Come un governo dei “ricchi” partorisce…miserie!
Attualità. Miserie del governo Berlusconi-Tremonti: Social Card, ovvero torna la vecchia Tessera di Povertà!
Social card = Tessera di povertà.
Come il saltuario, ma furbesco, immancabile e taumaturgico richiamo all’"Europa", beninteso quando questa “impone” qualcosa di dannoso alla gente e di utile ai “lorsignori”, sovente anche l’abuso della lingua inglese serve ai potenti del nostro Paese per nascondere le più sordide nefandezze sociali tramate ai danni dei cittadini più deboli.
Ma, per rimanere in ambito anglosassone, mentre negli ultra indebitati USA si vara un piano straordinario per creare 2,5 milioni di posti di lavoro ed in Inghilterra si abbatte l’Iva di 3,5 punti (per tacere le misure che si stanno approntando ad esempio in Francia e Germania) nell’italietta berlusconiana non si ha il coraggio fronteggiare la gravissima crisi ponendo le basi per una ripresa ed una rinascita, ma si guarda indietro: la lussureggiante montagna delle promesse berlusconiane cosa ha partorito finora? I vecchi famigerati elenchi dei poveri dell’ECA (Ente Comunale di assistenza) e la “social card” (leggi: “tessera del pane”)?
Questa, come notano oggi molti commentatori, fu sì introdotta sotto il fascismo, ma, noto io, durò in altre forme, anche molto tempo dopo, perché torna chiaramente alla mia memoria di scolaro degli anni Cinquanta (col fiocchino azzurro ed grembiulino nero “gelminiani”) tutto l’armamentario assistenzialista di stampo clerical-governativo apparecchiato per i miei compagni di scuola “bisognosi”: il pacco viveri, il “soccorso invernale”, la “befana del povero”, la “refezione scolastica”, il dispensario antitubercolare, ecc. ecc.
In sostanza la solidarietà dei ricchi, ben consapevoli di non voler rinunciare al “tutto e subito”, cioè a fette un po’ più rilevanti dei loro introiti e privilegi, per permettere con lungimiranza e nel rispetto dei contenuti costituzionali (art. 38) la costruzione di un sistema socio-economico più equo e più solido, finiva per elargire ai poveri….le solite briciole!!!
Tutto ciò, anche grazie alle lotte degli studenti e dei lavoratori degli anni Settanta (vedi che in qualche modo parlo anche del Sessantotto, caro Luigi?), era stato superato in lungo percorso che aveva cominciato a ridare dignità alle persone, ai loro bisogni, ai loro diritti.
Poi, nel corso degli ultimi vent’anni, la società ha subito forti mutamenti ed anche involuzioni mascherate sotto il nome di “nuovo”: alle sempre più ampie “povertà classiche” si sono affiancate “nuove povertà” che concernono aspetti sociali, relazionali e affettivi e non meno vitali e importanti: lo stesso concetto di bisogno, (e lo sanno benissimo gran parte dei giovani, degli anziani e ora anche della “ex” classe media) non è oggi più inteso solamente come mancanza di beni primari, ma come assenza di opportunità, come isolamento e solitudine, come necessità di riconoscimento e di piena realizzazione.
Poi, nel corso degli ultimi vent’anni, la società ha subito forti mutamenti ed anche involuzioni mascherate sotto il nome di “nuovo”: alle sempre più ampie “povertà classiche” si sono affiancate “nuove povertà” che concernono aspetti sociali, relazionali e affettivi e non meno vitali e importanti: lo stesso concetto di bisogno, (e lo sanno benissimo gran parte dei giovani, degli anziani e ora anche della “ex” classe media) non è oggi più inteso solamente come mancanza di beni primari, ma come assenza di opportunità, come isolamento e solitudine, come necessità di riconoscimento e di piena realizzazione.
Queste aspettative alla costruzione di un sistema di coesione e protezione sociale che accompagni l’intero arco della vita delle persone (non è… “la luna”: ad es. le (social)democrazie scandinave ci sono da tempo riuscite!) sono state nella sostanza vanificate da parte dei diversi governucoli italiani che si sono succeduti in questi ultimi anni e vengono oggi definitivamente affossate dall’introduzione di una tessera che risolve poco o niente e ghettizza ulteriormente le fasce sociali più deboli.
Per questo come non essere d’accordo ad esempio, e tra gli altri (sindacati, forze politiche di opposizione, ecc.), con Federconsumatori e Adusbef , che pur valutando il modesto aiuto offerto ad alcune famiglie più povere ed indigenti, invitano in un loro comunicato “…ancora una volta il Governo ad avere il coraggio di affrontare la crisi con provvedimenti economici straordinari, quali la detassazione delle tredicesime, un bonus fiscale di 1.500 euro sui redditi sotto i 25.000 euro, un abbattimento dell’Iva di 3,5 punti per un biennio, gli investimenti nelle infrastrutture e nella ricerca, il finanziamento di un piano casa, perché è da miopi elargire 20miliardi di euro ai banchieri, e stanziare meno di 4 miliardi alle famiglie (che hanno perso 1.800 euro di potere di acquisto solo nel 2008) ed alle imprese”.
Già me li vedo i possessori della Social Card, con un bonus di circa 40 euro al mese (poco più di uneuro al giorno), insieme a tutti quei fighetti del noto spot elettorale che hanno al polso un bel Rolex d’oro, cantare contenti: “Meno male che Silvio c’è!”
COG
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