venerdì 20 gennaio 2012

Storia. Pistoia: settembre 1943 (domenica, 04 settembre 2011)


domenica, 04 settembre 2011

Storia. Pistoia: settembre 1943

  

Pistoia, 8 settembre 1943: i tragici giorni dell'Armistizio
Una lapide posta nel 1945 ed una scultura inaugurata nel 1993 ricordano la fucilazione di sei cittadini pistoiesi: l'episodio avvenne il 12 settembre 1943 in Piazza San Lorenzo ed è ricordato come una delle prime stragi di civili  compiuta dalle truppe tedesche in Toscana (40). 
Merita soffermarsi sull’antefatto di questo tragico avvenimento anche per capire cosa accadde in Pistoia nei giorni di grande tensione e confusione che seguono l’Armistizio dell’8 settembre. 
In città, come nel resto del Paese, la sera di quel mercoledì 8 settembre, molti credono imminente la pace e, come ricorda anche il pedagogista e scrittore Mario Lodi, allora militare a Pistoia,  le colline appaiono costellate di centinaia di festosi falò (41). 
Tuttavia, che la guerra non sia affatto conclusa, sembrano comprenderlo subito gli elementi più politicizzati, sia antifascisti che fascisti che cominciano ad attivarsi per affrontare la nuova situazione. Rimane infatti l’incognita sull’atteggiamento che assumeranno i tedeschi . (42) 
Com’è noto quest’ultimi, ancora formalmente alleati, dopo il 25 luglio 1943, giorno della caduta del fascismo, avevano minacciosamente iniziato a scendere in forze nel Paese e, tuttavia, già prima di quella data, erano presenti con alcuni contingenti in varie  località italiane tra le quali anche Pistoia. 
Marcello Venturi ufficiale di stanza in città, annota che già dai primi giorni di settembre, i tedeschi, che alloggiavano alle Casermette ed al Campo di Volo, cambiano repentinamente atteggiamento cessando la prassi, fino ad allora seguita, di preannunciare i loro movimenti ai camerati italiani e si pongono palesemente in allerta (43).
Il giorno seguente l'armistizio, giovedì 9 settembre, i notevoli contingenti di truppe italiane presenti in città e nei dintorni (Mario Lodi calcola circa 20.000 uomini) rimangono nelle caserme privi di ordini mentre i pochi reparti tedeschi presenti sfilano ostentatamente con i loro mezzi per le vie del centro cittadino e sembrano soffermarsi di fronte al Globo:  la città osserva, non senza trepidazione. 
Questa eloquente esibizione di forza induce, come nota un testimone, il militare Cino Frosini, le ex-camice nere (“militarizzate” da Badoglio) di stanza a Pistoia a farsi incontro ai camerati tedeschi facendo saluti romani, mostrando ostentatamente che dietro il bavero, ora sormontato dalle stellette dell’esercito italiano, avevano ancora il vecchio fascio della milizia che dopo il 25 luglio era state obbligate a togliersi. 
Ma i tedeschi, forse ancora incerti sulle intenzioni delle non poche truppe italiane ancora armate rimaste in zona, non si fermano a fraternizzare, si dirigono verso il Campo di Volo dove trasportano tutto il loro materiale caricandolo sui loro aerei. mentre resta alla Casermetta n. 1 il solo personale addetto alla stazione radio (44). 
Quella che sulle prime si era presentata come l’occupazione tedesca in atto, appare poi alla popolazione come una ritirata e ciò probabilmente incoraggia gli antifascisti a reagire alle provocazioni della ex-milizia.
E’ in questo clima che maturano i fatti che ebbero il loro culmine nell’assalto di popolani e soldati alla caserma di Piazza dello Spirito Santo. 
Questo episodio da alcune testimonianze è stato successivamente collocato in date diverse: mercoledì 8, giovedì 9, venerdì 10, sabato 11 settembre. Ad esempio “L’Unità” clandestina (30 set. 1943) parla del 9, mente l’organo fascista pistoiese "Il Ferruccio" (6 nov. 1943) lo accredita per l’11 settembre.  Escludendo l’8 settembre, data molto improbabile, sebbene generosamente indicata nel 1946 dal dirigente antifascista Vincenzo Nardi,  già comandante della XII Zona, nella sua “Relazione per la concessione della medaglia d’oro alla città di Pistoia” perché, come nota giustamente Claudio Rosati “la data spostata all'8 fa acquistare all'avvenimento un altro spessore storico”, ritenendo altresì improbabile l’11 settembre, giorno in cui i tedeschi erano fortemente presenti in città, le date più attendibili restano il tardo pomeriggio del 9, dopo che i reparti germanici si erano allontanati verso il Campo di Volo, oppure più probabilmente, venerdì 10 settembre. Quest’ultima data sembra confermata, oltre che da alcune delle suddette testimonianze, sia  da un volantino stampato l’11 settembre dal Comitato d’Azione degli antifascisti pistoiesi, riguardante l’episodio, evidentemente accaduto il giorno prima, ma soprattutto dalla relazione presentata nel gennaio 1945 alla Curia vescovile da Don Piero Pellegrineschi, parroco della Chiesa dello Spirito Santo (45).
Quel giorno mentre vengono segnalati tafferugli in vari punti della città e anche qualche sparatoria, davanti alla caserma di Piazza dello Spirito Santo, posta di fonte alla Chiesa, si radunano alcuni cittadini che invitano le ex-camice nere a sciogliersi ed a consegnare le armi, ma qualcuno spara ed inizia un lungo combattimento al termine del quale i militi si arrendono e vengono sottratti alla furia popolare da Don Pellegrineschi (46).
Significativa la partecipazione allo scontro di alcuni soldati sebbene il comandante della piazza gen. Volpi avesse precedentemente respinto con decisione una richiesta di armi fattagli da una delegazione antifascista recatasi presso la Caserma Umberto I di via Atto Vannucci e composta da Giampaolo Petrucci, Michele Simoni, Primo Jotti, Gerardo Bianchi, Dino Niccolai e Silvano Fedi ed avesse severamente proibito ai suoi uomini di prendere qualsiasi iniziativa. Tuttavia qualche ufficiale, come ad es. Marcello Venturi, disubbidisce al gen. Volpi ed invia alcuni suoi soldati, offertisi volontari, in appoggio agli antifascisti, mentre un altro ufficiale, il pistoiese Vasco Melani, di nascosto, rifornisce di armi gli antifascisti dal retro della Caserma Gavinana di via dei Baroni (47).
Questa la situazione fino al sabato 11 settembre, giorno in cui, come confermano le testimonianze dei militari Venturi e Arnaldo Carobbi, i forti reparti tedeschi del II Panzerkorps SS provenienti dalle colline irrompono nelle caserme della città e le truppe italiane si squagliano o si arrendono (48). 
Nel frattempo i fascisti rialzano la testa, come ricorda in testimone Paolo Vannucchi che quel sabato vede elementi della milizia passeggiare per il centro in compagnia dei “liberatori” tedeschi notando inoltre che la mattina del giorno successivo, domenica 12 settembre, in città “non si parlava d’altro” (49). 
Domenica 12 settembre è dunque il giorno in cui, nel pomeriggio, avviene l’eccidio di Piazza San Lorenzo. Su questo episodio si sono sviluppate nel tempo parecchie tesi nate dalle varie testimonianze dirette e indirette che il trascorrere del tempo e la scarsità dei documenti prodotti in quel periodo di vasto stravolgimento politico e sociale  hanno contribuito a rendere di difficile interpretazione. Quel che è certo è che da più recenti ricostruzioni dei fatti ed in particolare quella operata dalla rivista “QF”, sembra escluso che cinque dei fucilati fossero partigiani, come aveva affermato un suo rapporto successivo alla Liberazione la formazione Stella rossa e come per lungo tempo, sulla base di ciò, è stato, anche autorevolmente, accreditato. Anche a noi nella precedente edizione di questa Guida, ci era corso l'obbligo di ricordare, seppur fra moltissimi dubbi, questa versione (50). 
Quel che è certo è che il 12 settembre alcuni cittadini abitanti nella zona di San Lorenzo entrano nella Caserma Francesco Ferrucci del Distretto Militare già abbandonata dalle truppe italiane e prelevano dei materiali (o, secondo altre testimonianze, quanto rimaneva da precedenti sottrazioni). Questo, secondo la ricostruzione del testimone Vannucchi (ma altri non sono dello stesso avviso) avvenne in seguito ad una calcolata provocazione tedesca volta a precostituire la giustificazione per un successivo intervento tendente ad impressionare una cittadinanza ormai impotente, ma ancora inquieta, con un esempio memorabile. 
Infatti secondo il testimone alcuni soldati tedeschi spargono la voce che si stanno per ritirare ed invitano la popolazione ad entrare nei magazzini, alcuni ci credono ed entrano. 
Tuttavia, provocazione o no, la reazione dei tedeschi sopraggiunti, o da viale Malta o da Viale Arcadia dove sostavano i loro carri armati, è brutale. Alcune persone che trovano nelle vicinanze vengono messe al muro, mentre altri due vengono prelevati a caso nelle loro case in un vero e proprio rastrellamento compiuto fra via Bonfanti e via Ligure. 
Gino Puglia, calzolaio, veniva incluso nel gruppo perché era andato a cercare di salvare il figlio Alfio precedentemente catturato mentre Maria Tasselli si offriva al posto della figlia in avanzato stato di gravidanza. Improvvisamente la sparatoria ed il tragico epilogo al quale inutilmente cerca di sottrarsi, con un tentativo di fuga, Alfio Puglia. 
Subito dopo la guerra fu un comitato di abitanti del rione, con una lapide posta il 16 settembre 1945 proprio sopra il luogo dell'esecuzione, a ricordare Gino Puglia, Maria Tasselli, Alfio Puglia, Ivo Bovani, Dino Chiti, Lino Lotti:  …d'ogni colpa innocenti/fortificati dalla preghiera/più che la morte/lamentarono il modo di morire/fucilati qui/dalla ferocia tedesca/il 12settembre 1943/il Comitato rionale di Porta San Marco /invocando pace eterna  alle vittime/bene auspicando/per la resurrezione d’Italia/poneva questa memoria…”. 
A distanza di cinquanta anni, il 12 settembre 1993, un nuovo omaggio alle sei vittime: viene inaugurata nel giardino di Piazza S. Lorenzo una scultura di Flavio Bartolozzi “La pietà e la memoria”. Nell'opera del maestro pistoiese è ravvisabile la citazione delia "Nike" di Samotracia. Lo "slancio" che anima la “vittoria alata” ci inviata ad un uguale slancio per costruire un mondo più giusto che è il modo migliore per ricordare i morti innocenti di quel 12 settembre.
                                                                                        
                                                                                                                    Carlo Onofrio Gori


Note:
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40) Nel territorio comunale di Pistoia, pur rilevando, come abbiamo visto e vedremo,  vari e luttuosi episodi di efferata violenza nazista, fortunatamente, almeno dal punto di vista della consistenza numerica, non si avranno stragi di notevole entità (cfr. il sito http://www.eccidi1943-44.toscana.it),  tuttavia occorre ricordare che in parte del territorio provinciale (comuni di Ponte Buggoianese, Monsummano T., Larciano) avvenne anche la strage del Padule di Fucecchio, una delle più grosse e feroci fra quelle compiute dai nazisti in Toscana. In ambito provinciale altre stragi avvennero  nei  territori dei comuni di Montale, Pescia, Cutigliano, Piteglio, Marliana, Montecatini T., Quarrata, Serravalle Pist.se. Anche su questo aspetto segnaliamo indicativamente e senza alcuna pretesa di completezza, solo alcuni libri, soprattutto di più recente edizione: Vasco Ferretti, Le stragi naziste sotto la Linea Gotica. 1944: Sant'Anna di Stazzema, Padule di Fucecchio,  Marzabotto, Milano, Mursia, 2004; V. Ferretti, Vernichten. Eccidio del Padule di Fucecchio: 23 agosto 1944. Analisi storica della strage attraverso gli atti del processo di Venezia, Lucca, Pacini Fazzi, 1988; Enrico Bettazzi-Metello Bonanno (a cura di), L'eccidio del Padule di Fucecchio, Pistoia,  CRT, 2002; Paolo Paoletti, La strage del 23 agosto 1944. Un’analisi comparata delle fonti angloamericane e tedesche sull’eccidio del Padule di Fucecchio, San Miniato , FM edizioni, 1994; P. Paoletti,  Sant'Anna di Stazzema, 1944. La strage impunita, Milano, Mursia, 1998; P. Paoletti, 1944, San Miniato: tutta la verità sulla strage, Milano, Mursia , 2000; Dino Birindelli, Pescia. Cronaca : 1943-1944, Pescia, Benedetti, 1984; Lodovico Gierut,  Una strage nel tempo, Pisa,  Giardini, 1984;  Riccardo Cardellicchio, L'estate del '44. L'eccidio del padule di Fucecchio, Firenze, Libreria editrice fiorentina, 1974;  Marco Palla (a cura di), Tra storia e memoria. 12 agosto 1944 : la strage di Sant'Anna di Stazzema, Roma, Carocci, 2003;  Toni Rovatti,  Sant'Anna di Stazzema. Storia e memoria della strage dell'agosto 1944, Roma, DeriveApprodi, 2004; Paolo Pezzino,  Storie di guerra civile. L'eccidio di Niccioleta, Bologna,  Il mulino, 2001; La strage di Castello: 5 agosto 1944, Campi Bisenzio, Idest, 2000; Paolo De Simonis,  Passi nella memoria : 3. guida ai luoghi delle stragi nazifasciste in Toscana, Roma, Carocci, 2004; Roger Absalom (...[et al, a cura di), Le stragi nazifasciste in Toscana 1943-45: 2. guida alle fonti archivistiche. Gli archivi italiani e alleati, Roma, Carocci, 2004;  Franco Giustolisi,  L' armadio della vergogna, Roma, Nutrimenti, 2004; Valeria Galimi- Simone Duranti (a cura di), Le stragi nazifasciste in Toscana 1943-45 : guida bibliografica alla memoria, Roma, Carocci, 2003; Ivan Tognarini, Kesselring e le stragi nazifasciste. 1944: estate di sangue in Toscana, Roma-Firenze, Carocci-Regione Toscana/Giunta Regionale, 2002; Ugo Jona (a cura di), Le rappresaglie nazifasciste sulle popolazioni Toscane. Diari di diciassette mesi di sofferenze ed eroismi,  Firenze,  Associazione Nazionale tra le famiglie italiane di martiri caduti per la libertà della Patria, 1992; Gerhard Schreiber, La vendetta tedesca : 1943-1945: le rappresaglie naziste in Italia, Milano, Mondadori, 2000; Michele Battini-Paolo Pezzino, Guerra ai civili. Occupazione tedesca e politica del massacro, Toscana 1944, Venezia, Marsilio, 1997; I civili nella Resistenza. L'apporto popolare nella guerra di Liberazione dal primo Risorgimento al 25 aprile 1945, Roma,  Associazione nazionale vittime civili di guerra, 1995; Romano Bilenchi-Marta Chiesi  (a cura di), Cronache degli anni neri,  Roma, Editori Riuniti, 1994;  Lutz Klinkhammer ,  L'occupazione tedesca in Italia : 1943-1945,  Torino, Bollati Boringhieri, 1993;   etc. 
41) Mario Lodi, Il corvo, cit. in: M. Francini (a cura di), La guerra ….cit., pp. 345-346; vd. anche “La Nazione” (10 set. 1943); Noterelle, in: “Tempo nostro”, n. 3 (25 dic. 1943). 
42) Cfr. G. Bianchi, Appunti sul CLN clandestino di Pistoia, in: “Farestoria”,  n. 16 (1991); G. Pisanò, Io fascista, cit., p. 16.
43) Marcello Venturi, Dal diario di un ufficiale, in: Comitato per le Celebrazioni del XXV Anniversario della Liberazione (a cura del), Pistoia …cit.; vd. anche: M. Francini – F. Giannelli,  La Resistenza …cit. in:  http://www.provincia.pistoia.it/CULTURA/FONTI_MEMORIA/RESISTENZA/Resistenza_presentazione.htm
44) R. Bardelli-M. Francini, Pistoia …. cit., pp. 82-83; M. Venturi, Dal diario…cit.
45) R. Bardelli-M. Francini, Pistoia … cit., p. 30; C. Rosati, La gente di una città occupata: Pistoia 1943-1944, Pistoia, Società Pistoiese di Storia Patria, 1989, pp. 3-6; Il Comitato d’Azione, Al popolo della provincia di Pistoia, in: Pistoia 8 settembre… cit.; Conferenza Episcopale Toscana, Chiese toscane. Cronache di guerra 1940-1945, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1995,  pp. 510-511.
46) Ecco come, in terza persona, Don Pellegrineschi descrive alcune fasi dell’episodio: “Paurosa la battaglia di piazza dello Spirito Santo, avvenuta il dì 10 settembre 1943 fra i militi fascisti accasermati nei locali della piazza, e i partigiani...Il parroco seguì la battaglia in tutte le sue fasi pronto ad accorrere in caso di feriti gravi e per assolvere, di dietro le persiane e le fiancate delle finestre, chi fosse caduto ucciso dalla fucileria. D'un tratto, espugnata la caserma, si videro dei militi battuti a sangue uscire ruzzoloni dalla porta. Allora il parroco, aperta la finestra, richiamò gli antifascisti gridando alla pietà. Non ascoltato scese su la piazza, entrò nel gruppo ove più feroce e sanguinante era la lotta e, ad uno ad uno, liberò i malconci fascisti, raggruppandoli sui gradini della chiesa. La presenza del sacerdote disarmò gli antifascisti che obbedirono in modo mirabile fino ad esporre i loro feroci desideri al sacerdote, prima di attuarli. E naturalmente non si attuarono…L’intervento del sacerdote fu apprezzato da tutta la cittadinanza nei commenti del fatto (don Pietro Pellegrineschi, parroco)”, in  Conferenza Episcopale Toscana, Chiese … cit., pp. 510-511. Sulle varie testimonianze riguardanti questi eventi  vd.: C.O. Gori, Pistoia e i giorni del “tutti a casa”. Cronaca dell’8 settembre 1943 e dell’occupazione tedesca della città, in: “Microstoria”, n. 23 (mag./giu. 2002).
47) M. Francini  (a cura di) La guerra che ho vissuto, cit. pp. 344-345.
48) M. Venturi, Dal diario…cit., Arnaldo Carobbi, Memoria dattiloscritta sulla base del questionario delle interviste, in: M. Francini (a cura di) La guerra…cit., p. 97. Enzo Capecchi ricorda tuttavia di aver visto insieme a Silvano Fedi, già il giorno 10, i reparti di due autoblindo tedesche disarmare tre compagnie di soldati italiani in Porta Lucchese, in: S. Bardelli-E. Capecchi, E. Panconesi, Silvano Fedi.  Ideali e coraggio, cit., p. 35.
49)  Paolo Vannucchi, Il 12 settembre 1943... a Pistoia, In Piazza San Lorenzo, i tedeschi..., in: "Farestoria" n. 21 (1993).
50) Gian Paolo Balli-Fabio Giannelli-Michela Innocenti, 12 settembre 1943: la strage di piazza San Lorenzo, in: “QF”, n. 4 (lug./dic. 2002); C.O. Gori, Pistoia e i giorni… cit. Sull’episodio vd. anche:  Alberto Cipriani, I morti sono morti. La memoria della fucilazione di sei persone nella Piazza s. Lorenzo di Pistoia nel 1943, in “Microstoria”, n. 25 (set./ott. 2002). 

Tratto da Carlo Onofrio Gori, Guida ai monumenti delle memoria nel Comune di Pistoia, Pistoia, Edizioni del Comune di Pistoia, 2005, pp. 50-56.




Attenzione: il post di questo blog e questi articoli sono riproducibili parzialmente o totalmente solo previo consenso o citazione esplicita dell'autore e del sito web e/o rivista.
vd. anche: http://goriblogstoria.blogspot.com/






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Commenti:
 

#1 04 Settembre 2011 - 10:35
  Carlo Onofrio Gori Ultime correzioni alla "manovra ": i ricchi continuano a... ridere! Abolito del tutto il "contributo di solidarietà". Mi sembrava strano, tutto come avevo previsto nei precedenti post, l'ineffabile Berlusca, con un sapiente gioco delle parti, avrebbe spinto qualcuno dei suoi ad opporsi, per poi annullarlo. Respinte, ovviamente qualsiasi ipotesi di patrimoniale o di recupero sugli evasori. Il governo è questo, la Lega è questa, i "mettìnculi" ridono"... i "pigliaànculi" dovranno fatalmente piangere e fra quest'ultimi quegli SCEMI quasinullatenenti che hanno finora votato per costoro (altrimenti non avrebbero preso a suo tempo simili maggioranze)...spero che per la loro dabbenaggine ora piangano più degli altri!!! Malvoluto non è mai troppo (...ma purtroppo il peso grava anche su chi non li ha votati...). Soluzione? Cercare di far cadere, PD permettendo, questo governo che nella realtà, ora, non rappresenta più la maggioranza del Paese.Foto bacheca   Mi piace ·  ·  · 29 agosto alle ore 21.14
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#2 04 Settembre 2011 - 10:37
  •  
    • Luisa Rossini temo che dovremo sopportare ancora questa massa di delinquenti, ladri, farabutti, mettanculi, ipocriti, ignoranti, furbiii, etc etc etc 29 agosto alle ore 21.31 · Mi piace
    • Lucia Vannucchi · 4 amici in comune E' vero e poi ciò che più disturba è che dobbiamo incontrarli tutti i giorni, e far finta di niente venerdì alle 13.33 · Mi piace
  •    
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#3 04 Settembre 2011 - 14:27
Professore, l'ho sempre pensato e qui con piaicere glielo confermo: scrive benissimo, è documentato e con rigorosa semplicità, partendo da Pistoia, fa capire cose che interessano anche altri luoghi, e che molti oggi non vogliono più capire. Continui!
Salutissimi!
Maria Betti
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#4 04 Settembre 2011 - 17:14
Un piacere essere tornata in questo luogo e leggere qualcosa di vero e interessante, che forse fa sperare, nonostante le nefandezze odierne...
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#6 04 Settembre 2011 - 20:51

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#7 09 Settembre 2011 - 15:45
Grandi attività: bravo! Ci sentamo. Luigi
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