Storia. Due anniversari del 2006: guerra civile di Spagna e rivolta d'Ungheria
Spagna: guerra civile 1936-1939. 70° anniversario
Per le vivissime passioni e la violenta faziosità che suscitò e per il coinvolgimento ideologico che contrassegnò i due schieramenti contrapposti, la guerra civile di Spagna fu un conflitto ben diverso da tutti gli altri. Le sue origini risiedono nelle ingiustizie sociali che da secoli affliggevano questo Paese. Spinto dalle pressioni dei movimenti più radicali il nuovo governo del fronte popolare, composto dai partiti della sinistra, laico-borghesi ed autonomisti catalani, baschi e galiziani (Republicanos), che aveva vinto di misura le elezioni del 1936, avviò un programma (abolizione del latifondo, introduzione del divorzio, confisca dei beni ecclesiastici, ecc.) che avrebbe dovuto rapidamente trasformare una società semimedievale in una democrazia ultramoderna: tutto questo diede adito a una serie di violenze e attentati da ambo le parti, che culminò nel luglio 1936 nella sollevazione di gran parte dei vertici militari appoggiati dai partiti della destra: falangisti (i fascisti spagnoli), monarchico-carlisti e cattolici tradizionalisti (Nacionales). Ne scaturì una feroce guerra fra quest’ultimi ed il governo legittimo della Repubblica che, oltre le operazioni militari, degenerò in una inaudita mattanza di civili alla quale l'Europa guardò inorridita. Nei territori controllati dai governativi venne tra l’altro perseguitata (con l’eccezione del clero basco, schieratosi con la repubblica) la Chiesa cattolica, tradizionale sostenitrice del latifondo e della conservazione, mentre nelle zone conquistate dai nazionalisti venne estirpato l’associazionismo politico-sindacale popolare e democratico. L'Italia fascista e la Germania nazista schierarono proprie truppe a fianco del generale Franco, capo degli insorti nazionalisti, mentre migliaia di volontari antifascisti (fra i quali molti italiani) affluirono in territorio iberico per costituire le Brigate internazionali. Il governo legittimo, stante l'ambigua neutralità delle democrazie occidentali, trovò concreto aiuto in mezzi e materiali soltanto nell'Unione Sovietica che così acquisì influenza determinante finendo per trasformare il conflitto spagnolo, agli occhi di parte dell'opinione pubblica europea, da guerra tra democrazia e fascismo in guerra tra fascismo e comunismo. Ugualmente, col tempo, si produsse una sanguinosa frattura all’interno del fronte repubblicano fra quei partiti (comunisti, socialisti moderati e centro-sinistra borghese) che, appoggiati dall’Urss, vedevano come unico obiettivo prioritario la vittoria della guerra e chi (anarchici – che godevano di un notevole seguito popolare - filotrotskisti del Poum e socialisti massimalisti) voleva introdurre nel contempo misure economico-sociali di carattere collettivistico. La repressione attuata dai filosovietici contro delle forze dell’”ultrasinistra” si estese poi, verso il finire della guerra, contro tutti coloro che mal sopportavano l’influenza staliniana, provocando come reazione, nel marzo 1939, il colpo di stato repubblicano-borghese del colonnello Casado. Anche per l’esplodere di queste laceranti divisioni interne la Repubblica, dopo quasi tre estenuanti e duri anni di guerra, nell'aprile 1939 collassò e venne definitivamente sconfitta. Franco occupò così tutta la Spagna, proseguendo nella sua opera di capillare repressione delle forze antifasciste ed imponendo una dura dittatura di tipo fascista che si protrarrà fino alla sua morte avvenuta nel 1975. Le ripercussioni politiche ed emotive della guerra civile spagnola andranno ben oltre i confini della nazione: a seconda dei punti di vista sarà considerata una guerra tra tirannia e democrazia, fascismo e libertà, cattolicesimo e bolscevismo o comunismo e civiltà, ed in seguito guardata anche come un'anteprima della seconda guerra mondiale. Il numero complessivo delle vittime delle guerra civile è stato a lungo dibattuto, con stime che vanno dalle 500.000 ad un milione di. persone. Molti artisti ed intellettuali spagnoli vennero uccisi o costretti all'esilio L'economia del Paese ebbe bisogno di decenni per pervenire allo straordinario recupero ed alla crescita odierna che fa della Spagna uno dei paesi all’avanguardia in Europa.
50° anniversario della rivolta d’Ungheria: 1956-2006
L'Insurrezione ungherese del 1956, nota anche come rivoluzione ungherese, rivolta ungherese o semplicemente e riduttivamente con la definizione togliattiana di "fatti d'Ungheria", fu uno spontaneo moto popolare anti-sovietico che durò dal 23 ottobre al 10 - 11 novembre 1956. La ribellione venne repressa dalle truppe sovietiche e fu contrastata dall'ÁVH, la polizia politica ungherese (Államvédelmi Hatóság, 'Autorità per la Protezione dello Stato'). Morirono circa 25.000 ungheresi di entrambe le parti ( pro e contro la rivoluzione) e 7000 soldati sovietici, i feriti furono migliaia e circa 250.000 (il 3%) gli ungheresi che fuggirono dal Paese rifugiandosi in Occidente. La rivolta portò ad una significativa caduta del sostegno alle idee comuniste nelle nazioni occidentali. Tutto ebbe inizio a Budapest, il 23 ottobre 1956, da un corteo pacifico di alcune migliaia di studenti. In breve un numero imponente di cittadini, tra cui gli operai del sobborgo di Czepel ed alcuni reparti di soldati, si aggiunse ai manifestanti e la dimostrazione (inizialmente a sostegno della protesta degli studenti della città polacca di Poznan, violentemente repressa da quel governo comunista), si trasformò in una rivolta contro la dittatura dello stalinista Mátyás Rákosi e contro la presenza sovietica in Ungheria. Nel giro di pochi giorni milioni di ungheresi si unirono all'insurrezione o la sostennero. I rivoltosi ottennero il controllo su molte istituzioni e su un vasto territorio tanto che venne proclamata la neutralità del Paese e chiesto il ritiro delle truppe sovietiche. Ma nel clima di "guerra fredda" (è praticamente degli stessi giorni l'intervento militare anglo-franco-israeliano a Suez contro l'Egitto di Nasser che aveva nazionalizzato il canale) prevalsero le brutali ragioni della "realpolitik" ed i sovietici intervennero in due riprese per puntellare le forze a loro favorevoli: la prima volta le truppe già di stanza nel Paese, su richiesta del CC del Partito socialista ungherese al potere, sostennero l'apparato stalinista nella fase di passaggio dal governo Gero, che collassò il 23 ottobre, al governo del "rifomista" Nagy . La seconda volta con truppe corazzate provenienti dall'Unione Sovietica, a sostegno del governo Kádár, la cui formazione (avvenuta realmente dopo il 7), fu poi retrodatata al 4 novembre in modo da poter sostenere la tesi che anche in quel frangente le truppe fossero state formalmente invitate ad intervenire da un governo "legittimo". Da allora fino alla "caduta del muro" l'Ungheria seguì il destino degli altri "paesi socialisti" europei anche se il governo Kádár dagli anni Sessanta in poi si distinse dagli altri per l'introduzione di alcune misure "liberalizzatrici".
Carlo O. Gori
postato da: gorca49 alle ore 10:29 | link | commenti (9)
categorie: comunismo, spagna, antifascismo, ungheria, fascismo, novecento, storia contemporanea, unione sovietica, españa, gori, guerra civil española, magyar népköztársaság, Советский Союз
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