giovedì 19 gennaio 2012

Storia. Recensioni: un libro molto interessante che pone vari interrogativi su alcuni luoghi comuni del Risorgimento italiano (lunedì, 16 marzo 2009)


lunedì, 16 marzo 2009

Storia. Recensioni: un libro molto interessante che pone vari interrogativi su alcuni luoghi comuni del Risorgimento italiano

  


Un libro molto interessante che pone vari interrogativi su alcuni luoghi comuni del Risorgimento italiano


Dopo una edizione a tiratura limitata promossa dal curatore-traduttore Prof. Renato Risaliti, noto slavista, il libro dell’intellettuale russo-ucraino Lev Ili'ič Meč'nikov Memorie di un garibaldino. La spedizione dei Mille,sul quale già scrivemmo nel n. 1 (2007) di "Camicia rossa", è finalmente uscito per le edizioni del CIRVI e col patrocinio del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Bicentenario della nascita di Garibaldi.
Il libro di Meč'nikov “una delle maggiori personalità russe  della seconda metà del secolo XIX –afferma il prefatore Lauro Rossi, Segretario del Comitato Nazionale – aggiunge un tassello importante alle pubblicazioni che hanno caratterizzato il bicentenario”.
Questo scritto, corredato con 27 disegni a matita, sette a penna e undici acquarelli, tutti di mano dell’autore, scoperto da Risaliti e dallo studioso ucraino Mykola Varvarcev ,  apparve a puntate nel 1861 in forma di reportage nei numeri di settembre, ottobre e novembre della rivista “Russkij Vestnik”, la cui collezione è rimasta fino a pochi anni fa chiusa nell’ immenso archivio della Federazione russa a Mosca, in quanto Katkov, il direttore della rivista, era a suo tempo diventato un sostenitore dell'autocrazia zarista. 
Lev Ili'ič Meč'nikov era nato a Pietroburgo nel 1838 da una famiglia aristocratica russa (il fratello Ilia Ili'ič fu premio Nobel 1908 per la medicina) con vasti possedimenti a Charkov in Ucraina. Nel 1859, subito dopo aver conseguita una brillante laurea in matematica, il giovane russo, grande amante della pittura italiana, si reca a Venezia e si immerge nell'arte e nel modo di sentire degli italiani dell'epoca condividendone le loro aspirazioni alla indipendenza ed all'unità. Per questo nel 1860 alla notizia dello sbarco dei garibaldini in Sicilia si sposta a Firenze, dove a Castel Pulci Giovanni Nicotera stava per conto del Generale arruolando un battaglione di camicie rosse che solo dopo notevoli sforzi riuscì a salpare da Livorno per raggiungere Garibaldi.
Lev, che sarebbe stato poi ferito alla Battaglia del Volturno e promosso ufficiale sul campo, in ogni momento della sua avventura tenne questo fedele diario consegnandoci un reportage di prima mano, palpitante e circostanziato, ricco di episodi e di particolari inediti, “grazie al quale – a giudizio del Prof. Risaliti – si possono oggi correggere inesattezze storiografiche, ripensare o ridimensionare certi giudizi accreditati e luoghi comuni circa l’Impresa dei Mille e perfino rivedere alcune consolidate teorie sul Risorgimento”.
Infatti Meč'nikov insiste molto sull’appoggio delle campagne all’impresa di Garibaldi, “in tal senso – afferma Risaliti – emergono oggi ulteriori dubbi sulla nota teoria gramsciana della mancata partecipazione contadina al moto di unificazione nazionale”. Una partecipazione dovuta anche all’appoggio a Garibaldi del basso clero, soprattutto siciliano, che sobillò i fedeli, contadini e popolani, contro i borbonici. I noti Padre Gavazzi e Fra' Pantaleo, insieme a Padre Cucurullo, della parrocchia palermitana di S. Giovanni, di cui Meč'nikov ci consegna un ritratto avvincente, sono tre dei tanti rappresentanti di questo basso clero che spesso avanza istanze sociali di tipo rivoluzionario. “In ogni caso – nota Risaliti – i più stretti collaboratori del Generale non ebbero la sensibilità, né furono all’altezza dell’Eroe, nel capire (o voler capire) i desideri delle masse popolari e soprattutto dei contadini meridionali”.
C’è poi da notare che nel reportage il ruolo di Nino Bixio appare molto meno importante e decisivo di quello dei generali Milbitz, Sirtori o Cosenz: sostanzialmente quello di un generale ambizioso e di modeste capacità militari che quand'era in preda all'ira, poteva perfino spingersi a uccidere i suoi soldati.
Lo scritto di Meč'nikov si diffonde poi su un aspetto che successivamente, in chiave nazionalistica, sarà non poco sottovalutato dalla storiografia risorgimentale post-unitaria, ma anche dalla stessa memorialistica garibaldina, e cioè sul ruolo importantissimo svolto dai volontari stranieri che costituirono varie, numericamente consistenti e combattive legioni: da quella ungherese, a quella polacca, tedesca, francese, ecc. e fra essi, oltre ad alcuni russi, c’erano perfino degli arabi e un nero.
Un personaggio che emerge a tinte forti dalla descrizione del russo è quello della “terribile camorrista” napoletana Marianna Desclopis, dal “potere assoluto di un pascià turco”, più nota col cognome De Crescenzo (ebbe due matrimoni) e famosa col soprannome di Sangiovannara, che Meč'nikov descrive come una donna dall'aspetto selvaggio “un leone o una tigre stretti in gabbia” “dagli occhi che brillavano rabbiosamente”. La donna, innamoratasi del Generale pur senza mai averlo mai visto, fece proprio il motto “Libertà-patria-democrazia”, convinse i suoi concittadini ad abbandonare i Borboni e non risparmiò né denari né sforzi per.aiutarlo nell’ Impresa.
Altro episodio cruciale del reportage è la Battaglia del Volturno. Meč'nikov  ne fa un racconto epico, con sangue, morti, feriti, atti d'eroismo, fucilate, bombardamenti e incendi, colpi di scena, imboscate, saccheggi e crudeltà. Annota ad esempio che a Caserta i garibaldini, “sei volte inferiori per numero” rispetto al nemico, vinsero non solo per il carisma di Garibaldi e il valore dei suoi ufficiali, ma anche per il triste spettacolo dalle orribili torture praticate dalla soldataglia borbonica sui prigionieri che esacerbò l'animo delle camicie rosse spronandole alla vittoria.
Altro particolare interessante riguarda l'incontro del Generale col re, che realtà non avvenne a Te­ano, ma a Santo Tamaro, ed il vero scambio di battute fu il seguente: “Salute al re d'Italia”, “Salute al migliore dei miei amici”. Va da sé che non poco tempo dopo, sull’Aspromonte, il Savoia mandò i suoi soldati contro “il migliore dei [suoi] amici” che fu gravemente ferito.
Infine alcune riflessioni sul dopo-spedizione. Nota Meč'nikov che all'arrivo delle truppe piemontesi tutti i possidenti terrieri del Napoletano tirarono un sospiro di sollievo perché temevano che Garibaldi facesse una vera rivoluzione espropriandoli dei loro beni per distribuirli al popolo e ai contadini. Ed infatti i primi atti del Savoia furono: l'annullamento dei principali decreti emessi dal Dittatore; la trasformazione dell'esercito garibaldino in esercito meridionale che avrebbe dovuto confluire in quello sabaudo (ma i garibaldini dovettero subire una severa e umiliante prova d'ammissione); il disarmo dei Mille che ad esempio originò alcuni scontri fra piemontesi e calabresi che si erano rifiutati di cedere le armi. Forse anche da questo trasse poi linfa il banditismo meridionale.

          
Recensione di C.O. Gori al libro: Lev Ili'ič Meč'nikov, Memorie di un garibaldino. La spedizione dei Mille, traduzione e cura di Renato Risaliti, presentazione di Lauro Rossi, postfazioni di Mykola Varvarcev e Renato Risaliti, Torino, CIRVI, 2008, pp. 330, Euro 29, comparsa su "Camicia rossa", a. 28, n. 4 (ott.-dic. 2008).
L'articolo può essere riprodotto in tutto o in parte citandone chiaramente gli autori.
                                                                                                                                     
                                                                                Carlo Onofrio Gori

Carlo O. Gori & Renato Risaliti
 




























Карло Онофрио Гори 
и   Ренато Рисалити 


Commenti:
 

#1 16 Marzo 2009 - 11:50
Sicuramente un bel libro per chi ama la storia e un bella recensione, la tua. L'ho visto qui in biblioteca anche se è catalogato sotto il nome di "Metchnikoff , Léon, 1838-1888".
Hai visto anche che proprio Mauricio Funes del FMLN ha vinto le elezioni in Salvador? Ci scriverai qualcosa sopra?
Ciao
Luigi
utente anonimo  (IP: f46ca47c926abeb)

#2 17 Marzo 2009 - 09:14
Ci sono RAGIONI più importanti delle convenienze e delle ambizioni personali o di un partito.
Un cambiamento etico e programmatico è possibile e necessario anche nella Provincia di Pistoia.
Per costruire un'alternativa di centro sinistra seria e credibile per la Provincia di Pistoia,
PARTECIPA GIOVEDÌ 19 MARZO - ORE 21 all’ASSEMBLEA PUBBLICA
nel salone del CIRCOLO GARIBALDI a Pistoia.
Associazione per La Sinistra e Federazione dei Verdi della provincia di Pistoia.

"Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l'avarizia"(da Lettera a una professoressa)

Giuliano
utente anonimo  (IP: e7f52cc826b61ca)

#3 17 Marzo 2009 - 15:50
Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea
nelle province di Biella e Vercelli "Cino Moscatelli"
Aderente all'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia "Ferruccio Parri"
13019 Varallo - via D'Adda, 6 - tel. 0163-52005 - fax 0163-562289
istituto@storia900bivc.it
www.storia900bivc.it

16 marzo 2009
# Nuovi saggi di storia dal numero di dicembre 2008 de "l'impegno"
# Nuovi saggi di storia locale dal numero di dicembre 2008 de "l'impegno"
utente anonimo  (IP: e7f52cc826b61ca)

#4 17 Marzo 2009 - 17:59
Roma, 14 marzo 2009

A nome del dirigente scolastico e di tutto il personale docente e non docente del Liceo Scientifico Statale ''Manfredi Azzarita'' di Roma, via Tommaso Salvini 20 (quartiere Parioli), ho il piacere di invitarti alle ore 10,00 di martedi' 24 marzo 2009 alla manifestazione culturale e commemorativa intitolata ''La memoria delle Fosse ardeatine nella figura di Manfredi Azzarita'', che si terra' presso la nostra Aula Magna, come di seguito illustrato.
Stefano Covello
Docente di Filosofia e Storia
Liceo Scientifico Statale ''Manfredi Azzarita''

Programma

1) Indirizzi di saluto:
Livia Brienza
Dirigente scolastico del Liceo Scientifico Statale ‘’Manfredi Azzarita’’
Paola Rita Stella
Assessore alle Politiche della Scuola della Provincia di Roma
Enrico Modigliani
Progetto Memoria Consigliere della Fondazione ''Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea''

2) ''La resistenza militare''
Andrea Argenio
Universita' di Roma Tre – Scuola Superiore di Studi di Storia Contemporanea dell'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia

3) ''Manfredi Azzarita e la Resistenza romana''
Giuseppe Mogavero
Storico, segretario del Museo della Resistenza di via Tasso di Roma

4) ''7 ottobre 1943. La deportazione dei carabinieri nei lager nazisti''
Anna Maria Casavola
Storica - Federazione Nazionale Insegnanti Scuola Media di Roma e del Lazio Lazio

Introduce e coordina
Rita Gravina
Federazione Nazionale Insegnanti Scuola Media di Roma e del Lazio Lazio


Nel corso della mattinata sarà deposta una corona dll'alloro sulla targa dedicata a Manfredi Azzarita nell'atrio principale del Liceo, a ricordo della sua morte nell'eccidio delle Fosse ardeatine. Verrà quindi inaugurato il Parco della Memoria del Liceo Scientifico Statale ''Manfredi Azzarita'' dedicato a quanti offrirono la vita per la liberta'. Saranno messi a dimora alberi in ricordo del Capitano Manfredi Azzarita, del Colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo e del Carabiniere Alberto La Rocca

Il Parco della memoria del Liceo Scientifico Statale ''Manfredi Azzarita'' si affianca, ed idealmente continua, quello inaugurato lo scorso anno nel giardino dell'Istituto di Istruzione Superiore ''Leonardo da Vinci'' di Fiumicino, nell'intento di ricordare tutti gli uomini e le donne che hanno partecipato, a volte con il dono della vita, alla battaglia per la liberta'.

Organizzazione scientifica del progetto: Rita Gravina, Lucia Raffone

ANED-TORINO@googlegroups.com
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#5 18 Marzo 2009 - 07:09
Venerdì 20 marzo 2009
Circolo 1° Maggio
Via di Porta San Marco, 38 - Pistoia

ore 20: cena conviviale
ore 21.30: proiezione video

L'ASSE DEL BENE
Cuba, Venezuela, Bolivia, Ecuador

un video documentario di
FULVIO GRIMALDI
sarà presente l'autore
Comitato Antifascista San Lorenzo
utente anonimo  (IP: 33753f3e0469c13)

#6 19 Marzo 2009 - 08:02
La seguo sempre, professore, quando ho, ma sono pochisssimi!!, un momento libero. Trovo questo suo post, molto, molto interessante. Come vede ha acquistato un lettore.....fedele!!!!!
Continui così.
M.G.
utente anonimo  (IP: 4f040782c6bc761)

#7 19 Marzo 2009 - 09:32
Ecco Sinistra e libertà.
Sabato 21 marzo alle ore 16 in Piazza Farnese a Roma si terrà la prima manifestazione per la presentazione di Sinistra e libertà. Il simbolo.

Anche in Toscana riuscito lo sciopero per difendere la formazione pubblica. L'adesione del Gruppo di Sd in Consiglio regionale alla sciopero della scuola.

"Futuro sì, indietro no": il 4 aprile con la Cgil. In vista della manifestazione offriamo molti materiali: le analisi e le proposte contro la crisi, il volantone e gli spot per la manifestazione.

La legge non deve essere né buona né cattiva, ma giusta. In Parlamento rischia di passare l'emendamento leghista che obbliga gli operatori sanitari a segnalare gli stranieri irregolari che si recano nelle strutture sanitarie.

Sinistra e libertà: Claudio Fava a Livorno, Giovedì 19 marzo, ore 17 - "La bottega del Caffè" - Viale Caprera, 35. Intervengono: Andrea Ghilarducci, Alessia Petraglia, Claudio Fava.
utente anonimo  (IP: f46ca47c926abeb)

#8 19 Marzo 2009 - 17:48
Noto con rammarico che si va sempre a dare spazio a pessimi libri di presunta storia pur di portare avanti il falso mito garibardo_risorgimentale. Peccato che ci siano tanti storici italiani e non solo, che documenti alla mano smentiscano molte di queste amenità. Ma guarda caso non gli viene concesso lo stesso spazio e la stessa importanza. La domanda sorge spontanea, ma lei su quali testi ha studiato la storia risorgimentale?
La mia homepage: http://rifondazioneborbonica.splinder.com Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Blocca questo utenteBorbonico

#9 20 Marzo 2009 - 14:08
ISTITUTO PER LA STORIA DELLA RESISTENZA E DELLA SOCIETA' CONTEMPORANEA IN PROVINCIA DI ASTI
www.israt.it

con preghiera di pubblicazione e diffusione
grazie


Comunicato stampa

A partire dal 22 marzo, i cittadini astigiani, le scuole ed i turisti potranno visitare gratuitamente la Sinagoga di via Ottolenghi e l'annesso museo multimediale Una finestra sulla storia, realizzato dall'Israt nell'ambito del proretto Interreg "La memoria delle Alpi". Tale progetto ha strutturato otto percorsi di turismo storico culturale in provincia di Asti, due dei quali incentrati nel capoluogo, sui temi della guerra, della resistenza e della deportazione.
L'Israt, che da anni offre su prenotazione alle suole astigiane le visite alla Sinagoga, al ghetto ed al cimitero ebraico, garantirà l'apertura gratuita anche al pubblico dei locali della Sinagoga ogni mercoledì e ogni domenica pomeriggio. L'operazione risponde, nelle intenzioni del Cda dell'Istituto, all'esigenza etico-civile di restituire agli astigiani e di valorizzare una pagina fondamentale della loro storia, quella della presenza ebraica in città, azzerata dalle leggi razziali e dalla deportazione fasciste. L'apertura al pubblico va inoltre ad ampliare ed integrare in modo significativo le offerte culturali del territorio per i turisti.
Sono previsti tre turni di visita, gestiti dalle guide della Cooperativa sociale "La pervinca", con la collaborazione dell'associazione di volontariato culturale "AltrAAsti": alle ore 15, alle ore 16.30 e alle ore 18.
L'apertura al pubblico, finanziata con fondi del bilancio corrente dell'Israt, proseguirà in via sperimentale fino alla fine di giugno 2009. Dopo tale data, il Cda valuterà la risposta quantitativa e qualitativa del pubblico e le risorse finanziarie a propria disposizione per proseguire il servizio.
utente anonimo  (IP: c4a6b82fd9b370d)

#10 21 Marzo 2009 - 08:30
da Giuliano:


Associazione per La Sinistra e Federazione dei Verdi,
della provincia di Pistoia

C'è un detto popolare che dice "il tempo è galantuomo": "deve essere realizzato rapidamente il potenziamento del termovalorizzatore di Montale... anche in funzione anticiclica", dicevano(durante la campagna per le primarie) Federica Fratoni ed i suoi massimi sostenitori(in particolare l'Assessore regionale Agostino Fragai e il Deputato Lido Scarpetti).
L'Associazione per La Sinistra ed i Verdi dicevano: la Provincia di Pistoia deve impegnarsi a realizzare, nei prossimi 5 anni, la raccolta differenziata “porta a porta”(anche con proprie risorse finanziarie aggiuntive a quelle della Regione Toscana), iniziando dalla rapida attuazione della separazione dei rifiuti organici da quelli secchi; dopo aver dato avvio concreto agli impegni precedenti(tramite approvazione dei necessari progetti specifici e relativi finanziamenti), la Provincia di Pistoia deve valutare la richiesta di potenziamento dell'inceneritore di Montale da 150 a 220 T/G e per dare un parere positivo saranno determinanti i risultati degli analisi e dello studio Arpat/Asl, avendo a riferimento prioritario la tutela della salute dei cittadini.
I risultati delle analisi Asl sugli animali hanno riscontrato una presenza "significativamente elevata" di diossine e policlorobifenili: se il riferimento prioritario è la tutela della salute dei cittadini e il conseguente "principio di precauzione", deve essere decisa la rinuncia al potenziamento, da 150 a 220 T/g, dell'inceneritore di Montale e devono essere realizzate rapidamente le alternative all'incenerimento, in modo da superare definitivamente questa modalità di smaltimento dei rifiuti.
Inoltre, sarebbe davvero una sfida al buon senso insistere per costruire un nuovo inceneritore nell'area metropolitana: la priorità assoluta è destinare ogni risorsa finanziaria alla realizzazione della raccolta differenziata e degli impianti che sono necessari per il riciclaggio effettivo(a partire dal salvataggio e potenziamento della Recoplast di Agliana, "imitando" il Centro Riciclo di Vedelago).

Associazione per La Sinistra e Federazione dei Verdi della provincia di Pistoia.
utente anonimo  (IP: be71305055a0045)

#11 23 Marzo 2009 - 09:47
Le segnalo un libro che mi ha molto colpito:

"Criminali di guerra in libertà", Un accordo segreto tra Italia e Germania federale, 1949-1955-
di Filippo Focardi, ed. Carocci, 2008, pag.170.
Sul tema dei crimini impuniti questo è , a parer mio,un testo straordinariamente documentato e fonte di informazioni precise e preziose.
marcella de negri
ANED-TORINO@googlegroups.com
utente anonimo  (IP: a46bbc586c7901b)

#12 24 Marzo 2009 - 17:33
da Giuliano:

Per opporsi alla politica del Governo del "Re degli imbroglioni"
c'è la Cgil e c'è se ci siamo in tanti e tante !

Vogliono colpire i nostri DIRITTI, le nostre LIBERTA', la COSTITUZIONE
NON CI RIUSCIRANNO!
di nuovo CGIL
di nuovo Roma, di nuovo Circo Massimo

Sabato 4 aprile
Manifestazione Nazionale

Per dire NO all’ACCORDO SEPARATO
Per la difesa di SALARI e PENSIONI
Per la difesa del DIRITTO di SCIOPERO
Contro la POLITICA ECONOMICA del GOVERNO
Per la difesa della COSTITUZIONE e della DEMOCRAZIA

Per PARTECIPARE PRENOTATI
presso le sedi della CGIL o i delegati sindacali della tua azienda.
Partenze dei bus dalla provincia di Pistoia:
PISTOIA Via N. Puccini 104 tel. 0573 3781
AGLIANA Via Roma 38 tel. 0574 751110
LAMPORECCHIO Piazza G.Falcone 4 tel. 0573 81266
LARCIANO Piazza del Comune tel. 0573 837893
MONSUMMANO Piazza Giusti 54 tel. 0572 952999
MONTALE Via Martiri Libertà 40 tel.0573 959408
MONTECATINI Viale dei Martiri 9 tel. 0572 94031
PESCIA Via Galeotti 55 tel. 0572 47029
QUARRATA Via A. Vespucci 47 tel. 0573 739243
S. MARCELLO P.SE Via Marconi 197 tel. O573 630131
Per sostenere i costi della manifestazione
la CGIL ha lanciato una sottoscrizione volontaria a cui ti chiediamo di aderire.
utente anonimo  (IP: a1f4ecb9753505f)

#13 26 Marzo 2009 - 08:31
Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea
nelle province di Biella e Vercelli "Cino Moscatelli"
Aderente all'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia "Ferruccio Parri"
13019 Varallo - via D'Adda, 6 - tel. 0163-52005 - fax 0163-562289
istituto@storia900bivc.it
www.storia900bivc.it


Ci è gradito segnalare l'uscita del volume dell' Archivio fotografico Luciano Giachetti - Fotocronisti Baita Anni50anni: il 1959 (pp. 72, 10 €), catalogo della mostra omonima, in vendita nelle migliori librerie vercellesi a partire dal mese di aprile e tramite il book shop nel sito web dell'Archivio
www.storia900bivc.it/archiviobaita.html
Anni50anni: il 1959
Il progetto Anni50anni, sviluppato in dieci volumi spesso corredati da esposizioni, giunge al suo capitolo conclusivo con le pagine dedicate al 1959. Per l'Archivio l'edizione di questo libro coincide quindi con la necessità di fare un bilancio dell'intera rassegna e del lungo rapporto instaurato negli anni con spettatori e lettori.
Sei mostre con rispettivi cataloghi e altre quattro pubblicazioni a completare la serie costituiscono, per un'associazione come la nostra, un risultato importante, conseguito grazie a tre ingredienti imprescindibili: qualità dei materiali, attenzione del pubblico, impegno economico.
Sul primo elemento molto è stato scritto, o meglio, osservato. La scelta di sacrificare i contributi testuali alle immagini, limitandosi a poche note introduttive, ha permesso alle fotografie di Luciano Giachetti e dei suoi collaboratori di sprigionare tutto il loro carattere e di riprendere una conversazione diretta con i propri spettatori, senza filtri, occhi negli occhi. Non solo: nuovi "interlocutori", spesso giovanissimi, si sono fermati a riflettere, godendo di un linguaggio che ha saputo parlare del (e dal) passato con un lessico contemporaneo, svelto, efficace.
In virtù di questo continuo scambio, l'interesse dimostrato dalle migliaia di persone nei confronti di Anni50anni è cresciuto esponenzialmente, spronandoci a proseguire e a ragionare su iniziative simili riguardanti altri decenni. Preziose sono state le informazioni fornite spontaneamente da testimoni diretti, che ci hanno concesso di integrare le conoscenze su singole immagini o intere sequenze; così come indispensabili si sono rivelati i loro suggerimenti riguardo a nuovi argomenti intorno a cui investigare per meglio raccontare quel periodo. Spesso, in soccorso alle richieste, è intervenuta la grande quantità di materiale prodotto dai Fotocronisti Baita fino al 1959: un repertorio sconfinato di cronache, volti, animali, luoghi, oggetti, a cui attingere tanto con l'atteggiamento critico dello studioso, quanto con la carica emotiva innescata da una visione preliminare e non "ragionata" delle immagini.
Restano dunque da sottolineare gli sforzi finanziari sostenuti dall'Archivio per concretizzare il piano di lavoro, evitando che soffocasse in una dimensione episodica e permettendo invece che si sviluppasse e tendesse al suo completamento. A tutti gli enti che ci hanno supportato in questo cammino (pochi, purtroppo) va il merito di aver riconosciuto il valore della fotografia, ma, ancora di più, di aver ridato voce a una popolazione variegata che per cinquant'anni ha abitato "regioni" silenziose in attesa di tornare a comunicare. E se, nel gioco dei riconoscimenti e della memoria, queste immagini facessero filtrare speranza nel sentimento nostalgico, in questi tempi difficili, l'Archivio avrebbe di certo svolto un'autentica (e onesta) operazione culturale.
utente anonimo  (IP: 10749641f4e7212)

#14 26 Marzo 2009 - 18:16
Comunisti e sinistra
l'opposizione e l'alternativa
Venerdì 27 Marzo 2009 - Roma

Ci siamo! Mancano poche ore all'inizio della manifestazione promossa da l'Ernesto sui comunisti e la sinistra, per l'opposizione e l'alternativa, che avrà luogo alle ore 17 di Venerdì 27 Marzo a Roma. La nostra casella di posta elettronica è stata letteralmente presa d'assalto con richieste di informazioni logistiche per partecipare all'iniziativa. E questo non può che farci piacere: questo evento cade in un momento molto importante per la vita politica dei comunisti e della sinistra e alla vigilia di un voto che sarà indicativo di tante cose. I giorni seguenti, sia Rifondazione Comunista che i Comunisti Italiani riuniranno rispettivamente i propri organismi dirigenti per varare la lista ed il simbolo unico per le elezioni europee. È un segnale importante e di assoluta controtendenza dopo le tante divisioni e lacerazioni che hanno colpito ed indebolito la sinistra ed i comunisti in questo paese. È per questo, vista la delicatezza della fase, che c'è bisogno di discutere ed approfondire le ragioni dello stare inseme (“insieme per”) e della lotta comune (“uniti contro”). E vogliamo farlo coinvolgendo i segretari dei due partiti comunisti in Italia ed i rappresentanti dei movimenti che lottano nei vari territori, tasselli fondamentali per ricomporre il mosaico del conflitto sociale e politico di questo paese. La serata sarà aperta da Paolo Rossi e Gianni Minà che manderanno il loro saluto con un contributo video, un segnale di attenzione da parte del mondo della cultura e dell'informazione, che non può che onorarci.

l'Ernesto
utente anonimo  (IP: 4d316f86cd3498d)

#15 27 Marzo 2009 - 16:13
Con una conferenza stampa regionale è stata presentata “Sinistra e libertà”. Sabato 28 e domenica 29 presenze nelle piazze della Toscana.

Ci si avvicina alla manifestazione della Cgil del 4 aprile: i luoghi dove ci si può prenotare, l’appello di molte associazioni ed una vignetta.

Variazione di bilancio da parte della Regione Toscana: un importante provvedimento per sostenere i lavoratori esposti alla crisi. La dichiarazione di Alessia Petraglia ed i dati della crisi nella nostra regione forniti dalla Cgil.

Sinistra Democratica Toscana
utente anonimo  (IP: 3295c331c3171a7)

#16 28 Marzo 2009 - 12:31
Elezioni europee: oggi Sabato 28 Marzo, alle ore 12.00 presso l'Hotel Nazionale (piazza Montecitorio, Roma) Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto, Cesare Salvi e Bruno de Vita a nome, rispettivamente, di Rifondazione comunista, Pdci, Socialismo 2000 e Consumatori uniti illustreranno, in una conferenza stampa comune, l'accordo raggiunto per una proposta politica unitaria e una lista comune alle prossime elezioni europee. Nel corso della conferenza stampa verrà illustrato il documento programmatico unitario e il simbolo con il quale esse si presenteranno alle prossime elezioni europee.

L'Ernesto
utente anonimo  (IP: 10749641f4e7212)

#17 28 Marzo 2009 - 15:11
Una storia di Torino. Note a margine

In questi giorni a Torino si è fatto un gran parlare di merda e di
ristoranti di lusso. Una storia ghiotta per i riflettori dei media, sempre acaccia di sensazioni, una storia ancora più ghiotta per i vari politici
che affollano la scena istituzionale all’ombra della Mole.
Noi vogliamo parlare d’altro. Vogliamo parlarvi di sangue. Il sangue di due tunisini che, sabato 21 marzo, si sono incisi a fondo le braccia,
macchiando il cortile del CIE, la prigione per migranti dove erano
rinchiusi. Era il “loro” giorno: li attendevano le camionette che li
avrebbero condotti al porto di Genova per imbarcarli a forza verso un paese dove non potevano né volevano più vivere.
Il video di quel sangue è stato cancellato da youtube perché certe
brutture non si devono vedere. Robe dell’altro mondo, il mondo separato dei “senza carte”, uomini e donne dichiarati illegali, rinchiusi in attesa
di deportazione. Per loro soprusi, pestaggi, cure negate, sedativi nel
cibo sono pane quotidiano. E, a volte, ci scappa anche il morto. Come a Torino, il 23 maggio scorso, quando un immigrato, lasciato senza cure, è
morto di polmonite. A Roma un algerino stava male: è stato curato a manganellate ed è morto nella sua cella il 19 marzo.
Il governo in febbraio ha deciso di prolungare la reclusione dei CIE da
due a sei mesi. Da allora è partita una disperata resistenza.
Nei CIE di Torino, Milano, Roma, Bari, Gradisca, Bologna ci sono stati
scioperi della fame, materassi bruciati, proteste sui tetti. A Bari in tre si sono cuciti le labbra.
La polizia reagisce a suon di botte, minacce, perquisizioni con cani,
telefoni spaccati.
Ovunque, nelle gabbie per immigrati, si levano urla. Urla nel silenzio.
Viviamo tempi terribili. Tempi segnati dalla paura e dall’indifferenza.
I codici malati del razzismo e della xenofobia ne sono il segno distintivo
e la chiave di accesso. La rottura dei legami che gli oppressi e gli
sfruttati hanno intrecciato nel segno della libertà e dell’uguaglianza
chiude un’epoca e ci consegna ad un futuro di barbarie. In questi ultimi
trent’anni la separazione si è consumata passo dopo passo, delineando una
rottura, che ha trovato piena espressione in un corpus di leggi che creano un diritto diseguale. Un’aberrazione persino per il più conservatore dei
liberali. D’altro canto senza solide basi materiali eguaglianza e libertà
sono solo vacui principi, e comunque la distanza tra la forma e la sostanza è sempre stata grande.
Nondimeno la sanzione giuridica della disuguaglianza, poiché le leggi sono rappresentazione ritualizzata dei rapporti di forza all’interno di una
società, è il segnale che il terreno del conflitto sociale sta spostando
il proprio asse: lo scontro di classe cede il passo alla guerra tra
poveri.
La valenza simbolica e reale di questo evento è enorme ed apre la via ad un processo di normalizzazione violenta dello spazio sociale. Nell’ultimo anno sono stati criminalizzati comportamenti banali come il bersi una birra in strada, fare caciara con gli amici ai giardinetti, tirare tardi
al bar. Una società in guerra dichiara il coprifuoco, restringe le libertà
formali, accusa di intelligenza con il nemico chi si oppone al macello. Il
moltiplicarsi degli uomini armati per le strade è il necessario
contrappunto al moltiplicarsi di divieti e prescrizioni. I cittadini che
si fanno poliziotti, incubo fascista, con il crisma della legalità
rischiano di diventare rapidamente vere squadracce.
Come una marea lenta ma poderosa questi provvedimenti sono tasselli
diversi che ben si incastrano nel disegnare un mosaico di guerra
permanente, dove l’attitudine a trattare le questioni sociali in termini
di ordine pubblico, venuta maturando negli ultimi due decenni, si dispiega senza più alcuna remora, poiché forte del sostegno dei tanti, troppi, che il lessico della paura serra in una morsa di xenofobia e razzismo.
La paura travolge ogni resistenza etica, imbriglia le coscienze, evoca
barriere e filo spinato.
Se non sapremo sconfiggere la paura e la rassegnazione che attraversano le
città il limite degli orrori pensabili, quelli relegati nel passato,
potrebbe spostarsi ancora. La nostra società ha da tempo oltrepassato l’orlo del baratro: la discesa è sempre più rapida e violenta.
Ci auguriamo di non arrivare al fondo, dove muri robusti difesi da guardie armate, non lasciano alternativa alla guerra civile. C’è chi pensa che
ormai sia inevitabile e che i giusti non possano che scegliere la propria
barricata. Lo riteniamo possibile ma non auspicabile, poiché in una
società spezzata in due, quando alla paura degli uni fa da contrappunto la
furia disperata degli altri, non c’è spazio all’anticipazione di un tempo
diverso, scandito dal ritmo della libertà e dell’eguaglianza. Eppure non
ci sono alternative: o si cambia davvero o non si cambia affatto, se non in peggio. Tra le rovine non si vive, si sopravvive.
Di questi tempi parlare di rivoluzione non è un anacronismo, un lusso
degli scorsi decenni, ma l’unico orizzonte che non ci consegni un futuro a
tinte sempre più fosche.
L’anima della rivoluzione è fatta di conflitto e prefigurazione utopica,
di rotture e sperimentazioni e si costruisce giorno dopo giorno nell’humus
della solidarietà, nella condivisione di un insieme di valori, nel loro
inveramento nella pratica.
Stiamo attraversando il deserto e in fondo non c’è nessuna promessa. Ma il deserto si attraversa in molti modi e attraversarlo bene è importante quanto arrivare alla fine.
Non c’è più spazio per gli indugi.
Non c’è tempo da perdere. Questa è una storia che si racconta facendola,
dove la resistenza necessaria si intreccia con la paziente tessitura di
relazioni durature, in un continuo rimando tra un piano e l’altro, alla
fin fine strettamente allacciati, fusi, indistinguibili.
L’indignazione non basta: occorre agire concretamente per inceppare la macchina delle espulsioni, il caporalato nero come quello in guanti legali, occupando metro dopo metro tutti gli spazi di libertà possibili.
Cooperative e associazioni che gestiscono i CIE, le prigioni per migranti,
collaborando attivamente alla macchina delle deportazioni, non devono avere vita facile. Nelle strade, nei mercati, nei posti di lavoro ci mettiamo in mezzo per impedire o almeno intralciare l’applicazione delle
leggi razziste.
Pur tra mille difficoltà cerchiamo di contrastare le retate sui tram e nei
quartieri, dando solidarietà ai lavoratori immigrati in lotta, sostenendo chi si ribella ai centri di detenzione, tenta la fuga, sciopera, si rivolta apertamente.
Piccoli passi faticosi, spesso illegali, rischiosi. A volte servono, altre
sono inutili. Eppure necessari, terribilmente necessari.
In un’epoca che fa di tutto uno spettacolo da consumare con rapida
voracità, a volte è forte la tentazione di agire per il mero gusto di creare scalpore, avere visibilità e, di riflesso, farne avere a chi non
l’ha. È una tentazione che capiamo nella sua tensione etica ma proviamo a non caderci, perché chi ha in mano le leve potenti dei riflettori sa come indirizzarli, annullando il senso del nostro agire. Intendiamoci. Ogni agire, è sempre, anche, agire comunicativo. Non se ne sfugge, come non si
sfugge al giogo dell’informazione di massa che manipola e cancella. Di
fronte ai moloch bisogna divenire più agili ed intelligenti, eludendo le
trappole e cercando un confronto diretto con chi ci vive intorno, con i
mille gangli vitali di questa città.
Torino è strangolata dalla crisi: le fabbriche han ceduto spazio ai centri commerciali e la gente fa fatica ad arrivare alla fine del mese. Il mito del capitale come unico orizzonte di benessere e felicità si infrange di fronte al mutuo da pagare, ai costi dell’istruzione, della sanità, della casa.
Il rutilante circo Chiamparino non basta più: passata la sbornia olimpica restano debiti e enormi inutili scatoloni di cemento.
E chi governa comincia ad avere paura.
Paura della rabbia di chi è venuto nel nostro paese per rosicchiare un
pezzo di futuro e si trova schiavo del lavoro che rende liberi. Liberi di
accettare lavori pericolosi, malpagati, usuranti solo per avere le “carte in regola”.
Paura che i lavoratori italiani comincino a capire che i loro nemici
siedono nei consigli di amministrazione delle aziende, e che la precarietà per legge colpisce tutti, ovunque siano nati.
Paura che le parole e la pratica concreta della solidarietà – oggi
patrimonio di pochi – divengano contagiose.
Paura che la lotta si estenda, che torni nelle barriere operaie il gusto
della resistenza, un agire che prefiguri un domani nel segno di libertà ed eguaglianza.
E chi ha paura reagisce male, mette in campo tutta la potenza del suo
apparato di propaganda, criminalizza, ridicolizza, umilia ogni forma di opposizione sociale.
E prepara teoremi repressivi nei confronti dei nemici politici. In
particolare, ma sarebbe da sciocchi stupirsene, contro gli anarchici.
I mezzi sono i soliti, ben noti. Si mescola la merda con la polvere nera, si disegnano improbabili connubi, si scrivono genealogie fantastiche e si mette ciascuno di fronte alla poco allettante scelta tra il personaggio dell’inutile idiota e quello del criminale.
Noi non ci stiamo.
Non ci va di far la parte dei bravi ragazzi fuori dal...
utente anonimo  (IP: 10749641f4e7212)

#18 28 Marzo 2009 - 15:14
%

.....fuori dal tempo e nemmeno
quello dei principi neri dell’anarchia. Roba da feuilleton.
Non abbiamo mai fatto mistero che lettere esplosive e cassonetti farciti
al tritolo non ci piacciono.
Per evitare comodi fraintendimenti precisiamo di considerare doverosa la
solidarietà con quanti sono stati oggetto delle attenzioni della
magistratura per questi episodi, ma non vi troviamo un buon motivo per
tacere le nostre opinioni.
Colpire un passante che porta a pisciare il cane o una cameriera filippina
che butta la mondezza alla Crocetta è lontano dai noi come il peggiore
squadrismo fascista. Ha le stesse modalità autoritarie della violenza
legalizzata dello Stato. Poco ci importa se chi lo fa sia al servizio
della questura o lavori gratis: la sostanza non cambia. D’altra parte chi usa un acronimo uguale al nostro per firmarle dimostra sin troppo bene che
il principale destinatario di certe azioni sono gli anarchici sociali.
Vorrebbero vederci scegliere tra un ruolo da buoni e cretini e uno da
cattivi e conniventi. Ancora una volta non ci stiamo. Giorno dopo giorno,
non abbiamo timore ad immergere le mani nella lotta sociale, non ci
preoccupiamo se il nostro agire sia legale, ma nemmeno consideriamo
l’illegalità un blasone di nobiltà, perché sappiamo che la strada per la
libertà e l’uguaglianza non ha nessuna scorciatoia. Un sistema basato
sullo sfruttamento e l’oppressione più nera non può essere riformato, ma
la radicalità del cambiamento necessario dipende dalla partecipazione
attiva degli oppressi e degli sfruttati. Un mondo di liberi ed eguali si
costruisce con la libertà e l’uguaglianza: la coerenza tra il fine
perseguito ed il mezzo adottato è condizione necessaria ad arrivare dove si vuole e non dove conduce la strada.
Ormai da mesi media, politici, polizia e magistratura, ciascuno nel
proprio ruolo, stanno tentando di criminalizzare ogni forma di resistenza
alle leggi razziste, alla normalizzazione del territorio, alle politiche
di esclusione sociale. Il prefetto Padoin ha detto senza mezzi termini di
temere la saldatura tra opposizione politica e opposizione sociale.
E ha ragione, perché questo è il nostro obbiettivo, questo è l’obiettivo
di tanti in questa città.
Ci muove un’urgenza. Rompere il fronte della guerra tra poveri, demolirne
mattone su mattone la logica, rivelandone il senso e contrastandone la
propaganda e la pratica quotidiana nei quartieri che viviamo. Il nostro
percorso si intreccia con quello di chi, come noi, sente quest’urgenza.
Se un giorno qualcuno ci chiederà dov’eravamo quando deportavano la gente,
quando le ronde imperversavano per le strade, quando uomini e donne
morivano in mare e nei cantieri, quando i caporali avevano i loro schiavi,
vorremmo poter rispondere che eravamo lì, con gli altri, a passare il
deserto.

Torino, 26 marzo 2008

I compagni e le compagne della Federazione Anarchica Torinese – FAI


ANED-TORINO@googlegroups.com 
utente anonimo  (IP: 10749641f4e7212)

#19 29 Marzo 2009 - 09:30
Carissimo professore, la seguo sempre con grande attenzione ed aspetto con interesse i suoi prossimi post. Che ci prepara?
Cordialissimi saluti!
Maria Betti
utente anonimo  (IP: ae299f094cb05ab)

#20 30 Marzo 2009 - 18:54
Venerdì 3 aprile - ore 21
nella Sala Maggiore del Palazzo di Giano(Piazza Duomo, Pistoia)

si terrà un pubblico dibattito sul tema:
Testamento biologico: quale libertà?

Intervengono:
Diego Cremona, Membro della Commissione regionale toscana di bioetica
Alfredo Zuppiroli, Presidente della Commissione regionale toscana di bioetica
Introduce:
Andrea Fusari, Capogruppo Arcobaleno al Consiglio comunale di Pistoia

Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare

Gruppo consiliare Arcobaleno su Pistoia
utente anonimo  (IP: 9bd8b96aacaa03e)

#21 31 Marzo 2009 - 14:44
La S.V. è invitata all'apertura del Centro Culturale e all'inaugurazione della nuova Biblioteca La Smilea sabato 4 aprile, ore 10.00

Cordiali saluti.

L'Assessore alla Cultura
Franco Paolo Pessuti


Villa La Smilea: Via Garibaldi - Montale (PT) - Per informazioni: Ufficio cultura: 0573 952234; U.R.P.: 0573 952265
utente anonimo  (IP: ecf25888acfb4b4)

#22 01 Aprile 2009 - 07:01
ISTITUTO PER LA STORIA DELLA RESISTENZA E DELLA SOCIETA' CONTEMPORANEA IN PROVINCIA DI ASTI
www.israt.it

Vi inviamo il programma delle iniziative per ricordare la figura di Angelo Gatti, ufficiale della Grande Guerra, autore del "Diario di Caporetto" edito da Il Mulino, autore di romanzi, il cui fondo fotografico e documentario sulla prima guerra mondiale e di proprietà dell'Archivio Storico del Comune di Asti.
La giornata di studi e l'inaugurazione della mostra come da programma allegato sono previste per venerdì, 3 aprile 2009.
3 APRILE 2009 Giornata di studi e mostra dedicate ad Angelo Gatti e alla prima guerra mondiale
ASTI
TEATRO “V. ALFIERI” e ARCHIVIO STORICO COMUNALE
GIORNATA DI STUDI La storia, la guerra, i romanzi: Angelo Gatti militare e scrittore Teatro Alfieri , via al Teatro, 2
Ore 9,30
Apertura dei lavori ed indirizzi di saluto delle Autorità
Presiede Giuseppe Catenacci, Associazione Nazionale ex allievi della Nunziatella Nicoletta Fasano, ISRAT Contadini in trincea: la Grande Guerra tra mito, storia e memoria Gianluigi Gatti, Università di Torino Il Comando supremo italiano e il ruolo di Angelo Gatti Aldo Mola, Centro Europeo G. Giolitti Angelo Gatti e l'inchiesta su Caporetto Ore 11,15 Coffee break Oreste Bovio, Ufficio Storico SME Angelo Gatti storico militare Giovanni Rabbia, Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo Angelo Gatti poeta e scrittore Vittorio Croce, Gazzetta d’Asti
Angelo Gatti e la cultura contadina dell’Astigiano MOSTRA FOTOGRAFICO - DOCUMENTARIA Luce sulla guerra: un racconto in bianco e nero. Il fondo fotografico “Angelo Gatti” dell'Archivio Storico Comunale a cura di Archivio Storico del Comune e ISRAT Archivio Storico del Comune Palazzo Mazzola, via Massaia, 5 Ore 17,30 Inaugurazione La mostra resterà aperta fino al 30 aprile 2009 Orario: dal lunedì al venerdì dalle ore 9,00 alle ore 13,00 martedì e giovedì anche dalle ore 15,30 alle ore 17,30
Visite guidate gratuite su appuntamento Ore 12,45
Discussione e chiusura dei lavori
Con il patrocinio di
CON L’ADESIONE DI: Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito (Roma); Associazione Nazionale ex Allievi della Nunziatella (Napoli); Centro Studi Piemontesi (Torino); Istituto per la Storia del Risorgimento (Cuneo); Biblioteca Astense (Asti)
Archivio Storico del Comune - Palazzo Mazzola – via Cardinal Massaia, 5 – 14100 Asti
Tel. 0141/39.93.59 Fax 0141/55.83.38 E-mail: archiviostorico@comune.asti.it 
utente anonimo  (IP: bb4bcd669dfab02)

#23 02 Aprile 2009 - 13:29
L'Istituto Storico Parri Emilia-Romagna, con il Dipartimento Discipline Storiche dell'Università di Bologna.

l’8 aprile 2009 alle ore 21.00

presenta il volume

La Nuova Guardia

Gli universitari bolognesi tra le due guerre

(1919-1943)

di Simona Salustri

edito da Clueb, 2009

Ne discutono con l’Autrice
Dianella Gagliani
Mirco Dondi

Conduce Luca Alessandrini

In Bologna, presso l’Istituto Storico Parri Emilia-Romagna

ex Convento di San Mattia sala Refettorio, accesso da via Sant’Isaia, 20

Per informazioni tel 051 3397211 e-mail istituto@istitutoparri.it
utente anonimo  (IP: 5b6e602f4b095d7)

#24 08 Aprile 2009 - 08:09
L'Associazione La Conta augura a voi tutti Buona Pasqua 2009 e che sia veramente pace......

Ci impegniamo…
Noi e non gli altri,
né chi sta in alto né chi sta in basso.
Né chi crede né chi non crede.
per trovare un senso alla vita,
a questa vita, alla nostra vita.
Ci impegniamo…
non per riordinare il mondo,
non per rifarlo,
ma per amarlo.
Ci impegniamo…
perché noi crediamo nell’Amore,
la sola certezza che non teme confronti,
la sola che basti
per impegnarci, perdutamente…

Bertold Brecht
Ciao,

Associazione la Conta - Milano
utente anonimo  (IP: 8f7e28d9706e693)

#25 30 Giugno 2009 - 09:10
Segnalo altro libro interessante sull'argomento.


Controrisorgimento – Il movimento filoestense apuano e lunigianese

Sono trascorsi 150 anni (1859-2009) dai moti risorgimentali apuani e lunigianesi, solitamente narrati e ricostruiti come moti collettivi filounitari, che portarono i territori corrispondenti all’attuale provincia di Massa Carrara all’annessione al Regno Sabaudo. A molti anni da quegli eventi sono ancora poche le ricerche storiche che si basano su fonti di archivio e scritti dell’epoca. Molte ricostruzioni si sono, infatti, inserite all’interno dei due filoni nazionali di studi risorgimentali, quello crociano e gramsciano, senza prendere in esame i tanti documenti presenti all’archivio di Stato di Massa. Non a caso Nicola Guerra, l’autore di questo minuzioso studio sul Risorgimento apuano-lunigianese, ricorda la sorpresa provata nel constatare che i faldoni dell’Archivio di Massa inerenti i rapporti di Pubblica Sicurezza di quegli anni risultassero ancora impolverati e con molte pagine che il tempo e la mancata consultazione presentavano incollate una sopra l’altra.
Nicola Guerra ci presenta, in questo interessantissimo studio, un quadro storico complesso ed articolato che evidenzia una situazione sociale e politica ben lontana dalla collettiva sollevazione popolare filounitaria spesso narrata.
Seguendo la ricostruzione storica e sociale dello studioso apuano si intraprende un percorso, piacevole anche dal punto di vista narrativo, che presenta con chiarezza come nel comprensorio rispondente alla attuale provincia di Massa Carrara si verifichi una reazione filoestense, determinata da scelte e comportamenti individuali e collettivi, che assume i tratti tipici di un movimento di resistenza e di un fenomeno di volontariato militare.
L’autore, oltre a presentare una ricostruzione accurata e intrigante, affronta l’inquadramento di tali eventi all’interno del dibattito storiografico nazionale che lo porta a formulare e rispondere ad un chiaro interrogativo: il Risorgimento fu moto di unificazione nazionale, rivoluzione mancata o guerra civile?
Controrisorgimento – Il movimento filoestense apuano e lunigianese, questo il titolo dello studio pubblicato dalla Eclettica edizioni, riesamina il fenomeno risorgimentale non come evento a se stante, e dopo l’inquadramento nel contesto storiografico, guida il lettore in importanti considerazioni che affrontano una tematica attuale come quella della nascita dell’identità nazionale.
Nicola Guerra, percorrendo tramite fonti di archivio inedite la storia locale di un momento cruciale del nostro Paese, porta alla luce dettagli curiosi, a volte anche tragici, di uomini e donne che diedero vita al fenomeno che l’autore definisce come Controrisorgimento. Gli eventi locali trattati non restano scollegati dal contesto nazionale, come troppo spesso accade agli studi di “storia locale”, ed in questa ricerca rappresentano una importante componente di quel insieme di “storie” che costituiscono e rappresentano il Risorgimento italiano ed il processo di unificazione.
Nicola Guerra, dopo aver contribuito alla ricostruzione del fenomeno migratorio apuano e lunigianese ed al suo inquadramento nella grande storia dell’emigrazione nazionale (Partir Bisogna. Storie e momenti dell’emigrazione apuana e lunigianese, 2001), ci offre ora l’opportunità di comprendere meglio la nascita dell’identità nazionale, il risorgimento ed il controrisorgimento, nel nostro territorio e nel nostro Paese.
Non resta che augurarci che questo importante studio, pubblicato dalla giovane e promettente casa editrice Eclettica, avvii un dibattito e favorisca nuove ricerche su una tematica tanto importante non solo a livello storico ma anche socio-politico in una Italia ed in una Europa che vedono la forte rinascita di identità locali che talvolta si integrano ed altre volte confligono con le identità nazionali.

Nicola Guerra

Nato a Massa (Ms) nel 1969, laureato in Economia e Commercio presso l’Università di Pisa con una tesi sull’emigrazione italiana, ha pubblicato una importante monografia (Partir Bisogna. Storie e momenti dell’emigrazione apuana e lunigianese, 2001) e numerosi articoli sul fenomeno migratorio nazionale e locale.
Attualmente è dottorando di ricerca presso l’Università di Turku (Finlandia) dove si occupa di studi sul volontariato militare italiano.

Indirizzo per ordinare lo studio: info@ecletticaedizioni.com 
utente anonimo  (IP: da84d807c40c00b)
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