giovedì 19 gennaio 2012

Politica estera. Imminente un attacco di Bush all’Iran? Lo dicono i russi (martedì, 27 marzo 2007)


martedì, 27 marzo 2007

Politica estera. Imminente un attacco di Bush all’Iran? Lo dicono i russi

  

         
Secondo i russi è imminente un attacco USA all’Iran 

Andrei Uglanov, che pare avere fonti informative dei servizi di Mosca, afferma sul settimanale «Argumenti Nedely» che gli Usa attaccheranno l’Iran il 6 aprile. L’operazione sarebbe stata battezzata «Bite» (Morso) perché non prevede nessuno sbarco o invasione, ma una serie di bombardamenti, della durata di dodici ore (dalle 4 del mattino alle 16), contro una ventina di obbiettivi e installazioni nucleari iraniane. Saranno le squadre di B-52 in decollo dalla base Diego Garcia, nell’Oceano Indiano, e armate di bombe e missili, a colpire. Questa prima ondata sarebbe seguita da altre, effettuate con aerei in decollo da altre basi Usa nella zona, nel Golfo e in Afghanistan. Secondo Uglanov, Mosca ha già informato Teheran, ma chiarendo che la Russia non interverrà nel conflitto. «Piú volte la Russia ha invitato Teheran ad attenersi alle proposte della commissione internazionale per l’energia Atomica (Iaea), e se Teheran non vuole accettare, il nostro Paese non può trovarsi coinvolto in un’avventura tragica», scrive Uglanov: «La Russia non può partecipare ai giochi anti-americani».
Da settimane Mosca segnala che non si farà manovrare da Teheran nei suoi «giochi anti-americani», che se Ahmadinejad spera di trattare la seconda potenza nucleare come un suo fantoccio, si sbaglia di molto. Putin, i cui tecnici stanno installando la centrale iraniana di Bushehr, aveva offerto in passato di arricchire l’uranio iraniano nelle sue centrali, sotto garanzia internazionale; Ahmadinejad ha sempre rifiutato. Ora Mosca, rende noto la «Reuter», minaccia ancora di interrompere le forniture di combustibile atomico a Bushehr, se Ahmadinejad non fermerà il programma di arricchimento come chiesto dal Consiglio di sicurezza.
L’avvertimento è stato dato da Igor Ivanov, segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale russo, ad Ali Hosseini Tash, un alto diplomatico iraniano. Lo stesso ministro degli Esteri Sergei Lavrov avrebbe confidato a diplomatici europei che la decisione di non fornire piú combustibile a Bushehr era frutto di una decisione politica di Mosca, non una questione di pagamenti mancati del materiale:
«Ahmadinejad non è il nuovo Hitler, ma è stupido se crede di poter giocare la Russia contro gli Usa, e determinare lui, a capo di un paese di peso irrilevante nel gioco delle grandi potenze, la politica estera di Mosca. Sta andando verso l’ineluttabile» dicono in sostanza i russi.
Secondo i russi, l’attacco americano ormai imminente metterà in ginocchio la popolazione persiana, e potrà portare alla caduta di Ahmadinejad (già ai livelli piú bassi) se non dell’intero regime degliayatollah. Verrà sconvolto l’assetto sociale interno, e il prezzo del petrolio potrà salire – essendo la regione già destabilizzata dall’occupazione dell’Iraq – fino a 200 dollari il barile.
Ma anche per gli USA una nuova fase bellica può riservare amare sorprese, sulla sua economia e sul dollaro tuttavia debbono tener conto delle esigenze della sicurezza di Israele. Fonti bene informate rivelano che da ambienti vicini alla Cia trapela la notizia dell’attacco per i primi di aprile.
E una conferma almeno indiretta viene da Israele, che ha invitato i suoi cittadini a non viaggiare in una quarantina di paesi (la lista è lunghissima, e comprende l’intero mondo musulmano e l’Africa) come prevedendo reazioni inferocite alle prime immagini del bombardamento a tappeto.
«Ci stiamo preparando a scenari di guerra su vari fronti», ha detto anche il ministro della Difesa giudaico Amir Peretz: «Non faremo compromessi nella guerra al terrorismo. Coloro che rifiutano di riconoscere Israele rifiutano la pace», ha aggiunto. L’ex capo di Stato Maggiore Moshe Ya’alon è stato ancora piú esplicito. Ha definito «inevitabile» il conflitto con l’Iran, e – come fanno da tempo lui e i suoi pari – ha rimproverato l’Occidente, che non vuole andare in guerra per Israele, in quanto è «debole», e questo «avvicina il conflitto anziché allontanarlo». Ahmadinejad, ha detto, «ha dichiarato guerra all’Occidente e alla sua cultura).
Olmert nella riunione dell’Aipac (American Israeli Political Committee) a Washington il 12 marzo scorso, davanti a una platea di politici, parlamentari e candidati presidenziali democratici, ha rimproverato gli USA per la loro «debolezza»: «Sono sicuro», ha detto, «che tutti voi che siete preoccupati della sicurezza e del futuro dello Stato di Israele comprendete l’importanza di una forte leadership americana per affrontare la minaccia dell’Iran, e sono sicuro che voi non intralcerete né frenerete questa forte leadership(di Bush)».
Sembra confermare i preparativi per il bombardamento dell’Iran anche l’esercitazione congiunta Usa-Israele completata la settimana scorsa. Battezzata «Juniper Cobra 2007», l’esercitazione simulava «lanci missilistici non-convenzionali» e tra l’altro mirava a mettere a punto il sistema d’intercezione anti-missile israeliano «Arrow» in coordinamento con la rete, sempre israeliana ma prodotta in USA, dei missili Patriot. Allo scopo evidente di parare una possibile reazione iraniana.
Ya’alon ha reso abbastanza chiaro che, in coincidenza con l’attacco aereo americano all’Iran, Israele combatterà «su vari fronti contemporaneamente», riecheggiando Peretz e probabilmente alludendo ad una «sistemazione» del problema palestinese e alla rivincita in Libano contro Hezbollah, obiettivi da mettere a segno mentre il mondo sarà distratto dall’attacco all’Iran. Com’è noto Hezbollah ha scosso nella recente guerra libanese «la deterrenza di Israele», e tale deterrenza secondo gli israeliani va ricostituita mentre Ya’alon definendo la cultura palestinese palestinese «una cultura di morte» ha affermato: «Finché [i palestinesi] non metteranno nei loro libri di testo la menzione di Israele, continueremo a combatterli», ha detto.
Anche il generale egiziano Mahamoud Khallaf, intervistato dallo Eir, ha confermato sostanzialmente l’attacco imminente. «La situazione si è volta a favore di Bush, purtroppo», ha detto il generale: «L’Iran ha tentato di giocare una parte superiore a quella di potenza regionale, e Bush ha avuto buon gioco a persuadere il Congresso USA che Teheran minaccia interessi americani. L’Iran ha anche minacciato Israele, e nessuno ignora il ruolo della lobby ebraica in USA. L’Iran è guardato come un elemento di disturbo dai sunniti in Egitto, Arabia Saudita, Libano… io e molti altri abbiamo sostenuto a lungo l’Iran. Ma ora l’opinione pubblica in Egitto è contro l’Iran». Secondo il generale Khallaf, «Bush ha mandato quei 21.500 uomini in piú in Iraq non per stabilizzare Baghdad, ma per preparare il colpo contro l’Iran. Il mandato di Bush sta per finire, e per determinare un cambiamento in Medio Oriente, egli deve fare qualcosa di drammatico. I neocon non lasceranno la Casa Bianca con il Medio Oriente nello stato attuale».
Queste in sostanza le notizie che mi venivano comunicate da alcuni miei corrispondenti e che riporto, riassumendole, in questo post, notizie che sembrano confermate da una mobilitazione iraniana annunciata ieri dalla Reuters:

TEHERAN (Reuters) - Un alto grado delle forze armate iraniane ha lanciato oggi un monito agli Stati Uniti contro l'eventualità di un attacco: lo scrive un'agenzia di stampa, a 48 ore dal voto del Consiglio di Sicurezza che ha imposto nuove sanzioni a Teheran sul mancato stop alle attività nucleari. "Se l'America comincia una guerra contro l'Iran, non sarà essa a concluderla", ha detto Morteza Saffari, comandante delle forze navali delle Guardie della Rivoluzione, citato dall'agenzia stampa Isna. "Il nostro popolo non consentirà che anche un solo soldato americano entri nel nostro paese".




postato da: gorca49 alle ore 09:08 | link | commenti (5)
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Commenti:
 
#1 28 Marzo 2007 - 17:06
 
cara prof., potrebbe essere...proprio oggi gli usa stanno facendo grandi manovre nel golfo persico...mah!?
salutissimi
mariabetti
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#2 29 Marzo 2007 - 14:30
 
Milano, 25 marzo 2007

Siamo angosciati per la sorte di Rahmatullah Hanefi. Il responsabile afgano dell’ospedale di Emergency a Lashkargah è stato prelevato all’alba di martedì 20 dai servizi di sicurezza afgani. Da allora nessuno ha potuto vederlo o parlargli, nemmeno i suoi famigliari. Non è stata formulata nessuna accusa, non esiste alcun documento che comprovi la sua detenzione. Alcuni afgani, che lavorano nel posto in cui Rahmatullah Hanefi è rinchiuso, ci hanno detto però che lo stanno interrogando e torturando “con i cavi elettrici”.

Rahmatullah Hanefi è stato determinante nella liberazione di Daniele Mastrogiacomo, semplicemente facendo tutto e solo ciò che il governo italiano, attraverso Emergency, gli chiedeva di fare. Il suo aiuto potrebbe essere determinante anche per la sorte di Adjmal Nashkbandi, l’interprete di Mastrogiacomo, che non è ancora tornato dalla sua famiglia.

Oggi, domenica 25, il Ministro della sanità afgano ci ha informato che in un «alto meeting sulla sicurezza nazionale» presieduto da Hamid Karzai, è stato deciso di non rilasciare Rahmatullah Hanefi. Ci hanno fatto capire che non ci sono accuse contro di lui, ma che sono pronti a fabbricare false prove.

Non è accettabile che il prezzo della liberazione del cittadino italiano Daniele Mastrogiacomo venga pagato da un coraggioso cittadino afgano e da Emergency. Abbiamo ripetutamente chiesto al Governo italiano, negli ultimi cinque giorni, di impegnarsi per l’immediato rilascio di Rahmatullah Hanefi e il governo ci ha assicurato che l’avrebbe fatto. Chiediamo con forza al Governo italiano di rispettare le parola data.

Teresa Sarti Strada

Presidente di Emergency
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#3 30 Marzo 2007 - 16:58
 
Già perr questa crisi aumenta il prezzo del petrolio, è diminuito recentemente, ma non ce ne siamo accorti, mentre ora i petrolieri aumenteranno subito....
Ma tu pensi che poi la guerra la facciano davvero? Certo c'è anche la vicenda degli ostaggi inglesi...
Ciao
Mauro
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#4 30 Marzo 2007 - 17:24
 
...la liberación de la militar británica se tenia programada para este viernes, pero Teherán suspendió su puesta en libertad ante la decisión de Reino Unido de congelar los contactos con la república islámica... vamos a ver...
besos
Maribel
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#5 02 Maggio 2007 - 10:01
 
poi, per ora e megio così, non è accaduto niente, malgrado la vicenda degli ostaggi inglesi, poi liberati dagli iraniani.
Solo il tg3 , a marinai inglesi liberati, ha fatto vedere un documentario-intervista degli stessi rilasciato ad un tv inglese prima che iniziassero la loro missione (e trasmessa dalla stessa tv inglese solo dopo la loro liberazione) nella quale dichiaravano che il loro scopo era anche quello di spingersi più avanti possibile per ottenere informazioni sulla dislocazione degli iraniani i quali evidentemente non avevano poi avuto tutti i torti ad accusarli di spionaggio.
sic est
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