giovedì 19 gennaio 2012

Storia. L' ultima raffica di Salò (sabato, 16 giugno 2007)


sabato, 16 giugno 2007

Storia. L' ultima raffica di Salò

  
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Gli irriducibili fascisti pistoiesi della Valtellina

A quasi sette mesi dalla liberazione di Pistoia (8 settembre 1944) scoppiava l’insurrezione in Nord Italia ed alle ore 15 del 28 aprile 1945 a Giulino di Mezzegra, sul lago di Como, veniva fucilato Benito Mussolini. Un paio d’ore dopo, ad una distanza di una cinquantina di chilometri, a Ponte in Valtellina, cominciavano ad arrendersi ai partigiani gli ultimi fascisti in armi: tra i molti toscani presenti nelle loro file troviamo anche alcuni pistoiesi capeggiati da Giorgio Pisanò. Ma chi erano questi “irriducibili” a cui accenna anche Pansa in un suo recente e discusso libro? (1)
Per rispondere alla domanda oltre a consultare i vari scritti di Giorgio Pisanò, storico e senatore neofascista, scomparso nel 1997, e di altri, (2) occorre sfogliare il giornale pistoiese degli universitari fascisti repubblicani "Tempo nostro”, uscito come supplemento al periodico federale “Il Ferruccio” fra il novembre 1943 ed il maggio 1944. 
L'8 settembre 1943, il ferrarese Pisanò si trovava solo da pochi giorni a Pistoia, dove era stato trasferito il padre, funzionario di prefettura. Quella sera, racconta, pianse all’annuncio dell’Armistizio, ma trovò ben presto la solidarietà di un piccolo gruppo di giovani tra i quali Maurizio Degl’Innocenti, Valerio Cappelli, Rolando Chelucci, Ruy Blas Biagi, Mafilas Manini, Agostino Danesi che insieme ad altri, con l'arrivo dei tedeschi, riapriranno la federazione fascista. (3)
Dalla lettura di “Tempo nostro” si coglie subito che per loro non ci saranno dubbi, ripensamenti o possibilità di sosta in “zone grigie"  per precostituirsi quegli alibi che premetteranno ad altri, nel dopoguerra, di giustificarsi di aver indossato le divise della RSI, adducendo per attenuanti costrizioni o necessità, oppure lo scopo di porre un freno alle rappresaglie naziste verso un paese “traditore”. Ne è testimonianza inequivocabile il titolo di alcune rubriche del giornale, “Misteri” ed “Al muro”, in cui, invocando esemplari punizioni,  i giovani “repubblichini” pistoiesi fanno i nomi, non soltanto di coetanei militanti nelle formazioni partigiane (Fedi, La Loggia, Panconesi, ecc.), ma anche di chi, già fascista, dopo il 25 luglio ha tradito, oppure di chi ha aderito alla RSI per convenienza come ad es. “i molti ufficiali…che...si sono ripresentati per il maledetto e lurido stipendio”. (4)
In questo contesto emerge ben presto la delusione degli articolisti, capeggiati dal direttore Manini, che nota: “il rinnovo ancora non c’è... sono sempre le solite facce. E le solite facce non sono fascisti puri” che continuano ad agire "nel clima di sempre, bigio ed insincero”. (5)
Danesi rincara la dose: “prima del 25 luglio se le cose non andavano bene si poteva dire, a ragione che forze occulte lavoravano contro lo Stato Fascista; ma oggi? ...a tutt'oggi e nei fatti la politica del Partito Fascista Repubblicano non differisce affatto da quella del Partito Nazionale Fascista”. (6)
In effetti a Pistoia “…di fatto la composizione del partito ricalcava il vecchio organigramma”. (7)
Ma allora in che modo i giovani fascisti pistoiesi, alcuni dei quali sensibili alle vaghe istanze socializzanti di Salò, (8)  potevano affermarsi come artefici del “rinnovamento repubblicano”? Scrive Manini: “Appartenere al PFR deve essere titolo d'onore... Il destino ci offre l'occasione…Sarà impugnando le armi contro il nemico...che ritroveremo noi stessi, sarà nella battaglia che saremo vagliati". (9)
Così alcuni coerentemente partono arruolandosi come allievi ufficiali nelle varie formazioni di Salò: Pisanò, Manini, Degl’Innocenti, Stelvio Dal Piaz, Ennio Albano, Leo Maccioni, Luciano Savino, ecc. (10 )
Fra questi si conteranno ben presto i primi caduti come Valerio Cappelli (GNR) e il “parà” Rolando Chelucci, mentre Ruy Blas Biagi  (“NP” X Mas) verrà fucilato dagli alleati presso Firenze dopo un’azione di sabotaggio oltre le linee nemiche. Cosa fanno quelli che restano lo si evince da un articolo di Enzo Pasi in cui traspare tutto lo sgomento e l'irritazione per l'isolamento che ormai sempre più li circonda: “Abbiamo partecipato...alle azioni di rastrellamento e di polizia effettuate tempo addietro nella nostra città e in altre zone limitrofe...Abbiamo veduto nei vostri occhi il timore, il risentimento, spesso l'odio e ne abbiamo sofferto ...Non siamo affatto presi dal gusto d'imprigionare la gente...abbiamo agito, più ancora agiremo, perché tra voi esistevano ... degli elementi sobillatori, degli sfruttatori del popolo, dei badogliani convinti e militanti, dei renitenti sordi alla voce della Patria, dei ricettatori  di prigionieri nemici...Noi vi tendiamo la mano e voi ci sputate sopra...non capite che la giusta...sistemazione del vostro avvenire riposa nella vittoria del Tripartito?. E perché allora rifiutate di collaborare...? O forse attendete...i “liberatori”? Badate a voi! ...Vogliamo aiutarvi anche se non lo volete....Risvegliatevi. Dio è con noi, per la nostra Vittoria”. (11)
Ma fra bombardamenti alleati ed azioni della Resistenza si avvicina piuttosto la Liberazione e la resa dei conti:  infatti anche nel pistoiese “dopo il marzo 1944 si assiste ad un rafforzamento sempre più rapido del dispositivo politico-militare delle formazioni partigiane" (12), soprattutto da quando la guida del CLN locale era passata nel maggio 1944 al comunista Italo Carobbi.  Inoltre dalla metà del giugno ’44 a Pistoia ed in gran parte della Toscana, dopo le notizie della liberazione di Roma e dello sbarco in Normandia, si sfalda rapidamente l’apparato governativo di Salò e, mentre tutto il potere si va concentrando nelle mani dei tedeschi, le federazioni fasciste delle province di Firenze, Livorno, Pistoia e Arezzo dispongono lo sfollamento dei propri militanti e delle loro famiglie in Valtellina. (13 ) 
La scelta cade sulla provincia di Sondrio, sia perché nota zona turistica con strutture alberghiere ampiamente attrezzate per accogliere un notevole numero di rifugiati, sia perché ben presto la Valtellina sarà prescelta da Mussolini, su proposta del segretario del PFR, il fiorentino Pavolini, peristituirvi il cosiddetto Ridotto Alpino Repubblicano, cioè l'ultima difesa della RSI. Quindi una cinquantina di fascisti pistoiesi con le loro famiglie, in tutto circa 200 persone, si sistemano nel giugno-luglio ’44 a Bormio e dintorni, e ben presto, secondo un rapporto della GNR locale, si distinguono perché “…Scorrazzano ovunque arbitrariamente, perquisendo e minacciando i cittadini econsiderando l’Alta valle terra di conquista”  anzi tra loro stessi, nota la stessa fonte, “regnano forti dissidi, tanto che non hanno … ancora stabilito chi debba essere il loro comandante”. (14)
Vengono ricordati fra i più “…duri e decisi i fratelli Danesi, amici di Pisanò….Renzo Barbini, ufficiale della “Gatti” poi fucilato alla fine delle ostilità, oppure la famiglia Evangelisti”. (15)
A loro si uniranno verso il 20 aprile ‘45,  Manini e Pisanò, che fino ad allora avevano svolto compiti di agenti segreti nell’Italia liberata. Essi si accorgono subito dell’inconsistenza militare del ridotto valtellinese: la strada principale che passa sul fondovalle a fianco del fiume Adda è spesso sotto il tiro dei partigiani, particolarmente attivi dall’estate ’44, che sparano dall'alto dei versanti nascosti nella fitta vegetazione prealpina, isolando progressivamente i fascisti in centri abitati praticamente scollegati l’uno dall’altro. In aprile ormai i partigiani delle Fiamme Verdi già controllano gran parte della Alta Valle, mentre le Brigate Garibaldi risalgono dalla parte inferiore vicina al Lago di Como. Al fianco dei “repubblichini”, curiosamente, si trova in Valtellina anche un battaglione di fascisti francesi della Milice, comandati da Joseph Darnand, ministro degli interni di Vichy, scampati all’avanzata alleata e degaullista in Francia. Pisanò con la  squadra d’azione pistoiese, autonoma e solo formalmente dipendente dalla Brigata nera locale, cerca di collegare i presidi di Mazzo e di Grosio, ma ben presto deve ritirarsi con gli altri reparti fascisti a Tirano con lo scopo di dirigersi successivamente a Sondrio per un’ultima resistenza. La colonna, composta di circa 600 uomini e ben armata, quando si trova nei pressi del Santuario di Madonna di Tirano, a poche centinaia di metri dal confine Svizzero, viene però inchiodata fino a sera dal fitto tiro delle mitragliatrici partigiane. Solo a notte fonda un gruppo riuscirà a sganciarsi ed a raggiungere Ponte dove il giorno dopo sarà, non senza difficoltà, convinto a gettare le armi dallo stesso comandante fascista, generale Onori che già aveva capitolato a Sondrio.
La resa definitiva del cosiddetto “Ridotto Alpino Repubblicano” avverrà, dopo aspri combattimenti, il giorno successivo a Tirano. Dopo la Liberazione furono tutto sommato rari ed isolati i casi di violenze e rappresaglie verso gli sfollati civili toscani in Valtellina, mentre invece non pochi dei loro parenti in armi, legionari della GNR e squadristi delle BN, compresi alcuni pistoiesi, non si sottrarranno a stragi e vendette. (16 )
Andrà bene invece, in questi frangenti conta molto anche il caso,  a  Pisanò, Danesi ed altri che rimarranno prigionieri, mentre Manini morirà di malattia, in clandestinità, a Milano. Fra coloro che non avranno alcuna possibilità di cavarsela, Darnand ed i collaborazionisti francesi che, consegnati a De Gaulle, verranno tutti, sistematicamente, giustiziati. 

                                                                         


                                                                     Carlo Onofrio Gori












Note:

1) G. Pansa, Il sangue dei vinti, Milano, 2003, pp. 66-77.
2) Cfr. G. Pisanò: Gli ultimi in grigioverde, Milano, 1965;  La generazione che non si è arresa, Milano, 1964; Storia della guerra civile in Italia, Milano, 1966; Io fascista, Milano, 1997; R. Lazzero, Le brigate nere, Milano, 1983; M. Fini-F. Giannantoni, La resistenza più lunga: lotta partigiana in Valtellina 1943-1945, Milano, 1979;  A. Rossi, Sfollati toscani in Valtellina, in “Farestoria”, n. 22, 1994, ecc.
3) Cfr. G. Pisanò, Io fascista, cit. p. 16. Oltre ai collaboratori qui ricordati,  sul periodico compaiono anche articoli di:  Leopoldo Romoli, Marcello Vannuccini, Loris Lenzi, Guido Gherardenghi, Salvatore Sanvoisin, Enzo Allegri, Alessando Piccolini, Silvestro Fierabracci.
4) S. Dal Piaz, Attenzione ai profittatori, in “Tempo nostro”,  25.12.1943
5) M. Manini, Rinascita, in “Tempo nostro”,  10.11.1943; M. Manini, Non deludere, in “Tempo nostro”, 25.12.1943.
6) A. Danesi,  Promettere e mantenere, , in “Tempo nostro”,  25.12.1943.
7) L. Bruschi-M. Francini, Il fascismo pistoiese durante la guerra, in Pistoia tre anni 1945-1945. Identità di una città in guerra, Pistoia, 1980, p. 10
8) “Il Ferruccio”, 10.10.1943.
 9) M. Manini, Rinascita, in “Tempo nostro”,  10.11.1943.
10) I giovani fascisti repubblicani partono, in “Tempo nostro”,  25.12.1943. In seguito a queste partenze molti articoli saranno firmati da donne: Berta Carrara, Maria Antonietta Orsini, Sara Benesperi, Arianna Lenzi, ecc.
11) E. Pasi, Ai pistoiesi, in “Tempo nostro”,  23.5.1944.
12) R. Risaliti, La Resistenza a Pistoia. Aspetti e caratteri, in Pistoia tre anni 1945-1945, cit. pp. 27-28.
13) A. Rossi, Sfollati toscani …cit., pp. 3-4.
14) Notiziario della GNR di Sondrio, Novembre 1944, AICSML Como, cit. in A. Rossi, Sfollati toscani …cit., p. 4.
15) A. Rossi, Sfollati toscani …cit., p. 5.  Da notare che Marcello Danesi, cugino dei ricordati, è un caduto della Resistenza al quale è stata poi  intitolata una piazza di Pistoia.
16) ivi, pp. 10-11. Si salveranno anche gli altri collaboratori di “Tempo nostro” non presenti in Valle, il nome di qualcuno lo risentiremo in più recenti cronache legate al caso Gelli-P2 


Tratto dal mio articolo: Carlo Onofrio Gori
Gli irriducibili fascisti pistoiesi della Valtellina. Le vicende di Giorgio Pisanò e degli altri fedelissimi del regime, in "Microstoria", n. 33 (gen.-feb. 2004)

cog@interfree.it







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Anonimo/i  estensori su Wikipedia della voce "Storia di Pistoia", successiva all'uscita di questo post e degli articoli da me pubblicati sulle riviste sopra citate, ha/hanno VIOLATO la regola suddetta che per me non vuol essere un legal-burocratico richiamo al copyright, ma semplicemente il sollecitare all'osservanza di una elementare norma civile ed al rispetto, sia per la persona che fatica ricercando e pubblicando articoli, sia per le riviste e per il blog sulle quali li pubblica. Si può riprodurre, ma basta semplicemente citare la fonte!
Gli scorretti ed ineffabili copiatori di questo e di altri miei articoli segnalati al relativo post (tra l'altro richiamati dalla stessa agenzia Wikipedia che ha fatto notare che alcuni passi sono "senza fonte"), oltre a riassumere (male) cambiando qualche parola (ma questo, sebbene scorretto può considerarsi più che lecito),  hanno però copiato  "pari-pari" da questo post molti passi come potete, dal confronto, vedere sotto (....e scusate se è poco):
  
        

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Gli irriducibili della Valtellina

Nei racconti di Giorgio Pisanòstorico e senatore neofascista, si ricorda che l' 8 settembre 1943 si trovava solo da pochi giorni a Pistoia, dove era stato trasferito il padre che era funzionario di prefettura, e pianse all'annuncio dell'Armistizio di Cassibile ma trovò ben presto la solidarietà di un piccolo gruppo di giovani tra i quali Maurizio Degl'InnocentiValerio CappelliRolando ChelucciRuy Blas BiagiMafilas ManiniAgostino Danesi che insieme ad altri, con l'arrivo dei tedeschi, riapriranno la federazione fascista. Così alcuni coerentemente partirono arruolandosi come allievi ufficiali nelle varie formazioni della Repubblica di Salò: Pisanò, Manini, Degl'Innocenti, Stelvio Dal PiazEnnio AlbanoLeo MaccioniLuciano Savino e altri. Fra questi morirono in combattimento Valerio Cappelli nella GNRRolando Chelucci nei paracadutisti mentre Ruy Blas Biagi facente parte degli X Mas venne fucilato dagliAlleati presso Firenze dopo un'azione di sabotaggio oltre le linee nemiche.
La resa definitiva del Ridotto alpino repubblicano avvenne dopo aspri combattimenti. Pisanò, Danesi ed altri rimasero prigionieri, Manini morì di malattia, in clandestinità, a Milano. I collaborazionisti francesi, come Darnand, furno invece consegnati a De Gaulle e vennero tutti, sistematicamente, giustiziati.

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Post liberazione

Dopo sette mesi dalla liberazione di Pistoia, l'8 settembre 1944, scoppiò l'insurrezione in Nord Italia. Alle 15 del 28 aprile 1945 sul lago di Como, a Giulino di Mezzegra, venne fucilato Benito Mussolini. Un paio d'ore dopo, ad una distanza di una cinquantina di chilometri, a Ponte in Valtellina, cominciavano ad arrendersi ai partigiani gli ultimi fascisti in armi: tra i molti toscani presenti nelle loro file presenti anche alcuni pistoiesi capeggiati da Giorgio Pisanò.
Per quanto riguarda i casi di rappresaglie furono rari ed isolati i casi di violenze verso gli sfollati civili toscani in Valtellina[senza fonte] e non poche furno le azioni di vendetta di legionari della Guardia nazionale repubblicana e squadristi delle Brigate nere[senza fonte], compresi alcuni pistoiesi.                                          


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"Il Tirreno"

È uscito il notiziario fotografico

PISTOIA. E uscito il Notiziario del circolo fotografico Il Tempio . Nel quadrimestrale si sono articoli di Raffaele Accarino, Luigi Pulcini, Gialuca Iori, Ugo Conti, Carlo Onofrio Gori, Ideale Mosi, Matthiass Mees e Ginevra Simoni, Francesco Soldi e Valerio Fagioli.
— 11 maggio 2007 —   pagina 09 —   sezione: PISTOIA


Commenti:
 

#1 22 Giugno 2007 - 10:20
...ma non starai scivolando anche tu nel gampaolopansismo...
Alessandro
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#2 23 Giugno 2007 - 08:22
caro Sandro,

intanto "giampaolopansismo", per dirla con Luzzatto, tuttavia lo sai bene che per lunghi anni, in quella che poi De Felice, ha chiamato "vulgata" della Resistenza dei fascisti non si è nemmeno parlato se non in caso di stragi ecc. un nemico fatto di sanguinari fantasmi. P
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#3 27 Giugno 2007 - 10:21
caro professore,non sono fascista come so che non lo è lei, anzi, ma mi è piaciuto questo suo articolo e sono pienamente d'accordo con lei: il "nemico" per poter dare un obiettivo giudizio storico , bisogna almeno conoscerlo, poi una trae le conclusioni che vuole; mi piace sempre molto leggerla, ma ultimamente scrive veramente poco...coraggio! mariabetti
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#4 28 Giugno 2007 - 10:45
io penso invece che non bisognerebbe neanche starci troppo a ragionare sopra sono nella pattimiera dellla storia e lì restano...
Giuliano
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#5 28 Giugno 2007 - 10:56
ho letto il commento di Giuliano sul quale tornerò successivamente se ne avrò tempo, colgo l'occasione per inviare a te ed ai tuoi lettori queste riflessioni, su altro argomento, più attuali, di Fernando Rossi.
Ti ringrazio.
Mario
Ormai il ceto politico è eticamente e moralmente uniformato.
Mi permetto di allegarvi alcune riflessioni.
Buon lavoro.

Fernando Rossi.

MANIFESTO APPELLO PER IL BENE COMUNE

In questi anni nei partiti italiani si è rafforzato un ceto politico dominante, bisognoso di scimmiottare il modello americano e le conseguenti chiusure verso la democrazia interna e la partecipazione politica degli elettori, considerata retaggio di una vecchia idea della politica.
Il campo dove le diverse lobby/partito si misurano è ora un luogo virtuale dove non entrano i problemi di donne e uomini reali, dove l’agenda politica è dettata da Stampa e Tv (di proprietà di grandi banche e gruppi finanziari) e dove la regola d’oro è non toccare gli interessi delle classi economiche dominanti.
Nel, preesistente, scollamento tra la vita di tante persone e il ceto politico, sono ora entrate anche molte elettrici ed elettori dell’Unione, delusi dal primo anno di attività del nuovo Governo in cui, sotto i colpi del liberismo moderato, hanno visto crollare il debole argine costituito dal compromesso sul Programma Elettorale, che conteneva apprezzabili impegni verso le componenti piú deboli della società e verso il mondo del lavoro.
L’apprensione sociale, sulle questioni irrisolte o peggiorate, ha favorito una maggiore capacità critica e molte piú persone hanno cosí verificato di persona la distanza tra la fraseologia che i partiti usano nel teatrino della politica (predicare bene) e le scelte concrete che poi attuano, a ogni livello di governo (razzolare male).

- La Finanziaria 2007, che ha recuperato la famigerata politica dei due tempi (nonostante il diverso impegno del Programma elettorale), rinviando gli interventi che dovevano alleviare il disagio sociale su precariato, pensioni e salari bassi, caro casa, ecc., ha consegnato gran parte delle risorse disponibili al sistema finanziario internazionale e ha aumentato le spese militari, mentre non ha potenziato l’università e la ricerca e non ha dato né corpo né sostegno a un diverso tipo di sviluppo.
- I poteri locali con una sorta di presidenzialismo mascherato, sono stati concentrati su Sindaci, Presidenti di Provincia e Governatori regionali, sottraendo democrazia e partecipazione ai consiglieri; figurarsi ai cittadini.
- I servizi pubblici sono stati prima trasformati in Spa, poi privatizzati (rovesciando lo spirito dell’Art. 43 della Costituzione che prevede l’acquisizione pubblica dei servizi di interesse pubblico gestiti da privati).
- Con i 12 punti del Prodi-bis le finte aperture ai movimenti, sono diventate nette chiusure, nonostante fosse proprio sulle loro spalle (pace, lavoro, informazione, giustizia, moralità, ambiente e scuola) che le smarrite truppe dell’Ulivo erano uscite dalla palude in cui le avevano cacciate le deludenti esperienze dei governi di centro sinistra post prodiani (D’Alema, Amato, Rutelli).
- Il convergente impegno del polo di centro-destra e di quello di centro-sinistra, sulla “necessaria” riduzione dei troppi partiti e sulla necessità di introdurre una nuova legge con soglia di sbarramento al 5%, mira a tenere preventivamente fuori dal Parlamento, attraverso una legge elettorale “Erode”, eventuali neonati partiti politici che potrebbero crescere pericolosamente “autonomi” dalle classi dominanti. Del resto anche sul numero dei parlamentari si monta l’idea forza della necessaria (e sacrosanta) riduzione delle spese, ma il vero obiettivo è che “controllarne meno” è piú facile.
- Negli EE.LL., in questi anni il malcostume è dilagato. Nessuno si stupisce piú di sapere della grossa ditta di costruzioni o dell’impresa immobiliare che, con legittimi contributi ha finanziato la campagna elettorale di Sindaco e partiti della coalizione di riferimento (ma è molto diffuso il “c’è n’è per tutti”) ipotecando le scelte urbanistiche (seguono in ordine di profitto : le società delle turbogas, quelle degli inceneritori, gli acquirenti di Farmacie e altri servizi pubblici, le case di riposo, le aziende di formazione, ecc. ecc.).
- Tutti i dirigenti pubblici o privati, come i docenti e i ricercatori universitari o i tecnici dei settori ambientali e sanitari, sanno dei silenzi e dei forzati assensi, che bisogna dare alle scelte del potere, senza i quali non si ottengono assunzioni, incarichi, finanziamenti per studi o ricerche, nomine, promozioni … ecc.

I partiti ridotti a strumenti di potere, a uso del ceto politico, attirano le forze peggiori (quando va bene i carrieristi) e allontanano quelle migliori, mentre la giustificata sfiducia nei loro confronti sta alimentando le fila dell’antipolitica e del qualunquismo, tanto cari a chi non vuole modificare lo stato delle cose presenti.
Il rapporto tra partiti e cittadini si è talmente deteriorato che persino chi, come Montezemolo (e la sua Corte), ha sempre ottenuto e continua a ottenere vantaggi da un uso “distorto” del denaro pubblico, può permettersi di ergersi a moralizzatore.
Questa situazione nei partiti è il maggiore ostacolo all’avvio di ogni positivo percorso, che, come pre-condizione deve poter contare su una parte rilevante delle forze culturalmente, socialmente e politicamente migliori.

Chi vuole salvaguardare e portare avanti il meglio della esperienza politica, dell’impegno sociale e culturale dei comunisti, dei socialisti e dei cattolici progressisti non può ignorare l’urgenza di porre un argine all’attuale degrado, e per farlo, ognuno deve uscire dalla propria trincea e spendersi insieme alle migliori forze del paese per rimettere al centro dell’agire politico il Bene Comune, e l’interesse generale del nostro popolo.
Ciò che ora, urgentemente, serve è ricostruire una forte democrazia partecipata.
I partiti sono nelle condizioni oggettive e soggettive per guidare questo processo, mettendo all’ordine del giorno la loro democratizzazione e una azione decisa per rimettere al centro del loro operato l’interesse generale del paese?
I segnali di questi mesi non vanno in questa direzione, né a destra, né al centro, né a sinistra.
È dal ritorno all’impegno culturale, sociale e politico di migliaia e migliaia di donne e di uomini, e soprattutto dalla partecipazione di tanti ragazzi e ragazze, che abbiano spinta ideale e valori morali ed etici, che si può cominciare a risalire.
È dal sapere accumulato dallo studio critico dei problemi, da parte di movimenti, e di donne e uomini di scienza e di cultura (essendo ormai i partiti dei meri gruppi di potere e avendo totalmente perso la gramsciana funzione di «intellettuale collettivo»), che in Italia si può aprire una nuova stagione politica.
Ma non dobbiamo nasconderci che per il potere reale che i partiti hanno concentrato nelle proprie mani, anche settori importanti singoli, autorevoli, protagonisti delle esperienze civiche e di movimento civile, economico, ambientalista e di democrazia partecipata, danno credibilità alle “aperture” che vengono dai partiti in questa fase di riposizionamento, dopo la fusione di Ds e Margherita in un nuovo partito.
Sulla base delle precedenti esperienze noi riteniamo che le aperture siano formali e che il ceto politico a tutto pensi tranne che a rimettersi in discussione.

Noi chiamiamo a raccolta tutte le donne e gli uomini che siano già consapevoli della gravità della situazione e dell’urgenza di una nuova ripartenza.

Per sviluppare questo progetto non sarà importante il numero di quanti, inizialmente, vi aderiranno ma la loro qualità e la democrazia che insieme sapremo garantire dentro al necessario strumento organizzativo che consenta loro di collegarsi e di coordinare le rispettive azioni (senza con ciò costituire la casta di chi comanda) e puntando alla massima autonomia dei movimenti e delle aggregazioni territoriali che vi prenderanno parte.
Fondatori del Movimento del Bene Comune, saranno quanti nei loro luoghi di lavoro o di studio, o nelle loro esperienze politiche e sindacali hanno saputo ribellarsi e battersi contro le ingiustizie e le prepotenze, ma un ruolo centrale, proprio come luogo del confronto e della socializzazione della politica spetta a Movimenti, Associazioni, Circoli, Comitati e aggregazioni locali, anche elettorali, come la bella esperienza della Lista Civica di Sestri Levante e di tante altre esistenti nel paese.
Il nostro programma generale è la Costituzione Repubblicana, aggiornandola in rapporto alle attuali acquisizioni scientifiche sull’importanza della salvaguardia ambientale e sul potere dell’informazione.
La nostra Costituzione parte dal ruolo e dai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e riconosce il ruolo sociale dell’impresa; e noi vogliamo qui ribadire con chiarezza che l’imprenditore che paga le tasse, che rispetta i diritti dei lavoratori, la loro sicurezza e la loro salute, che investe nel miglioramento della qualità della produzione e nella possibile riduzione del suo impatto ambientale è un nostro alleato e una risorsa vitale per il bene comune del paese.
Puntando a una irriducibile lotta agli sprechi di denaro pubblico possiamo contribuire al risanamento morale della vita politica e togliere l’acqua in cui nuotano e si alimentano il ceto politico nazionale, le signorie politiche locali e il loro diffuso sistema di vassallaggio, ormai esteso a ogni ganglio vitale del paese; ma è anche il modo, unitamente alla lotta all’evasione e all’elusione fiscale, per...
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#6 28 Giugno 2007 - 10:58
....reperire le risorse necessarie a combattere le ingiustizie sociali e a garantire un sereno futuro al nostro paese e al suo popolo.
Mentre a Palazzo si parla d’altro, una rilevante quota della nostra economia e del territorio, come dimostra la vicenda dei rifiuti in Campania, sono in mano alla criminalità organizzata (dalla sola gestione “legale” dei videopoker sono stati sottratto 100 miliardi di € alle casse dello Stato) che gestisce anche la nuova forma di schiavitú della immigrazione clandestina.
Attuare la nostra Costituzione vuole anche dire, in politica estera, ridare dignità e sovranità nazionale alla nostra Patria, a cominciare dal superamento delle servitú militari straniere e dal porre fine alle guerre, di sterminio e di occupazione di altri popoli e di altre patrie, in cui l’Italia è oggi stata trascinata da una classe politica che ha piegato l’impianto pacifista della nostra Costituzione agli interessi dei potenti della terra.


FERNANDO ROSSI 
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#7 03 Luglio 2007 - 21:24
Caro Giuliano,

la storia è ricerca, ed in questo caso fatti salvi i dati di fondo, essenziali, storicamente acquisiti, (la giusta sconfitta del nazifascismo con tutto quello di ingiusto ed aberrante che rappresentava, comprese enormi ed inutili sofferenze umane, altrimenti uno partirebbe dai necessari "dettagli" messi in luce da Giampaolo Pansa e finirebbe poi...per ribaltare la frittata!) l’adagio che il "perfido" Talleyrand raccomandava ai suoi collaboratori" (e soprattutto mai troppo zelo) “sourtout pas trop de zèle” – suona assai più auspicabile rispetto alle uniformi e granitiche certezze del "virtuoso" Robespierre.
COG
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#8 08 Luglio 2007 - 12:21
Martedì 10 luglio - ore 21 - ci vediamo per un primo incontro al Circolo Garibaldi:
l'invito è aperto a tutti.
Saluti.
Alberto
...........................................................
Laboratorio per un nuovo soggetto politico della sinistra a Pistoia

L’associazione “Sinistra unita e plurale” promuove un appello e chiede l’adesione al progetto per unire la sinistra pistoiese, quella ambientalista e quella delle tante donne e uomini che non hanno nessuna tessera di partito.
L’idea che muove l’appello è quella dell’unità dal basso, un soggetto plurale, che spinga rapidamente ad aprire luoghi, spazi di dibattito, di idee, di azione aperti al contributo di quanti si vogliono impegnare il tale obbiettivo.
Il rischio che a livello locale si proceda in una consultazione tra soli gruppi istituzionali e di gruppi dirigenti deve essere scongiurato.

I valori, l’etica di riferimento non possono che essere il rifiuto delle logiche liberiste, basate su scelte economiche e finanziare fuori da ogni controllo democratico.
Si assumono come valori, la difesa della Costituzione, il no alla guerre, la lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, per affermare la legalità, la giustizia e la sicurezza dei cittadini.
Una sinistra che assuma la libertà e l’autodeterminazione delle donne, contro ogni discriminazione sociale è condizione essenziale per una società più libera basata sulla pratica partecipata delle cittadine e cittadini, dei lavoratori e lavoratrici, giovani e pensionati.
Una sinistra che si impegna per un profondo rinnovamento culturale etico della politica, per la semplificazione e la riduzione dei suoi costi, per nuove modalità di partecipazione politica, contro le logiche oligarchiche e antidemocratiche che hanno provocato il distacco dall’impegno diretto e dalla partecipazione, come si è evidenziato nelle recente consultazione elettorale.
C’è bisogno di un rinnovamento culturale il rilancio di una democrazia attiva e partecipata, per un sistema politico basato sul rinnovamento delle forme di rappresentanza e sul limite temporale delle cariche istituzionali e di organizzazione.
Anche le recenti elezioni amministrative impongono un nuovo rapporto con la realtà sociale e in particolare con i lavoratori e lavoratrici subordinati e precari, si è evidenziato un distacco anche nelle zone più a rischio di povertà ed emarginazione, si deve contrastare la deriva populista e presidenzialista che possono essere l’approdo dell’antipolitica alimentata dai poteri forti.

Si tratta di lanciare con vigore, con forza con enfasi momenti di confronto aperti alla società sulle innovazioni sociali, programmatiche e partecipative, il metodo di forum cittadini, ma pure quello del singolo individuo portatore di idee è uno strumento essenziale.
Seguiamo con attenzione tutto ciò che si muove su queste linee all’interno della sinistra.

Assumiamo il tema del lavoro della sua rappresentanza come carattere fondamentale. Diritti, stabilità, sicurezza sul lavoro sono il motore di un modello produttivo e sociale più giusto.
Pensiamo alla non equidistanza di fronte al conflitto sociale, ci si batte per i diritti del lavoro e non accetta il lavoro precario che lascia nell’incertezza del futuro i giovani, deve essere redistribuita la ricchezza prodotta senza penalizzare salari, stipendi, pensioni che rischia di spingere tante e tanti alla soglia della povertà.
Difendere il principio costituzionale della laicità dello Stato, per affermare la libertà di scelta delle persone contro ogni tentativo di imporre all’intera società principi etici, religiosi e morali di parte.
Siamo per un investimento significativo in favore delle scuole dei saperi della cultura, la conoscenza è un bene comune da rendere accessibile a tutti. Pieno sostegno e valorizzazioni delle arti.

Vogliamo costruire un sistema economico e sociale sempre più libero dalla dipendenza del petrolio e che punta sulle energie rinnovabili per ridurre l’inquinamento globale, per un sistema sociale ed economico basato sul limite nello sfruttamento delle risorse naturali e una sua più equa ripartizione a livello globale, per costruire la pace. Per la difesa dei servizi pubblici quali la ripublicizzazione del bene acqua, per la riduzione e il riciclo dei rifiuti per favorire forme di rilancio dell’economia frutto di politiche ambientali innovative nel settori della casa, del trasporto, del risparmio energetico.

Ci rivolgiamo alle persone che sentono la necessità di superare le divisioni del passato e intendono operare perché i grandi filoni della sinistra italiane si incontrino con le nuove culture di genere, ambientaliste, sociali, partecipative e di solidarietà, del volontariato per costruire una nuova sinistra, aperta democratica dove la passione ideale alimenta l’impegno di persone libere e consapevoli.
Ci rivolgiamo a coloro che sentono il bisogno di pratiche politiche di tipo nuovo caratterizzate dal ruolo attivo delle persone, dalla partecipazione democratica, da regole certe e trasparenti e dal pluralismo culturale che valorizzi l’impegno civile e sociale.

Prime adesioni:
Alberto Zoppi
Luciano Tonci
Marcello Iovi
Marzio Tarducci
Vito Tommaso
Maria Patrizia Barbara
Alessandro Maestripieri
Giantonio Stellitano
Stefania Mai
Aldo Fedi
Daniele Cipriani
Fabio Capponi
Sergio Frosini
Giovanni Crisonà

Per adesioni e contatti:
Luciano Tonci cellulare 348 32 41 502
Alberto Zoppi e-mail: alberto.zoppi@yahoo.it 
La mia homepage: http://historiablogori.splinder.com Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Blocca questo utentegorca49

#9 20 Agosto 2008 - 17:25
buono anche questo...seppur in ritardo...un bacio...Anna C.
utente anonimo  (IP: bb4bcd669dfab02)

#10 27 Febbraio 2011 - 11:06
Ringrazio l'amico Leandro Piantini, noto critico letterario fiorentino, che così si è complimentato per questo mio post:

-----Messaggio originale-----
Da: "Leandro Piantini" <leandropiantini@virgilio.it>
Inviato il: 23 Feb 2011 - 23:20
A: "Carlo Gori Pistoia" <cog@interfree.it>

Caro Carlo ho letto il tuo articolo su Pisanò e i repubblichini pistoiesi, molto interessante. Tu scrivi bene, in modo sciolto e brillante. E dall'indice vedo che hai molti interessi. Interessante anche l'artcolo sul monumento a Garibaldi realizzato a Pistoia. Ti mando la recensione che ho dedicato ad un libro di Lorenzo Pavolini sulla fugura del nonno, il famigerato Alessandro. Continuiamo a tenerci in contatto saluti a te agli "altri due" amici del salotto di Gianna Bigozzi. Leandro
La mia homepage: http://historiablogori.splinder.com Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Blocca questo utentegorca49
 Da:<tagliati.g@virgilio.it>   [Aggiungi alla rubrica]
 A:cog@interfree.it
 Data:14 Apr 2009 - 13:34
 Oggetto:Barbarigo Cavarzere
Egregi signori, ho letto con vivo interesse l'articolo pubblicato sul
sito dedicato al battaglione Barbarigo. gradirei mettermi in contatto
con l'autore CARLO ONOFRIO GORI a cui chiedere alcune informazioni
riguardante il Bt.g Barbarigo.
grazie in anticipo per la vostra
cortesia

g.tagliati


Giancarlo TAGLIATI
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