità e, in caso positivo, che cosa intende fare viste anche le sue competenze ambientali".
utente anonimo  (IP: 01a46e183f79afb)
#15 11 Ottobre 2008 - 13:57
Dott. Gori,
come già anticipato telefonicamente, torno ad esprimerLe qui tutta la mia profonda stima e gratitudine per quanto Lei ha fatto, con degli articoli bellissimi, per onorare la memoria del grande Pippo con la speranza di poterla avere presto come mio graditissimo ospite a Lucca.

Dott. Mario Giannini 
utente anonimo  (IP: ba34555c8bb477d)
#16 15 Ottobre 2008 - 07:39
Caro professore, come sa seguo il suo blog sempre con interesse, attenzione e simpatia, tuttavia, pur essendo appassionatissima di storia dovrei farle un appunto: non trova che in questi ultimi blog ci abbia dedicato un po' troppo tempo trascurando importanti fatti di cronaca e politica che sarebbe giusto commentare secondo gli scopi del suo blog? Insomma, solo per fare un esempio, che ne pensa,stando alle cronache degli ultimi giorni, della prossima annunciata fine del capitalismo finanziario ultraliberista e del ruolo guida degli stati uniti? Non sarà mica che occupandosi troppo del passato si voglia, mi permetta, rifugiare in un mondo tutto suo che rifiuta un presente che non accetta? MI scusi se mi permetto di dirle questo, ma come ho detto prima la fedele attenzione con la quale l'ho seguita dall'apertura del suo blog, mi sembra che mi possa consentire di farle anche qualche appunto.
Con simpatia.
MariaBetti 
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#17 16 Ottobre 2008 - 09:18
Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea
nelle province di Biella e Vercelli "Cino Moscatelli"
Aderente all'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia "Ferruccio Parri"
13019 Varallo - via D'Adda, 6 - tel. 0163-52005 - fax 0163-562289
istituto@storia900bivc.it
www.storia900bivc.it


Mi è gradito segnalare una mostra dell'Archivio fotografico Luciano Giachetti - Fotocronisti Baita.
Cordialmente.
Il direttore
Piero Ambrosio



A Vercelli, dal 26 ottobre al 4 novembre, sarà esposta, nel Foyer del Salone Dugentesco in via G. Ferraris, la mostra Fotocronache del 1968, a cura di Laura Manione, realizzata dall’Archivio fotografico Luciano Giachetti - Fotocronisti Baita di Vercelli con la compartecipazione della Città di Vercelli.
L'inaugurazione si terrà domenica 26 ottobre alle ore 17 e la mostra sarà aperta con i seguenti orari: feriali ore 17-19, al mattino aperto per le scuole su prenotazione; sabato e festivi ore 10-12 e 17-19.

Fotocronache del Sessantotto è una mostra costruita intorno ai fatti e agli ambienti che caratterizzarono un anno cruciale della nostra storia.
Per questo evento, le immagini sono state selezionate sia per loro data di produzione, sia in virtù di contenuti che possano rimandare al fenomeno o agli ambienti della contestazione. A ricerca completata, si sono costituite sezioni in grado di descrivere eventi o di indicare altre letture del Sessantotto vercellese, meno evidenti ma ugualmente accattivanti e certo suggerite dall’interpretazione contemporanea del momento storico e delle sue ripercussioni. Si tratta di quattro capitoli, dedicati rispettivamente agli aspetti socio-politici, al mondo della scuola, al lavoro e alla drammatica alluvione che colpì la città.
Fra le immagini che saranno esposte si segnalano: la sequenza dedicata alla visita del presidente Aldo Moro (di cui ricorre il trentesimo anniversario della morte); il passaggio in città di note cariche dello Stato, quali il vicepresidente del Consiglio Pietro Nenni o il ministro per il Mezzogiorno Giulio Pastore; le più significative manifestazioni indette da lavoratori e pacifisti; immagini inedite di lavoro.
Ampio spazio sarà inoltre riservato all’alluvione e all’impegno delle istituzioni laiche e religiose a favore della popolazione colpita dal disastro. Per raccontare con le immagini quei giorni concitati, i “baitini” tornarono alla pellicola 35 millimetri, dopo anni di esclusivo utilizzo di strumenti a medio e grande formato: una scelta tecnica che, in presenza di un avvenimento eccezionale, risvegliò un temperamento reportagistico assopito sul finire degli anni cinquanta.
E' disponibile il catalogo.
utente anonimo  (IP: 2126d811b713d0e)
#18 16 Ottobre 2008 - 16:31
Torno a ringraziare per la loro attenzione e cortesia tutti quanti mi hanno scritto in questi ultimi tempi, innanzitutto gli "enti" vari, ma in particolare, anche perché non l'avevo fatto prima, la signora Mara Poli, Maria Betti ed il dott. Mario Giannini.
Rispondo indirettamente alle intelligenti sollecitazioni venutemi dal commento di Maria rispondendo qui, come ho già fatto anche per lettera al dott. Giannini:

Dott. Giannini,

....non ho parole per ringraziarLa della stima e gratitudine che mi ha voluto, forse troppo benevolmente, significare!
Io, francamente, sebbene mi sia a suo tempo (quando certe cose contavano ancora qualcosa!) , laureato con una tesi in storia e poi l’abbia anche per qualche tempo insegnata, non mi considero uno storico: sono stato soprattutto, un buon (penso) bibliotecario, un discreto archivista, e un (credo) onesto divulgatore.
Il “farestoria” e l’“insegnare” storia, ha una finalità cognitiva che segnala ed analizza ciò che permane e ciò che cambia nel percorso umano, ma contempo, e soprattutto, ha a mio avviso un compito etico e civile: dare, soprattutto ai più giovani, una lente d’ingrandimento capace di mostrare fatti e personaggi del passato, che nel bene e nel male, possano esserci di insegnamento o di monito. Insomma una bussola, possibilmente ben funzionante, che possa indicarci la giusta direzione e dare un senso alla nostra vita d’oggi.
Manrico Ducceschi non era “uomo di tutti i giorni”. La storia ci insegna che spesso (e purtroppo mai come oggi ciò è sotto gli occhi di tutti), la quotidianità esalta personaggi squallidi, abili soprattutto ad accumulare potere e prebende per sé stessi e le proprie famiglie, ed invece mortifica le potenzialità di giovani capaci, onesti ed intelligenti, sensibili al bene comune, che hanno la possibilità di emergere solo ogni tanto, quando le situazioni drammatiche lo richiedono.
Ed ecco allora che, proprio quando i più si defilano, queste nobili figure, trovano la forza di uscire dall’anonimato, con dedizione e sacrificio prendono in mano la situazione, e con pochi altri danno l’esempio a tutto il Paese, per il suo riscatto e la sua salvezza.
Penso che è soprattutto per questo che, fra i tanti fatti e personaggi di cui mi sono nel tempo occupato, ho scritto con passione, ed ho poi avuto il privilegio di esser stato chiamato a parlare, della meravigliosa figura del Comandante “Pippo”.
Il sentirmi dire di averlo fatto bene mi onora al massimo grado.
Torno quindi a ringraziarLa e stia certo che appena capiterà l’occasione sarò onorato di essere Suo ospite nella bella vicina città di Lucca.

Cordiali saluti.

Carlo Onofrio Gori


Pistoia, 14.10.2008 
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#19 09 Novembre 2008 - 23:28
Probabilmente faceva parte del famigerato battaglione ungherese. Che tristezza sapere che certa gente viene pure commemorata per le sue nefandezze.
La mia homepage: http://rifondazioneborbonica.splinder.com Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Blocca questo utenteBorbonico
#20 19 Marzo 2011 - 21:50
Ricevo e volentieri pubblico questa e-mail:

 Da: "Battagli Ignazzi" <battaglinignazzi@alice.it>   [Aggiungi alla rubrica]  A:<cog@interfree.it>  Data: 19 Mar 2011 - 15:31  Oggetto: Stefano Dunyov Egr. prof. Carlo Onofrio Gori,
ho letto con grandissimo interesse il suo articolo su Stefano Dunyov, perché la figlia Olimpia è stata la mia Maestra alla Scuola elementare di Marostica. Lei ci mostrava con orgoglio il ritratto del padre (che si vede in internet) e ci leggeva le lettere che Garibaldi gli scrisse, citate nell’articolo. Olimpia è morta a Vicenza quasi centenaria, e mi chiedevo che fine avessero fatto quei preziosi documenti. Evidentemente sono andati in buone mani. Grazie e cordiali saluti. Cecilia Battaglin Ignazzi
  

A: battaglinignazzi@alice.it  Data: 19 Mar 2011 - 22:46  Oggetto: Re: Stefano DunyovGent.ma Sig.ra Cecilia Battaglin Ignazzi,

La ringrazio sentitamente per questa Sua e-mail! I documenti orginali sono ben conservati alla Biblioteca comunale Forteguerriana di Pistoia, io ho delle fotocopie (tra l'altro anche quella dello stato di famiglia).
Mi fa piacere che abbia avuto un contatto con un familiare di questo protagonista del nostro Risorgimento 
Era doveroso per me che la vicenda del Colonnello fosse di nuovo ricordata, conosciuta e divulgata.
Di nuovo La ringrazio e Le porgo i miei più cordiali saluti.
Carlo O. Gori
La mia homepage: http://historiablogori.splinder.com Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Blocca questo utentegorca49
 Da: Çîðíèöà Éîí÷åâà <aurora.dicugno@gmail.com>   [Aggiungi alla rubrica]
 A: cog@interfree.it
 Data: 19 Feb 2009 - 18:29
 Oggetto: Re: da Carlo O. Gori (Pistoia, Italy)
Grazie  tante sig. Gori,
sono stata nella bibblioteca e ho visto i manoscritti. La figlia " scatenata" del collonello è proprio Aurora, spero di incontrarla perchè non sono sicura di entrare bene nel contesto dell'epoca e avrei bisogno del suo aiuto.
La terro informato su eventuali pubblicazioni,ma per adesso larticolo sul La Nazione non è ancora uscito.
PS non riesco a legere il mese di nascita della figlia Aurora dallo stato di famiglia.
Saluti Aurora
  Da: Çîðíèöà Éîí÷åâà <aurora.dicugno@gmail.com>   [Aggiungi alla rubrica]
 2009/2/18 <cog@interfree.it>
 Gentilissima Signora Aurora,
  La ringrazio stentitamente per le belle parole che nella telefonata di ieri mi ha voluto cortesemente esprimere. Come promesso Le invio questa e-mail, unitamente ad allegato di alcuni documenti originali sulla famiglia di Dunyov in Pistoia. Ho visto con interesse immagini del Suo libro
    La rosa d'oro e le altre fiabe
    Soprattutto relativamente alla mia parte nelle ricerche sul colonnello, la pregherei di informarmi e tenermi al corrente su inziative di stampa avvenute o in fieri, sia nel Suo Paese che qui in Italia. Sprero sentirLa e vederLa presto.
    Carlo O. Gori
Da: cog@interfree.it   [Aggiungi alla rubrica]
 A: aurora.dicugno@gmail.com, cog@interfree.it
 Data: 18 Feb 2009 - 06:21
 Oggetto: da Carlo O. Gori (Pistoia, Italy)
 Allegati:   7.Dunyov__Stato_di_famiglia.JPG   vinga_primaria_small.jpg   images_vinga.jpg   03-07.pdf  
Gentilissima Signora Aurora,
 La ringrazio stentitamente per le belle parole che nella telefonata di ieri mi ha voluto cortesemente esprimere. Come promesso Le invio questa e-mail, unitamente ad allegato di alcuni documenti originali sulla famiglia di Dunyov in Pistoia. Ho visto con interesse immagini del Suo libro
La rosa d'oro e le altre fiabe
Soprattutto relativamente alla mia parte nelle ricerche sul colonnello, la pregherei di informarmi e tenermi al corrente su inziative di stampa avvenute o in fieri, sia nel Suo Paese che qui in Italia. Sprero sentirLa e vederLa presto.
Carlo O. Gori

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