venerdì 20 gennaio 2012

Storia. Resistenza e Liberazione: il ruolo dei militari nella lotta contro il nazifascismo (venerdì, 17 giugno 2011)


venerdì, 17 giugno 2011

Storia. Resistenza e Liberazione: il ruolo dei militari nella lotta contro il nazifascismo

  


1943-1945: il ruolo dei militari nella guerra di Liberazione e nella Resistenza


Riporto qui un mio intervento comparso sul n. 3 (luglio-settembre 2005) di "Camicia rossa" in relazione ad un dibattito avviato da Lando Mannucci, compianto Presidente dell'Associazione Veterani e Reduci Garibaldini. Il Presidente intendeva da par suo (era stato valoroso ufficiale della Divisione Garibaldi che in Montenegro combatté a fianco delle forze partigiane contro i nazisti)  contestare alcune interpetazioni storiografiche, provenienti "da destra", che asserivano che  l'impegno di quei militari italiani che dopo l'8 settembre combatterono a fianco degli Alleati nella guerra di Liberazione non fosse classificabile come "Resistenza".
                                                                                                          COG
Carissimo Direttore,
sono pienamente d'accordo con i contenuti dell'editoriale del Presidente Lando Mannucci (“Se questa non è Resistenza...”) apparso sul n. 2 di “Camicia rossa” (apr./giu. 2005). L'editoriale era molto opportuno ed il Presidente, da protagonista di fatti importanti, vissuti in prima persona, ben illustra le motivazioni che dopo l'8 settembre, nel generale disfacimento delle istituzioni, spinsero non pochi soldati  italiani a non cedere le armi ed a cercare di porre le basi di qualcosa di nuovo per il riscatto della Patria.
Del resto nello stesso numero della rivista è apparso un mio articolo: “Il Ricordo dei combattenti pistoiesi nella Divisione partigiana Garibaldi e nei Gruppi di Combattimento sulla Linea Gotica” nel quale mi pare che i concetti da me espressi collimino, pur non avendolo letto in anteprima, con quelli espressi nell’ editoriale del Presidente Lando Mannucci, al quale rinnovo i complimenti per la chiarezza  e l’incisività. 
Non importa il momento in cui, nei singoli o nei reparti, maturò la presa di coscienza della  negativa tragicità della guerra nazifascista e dell'importanza di partecipare alla lotta di Resistenza e di Liberazione,  l'essenziale è che, per molti, essa, prima o poi venne, e che fu sancita da numerosissimi episodi di valore!
E vi furono tanti esempi luminosi: è impossibile ricordali tutti, vorrei solo citarne alcuni.
1. Quello del tenente Willy Pasquali, pistoiese, caduto in Montenegro, che ho ricordato nel suddetto mio articolo e che cito per tutti gli eroi della Divisione Garibaldi,  il quale, ad un colonnello che nei giorni dell' 8 settembre consigliava ad i suoi riluttanti ufficiali la resa ai tedeschi, affermando: “La via che avete scelto è quella della fame e della morte”, rispose: “è soprattutto quella della dignità e dell’onore”.  
2. Quello del tenente Ignazio Vian, uno dei primi soldati a salire in montagna fin dal 9 settembre 1943 e divenire partigiano,  cattolico e monarchico, epico difensore di Boves. Il 19 aprile del 1944, il comandante partigiano Vian cadde in mano del nemico: venne ripetutamente torturato perché rivelasse nomi e luoghi della Resistenza, ma non cedette. Nel timore di non poter più resistere, dopo settimane di torture, si svenò nel carcere. Fu curato e tre mesi dopo l’arresto, quando a malapena riusciva a reggersi in piedi, i nazifascisti, il 22 luglio 1944, lo impiccarono a un albero in Corso Vinzaglio, nel centro di Torino, insieme al gappista comunista Francesco Valentino ed a Battista Bena e Felice Bricarello.  
3. Quello del capitano Luigi Giorgi, da Carrara, del Gruppo di Combattimento Cremona, eroicamente caduto sul fronte del Senio e decorato nel giro di pochi giorni (10-26 aprile 1945) con ben 2 medaglie d’oro.  
4. Quello dei soldati e marinai difensori dell’isola di Lero nell’Egeo che, raggiunti ed in seguito  sostenuti da reparti britannici, si arresero a preponderanti forze tedesche dopo ben 52 giorni di resistenza, il 16 novembre 1943, e solo dopo che l’avevano fatto gli inglesi. Anzi gli uomini di alcuni capisaldi isolati, ai segnali ottici dei loro commilitoni che li informavano dell’avvenuta resa, così rispondevano: “Non vi crediamo, Viva l’Italia!”,  continuando a combattere finché non furono sterminati, uno per uno, dai tedeschi (ed i nomi di questi eroi andrebbero conosciuti e resi noti…uno per uno!). 
E’ qui che vanno ritrovati i fondamenti della Patria nuova da ricostruire:  se non è Resistenza questa!
Se poi i politici “ricostruttori” del dopoguerra non siano stati all’altezza del loro compito, è tutto un altro discorso... Concordo quindi pienamente col Presidente Lando Mannucci e ben comprendo il sacrosanto fastidio con cui Mario Pirani su “La Repubblica” del 23 maggio 2005 (Cefalonia: resistenza o soviet militare. Parole utili agli inutili sordi)  rispondeva a Gian Enrico Rusconi e Sergio Romano che mettevano in dubbio che il contributo dei militari alla Liberazione fosse vera Resistenza.
E’ ben strano. C’è voluto del tempo perché da parte della storiografia di sinistra si riuscisse ad inquadrare nelle giuste dimensioni il contributo militare alla Resistenza, ed ora qualcuno, di parte “moderata”,  dice che tutto questo non era Resistenza!
A questo proposito, va ricordato del resto, che nella temperie del “blocco contro blocco” del dopoguerra, se la storiografia di sinistra “monopolizzò” la Resistenza, dal canto loro, alcune forze moderate, interessate al recupero politico degli ex-repubblichini, rinunciarono ben presto a rivendicare certi loro “meriti resistenziali”.
Non posso, concludendo, esimermi dal citare quello che mi appare come un piccolo, ma significativo esempio di miopia storica che penso porti acqua  al mulino dei suddetti “inutili sordi”:  sul n. 3 del maggio-giugno 2005 di “Nuova storia contemporanea”, F. Griccioli, (La guerra di liberazione nel ricordo degli ultimi “soldati del  Re” ), tra l’altro un protagonista, ufficiale di collegamento degli IILOS, trova il tempo per dirci che nell’aprile ’45 i soldati del ricostituito esercito italiano storicamente non contribuirono a sfondare la Linea Gotica, perché… non si chiamava più Gotica! Infatti gli “aggiustamenti” avvenuti nell’inverno ‘44/’45  e lo spostamento di qualche km. più a nord facevano ora denominare le difese tedesche a ridosso della “Gotica”, o come Linea Irmgard, o come Linea Cesare. Esatto Griccioli!  Ma il senso vero delle cose sta nel fatto che i circa 50 mila soldati combattenti italiani, (“Gotica o non più “Gotica” per qualche km!), contribuirono in quell’aprile allo sfondamento del fronte nazifascista  sull’Appennino ed alla Liberazione del Paese!

                                                                              Carlo Onofrio Gori




Nella foto in alto: 30 giugno 1944: i partigiani del "Buscalferri" e i soldati paracadutisti della Nembo del Corpo Italiano di Liberazione liberano Tolentino (MC)




Attenzione: il post di questo blog e questi articoli sono riproducibili parzialmente o totalmente solo previo consenso o citazione esplicita dell'autore e del sito web e/o rivista.
vd. anche: http://goriblogstoria.blogspot.com/





Commenti:
 

#1 18 Giugno 2011 - 14:34
Un Paese nuovo... ed è finita l'epoca della politica verticale REFERENDUM 12-13 GIUGNO: MERAVIGLIOSA  VITTORIA!
25.514.580  =   95 %  di SI
RISULTATI  INEQUIVOCABILI:
 I REFERENDARI  SONO  MAGGIORANZA  ASSOLUTA NEL PAESE!

"Liberiamo le donne e i bambini, ascoltiamo la voce dei figli e dei nonni, riprendiamoci la libertà, la dignità, la bellezza dell'impegno politico"Concita De Gregorio
GIULIANO
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#2 21 Giugno 2011 - 15:36
Aprrezzo molto questi suoi ultimi post. Maria Betti
utente anonimo  (IP: c61e80381700bda)

#3 29 Giugno 2011 - 18:39
  Carlo Onofrio Gori Caso Bisignani: ricordate quella regola matematica che ci insegnarono a scuola? Si chiamava “proprietà transitiva“. Era quella cosa che se A è uguale a B e B è uguale a C, allora si puo’ legittimamente affermare che A è uguale a C. a regola matematica che ci insegnarono a scuola? Si chiamava “proprietà transitiva“. Era quella cosa che se A è uguale a B e B è uguale a C, allora si puo’ legittimamente affermare che A è uguale a C.">Foto bacheca   20 giugno alle ore 19.40 · Mi piace ·  · 
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#4 29 Giugno 2011 - 18:40
  Carlo Onofrio Gori ‎...yo siempre "cultivo una rosa blanca, en julio como en enero, para el (la) amigo(a) sincero(a) que me da su mano franca".Foto bacheca   17 giugno alle ore 9.06 · Mi piace ·  · 
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#5 30 Luglio 2011 - 07:15
  Carlo Onofrio Gori ‎4 Foto bacheca   23 luglio alle ore 9.16 · Mi piace ·  · 
  •  
    • Carlo Onofrio Gori ‎....qualche giorno prima... 23 luglio alle ore 14.36 · Mi piace
    • Val Meira amei esta foto 24 luglio alle ore 16.12 · Non mi piace più ·  1 persona
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#6 26 Agosto 2011 - 18:33

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#7 26 Agosto 2011 - 18:34


      • Gregorio Vanelli  concordo con il contenuto dell'articolo. Le interpretazioni storiografiche provenienti "da destra" sono aria fritta e contano meno di nulla. Con il termine Resistenza si intende la lotta (armata e non) che il popolo italiano ha sostenuto per cacciare l'invasore nazista e l'illegittima ed aberrante dittatura fascista. La storiografia Ufficiale fa risalire l'inizio della Resistenza ai fatti che sono avvenuti immediatamente dopo l'otto settembre,i maggiori e più noti riguardano Cefalonia, l'attacco alla flotta navale con l'affondamento della corazzata Roma e, soprattutto, la difesa di Roma, in particolare a Porta san Paolo, dove soldati e civili italiani (donne ed uomini) combatterono eroicamente (ci furono oltre 500 caduti) per impedire l'occupazione della città da parte dei nazisti. E' una tattica, storicamente analfabeta, per cercare di dividere ciò che non deve e non può essere diviso. La Resistenza è indivisibile ed unica e costituisce il fondamento storico della Democrazia in Italia. 2 ore fa · Non mi piace più ·  1 persona
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