giovedì 19 gennaio 2012

“I Giusti” di Toscana. La storia dei toscani che operarono in favore degli ebrei durante le persecuzioni naziste (domenica, 14 settembre 2008)


domenica, 14 settembre 2008

“I Giusti” di Toscana. La storia dei toscani che operarono in favore degli ebrei durante le persecuzioni naziste.

  



“I Giusti” di Toscana: schiaffo all’“indifferenza”. La storia dei toscani che operarono in favore degli ebrei durante le persecuzioni nazifasciste, il ruolo della chiesa e della gente comune

La trazione talmudica onora con l’appellativo di “Giusto tra le Nazioni” (חסידי אומות העולם)  il non-ebreo che abbia salvato l’ebreo dalle persecuzioni. In tal senso nel 1953, la Knesset, il Parlamento israeliano, ha adottato una legge concernente la memoria dei Martiri e degli Eroi fondando un’istituzione ebraica universale sul Monte della Rimembranza (Har HaZikaron) a Gerusalemme, il Memoriale di Yad Vashem. Il titolo di “Giusto” individua e rende omaggio a chi, mentre infuriava la Shoah, ha soccorso ebrei, disinteressatamente e suo rischio e pericolo, ed è attribuito sulla base delle testimonianze oculari, oppure di documenti attendibili. Al "Giusto" vengono consegnati una medaglia e un diploma d'onore, durante una cerimonia che si svolge sia a Gerusalemme, che nel paese d'origine e fino a poco tempo fa egli piantava un albero sul Monte della Rimembranza, oggi invece, essendo ormai la collina fitta di piante, viene apposta una targa col suo nome nella sede del Memoriale.
Gli otto volumi dell’Enciclopedia dei Giusti, compilata dallo Yad Vashem, opera “aperta”, sempre soggetta a nuove edizioni di aggiornamento ed incremento, ci ricordano che oggi i “Giusti tra le Nazioni” sono più di 20.000, mentre il volume che riguarda il nostro Paese, recentemente pubblicato, I Giusti d'Italia. I non ebrei che salvarono gli ebrei, 1943-45, ci dice che già alla fine del 2005 gli italiani riconosciuti tali si aggiravano intorno ai 400, senza contare i dossier nel frattempo all’esame. Scorrendo il libro ci è sembrato senz’altro “giusto” soffermarsi, anche con il corredo di altri documenti, sulle pagine dei 23 Dossier che narrano le vicende e celebrano le figure dei "Giusti" toscani.
Dopo l’8 settembre 1943, l'occupazione tedesca e la nascita della RSI, anche in Toscana, dove furono istituiti o potenziati almeno quattro grossi campi di internamento, l’apparato politico e statale fascista repubblicano collaborò attivamente con i nazisti e, spesso di propria iniziativa, mobilitò nella caccia all’ebreo non solo le camice nere, ma anche polizia e carabinieri.
E’ in questo clima che maturano gli episodi di coraggio e di valore dei “Giusti” toscani ed è a Firenze il numero maggiore di dossier che li riguarda, anche perché il capoluogo toscano, con Torino, Genova e Roma, è uno dei quattro maggiori centri della Delasem in Italia. Qui opera il giovane rabbino Nathan Cassuto che crea un efficiente gruppo di assistenza ai profughi giunti in Italia dalle loro zone di rifugio dei Balcani oppure del Sud della Francia, fino ad allora occupate dalle truppe italiane. L’arrivo dei tedeschi e la chiusura della Comunità aggravava il problema di assistenza agli ebrei stranieri che continuavano ad affluire in città così il rabbino ed altri esponenti dell’organizzazione chiesero aiuto alla Chiesa cattolica fiorentina; i contatti con il cardinale Elia Dalla Costa furono tenuti tramite Giorgio La Pira, che abitava nel convento di San Marco. L’appoggio non si fece attendere ed il cardinale convocò immediatamente Padre Cipriano Ricotti, domenicano di San Marco, originario di Pistoia, e poi Don Leto Casini, parroco di Varlungo, incaricandoli di trovare riparo ai profughi. Grazie a Ricotti e a Casini, l’assistenza della Delasem tramite il neocostituto Comitato ebraico-cristiano assunse in breve proporzioni notevoli: i profughi venivano accompagnati in rifugi di transito come il Seminario minore, da dove poi venivano smistati verso insospettabili case private e soprattutto conventi e istituti religiosi (oltre ventuno) toscani ed umbri. Per chi voleva continuare la fuga verso le zone liberate o la neutrale Svizzera fu necessario trovare vestiario, viveri e documenti falsi che arrivavano sia tramite Mario Finzi, della Delasem bolognese, che mediante contatti con la Resistenza toscana attivati da Padre Ricotti. Noto in quest’ambito l’oscuro, faticoso e rischioso compito di “postino” fra Firenze e Assisi svolto dal grande campione ciclista Gino Bartali.
Purtroppo però l’opera di una spia infiltrata dalle SS nel Comitato, tal Felice Ischio da Torino, portò alle retate del 6/7 novembre a Firenze, Montecatini e Bologna, in seguito alle quali Padre Ricotti, molto esposto, venne prudenzialmente trasferito dalle gerarchie ecclesiastiche nel convento di Prato e poi, il 26 novembre, all’arresto della dirigenza del Comitato ed alla scoperta di molti rifugiati. Cassuto e ed altri vennero arrestati e deportati, mentre Don Leto Casini, tradotto ed interrogato a Villa Triste, poté poi scampare alle grinfie degli sgherri di Carità solo grazie ad un intervento deciso ed autorevole, ma indubbiamente rischioso, del cardinale Elia Dalla Costa. Continuò la sua opera, per la quale è stato anche insignito, il 25 aprile 2004, della Medaglia d’oro alla Memoria, nella completa clandestinità.
In ogni singolo dossier ci sono a volte molti “Giusti” che aiutano un solo ebreo, mentre nel caso di questi due eccezionali “Giusti”, Padre Ricotti (Dossier 2244) e Don Casini (D. 3546), avvenne esattamente il contrario: gli ebrei aiutati sembrano essere stati circa 300-400, soltanto nel periodo ottobre-novembre 1943.
Altri religiosi vicini al Comitato si assunsero allora il compito di ospitare e salvare non pochi rifugiati superstiti dalle retate di fine novembre, fra questi spiccano i nomi di Don Giulio Facibeni, figura carismatica della chiesa fiorentina, Pievano di Rifredi e fondatore dell’Opera Madonnina del Grappa (D. 2987), che nascose vari giovani nel suo orfanotrofio e di Don Giovanni Simioni (D. 3546) che salvò 12 donne e bambini trasferendoli con un rischioso viaggio nell’originaria Treviso dove furono poi accolti da Don Angelo Della Torre e Don Giuseppe De Zotti. Altri “Giusti” fiorentini sono: Madre Maddalena Cei (D. 2961) che salvò la vita a 12 ragazze ebree polacche e belghe facendole travestire da suore e nascondendole nel convento delle Serve di Maria SS. Addolorata di via Faentina; il sessantenne Don Giulio Gradassi (D. 3433) che accolse la famiglia ebrea-polacca Pick; Lina e Mario Canterini (D. 1615) che salvarono i figli di Nathan Cassuto, Daniel ed Anna (poi purtroppo morta di malattia a Montecatini Alto); il pastore evangelico Tullio Vinay (D. 1621) che con i coniugi Amato e Letizia Billour (D. 3323), anch’essi evangelici, mise in salvo altri vari membri della famiglia Cassuto; Luciana Boldetti (D. 1336) che ospitò Anna Ottolenghi riuscendo poi a farle varcare la frontiera Svizzera; Gennaro Campolmi, azionista, (D. 2199) che procurò numerosi documenti falsi ai rifugiati e poi salvò con l’aiuto dell’amico Luigi Pugi (D. 781) la famiglia del suo datore di lavoro Goffredo Passigli; Lelio e Lina Lai Vannini (D. 1875) che accolsero la piccola Margherita Neehama Calfon trattandola come una figlia; Leonilda Barsotti Pancani che diede rifugio a quattro ebrei stranieri nella sua casa di via della Vigna Vecchia 3.
Prato annovera fra i “Giusti” Gino Signori (D. 1294), noto pittore, che durante la sua permanenza come internato militare al lavoro coatto ad Amburgo salvò, anche grazie alla sua mansione di infermiere ed alla perfetta conoscenza del tedesco, numerose donne ebree.
In provincia di Pistoia sono tre i dossier dei “Giusti”: quello delle famiglie di Sem e Maria Grassi di Agliana e di Pietro ed Albina Gori di Montale (D. 2620) che salvarono la vita ad Alberto Saltiel; quello della famiglia di Umberto ed Amina Natali (D. 3710) che a Pescia misero in salvo le sorelle fiorentine Lea, Michal e Miriam Della Riccia; ed infine quello della pesciatina Frisino Basso Lida (D. 1559) che nella sua casa di Lunata (LU) grazie anche all’aiuto dei padri del Convento di Porcari e di due partigiani, Michele Lombardi e Roberto Bartolozzi, trasse in salvo un folto gruppo di ebrei organizzando la fuga di cinque di essi in Svizzera.
A Lucca un coraggioso sacerdote oblato, il “Giusto” Don Arturo Paoli (D. 2560), sotto la diretta protezione dell’arcivescovo Antonio Torrini, diede vita con l’eroico ebreo pisano Giorgio Nissim, che aveva dovuto per sicurezza lasciare la propria città dove stava svolgendo una vasta opera di soccorso, ad un Comitato collegato alle Delasem di Genova e Firenze ed operante dal convento di via del Giardino Botanico. Il Comitato con il concorso di Don Siro Niccolai, Don Guido Staderini e Don Renzo Tambellini, e con l’aiuto di partigiani, di civili di ogni condizione e di religiosi e religiose di varie congregazioni, riuscì a nascondere in Lucchesia e Garfagnana decine e decine di rifugiati provenienti dalla Francia oppure delle vicine Pisa e Livorno.
A Pisa, le famiglie Di Porto, dopo l’emanazione dell’ordine di cattura di tutti gli ebrei da parte della RSI dei primi di dicembre 1943, si trasferirono in un casolare abbandonato nelle campagne di Montecatini Val di Cecina. Individuati, vennero avvertiti di un imminente rastrellamento dal medico Marcello Guidi e dal brigadiere dei carabinieri Francesco Soro. Soccorsi da molti contadini, trovarono poi sicura e definitiva accoglienza nel podere Le Tinte gestito dalla famiglia Bartalucci composta da Biagio, dal figlio Bruno, dalla moglie Armida Belucci e dalla nuora Giacomina Gallinaro (D. 2362).
A Marina di Carrara, malgrado il continuo andirivieni delle truppe tedesche che presidiavano la “Gotica”, la famiglia del fervente antifascista Alessandro Sgatti, composta dalla moglie Irina e dalla figlia Luce (D. 2382) riuscì ad accogliere dal novembre ‘43 all’aprile ‘45, nascondendone abilmente l’identità e trattandolo come un figlio, il tredicenne milanese Adolfo Vitta il cui padre era stato deportato ad Auschwitz.
A Siena il sig. Giacomo Sadun, avuta notizia della retata romana dell’ottobre 1943, decise di nascondere la sua numerosa famiglia (9 persone): le donne trovarono asilo presso il convento di S. Regina protette dalla madre superiora Moggi, mentre gli uomini furono accolti nella parrocchia di Don Rosadini a S. Agnese a Vignano. Alla notizia delle irruzioni nazifasciste del dicembre 1943 nei conventi fiorentini la famiglia ritenne consigliabile lasciare i propri rifugi e venne per lungo tempo ospitata dall’anziana signora Elvira Pannini (D. 1653) e poi dalle famiglie Adami e Cardini.
A Giampiereta, paese di montagna in provincia di Arezzo, trovò asilo Umberto Franchetti, noto pediatra fiorentino, con la moglie Anny Pontremoli e le figlie Lina, Celestina e Luisa. La famiglia sfuggita nel capoluogo toscano alla retata nazifascita di novembre, venne affidata da un amico del professore, frate Achille del convento de La Verna, a Francesco ed Emilia Ciuccoli (D. 4282), che la ospitò amorevolmente sottraendola anche, con l’aiuto di tutti i paesani, all’ identificazione durante un rastrellamento antipartigiano operato nella zona dalla divisione Hermann Goering.
Infine, in provincia di Grosseto, ben due dossier riguardanti otto “Giusti” interessano il suggestivo borgo di Pitigliano, la “piccola Gerusalemme”, sede di una delle più antiche comunità ebraiche italiane che prima delle leggi razziali arrivava al dieci per cento della popolazione locale. Il Dossier 5295 riguarda Agostino e Annunziata Nucciarelli, Sem ed Adele Perugini, Domenico e Letizia Simonelli che con l’aiuto di altri compaesani salvarono la numerosa famiglia Poggi Sadun, mentre il Dossier 2824 concerne il “Giusto” Fortunato Sonno che mise in salvo la famiglia Servi che viveva a Pitigliano da molte generazioni.
Queste, in sintesi, le storie ed i nomi dei “Giusti” toscani: ciascuna meriterebbe per lo meno lo spazio di un articolo. Dei lettori potranno tuttavia meravigliarsi di non aver trovato qualche protagonista di consimili episodi a loro noti, ma in proposito Yad Vashem è chiaro: i finora riconosciuti “Giusti” sono molti meno di quelli che dovrebbero essere, molte pratiche sono aperte, comunque la conditio sine qua non per l’avvio delle procedura di riconoscimento, (lunga, complessa e rigorosa) è che salvato/i e/o salvatore/i, o loro discendenti, debbano farne esplicita richiesta e questo in molti casi non è stato (ancora) fatto poiché i “Giusti” obbedirono ad un dovere morale come la cosa più naturale da fare in simili circostanze, senza chiedere ed aspettarsi niente. Uscirono così dalla vasta e comoda “zona grigia” dell’indifferenza, dell’opportunismo, della paura, affrontando serenamente i pericoli rappresentati da persecutori fanatici, spie ed interessati delatori.
Umili eroi senza armi riscattarono, anch’essi, l’onore del nostro Paese.


                                                                                Carlo Onofrio Gori

Sintesi e rielaborazione dell’articolo di Carlo O. Gori, “I Giusti” di Toscana: schiaffo all’“indifferenza”. La storia dei toscani che operarono in favore degli ebrei durante le persecuzioni nazifasciste, il ruolo della chiesa e della gente comune, in “Microstoria”, n. 51 (gen-mar. 2007). 


Per le note consultare l'articolo sulla rivista suddetta. E' possibile la riproduzione parziale e/o integrale di questo articolo previo consenso dell'autore o comunque citando lo stesso.
Carlo Onofrio Gori


0_Carlo_2007-2008cog@interfree.it


Commenti:
 
#1 18 Settembre 2008 - 07:38
 
Alcune informazioni da Roberto Fabio Cappellini

Interrogazioni su antifascismo e inceneritore di Montale

Nelle ultime due sedute del Consiglio Provinciale sono state presentate tre interrogazioni dal gruppo di Rifondazione Comunista, una relativa alla mancata commemorazione di due ragazze stuprate ed uccise dai nazifascisti nel 1944 e due relative all'inceneritore di Montale, tema del quale, passato il momento nel quale se ne parlava, nessuna forza politica si occupa più, dopo aver opportunamente "cavalcato la tigre". Questo con buona pace di tutti quegli esponenti di comitati che la primavera scorsa venivano alle iniziative elettorali della Sinistra Arcobaleno con cartelli deliranti con su scritto "PRC vuole inceneritori" (sic). Persone che, in evidente malafede viste le posizioni ufficiali di Rifondazione comunista a livello nazionale e provinciale, oggi potranno dormire sonni tranquilli, visto che Rifondazione comunista è, assieme a tutta la sinistra, fuori dal Parlamento, oggi occupato interamente da chi gli inceneritori ha dimostrato, nei fatti, di volerli davvero. Non dico un'autocritica (roba da vetero-comunisti), ma una seria riflessione sulle proprie posizioni sarebbe forse opportuna, da parte di queste persone.

Roberto Fabio Cappellini
utente anonimo  (IP: 6b98dfe5c1c4cce)
#2 18 Settembre 2008 - 09:57
 
Spagna perché?
Dal 1931 a oggi: un paradigma del Novecento europeo
Mostra realizzata dal Centro studi Piero Gobetti di Torino, con il patrocinio del Ministerio de Educaciòn y Ciencia dell’Ambasciata di Spagna in Italia e dell’Istituto Cervantes di Milano e con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte e dell’Associazione Culturale Italia e Spagna
esposta in collaborazione con l’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli "Cino Moscatelli"
Varallo, via D’Adda, 6
8-26 settembre 2008
dal lunedì al venerdì 9-12 e 15-18
ingresso libero
per informazioni 0163-52005

La storia spagnola degli ultimi settanta anni racchiude e manifesta tutte le contraddizioni che hanno caratterizzato il Novecento in Europa.
Dalla ricerca di una democrazia nuova, avanzata, che desse speranza alle classi subalterne, si è passati attraverso una guerra civile, una lunga dittatura storicamente contraddittoria e una fase di transizione per arrivare alla realizzazione di una democrazia consolidata, basata su un autentico federalismo politico e linguistico, con una classe dirigente giovane e dinamica, che ha promosso riforme e cambiamenti di costume guardati con interesse dagli altri paesi europei.
L’Italia, di tutti questi passaggi ha una percezione confusa, filtrata spesso attraverso la lente sfuocata dei luoghi comuni. Costituisce un’eccezione la guerra civile del 1936-39, uno dei momenti salienti nella storia del Novecento, oggetto di numerosi studi.
L’obiettivo principale della mostra è quello di superare il puro e semplice ricordo della guerra civile spagnola - nonostante la sua importanza storica - e andare oltre.
Attraverso la conoscenza di queste vicende non solo si fa luce sulla storia della Spagna, ma si intercettano le grandi svolte della storia europea contemporanea.
La mostra è stata realizzata a partire dai documenti del "fondo Spagna" depositato al Centro studi Piero Gobetti e vuole testimoniare il costante interesse manifestato dal Centro per le vicende spagnole, con lo scopo di conservare la memoria del messaggio di libertà e democrazia trasmesso dalla Spagna nel periodo tra le due guerre mondiali e manifestare la solidarietà e l’impegno a un ritorno della democrazia durante gli anni della dittatura franchista.

Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea
nelle province di Biella e Vercelli "Cino Moscatelli" 
utente anonimo  (IP: c4a6b82fd9b370d)
#3 19 Settembre 2008 - 06:04
 
Ciao, Carlo,
come ti ho già scritto all'indirizzo e-mail, ti chiedo un altro parere in tema di catalogazione dei periodici.
La Biblioteca possiede un solo numero di un periodico che si presenta come "Edizione straordinaria per la marcia della pace Perugia-Assisi, 14 ottobre 2001".
Io pensavo di fare cosi':
-AREA 2: Ed. straordinaria
-AREA 3: Vuota (non ho il 1. numero del periodico, e non ho modo di risalirvi)
-AREA 7, nota di Area 2: Ed. straordinaria per la marcia della pace Perugia Assisi
-DESCRIZIONE BASATA SU: Ed. straordinaria (14 ott. 2001).
Sono incerto se riportare 14 ott. 2001 anche in Area 7...
Tu che ne pensi?
Grazie.
Ti chiamo.
SANDRO
utente anonimo  (IP: a46bbc586c7901b)
#4 23 Settembre 2008 - 07:53
 
Egr. professor Gori, frequentare il suo blog è, per chi come me ha passione per la nostra storia toscana, sempre una piacevole sorpesa.
Buon lavoro!
Maria Poli
utente anonimo  (IP: 0da4d3a117cf095)
#5 25 Settembre 2008 - 16:49
 
La S.V. è invitata alla presentazione del Dossier di “Microstoria”,
rivista toscana di storia locale :

“Il mondo a metà: storia della mezzadria toscana”

Sabato 27 settembre ore 18,00 – Ridotto del Teatro Dante di Campi Bisenzio

Piazza Dante, 23 Campi Bisenzio Firenze

Presenterà la serata Fabrizio Nucci direttore della rivista Microstoria.

Sono invitati il professor Paolo De Simonis, antropologo docente presso l’Università di Pisa

e il professor Renato Stopani Direttore del Centro Studi Romei di Firenze

Per informazioni contattare la redazione di Microstoria: 0553215178

oppure scrivere a redazione@microstoria.com 
utente anonimo  (IP: 0e2a92757ca1553)
#6 25 Settembre 2008 - 18:23
 
Carissimo,

Sabato prossimo alle 17,00 a Palazzo Puccini viene presentato l'Inventario dell'Archivio Storico degli Istituti Raggruppati. Sei invitato.

Andrea Ottanelli
utente anonimo  (IP: 0e2a92757ca1553)
#7 01 Ottobre 2008 - 16:33
 
01 Ottobre 2008 - 17:31

Dal momento che viviamo in un mondo in cui "la bugia ha un enorme valore mediatico", approfitto per inviare il volantino dell'Anpi di Pietrasanta-Massa-Carrara che verrà distribuito domani sera, alle 21, davanti al Cinema Politeama di Viareggio dove verrà proiettato in anteprima il film "Miracolo a S.Anna" di Spike Lee.
Il film, se visto acriticamente, farà passare per vera una falsità storica sull'eccidio di S.Anna di Stazzema già denunciata nella famosa sentenza del Tribunale militare di La Spezia.
La falsità storica raccontata da Spike Lee è che a causare la strage fu il tradimento di un partigiano.
Niente di più falso.
Aiutate a diffondere il volantino.

Beatrice Bardelli



Sezioni A.N.P.I. di Pietrasanta, Massa, Carrara

UN FALSO STORICO ED UNA GRAVISSIMA OFFESA ALLA RESISTENZA

Il film di Spike Lee “Miracolo a Sant’Anna” indica come causa della strage del 12 agosto ’44 il tradimento di un partigiano, che guida in paese le SS per consentire la cattura del suo comandante. La libertà di espressione e la creatività artistica sono diritti sacrosanti, ma non possono sconfinare nella menzogna e nel falso storico, per di più dopo la sentenza del Tribunale Militare di La Spezia che ha stabilito che la strage fu un’operazione pianificata a tavolino per colpire la popolazione, senza alcuna responsabilità del movimento partigiano, confermando, così, anche i risultati della ricerca storica.
La fedele ricostruzione del massacro proprio sul luogo dove avvenne, com’è quella effettuata da un regista di indubbia e meritata fama come Spike Lee, finirà per indurre gran parte degli spettatori a ritenere veritiera la vicenda cinematografica, che, invece, è una pura fantasia e una colossale falsità storica.
Sconcertante l’indifferenza con cui il problema è stato affrontato da soggetti, che, a vario titolo, dovrebbero essere sensibili a queste tematiche e che hanno dato prova di un antifascismo di maniera, ipocrita e superficiale, addirittura più interessato al “ritorno di immagine” che alla verità.
Grave è il comportamento del Sindaco di Stazzema Michele Silicani, che ha accolto a “scatola chiusa” il progetto del film, definendolo un’importante occasione per la conoscenza degli eventi e per la promozione turistica e, addirittura, un omaggio al sacrificio dei partigiani.
Disarmante quello dell’Associazione Martiri di Sant’Anna e del Comitato per le Onoranze (a quest’ultimo è affidato, per legge, il compito di valorizzare il patrimonio storico e morale della Lotta di Liberazione) che con il loro “assordante silenzio” hanno avallato l’offesa recata alla Resistenza. Pericolosa la superficialità di enti e Stato che hanno sostenuto, magari anche economicamente, il film, attirati dal miraggio del grande regista.
Lo ripetiamo l’ANPI non ce l’ha con Spike Lee che può dire e fare ciò che vuole, ma ce l’ha con un antifascismo istituzionale e di facciata che è pronto a sacrificare anche la verità sia per vanità, sia per presunti vantaggi che ne verrebbero al territorio, sacrificando la coerenza a vantaggio dell’apparenza e dell’utile.
Fare dei distinguo su un film dedicato a Sant’Anna e denunciare che attraverso esso passa con grande clamore mediatico l’avallo ad una valutazione revisionista della Antifascismo non vuol dire essere vecchi o tanto meno veteri, anzi all’opposto significa avere coscienza e lucidità del grave momento che sta attraversando la nostra società, proprio nel vedere venir meno valori fondamentali che sostanziano la democrazia. Esiste infatti nel nostro paese un clima sociale, politico e culturale che guida le forze al governo del paese, per il quale non si avverte nelle sostanza una distinzione reale e profonda fra i valori del ventennio fascista e quelli democratici

BASTA CON LE ACCUSE FALSE E TENDENZIOSE AI PARTIGIANI E CON LE OFFESE ALLA MEMORIA DEI CADUTI DELLA RESISTENZA!

Viareggio, 01 ottobre 2009 
utente anonimo  (IP: e7f52cc826b61ca)
#8 06 Ottobre 2008 - 16:51
 
Ivano Paci
Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia
Gian Piero Ballotti
Presidente dell’ Associazione Amici di Groppoli
sono lieti di invitarLa alla presentazione del volume
Guida letteraria della Montagna Pistoiese
di Giovanni Capecchi
edizione Gli Ori
lunedì 13 ottobre 2008, ore 17,00
Saloncino De’ Rossi
Via De’ Rossi 26, Pistoia
INTERVERRANNO
Marino Biondi
Roberto Fedi
Giancarlo Savino
sarà presente l’autore
utente anonimo  (IP: 4313d4a6140d6f1)
#9 06 Ottobre 2008 - 17:28
 
Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea
nelle province di Biella e Vercelli "Cino Moscatelli"
Aderente all'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia "Ferruccio Parri"
13019 Varallo - via D'Adda, 6 - tel. 0163-52005 - fax 0163-562289
direzione@storia900bivc.it
www.storia900bivc.it


L'Istituto organizza il corso di aggiornamento La prima guerra mondiale: l’inutile strage. Come il cinema ha analizzato la grande guerra, che si svolgerà a Varallo, nella sede dell'Istituto, secondo il seguente calendario:
24 ottobre 2008, ore 17: La visione estetica del pacifismo attraverso la brutale iniziazione alla guerra
31 ottobre 2008, ore 17: L’antimilitarismo e la follia della guerra
7 novembre 2008, ore 17: La quotidianità della guerra
14 novembre 2008, ore 17: La verità e i traumi della guerra
Relatore: Orazio Paggi, critico cinematografico
Il corso è realizzato da soggetto qualificato per l’aggiornamento in base al dm 177/2000 ed è aperto a tutti gli interessati.
Ai frequentanti sarà rilasciato un attestato.
Per motivi di carattere organizzativo l’adesione dovrà pervenire entro il 22 ottobre 2008, anche a mezzo e-mail o telefono, alla segreteria dell’Istituto (istituto@storia900bivc.it; 0163-52005), che è inoltre disponibile per eventuali ulteriori informazioni.
utente anonimo  (IP: 4313d4a6140d6f1)
#10 27 Febbraio 2011 - 10:41
 
E' stato questo un articolo molto ripreso e commentato, ringrazio a questo proposito Alessandro Antichi che l'ha voluto rirpodurre sul suo sito: www.alessandroantichi.org
I Toscani nella lista dei Giusti fra le nazioni PDF Stampa E-mail Tuesday 26 January 2010 Anche molti Toscani figurano nella lista dei Giusti fra le nazioni dello Yad VaShem. Rilanciamo una rielaborazione di uno scritto in proposito di Carlo Onofrio Gori.




L'Enciclopedia dei Giusti, compilata dallo Yad VaShem è arrivata a otto volumi ed è ovviamente una opera "aperta", sempre soggetta a nuovi aggiornamenti e riconoscimenti. Attualmente i "Giusti fra le Nazioni" sono più di 20.000. Fra di essi ci sono al momento 23 dossier che narrano le figure dei "Giusti" toscani.

Dopo l'8 settembre 1943, l'occupazione tedesca e la nascita della RSI, anche in Toscana, dove furono istituiti o potenziati almeno quattro grossi campi di internamento, l'apparato politico e statale fascista repubblicano collaborò attivamente con i nazisti e, spesso di propria iniziativa, mobilitò nella caccia all'ebreo non solo le camice nere, ma anche polizia e carabinieri. 

E' in questo clima che maturano gli episodi di coraggio e di valore dei "Giusti" toscani ed è a Firenze il numero maggiore di dossier che li riguarda, anche perché il capoluogo toscano è uno dei principali approdi in Italia per i profughi, non solo dal resto d'Italia, ma anche dai Balcani oppure del Sud della Francia, fino ad allora occupate dalle truppe italiane. A Firenze agisce anche uno dei principali nuclei della DELASEM. L'acronimo significa Delegazione per l'Assistenza degli Emigranti Ebrei. E' stata la principale organizzazione di resistenza ebraica che abbia operato in Italia, attiva tra il 1939 e il 1947 per la distribuzione di aiuti economici agli ebrei internati o perseguitati. Si avvalse del supporto di numerosi non ebrei. Si calcola che nel solo periodo bellico la DELASEM sia stata capace di distribuire aiuti per più di 1.200.000 dollari, di cui quasi 900.000 provenienti dall'estero.

L'arrivo dei tedeschi e la chiusura della Comunità aggravava il problema di assistenza agli ebrei stranieri che continuavano ad affluire in città così il rabbino ed altri esponenti dell'organizzazione chiesero aiuto alla Chiesa cattolica fiorentina; i contatti con il cardinale Elia Dalla Costa furono tenuti tramite Giorgio La Pira, che abitava nel convento di San Marco. L'appoggio non si fece attendere ed il cardinale convocò immediatamente Padre Cipriano Ricotti, domenicano di San Marco, originario di Pistoia, e poi Don Leto Casini, parroco di Varlungo, incaricandoli di trovare riparo ai profughi. Grazie a Ricotti e a Casini, l'assistenza tramite il neocostituto Comitato ebraico-cristiano assunse in breve proporzioni notevoli: i profughi venivano accompagnati in rifugi di transito come il Seminario minore, da dove poi venivano smistati verso insospettabili case private e soprattutto conventi e istituti religiosi (oltre ventuno) toscani ed umbri.

Per chi voleva continuare la fuga verso le zone liberate o la neutrale Svizzera fu necessario trovare vestiario, viveri e documenti falsi che arrivavano sia tramite Mario Finzi, della Delasem bolognese, che mediante contatti con la Resistenza toscana attivati da Padre Ricotti. Noto in quest'ambito l'oscuro, faticoso e rischioso compito di "postino" fra Firenze e Assisi svolto dal grande campione ciclista Gino Bartali. 


Purtroppo però l'opera di una spia infiltrata dalle SS nel Comitato, tal Felice Ischio da Torino, portò alle retate del 6/7 novembre a Firenze, Montecatini e Bologna, in seguito alle quali Padre Ricotti, molto esposto, venne prudenzialmente trasferito dalle gerarchie ecclesiastiche nel convento di Prato e poi, il 26 novembre, all'arresto della dirigenza del Comitato ed alla scoperta di molti rifugiati. Cassuto e ed altri vennero arrestati e deportati, mentre Don Leto Casini, tradotto ed interrogato a Villa Triste, poté poi scampare alle grinfie degli sgherri di Carità solo grazie ad un intervento deciso ed autorevole, ma indubbiamente rischioso, del cardinale Elia Dalla Costa. Continuò la sua opera, per la quale è stato anche insignito, il 25 aprile 2004, della Medaglia d'oro alla Memoria, nella completa clandestinità. 

In ogni singolo dossier ci sono a volte molti "Giusti" che aiutano un solo ebreo, mentre nel caso di questi due eccezionali "Giusti", Padre Ricotti (Dossier 2244) e Don Casini (D. 3546), avvenne esattamente il contrario: gli ebrei aiutati sembrano essere stati circa 300-400, soltanto nel periodo ottobre-novembre 1943.

Altri religiosi vicini al Comitato si assunsero allora il compito di ospitare e salvare non pochi rifugiati superstiti dalle retate di fine novembre, fra questi spiccano i nomi di Don Giulio Facibeni, figura carismatica della chiesa fiorentina, Pievano di Rifredi e fondatore dell'Opera Madonnina del Grappa (D. 2987), che nascose vari giovani nel suo orfanotrofio e di Don Giovanni Simioni (D. 3546) che salvò 12 donne e bambini trasferendoli con un rischioso viaggio nell'originaria Treviso dove furono poi accolti da Don Angelo Della Torre e Don Giuseppe De Zotti.

Altri "Giusti" fiorentini sono: Madre Maddalena Cei (D. 2961) che salvò la vita a 12 ragazze ebree polacche e belghe facendole travestire da suore e nascondendole nel convento delle Serve di Maria SS. Addolorata di via Faentina; il sessantenne Don Giulio Gradassi (D. 3433) che accolse la famiglia ebrea-polacca Pick; Lina e Mario Canterini (D. 1615) che salvarono i figli di Nathan Cassuto, Daniel ed Anna (poi purtroppo morta di malattia a Montecatini Alto); il pastore evangelico Tullio Vinay (D. 1621) che con i coniugi Amato e Letizia Billour (D. 3323), anch'essi evangelici, mise in salvo altri vari membri della famiglia Cassuto; Luciana Boldetti (D. 1336) che ospitò Anna Ottolenghi riuscendo poi a farle varcare la frontiera Svizzera; Gennaro Campolmi, azionista, (D. 2199) che procurò numerosi documenti falsi ai rifugiati e poi salvò con l'aiuto dell'amico Luigi Pugi (D. 781) la famiglia del suo datore di lavoro Goffredo Passigli; Lelio e Lina Lai Vannini (D. 1875) che accolsero la piccola Margherita Neehama Calfon trattandola come una figlia; Leonilda Barsotti Pancani che diede rifugio a quattro ebrei stranieri nella sua casa di via della Vigna Vecchia 3.


Prato annovera fra i "Giusti" Gino Signori (D. 1294), noto pittore, che durante la sua permanenza come internato militare al lavoro coatto ad Amburgo salvò, anche grazie alla sua mansione di infermiere ed alla perfetta conoscenza del tedesco, numerose donne ebree. 

In provincia di Pistoia sono tre i dossier dei "Giusti": quello delle famiglie di Sem e Maria Grassi di Agliana e di Pietro ed Albina Gori di Montale (D. 2620) che salvarono la vita ad Alberto Saltiel; quello della famiglia di Umberto ed Amina Natali (D. 3710) che a Pescia misero in salvo le sorelle fiorentine Lea, Michal e Miriam Della Riccia; ed infine quello della pesciatina Frisino Basso Lida (D. 1559) che nella sua casa di Lunata (LU) grazie anche all'aiuto dei padri del Convento di Porcari e di due partigiani, Michele Lombardi e Roberto Bartolozzi, trasse in salvo un folto gruppo di ebrei organizzando la fuga di cinque di essi in Svizzera. 

A Lucca un coraggioso sacerdote oblato, il "Giusto" Don Arturo Paoli (D. 2560), sotto la diretta protezione dell'arcivescovo Antonio Torrini, diede vita con l'eroico ebreo pisano Giorgio Nissim, che aveva dovuto per sicurezza lasciare la propria ...
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#11 27 Febbraio 2011 - 10:44
 
...città dove stava svolgendo una vasta opera di soccorso, ad un Comitato collegato alle Delasem di Genova e Firenze ed operante dal convento di via del Giardino Botanico. Il Comitato con il concorso di Don Siro Niccolai, Don Guido Staderini e Don Renzo Tambellini, e con l'aiuto di partigiani, di civili di ogni condizione e di religiosi e religiose di varie congregazioni, riuscì a nascondere in Lucchesia e Garfagnana decine e decine di rifugiati provenienti dalla Francia oppure delle vicine Pisa e Livorno. 

A Pisa, le famiglie Di Porto, dopo l'emanazione dell'ordine di cattura di tutti gli ebrei da parte della RSI dei primi di dicembre 1943, si trasferirono in un casolare abbandonato nelle campagne di Montecatini Val di Cecina. Individuati, vennero avvertiti di un imminente rastrellamento dal medico Marcello Guidi e dal brigadiere dei carabinieri Francesco Soro. Soccorsi da molti contadini, trovarono poi sicura e definitiva accoglienza nel podere Le Tinte gestito dalla famiglia Bartalucci composta da Biagio, dal figlio Bruno, dalla moglie Armida Belucci e dalla nuora Giacomina Gallinaro (D. 2362).

A Marina di Carrara, malgrado il continuo andirivieni delle truppe tedesche che presidiavano la "Gotica", la famiglia del fervente antifascista Alessandro Sgatti, composta dalla moglie Irina e dalla figlia Luce (D. 2382) riuscì ad accogliere dal novembre ‘43 all'aprile ‘45, nascondendone abilmente l'identità e trattandolo come un figlio, il tredicenne milanese Adolfo Vitta il cui padre era stato deportato ad Auschwitz.

A Siena il sig. Giacomo Sadun, avuta notizia della retata romana dell'ottobre 1943, decise di nascondere la sua numerosa famiglia (9 persone): le donne trovarono asilo presso il convento di S. Regina protette dalla madre superiora Moggi, mentre gli uomini furono accolti nella parrocchia di Don Rosadini a S. Agnese a Vignano. Alla notizia delle irruzioni nazifasciste del dicembre 1943 nei conventi fiorentini la famiglia ritenne consigliabile lasciare i propri rifugi e venne per lungo tempo ospitata dall'anziana signora Elvira Pannini (D. 1653) e poi dalle famiglie Adami e Cardini. 

A Giampiereta, paese di montagna in provincia di Arezzo, trovò asilo Umberto Franchetti, noto pediatra fiorentino, con la moglie Anny Pontremoli e le figlie Lina, Celestina e Luisa. La famiglia sfuggita nel capoluogo toscano alla retata nazifascita di novembre, venne affidata da un amico del professore, frate Achille del convento de La Verna, a Francesco ed Emilia Ciuccoli (D. 4282), che la ospitò amorevolmente sottraendola anche, con l'aiuto di tutti i paesani, all' identificazione durante un rastrellamento antipartigiano operato nella zona dalla divisione Hermann Goering. 

Infine, in provincia di Grosseto, ben due dossier riguardanti otto "Giusti" interessano il suggestivo borgo di Pitigliano, la "piccola Gerusalemme", sede di una delle più antiche comunità ebraiche italiane che prima delle leggi razziali arrivava al dieci per cento della popolazione locale. Il Dossier 5295 riguarda Agostino e Annunziata Nucciarelli, Sem ed Adele Perugini, Domenico e Letizia Simonelli che con l'aiuto di altri compaesani salvarono la numerosa famiglia Poggi Sadun, mentre il Dossier 2824 concerne il "Giusto" Fortunato Sonno che mise in salvo la famiglia Servi che viveva a Pitigliano da molte generazioni.

Queste, in sintesi, le storie ed i nomi di tanti "Giusti" toscani.

Sicuramente ne mancano ancora tanti all'appello! In proposito Yad Vashem è chiaro: i finora riconosciuti "Giusti" sono molti meno di quelli che dovrebbero essere, molte pratiche sono aperte, molte altre dovrebbero esserlo.

Conditio sine qua non per l'avvio della procedura di riconoscimento - lunga, complessa e rigorosa - è che salvato/i e/o salvatore/i, o loro discendenti, ne facciano esplicita richiesta e questo in molti casi non è stato (ancora) fatto poiché i "Giusti" obbedirono ad un dovere morale come la cosa più naturale da fare in simili circostanze, senza chiedere o aspettarsi niente.

Uscirono così dalla vasta e comoda "zona grigia" dell'indifferenza, dell'opportunismo, della paura, affrontando serenamente i pericoli rappresentati da persecutori fanatici, spie ed interessati delatori. 


Umili eroi senza armi che riscattano l'onore della nostra terra di Toscana.

Estratto da
http://historiablogori.splinder.com/post/18389873

di Carlo Onofrio Gori cog@interfree.it
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#12 27 Febbraio 2011 - 10:47
 
Ringrazio anche questa ultima richiesta, ovviamente e volentieri, concessa:

--Messaggio originale-----
Da: "asscult.giocore@tiscali.it" <asscult.giocore@tiscali.it>
Inviato il: 13 Gen 2011 - 02:23
A: cog@interfree.it


Buongiorno, sono CArmela La Salandra dell'Ass. Gio.CO.RE. della
provincia di Milano.
Stiamo allestendo una mostra "I Fili della
memoria" per il Giorno della Memoria .
Sto facendo ricerche sulle donne
che hanno salvato ebrei.
Ho trovato sul suo blog alcune informazioni
utili e chiedo il permesso di pubblicare alcuni nomi presenti, sempre
citando la fonte.
Rimando in attesa.
Cordiali saluti
Carmela La
Salandra x Gio.CO.RE.
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#13 30 Ottobre 2011 - 19:04
 
I Giusti della Toscana - ITIpedia   www.itipedia.org/index.php?title=I_Giusti_della_Toscana 6 feb 2010 – ... anch'essi, l'onore del nostro Paese. (Carlo Onofrio Gori). Estratto da "http://www.itipedia.org/index.php?title=I_Giusti_della_Toscana" ...
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