giovedì 19 gennaio 2012

All'amico (lunedì, 02 ottobre 2006)


lunedì, 02 ottobre 2006

All'amico

  
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Ripresa


Un tempo, poi, in fondo, nemmeno tanti anni fa,  c’erano ovviamente molte cose che non andavano, ma c’erano più regole, più certezze. Fra queste, una, piccola, ma significativa, era che la ripresa della scuola in tutt’Italia avveniva il  primo di ottobre, per S. Remigio ed infatti gli scolari di prima elementare venivano chiamati “remigini”. Oggi nessuno, in varie parti d'Italia, capisce bene in che giorno di settembre debba iniziare la scuola se non segue attentamente il telegiornale. Io mi attengo al vecchio S. Remigio e, dopo la pausa estiva, riprendo oggi 2 ottobre (ieri era domenica) questo blog sospeso il 31 luglio (quando una volta venivano esposte negli atri delle scuole le tabelle con i risultati degli esami di maturità). Ringrazio quelli che mi hanno scritto, da varie parti ed in varie sedi, informandosi o sollecitando la ripresa, ma nessuno mi corre dietro e, nella fattispecie, non sono a libro paga di nessuno. Poi, da molti punti di vista, ho personalmente avuto un agosto ed un settembre non molto tranquilli né riposanti. Capita. I fatti meritevoli di commento, nel tempo intercorso sarebbero stati tanti, li cito, così, a memoria: l’attivismo di D’Alema e la pace (o tregua?) in Libano con  l’invio di soldati italiani sotto le insegne ONU, l’offensiva dei talebani in Afghanistan e la morte di altri soldati italiani, la “gaffe” del Papa sul mondo islamico, l’indulto di Mastella, le incertezze del governo Prodi, la nuova finanziaria, i casi, denunciati da “L’Espresso”  di lavoratori extracomunitari ridotti in schiavitù in Puglia, la vittoria di Bettini ai mondiali di ciclismo, i festeggiamenti per il centenario della CGIL, ecc. ecc. Per ora non mi viene in mente altro. Questi avvenimenti cercheremo di commentarli in seguito nei loro sviluppi via via che se ne ripresenterà (e sono certo che si ripresenterà) l’occasione, insieme ovviamente a nuovi eventi meritevoli di una qualche riflessione. Sono questi tempi in cui occorrerebbe tornare a “volare alto”, indicare un progetto visibile percorribile, condiviso, per soddisfare i bisogni di un’umanità ridotta oggi (anche nella sua parte “benestante”) a livello così poco “umano”, dare concrete prospettive ed anche qualche sogno, ma in giro, soprattutto fra i politici italiani (ma anche all’estero),  non si vede chi voglia o possa farlo.
In quanto “a volare alto” prendo lo spunto per inserire nel post “storico”, che seguirà a questo fra qualche giorno, l’originale di un mio articolo sulla figura di uno dei pionieri del volo, il lucchese Vincenzo Lunardi, articolo che in forma ridotta (per esigenze redazionali di spazio) compare sull’ultimo numero delle rivista toscana “Microstoria” attualmente in edicola e libreria.
Un’ultima cosa. Penso che gli umani debbano imparare ancora molto dagli animali. Dedico pertanto questa “ripresa”  a “Nero”, un gattino abbandonato che ci scelse, venendo nel mio giardino ai primi di settembre a fare compagnia a me, ai miei figli ed alla “vecchia” Bina ed alla giovane “Mina”, gli altri miei due gatti.  “Nero” purtroppo è morto nel primo pomeriggio di venerdì 29 settembre. Forse quando è venuto da noi era già malato ed io non sono stato capace di accorgermene in tempo portandolo subito dal veterinario. Ma fino a giovedì notte, a parte qualche piccolo segnale non sembrava stare poi tanto male.
"Nero" era un gattino inizialmente rustico e scontroso (chissà cosa aveva passato!), ma poi via via si è “sciolto” ed abbiamo fatto una grande amicizia. In particolare lui era affezionato a Mina, affetto sempre ricambiato perché Mina, quando venerdì mattina ha visto che “Nero” stava male, lo ha leccato a lungo con amore ed anche Bina era lì, molto dispiaciuta.  “Nero” era molto intelligente, gli volevamo molto bene e ci mancherà tantissimo.

                                                                                                    COG


Commenti:
 
#1 05 Ottobre 2006 - 12:07
 
Caro Professore,

sona contenta che abbia "ripreso" e la Sua sensibilità, anche verso gli animali, Le fa molto onore.
Aspetto con interesse l'"originale" dell'articolo su Lunardi che ho già letto in forma "ridotta" (come dice Lei) su "Microstoria" e che mi e piaciuto molto.
Continui così
Sua affezionata lettrice.
Caterina Guidi
La mia homepage: http://CaterinaGuidiutente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#2 06 Ottobre 2006 - 06:30
 
Sono contento che ti sia rifatto vivo sul blog che continuerò a seguire con attenzione, mi dispiace per il tuo ultimo gattino al quale so che tenevi molto.
Ciao Luigi
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#3 06 Ottobre 2006 - 07:06
 
mi ha informato Luigi: bentornato sul blog!
ALE
Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Blocca questo utentetaximagazine
#4 07 Ottobre 2006 - 06:28
 
Caro Carlo, sono contento per la "ripresa" pertanto, conoscendo il tuo impegno ambientalista, mi permetto di inviarti qui sotto questa mia riflessione che spero interessi a coloro che ti leggono.
Ciao G.

Per la raccolta ed il trattamento dei rifiuti, una politica diversa (che superi tante discariche senza sostituirle con l'incenerimento) sarebbe possibile (facendo scelte coerenti con l'obbiettivo di portare la raccolta differenziata al 55% e di ridurre la quantità dei rifiuti del 15%, entro il 2010), ma chi governa la Regione Toscana e gli Enti Locali nell'area metropolitana, l'ha esclusa. Sulla politica per la raccolta e lo smaltimento dei RIFIUTI, se qualcuno (io compreso) aveva qualche briciolo di speranza verso scelte coraggiose e di cambiamento, nella riunione del "tavolo regionale" (svoltosi nel tardo pomeriggio del 3 ottobre), Claudio Martini, i Presidenti delle Province (di Firenze, Prato e Pistoia) ed i Sindaci che erano presenti, l'hanno smentite:
- hanno confermato l'intenzione di costruire un nuovo inceneritore a Case Passerini;
- sarebbe stata avvallata addirittura la decisione (a mio parere totalmente irresponsabile)della Provincia di Prato di confermare la previsione di un inceneritore al Calice (sia pure rinviando di alcuni anni l'inizio dei lavori, in modo da poter fare la cosiddetta "staffetta" con l'inceneritore di Montale che è in fase di ristrutturazione per passare da 120 a 220 T/G);
- la Provincia di Pistoia ed i Comuni di Montale, Agliana e Quarrata, darebbero il loro consenso a tutto questo, firmando così la condanna per i propri cittadini, di subire le conseguenze di 80 - 90 anni d'incenerimento dei rifiuti (28 + 10 + 40/50) realizzata accanto alle proprie case;
- di conseguenza, le risorse finanziarie destinate al potenziamento della raccolta differenziata, rimarranno inconsistenti, cioè solo per fare qualche piccola sperimentazione, da utilizzare come "fiore all'occhiello", come "specchietto per le allodole", da utilizzare solo per farsi propaganda elettorale;
- infine, nell'area metropolitana non sono previsti "impianti a freddo" e, per mantenersi la presenza dei Verdi in maggioranza e in Giunta, gli darebbero il contentino di un mezzo impegno a fare qualche sperimentazione di un impianto in qualche altra parte della Toscana, sperando che si accontentino di questa promessa.
Insomma (Claudio Martini, le tre Province, ecc.) hanno bluffato, imbrogliato, non avevano nessuna intenzione di cambiare la politica regionale sui rifiuti ed i Piani approvati dai tre Ato dell'area metropolitana:
- avevano solo bisogno di tempo per trovare un accordo sulla proprietà degli impianti, cioè "per un sistema in cui tutti siano soci e proprietari e nessuno cliente" (e l'ulteriore rinvio deciso nella riunione del 3 ottobre, è stato deciso perchè questo accordo non è ancora perfezionato e concluso in tutti i dettagli): a quel "tavolo regionale" hanno discusso solo di questo, confermando la decisione di spendere subito circa 180 milioni di euro per costruire un inceneritore a case Passerini, 28 milioni di euro per potenziare (da 120 a 220 T/G) l'inceneritore del Cis a Montale e, tra alcuni anni, altri 180 milioni di euro da destinare alla costruzione di un inceneritore al Calice.
 Questo mi sembra che sia il quadro della situazione (emersa in modo chiaro da quella riunione del 3 ottobre) e mi rimane soltanto un piccolo residuo di speranza:
- i Verdi (quelli che hanno sinceramente creduto nelle parole di cambiamento introdotte nel dibattito dall'Assessore regionale Marino Artusa) accetteranno tutto questo, oppure diranno NO anche a costo di uscire dalla maggioranza e dalla Giunta della Regione Toscana ?
- il PRC continuerà il confronto per formare L'UNIONE anche in Toscana, oppure dirà che senza cambiamenti rilevanti nella politica sui rifiuti (e per una gestione interamente pubblica dei servizi idrici) non ci sono le condizioni per proseguire un confronto costruttivo ?
- il PdCI e L'Italia dei Valori faranno qualcosa di significativo ?
 Quando "quelli che stanno in alto, al potere", sono capaci solo di imbrogliare e non hanno nessuna disponibilità a prendere in considerazione e confrontarsi davvero su proposte diverse che provengono da "quelli che stanno in basso", non rimane che dimostrare - con la partecipazione alla protesta democratica - che non siamo disponibili a farci imbrogliare e lotteremo contro una prospettiva che può darci "una tariffa unica" in tutta l'area metropolitana, ma in cambio ne avremo un notevole aumento dei rischi per la salute delle persone e altri devastanti danni all'equilibrio ecologico del nostro pianeta.
 Per quanto mi riguarda, insieme alla lotta democratica, ritengo importante non chiudere mai gli spiragli - anche piccolissimi - di dialogo finalizzato al cambiamento, sperando che non vengano chiusi anche "gli spiragli". Giuliano 
La mia homepage: http://Giulianoutente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)
#5 20 Ottobre 2006 - 14:30
 
Carissimo Carlo,
per fornire informazioni anche a chi ti legge sul tuo bel blog mi permetto di inviarti questo post su un appuntamento al quale so che se molto sensibile.
Scusa se è un po' lungo.
Cordiali saluti.
Giuliano

STOP PRECARIETÀ ORA!
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
SABATO 4 NOVEMBRE 2006
ROMA - PIAZZA DELLA REPUBBLICA - ore 14.30 (partenza del corteo). Info:www.stoprecarietaora.org
Da Pistoia, alle ore 8(dalla Breda), partiranno pulman organizzati da: FIOM e Lavoro & Società/CGIL per prenotarsi telefonare al centralino 0573 378501
La precarietà (cioè il lavoro senza dignità perchè senza diritti), insieme al dilagare del lavoro nero, stanno progressivamente cancellando 50 anni di conquiste del movimento operaio in Italia: dobbiamo renderci conto che possiamo impedire questo "scivolamento all'indietro" solo organizzando una lotta democratica e di massa e questo è possibile sono con la convinzione e la determinazione a PARTECIPARE, di ciascuno/a e di tanti/e: è necessario conquistare un profondo cambiamento nella legislazione, che parta dall'abrogazione della legge 30, della Bossi-Fini, delle leggi Moratti.
Giuliano
Segue:
- Stop Precarietà Ora: il 4 novembre tutti in piazza!(Paolo Beni e Sergio Giovagnoli)
- Contro tutte le precarietà il 4 novembre a Roma (Giorgio Cremaschi).
- La lotta deve essere alla clandestinità, non ai clandestini (Paolo Ferrero).
- APPELLO e adesioni per la manifestazione nazionale del 4 novembre.
...................................
l'Unità, 5 ottobre 2006
Stop Precarietà Ora: il 4 novembre tutti in piazza!
Precariato? No grazie
Paolo Beni, Presidente nazionale Arci
Sergio Giovagnoli, responsabile Politiche Sociali Arci
La preparazione della manifestazione nazionale del 4 novembre contro la precarietà vede moltiplicarsi nel Paese gli appuntamenti di discussione pubblica, le vertenze locali e i momenti di confronto su concrete ipotesi di modifica della legislazione sul lavoro.
La nascita del coordinamento «Stop precarietà ora», nel luglio scorso, ha posto le condizioni per costruire un grande movimento unitario attorno ad una questione di fondamentale importanza per la società italiana, proponendone una chiave di lettura che va ben oltre l'ambito strettamente sindacale relativo alla deregolamentazione del lavoro attuata negli ultimi anni.
La precarietà del lavoro sta diventando per milioni di cittadini precarietà di vita, condizione permanente di anonimato sociale, una vera emergenza civile e al tempo stesso una grande questione culturale, che investe i diritti fondamentali e la dignità delle persone, e perciò la stessa qualità della convivenza democratica.
Se la precarietà diventa il paradigma delle relazioni lavorative e sociali, si mette irrimediabilmente in discussione il principio costituzionale della centralità del lavoro come perno del patto di cittadinanza e si svuota il lavoro della sua dimensione sociale e collettiva.
Questo sta avvenendo nelle forme tradizionali del lavoro subordinato, con la messa in discussione della contrattazione collettiva nazionale, e ancor più nella versione destrutturata dalla legge 30 che ha partorito oltre quaranta tipologie di contratto a progetto o parasubordinato.
C'è bisogno di una lettura attenta di questo fenomeno, che sappia cogliere dinamiche progressive dentro un ripensamento complessivo dei rapporti, ma anche dei contenuti del lavoro.
Proprio perchè la precarietà attacca al cuore gli istituti dello Stato sociale, la risposta deve essere all'altezza della sfida. Si tratta di mettere in campo un'idea in grado di ricomporre le disuguaglianze, di rivedere il concetto stesso di sviluppo, ripensando i contenuti di un benessere diffuso basato non solo sui beni materiali ma anche sulla qualità delle relazioni sociali.
La lotta alla precarietà deve insomma assumere i caratteri di una vera campagna di lungo periodo e di grande respiro culturale, che sappia tenere insieme la concretezza delle vertenze locali e delle lotte sindacali con un radicale ripensamento degli istituti del welfare, oggi solo parzialmente in grado di soddisfare priorità e bisogni dei nuovi attori delle comunità locali.
La manifestazione nazionale del 4 novembre è un passaggio importante in questa direzione.
L'obiettivo è quello di dar vita a un nuovo spazio pubblico di riflessione e iniziativa attorno al tema del lavoro, aperto al confronto tra soggetti diversi, ognuno col proprio bagaglio di esperienze e le proprie chiavi di lettura di una realtà complessa.
Insieme per rovesciare il paradigma liberista della precarietà, per ridare centralità alle persone, alle differenze di genere, generazionali e culturali oggi sacrificate in nome della competitività e del mercato.
Chi come noi opera nel Terzo Settore è consapevole della necessità di un surplus di riflessione per quel che riguarda quest'ambito di impegno.
È urgente una elaborazione specifica, che tenga conto delle peculiarità di un mondo dove convivono - e spesso si sovrappongono - volontariato, lavoro a progetto, militanza politica, lavoro a tempo indeterminato.
È proprio la nostra esperienza a convincerci che la giusta esigenza di superare la precarietà e di contribuire all'innovazione del welfare non può ricondurre il rapporto di lavoro dentro un unico modello standardizzato e cristallizzato nelle forme del secolo scorso.
È cominciato un dibattito - per ora ristretto agli addetti ai lavori - su una nuova idea di lavoro che, tenendo conto delle modificazioni intervenute negli ultimi due decenni nel mercato del lavoro, si ponga l'obiettivo di una sua riunificazione.
È un percorso di ricerca che va allargato e approfondito, ma sul quale vale la pena cimentarsi.
............................................................
3.10.2006 il manifesto
Contro tutte le precarietà il 4 novembre a Roma
Giorgio Cremaschi, Segretario nazionale Fiom
Il movimento di Genova riparte dalla lotta alla precarietà.
Le stesse organizzazioni, movimenti, associazioni e gruppi, che diedero vita nel 2001 alle giornate di lotta contro la globalizzazione durante il vertice del G8, si sono dati appuntamento per il 4 novembre a Roma, per una grande manifestazione nazionale che ha come primo obiettivo l'abrogazione della Legge 30, della Bossi-Fini, della legge Moratti.
Dopo l'assemblea dell'8 luglio scorso che ha dato vita al movimento «Stop precarietà ora», l'appuntamento che proponiamo si pone l'obiettivo esplicito di rovesciare l'agenda della politica italiana, mettendo al primo posto le persone e i loro diritti.
Oggi quella agenda è ribaltata. Al primo posto ci sono il rigore e lo sviluppo e poi, se avanza qualcosa, si aggiunge la cosiddetta equità. Dopo una gigantesca redistribuzione della ricchezza ai danni del lavoro, dopo una diffusione della precarietà che l'ha resa condizione normale, la politica ragiona ancora una volta come se non fosse successo nulla.
Non si conoscono ancora tutti i dettagli della legge finanziaria, ma è chiaro che, al di là dei tagli da un lato e delle compensazioni dall'altro, il suo segno di fondo non cambia rispetto alle politiche economiche degli ultimi venti anni. E, soprattutto, la questione della precarietà resta marginale nelle misure e nelle scelte di fondo che vengono compiute.
Il centro sinistra aveva scritto nel suo programma il superamento della Legge 30. Non pare che la direzione di marcia sia quella. Il Dpef parlava solo di rivisitazione di quella legge, mentre il ministro del lavoro propone di affrontare la questione della precarietà sulla base di un accordo tra le parti sociali. Come chiedere a Bertoldo (la Confindustria in questo caso), di scegliere l'albero a cui impiccarsi.
D'altra parte il ministro degli interni, Giuliano Amato, ha chiarito che i Centri di permanenza temporanea (Cpt) non si chiudono, e che si faranno solo dei ritocchi alla legge Bossi-Fini, ma non se ne incrinerà la sostanza che impone ai migranti la tagliola del ricatto permanente. La scuola poi subisce alcuni degli effetti più negativi della finanziaria. Insomma, sul fronte dei diritti la situazione è negativa e al massimo non arretra.
La precarietà del lavoro, la precarietà sociale, la precarietà del futuro che oggi toccano sempre più persone non si combattono così. Senza una svolta sul terreno delle scelte politiche e sociali, la precarietà continuerà ad essere lo strumento principale con il quale il mercato e l'impresa liberista amministrano il proprio potere sulla vita delle persone. La precarietà non è un incidente di percorso della nostra società. Essa è il versante con il quale il mercato globale trasforma le persone in merci in continua competizione.
La legislazione italiana, sotto tutti gli ultimi governi ha agevolato il processo di precarizzazione del lavoro. In un certo senso hanno perciò ragione coloro che sostengono che le radici della Legge 30 risalgono al Pacchetto Treu e ad altre misure precedenti. Ma è vero però che questa legge riassume in sé ed estende tutte le scelte negative del passato.
Lo stesso avviene con la legge Bossi-Fini e con la controriforma Moratti. Ed è forse per questo che le forze del cosiddetto riformismo, e non solo quelle della destra, sono contrarie all'abrogazione di queste leggi. Perché con la loro cancellazione inizierebbe davvero un percorso di liberazione della politica dalla subalternità al mercato. E questo oggi purtroppo non è nell'aria.
La lotta alla precarietà non si esaurisce con l'abrogazione delle leggi simbolo del governo Berlusconi, ma senza quella misura le cose non cominceranno neppure a cambiare. L'abrogazione è la prima condizione, necessaria anche...
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#6 04 Dicembre 2006 - 15:21
 
Ringrazio sentitamente, seppur in ritardo, la sig.ra Guidi, Giuliano, Alessando ed in particolare, per la condiderazione a "Nero", Luigi.
Grazie a tutti.
A risentirci.
COG
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#7 20 Agosto 2008 - 17:30
 
buono anche questo...seppur in ritardo...un bacio...Anna C.
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