giovedì 19 gennaio 2012

Storia. Due anniversari del 2006: guerra civile di Spagna e rivolta d'Ungheria (mercoledì, 13 dicembre 2006)


mercoledì, 13 dicembre 2006

Storia. Due anniversari del 2006: guerra civile di Spagna e rivolta d'Ungheria

  

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Spagna: guerra civile 1936-1939. 70° anniversario
Per le vivissime passioni e la violenta faziosità che suscitò e per il coinvolgimento ideologico che contrassegnò i due schieramenti contrapposti, la guerra civile di Spagna fu un conflitto ben diverso da tutti gli altri. Le sue origini risiedono nelle ingiustizie sociali che da secoli affliggevano questo Paese. Spinto dalle pressioni dei movimenti più radicali il nuovo governo del fronte popolare, composto dai partiti della sinistra, laico-borghesi ed autonomisti catalani, baschi e galiziani (Republicanos), che aveva vinto di misura le elezioni del 1936, avviò un programma (abolizione del latifondo, introduzione del divorzio, confisca dei beni ecclesiastici, ecc.) che avrebbe dovuto rapidamente trasformare una società semimedievale in una democrazia ultramoderna: tutto questo diede adito a una serie di violenze e attentati da ambo le parti, che culminò nel luglio 1936  nella sollevazione di gran parte dei vertici militari appoggiati dai partiti della destra: falangisti (i fascisti spagnoli), monarchico-carlisti e cattolici tradizionalisti (Nacionales). Ne scaturì una feroce guerra fra quest’ultimi ed il governo legittimo della Repubblica che, oltre le operazioni militari, degenerò in una inaudita mattanza di civili alla quale l'Europa guardò inorridita. Nei territori controllati dai governativi venne tra l’altro perseguitata (con l’eccezione del clero basco, schieratosi con la repubblica) la Chiesa cattolica, tradizionale sostenitrice del latifondo e della conservazione, mentre nelle zone conquistate dai nazionalisti venne estirpato l’associazionismo politico-sindacale popolare e democratico. L'Italia fascista e la Germania nazista schierarono proprie truppe a fianco del generale Franco, capo degli insorti nazionalisti, mentre migliaia di volontari antifascisti (fra i quali molti italiani) affluirono in territorio iberico per costituire le Brigate internazionali. Il governo legittimo, stante l'ambigua neutralità delle democrazie occidentali,  trovò concreto aiuto in mezzi e materiali soltanto nell'Unione Sovietica che così acquisì influenza determinante finendo per trasformare il conflitto spagnolo, agli occhi di parte dell'opinione pubblica europea, da guerra tra democrazia e fascismo in guerra tra fascismo e comunismo. Ugualmente, col tempo, si produsse una sanguinosa frattura all’interno del fronte repubblicano fra quei partiti (comunisti, socialisti moderati e centro-sinistra borghese) che, appoggiati dall’Urss,  vedevano come unico obiettivo prioritario la vittoria della guerra e chi (anarchici – che godevano di un notevole seguito popolare - filotrotskisti del Poum e socialisti massimalisti) voleva introdurre nel contempo misure economico-sociali di carattere collettivistico. La repressione attuata dai filosovietici contro delle forze dell’”ultrasinistra”  si estese poi, verso il finire della guerra, contro tutti coloro che mal sopportavano l’influenza  staliniana, provocando come reazione, nel marzo 1939,  il colpo di stato repubblicano-borghese del colonnello Casado. Anche per l’esplodere di queste laceranti divisioni interne la Repubblica, dopo quasi tre estenuanti e duri anni di guerra, nell'aprile 1939 collassò e venne definitivamente sconfitta. Franco occupò così tutta la Spagna, proseguendo nella sua opera di capillare repressione delle forze antifasciste ed imponendo una dura dittatura di tipo fascista che si protrarrà fino alla sua morte avvenuta nel 1975. Le ripercussioni politiche ed emotive della guerra civile spagnola andranno ben oltre i confini della nazione: a seconda dei punti di vista sarà considerata una guerra tra tirannia e democrazia, fascismo e libertà, cattolicesimo e bolscevismo o comunismo e civiltà,  ed in seguito guardata anche come un'anteprima della seconda guerra mondiale. Il numero complessivo delle vittime delle guerra civile è stato a lungo dibattuto, con stime che vanno dalle 500.000 ad un milione di. persone. Molti artisti ed intellettuali spagnoli vennero uccisi o costretti all'esilio L'economia del Paese ebbe bisogno di decenni per pervenire allo straordinario recupero ed alla crescita odierna che fa della Spagna uno dei paesi all’avanguardia in Europa.




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50° anniversario della rivolta d’Ungheria:  1956-2006

L'Insurrezione ungherese del 1956, nota anche come rivoluzione ungherese, rivolta ungherese o semplicemente e riduttivamente con la definizione togliattiana di "fatti d'Ungheria", fu uno spontaneo moto popolare anti-sovietico che durò dal 23 ottobre al 10 - 11 novembre 1956. La ribellione venne repressa dalle truppe sovietiche e fu contrastata dall'ÁVH, la polizia politica ungherese (Államvédelmi Hatóság, 'Autorità per la Protezione dello Stato'). Morirono circa 25.000 ungheresi di entrambe le parti ( pro e contro la rivoluzione) e 7000 soldati sovietici, i feriti furono migliaia e circa 250.000 (il 3%) gli ungheresi che fuggirono dal Paese rifugiandosi in Occidente. La rivolta portò ad una significativa caduta del sostegno alle idee comuniste nelle nazioni occidentali. Tutto ebbe inizio a Budapest, il 23 ottobre 1956, da un corteo pacifico di alcune migliaia di studenti. In breve un numero imponente di cittadini, tra cui gli operai del sobborgo di Czepel ed alcuni reparti di soldati, si aggiunse ai manifestanti e la dimostrazione (inizialmente a sostegno della protesta degli studenti della città polacca di Poznan, violentemente repressa da quel governo comunista), si trasformò in una rivolta contro la dittatura dello stalinista Mátyás Rákosi e contro la presenza sovietica in Ungheria. Nel giro di pochi giorni milioni di ungheresi si unirono all'insurrezione o la sostennero. I rivoltosi ottennero il controllo su molte istituzioni e su un vasto territorio tanto che venne proclamata la neutralità del Paese e chiesto il ritiro delle truppe sovietiche. Ma nel clima di "guerra fredda" (è praticamente degli stessi giorni l'intervento militare anglo-franco-israeliano a Suez contro l'Egitto di Nasser che aveva nazionalizzato il canale) prevalsero le brutali ragioni della "realpolitik" ed i sovietici intervennero in due riprese per puntellare le forze a loro favorevoli: la prima volta le truppe già di stanza nel Paese, su richiesta del CC del Partito socialista ungherese al potere, sostennero l'apparato stalinista nella fase di passaggio dal governo Gero, che collassò il 23 ottobre, al governo del "rifomista" Nagy . La seconda volta con truppe corazzate provenienti dall'Unione Sovietica, a sostegno del governo Kádár, la cui formazione (avvenuta realmente dopo il 7), fu poi retrodatata al 4 novembre in modo da poter sostenere la tesi che anche in quel frangente le truppe fossero state formalmente invitate ad intervenire da un governo "legittimo". Da allora fino alla "caduta del muro" l'Ungheria seguì il destino degli altri "paesi socialisti" europei anche se il governo Kádár dagli anni Sessanta in poi si distinse dagli altri per l'introduzione di alcune misure "liberalizzatrici".

                                                                                  Carlo O. Gori


Commenti:
 
#1 14 Dicembre 2006 - 09:37
 
Ma lei, professore, politicamente, come si colloca? Dai suoi articoli su questo blog e dai commenti non si capisce da che parte sta.
E' forse un cerchiobottista?
Scusi la curiosità.
Luana Mattei
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#2 14 Dicembre 2006 - 15:06
 
Non so chi sei, ma da questo tuo discorso si vede che non conosci bene il professore. Quindi nel dubbio...astieniti!
Mariabetti
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#3 15 Dicembre 2006 - 17:01
 
Intanto ringrazio Maria. Ho già scritto a suo tempo, sig.ra Mattei, che in questo blog ci sono alcuni post, come può vedere, dedicati alla storia ed altri a commenti politici e di attualità. Si tranquilizzi non sono né cerchiobottista né paolomielista, per rimanere ai neologismi giornalistici. Ho le mie idee che sono di sinistra pur attualmente non potendomi riconoscere (ahimé) in nessuno degli schieramenti politici che a tale parte fanno riferimento. Penso che ciò si senta dai post di attualità che qui pubblico. Quanto ai post di storia, pur ritenendo la totale neutralità oggettiva di chi scrive, rispetto ai fatti, soltanto una comoda e propagandistica chimera (cioé, anche non volendo, si sentono sempre le inclinazioni dell'autore, a meno che non sia schizofrenico) devo tuttavia dire che cerco per quanto possibile di attenermi ai fatti, cioé alla realtà documentata e testimoniata. Cerco insomma di avvicinarmi alla verità. La fortuna della cosiddetta "storia militante" , grazie a Dio, è finita da un pezzo (anche se c'è chi, oggi soprattutto a destra, continua a farla) ed al momento attuale in questo campo i pericoli dai quali bisogna soprattutto guardarsi piuttosto sono: da una parte i vari (e per loro remunerativi!) brunovespismi e giampaolopansismi, che di serietà storica hanno ben poco, e dall'altra l'anelito politico buonista di certa sinistra alla cosiddetta "verità condivisa" (cioè le mezze verità che possono far comodo a tutti).
Spero di esserLe stato esauriente.
Cordiali saluti.
COG
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#4 20 Dicembre 2006 - 14:55
 
Volevo entrare in argomento di uno dei suoi post, cioè quello dedicato alla guerra di Spagna. Penso che, al di là di tutto, il principale merito di Francisco Franco sia stato il realismo politico, spesso spietato,
cinico e ingiusto com'è in fondo un po' per tutti i dittatori. Egli riuscì ad amalgamare, volenti o nolenti, in un solo partito fascisti (falangisti), cattolici tradizionalisti, sindacalfascisti, monarchici, militari e carlisti, ottenendo, dopo
un primo momento di perplessità, anche il sostegno dell’episcopato spagnolo e della Santa Sede. Geniale la sua intuizione che lo distolse dall'accelerare nella conquista di Madrid nel settembre del 1936 per liberare dall’assedio i difensori dell’Alcazar, simbolo di una resistenza indomabile sorretta da
una profonda fede. Poi altrettanto geniale, ancorché dettata anche da motivazioni oggettive, fu la sua scelta di non intervenire quando tutto sembrava facile (come invece fece Mussolini) a fianco dell'Asse nelle prime fasi della II guerra mondiale.
Che ne pensa?
LUIGI TADDEI. Firenze 
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#5 21 Dicembre 2006 - 14:39
 
Caro Carlo,

a proposito dei fatti d'Ungheria, se tu non l'avessi ancora letto, ti "giro" un pezzo che ho trovato sui gruppi di discussione, naturalmente a sfondo storico a firma "Sergio" che a sua volta roiporta un "pezzo" dell'agenzia ADN Kronos da Washingon. Lo ripoirto pari pari ed è' questo:UNGHERIA: INFILTRATI DELLA CIA A BUDAPEST DURANTE LA RIVOLTA
DECLASSIFICATI DOCUMENTI DELL'INTELLIGENCE USA SUI FATTI DEL '56

Washington, 5 nov. - (Adnkronos) - Nella Budapest dell'invasione
sovietica del '56, i servizi segreti americani riuscirono ad infiltrare
piccoli gruppi paramilitari e unita' di guerra psicologica. Si trattava di
emigrati che erano riusciti ad entrare nel paese del Patto di Varsavia
gia' nei primi anni cinquanta, denominati 'Red Sox' o 'Red Cap' o ancora
'Volunteer Freedom Corps'.
Anche se ufficialmente l'Agenzia non ne ha mai confermato l'esistenza, da
alcuni documenti appena declassificati in occasione
del cinquantenario dei fatti d'Ungheria emerge che questi gruppi
riuscirono a portare a termine diverse operazioni e fornire preziose
informazioni al quartier generale oltreoceano, in piena Guerra Fredda.
La penetrazione della Cia al di la' della cortina di ferro colpì
particolarmente i sovietici.Tanto da far sentenziare il 28 ottobre 1956 al
generale Klement Voroshilov durante la sessione del Presidio:''i servizi
segreti americani sono piu' attivi in Ungheria dei compagni Suslov e
Mikoyan''.
Tuttavia, sempre secondo i file declassificati dalll'intelligence USA
sulla rivolta ungherese, l'Agenzia nata nel 1947 dalle ceneri dell'Office
Strategic Service (Oss), non potè contare che su un solo ufficiale di
collegamento a Budapest: Geza Katona, che ha permesso allo storico Charles
Gati, professore della John Hopkins University, di rivelare il suo nome
nel libro appena pubblicato dal titolo 'Failed illusions: Moscow,
Washington, Budapest and the 1956 Hungarian Revolt'.
--
visitate http://www.comunisti-italiani.it/frames/index.htm
http://cubainforma.interfree.it/
i film sul 9/11 : http://www.loosechange911.com/ e
http://www.reopen911.org/
http://www.churchill-society-london.org.uk/Berlin.jpg
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad a...@newsland.it

Che ne pensi?

Fabrizio
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#6 22 Dicembre 2006 - 10:03
 
Caro Fabrizio, fra i rivoltosi ungheresi agirono gruppi di tendenze politiche eterogenee unite nel m.c.d. antisovietico e l'intervento dell'URSS in Ungheria (come il non-intervento sovietico, anni prima, nella guerra civile greca nella quali i partigiani comunisti rivoltosi furano repressi grazie al decisivo intervento britannico) fu azione di realpolitik che avvenne nel pieno rispetto dei Protocolli di Yalta fra le grandi potenze che prevedevano la divisione delle reciproche zone di inflenza in Europa.
Chiaramente, sotto-sotto, tramite le proprie intelligences, i due blocchi facevano anche la loro "guerra sporca". Ho, tra l'altro una foto dove si vedono marines americani in borghese (probabilmente in servizio all'ambasciata USA) insieme a rivoltosi ungheresi durante le giornate in cui i russi erano stati allontanati da Budapest.
Provo a mandartela.
Auguri di Buone Feste.
Carlo 
La mia homepage: http://historiablogori.splinder.com Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Blocca questo utentegorca49
#7 30 Dicembre 2006 - 08:52
 

Buone feste e tanti Auguri
perché si riesca a camminare
in direzione di una società più giusta, democratica, nonviolenta, sostenibile dall'equilibrio ecologico e degna di essere vissuta,
nel Nord come in tutti i Sud del pianeta ..... e anche perché sia riconquistata la gestione pubblica delle reti idriche e dei "beni comuni",
perché sia evitata la proliferazione degli inceneritori, perché sia riaffermata la dignità ed i diritti della persona sul lavoro, perché gli immigrati siano considerati persone e non braccia da sfruttare e poi cacciare, perché, in Italia e nel mondo, siano ridotte le spese militari e aumentate quelle sociali,
perché il popolo palestinese abbia la sua Patria dove poter vivere in pace a fianco dei popoli di Israele e di tutto il Medio Oriente, perché finiscano le menzogne che mascherano le guerre per il dominio e il petrolio, perché il potere sia al servizio dei cittadini e non di se stesso, perché prevalgano nuovi stili di vita, più sobri e solidali,
perché la solidarietà verso la sofferenza umana prevalga sui fanatismi religiosi e politici,
perché sia sconfitto lo scetticismo e prevalga la speranza,
perché aumenti la voglia di partecipare, anche perché altrimenti tanti auguri che ci facciamo non si realizzeranno.

Giuliano
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#8 20 Agosto 2008 - 17:27
 
buono anche questo...seppur in ritardo...un bacio...Anna C.
utente anonimo  (IP: bb4bcd669dfab02)
#9 18 Settembre 2008 - 09:59
 
Spagna perché?
Dal 1931 a oggi: un paradigma del Novecento europeo
Mostra realizzata dal Centro studi Piero Gobetti di Torino, con il patrocinio del Ministerio de Educaciòn y Ciencia dell’Ambasciata di Spagna in Italia e dell’Istituto Cervantes di Milano e con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte e dell’Associazione Culturale Italia e Spagna
esposta in collaborazione con l’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli "Cino Moscatelli"
Varallo, via D’Adda, 6
8-26 settembre 2008
dal lunedì al venerdì 9-12 e 15-18
ingresso libero
per informazioni 0163-52005

La storia spagnola degli ultimi settanta anni racchiude e manifesta tutte le contraddizioni che hanno caratterizzato il Novecento in Europa.
Dalla ricerca di una democrazia nuova, avanzata, che desse speranza alle classi subalterne, si è passati attraverso una guerra civile, una lunga dittatura storicamente contraddittoria e una fase di transizione per arrivare alla realizzazione di una democrazia consolidata, basata su un autentico federalismo politico e linguistico, con una classe dirigente giovane e dinamica, che ha promosso riforme e cambiamenti di costume guardati con interesse dagli altri paesi europei.
L’Italia, di tutti questi passaggi ha una percezione confusa, filtrata spesso attraverso la lente sfuocata dei luoghi comuni. Costituisce un’eccezione la guerra civile del 1936-39, uno dei momenti salienti nella storia del Novecento, oggetto di numerosi studi.
L’obiettivo principale della mostra è quello di superare il puro e semplice ricordo della guerra civile spagnola - nonostante la sua importanza storica - e andare oltre.
Attraverso la conoscenza di queste vicende non solo si fa luce sulla storia della Spagna, ma si intercettano le grandi svolte della storia europea contemporanea.
La mostra è stata realizzata a partire dai documenti del "fondo Spagna" depositato al Centro studi Piero Gobetti e vuole testimoniare il costante interesse manifestato dal Centro per le vicende spagnole, con lo scopo di conservare la memoria del messaggio di libertà e democrazia trasmesso dalla Spagna nel periodo tra le due guerre mondiali e manifestare la solidarietà e l’impegno a un ritorno della democrazia durante gli anni della dittatura franchista.


Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea
nelle province di Biella e Vercelli "Cino Moscatelli" 
utente anonimo  (IP: c4a6b82fd9b370d)
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