Storia. Pistoia, 8 settembre 1944: la Liberazione
La sera di giovedì 7 settembre 1944 agli ordini del comandante militare designato dal CVL per la XII Zona, Vincenzo Nardi, i partigiani provenienti da varie località circostanti cominciarono a dirigersi su Pistoia per liberarla in attesa dell'arrivo degli alleati che si stavano avvicinando. Parteciparono all’azione formazioni di orientamento comunista (“Volante”, “Baronti”, “Valiani”, “Valoris”, “A. Calugi”, “Stella rossa” “Banda comunista n. 1”, SAP di Lamporecchio) e azionista (“Giustizia e Libertà”, “Pieve a Celle”, “Puxeddu”, “Castellina” “Corallo” “Frosini”) insieme ai gruppi di “Difesa della donna”, ed ad altre piccole formazione tra le quali una di ispirazione cattolica.
Venerdì 8 settembre, dopo alcuni scontri con retroguardie nemiche avvenuti in periferia, queste formazioni, successivamente raggiunte dalla “Fantacci” e dalla “Fedi”, che nei giorni precedenti aveva liberato Vinci, Lamporecchio e Casalguidi, occuparono il centro cittadino. (81).
Una jeep alleata giunge lo stesso giorno, ma già dal 4-5 settembre alcuni uomini appartenenti a due gruppi della formazione “Giustizia e libertà”, eludendo i controlli delle pattuglie tedesche che sulle strade periferiche regolavano il flusso della ritirata, riescono a penetrare nel centro storico semideserto ed a prendere possesso del Palazzo Comunale rimanendovi praticamente fino all'8 settembre (82).
Il giorno successivo, sabato 9 settembre, parte della popolazione sfollata rientrava in città e cominciava a festeggiare la fine della guerra, nel frattempo comparivano altre pattuglie alleate, raggiunte poi il 12 settembre dal grosso della 6ª Divisione corazzata sudafricana, mentre il 20 dello stesso mese si insediava ufficialmente il governo militare alleato.
Comunque, le operazioni militari erano tutt’altro che concluse perché nei dintorni a nord della città c'erano ancora alcune postazioni di retroguardia che coprivano la ritirata tedesca e in quei giorni la città, posta a ridosso della dorsale appenninica e quindi della linea gotica, “sopportò una duplice violenza: da parte dell'artiglieria tedesca in ritirata e da parte delle incursioni degli aerei alleati" (83).
Nell'ingresso della Villa di Scornio comunemente conosciuta come Villone Puccini, casa di riposo per anziani, è visibile posta sulla parte destra una lapide commemorativa che reca la seguente epigrafe: "sotto il piombo nemico, quando speravano prossimi la pace e il fecondo lavoro, compagno diurno di tutta la loro vita, qui cadevano, nei primi di settembre 1944: Masotti Angiolino, Masotti Irma, Masotti Romano, Trallori Teresa, Petreschi Mario, Capecchi Andreina, Baldacci Ulderigo, Bonagrazia Ciara Martellucci. Per volere del popolo questo ricordo pose il Comitato. Pistoia 7 settembre 1947 ”.
Giancarlo Lippi, figlio di Leone Lippi, allora infermiere al Ricovero, in una nota apparsa sulla cronaca pistoiese de "La Nazione" dell'8 settembre 1994, raccontò che quella tragica giornata del 9 settembre ebbe inizio con l'uccisione di due partigiani, quasi all'altezza dell'ingresso del Villone in via Dalmazia, da parte di tedeschi appostati in una casa vicina. In La guerra che ho vissuto si precisa che i due partigiani caduti si chiamavano Rolando Ladri e Alberto Dei, e che la loro uccisione avvenne quasi nello stesso luogo nel corso di due distinti episodi bellici.
Successivamente, verso le 12, un ufficiale tedesco che con un gruppo di commilitoni presidiava la portineria di via di Valdibrana ferì, a morte un ricoverato che stava uscendo (84).
Una jeep alleata giunge lo stesso giorno, ma già dal 4-5 settembre alcuni uomini appartenenti a due gruppi della formazione “Giustizia e libertà”, eludendo i controlli delle pattuglie tedesche che sulle strade periferiche regolavano il flusso della ritirata, riescono a penetrare nel centro storico semideserto ed a prendere possesso del Palazzo Comunale rimanendovi praticamente fino all'8 settembre (82).
Il giorno successivo, sabato 9 settembre, parte della popolazione sfollata rientrava in città e cominciava a festeggiare la fine della guerra, nel frattempo comparivano altre pattuglie alleate, raggiunte poi il 12 settembre dal grosso della 6ª Divisione corazzata sudafricana, mentre il 20 dello stesso mese si insediava ufficialmente il governo militare alleato.
Comunque, le operazioni militari erano tutt’altro che concluse perché nei dintorni a nord della città c'erano ancora alcune postazioni di retroguardia che coprivano la ritirata tedesca e in quei giorni la città, posta a ridosso della dorsale appenninica e quindi della linea gotica, “sopportò una duplice violenza: da parte dell'artiglieria tedesca in ritirata e da parte delle incursioni degli aerei alleati" (83).
Nell'ingresso della Villa di Scornio comunemente conosciuta come Villone Puccini, casa di riposo per anziani, è visibile posta sulla parte destra una lapide commemorativa che reca la seguente epigrafe: "sotto il piombo nemico, quando speravano prossimi la pace e il fecondo lavoro, compagno diurno di tutta la loro vita, qui cadevano, nei primi di settembre 1944: Masotti Angiolino, Masotti Irma, Masotti Romano, Trallori Teresa, Petreschi Mario, Capecchi Andreina, Baldacci Ulderigo, Bonagrazia Ciara Martellucci. Per volere del popolo questo ricordo pose il Comitato. Pistoia 7 settembre 1947 ”.
Giancarlo Lippi, figlio di Leone Lippi, allora infermiere al Ricovero, in una nota apparsa sulla cronaca pistoiese de "La Nazione" dell'8 settembre 1994, raccontò che quella tragica giornata del 9 settembre ebbe inizio con l'uccisione di due partigiani, quasi all'altezza dell'ingresso del Villone in via Dalmazia, da parte di tedeschi appostati in una casa vicina. In La guerra che ho vissuto si precisa che i due partigiani caduti si chiamavano Rolando Ladri e Alberto Dei, e che la loro uccisione avvenne quasi nello stesso luogo nel corso di due distinti episodi bellici.
Successivamente, verso le 12, un ufficiale tedesco che con un gruppo di commilitoni presidiava la portineria di via di Valdibrana ferì, a morte un ricoverato che stava uscendo (84).
Nel pomeriggio, dopo la ritirata tedesca dalla zona, un colpo di obice partito dalla montagna colpì "una camera che guarda a ponente della Villa di Scornio" e uccise altre persone, tra le quali una ragazza, Irma Masotti, che vi era “allettata”, suo padre Angiolo, suo fratello Romano e due amici: Mario Petreschi e Teresa Trallori.
Un'altra persona, Romolo Giovannelli, infermiere alla Ville Sbertoli di Collegigliato venne ucciso nello stesso giorno durante un rastrellamento tedesco.
Terminava così nel settembre 1944, con altri tragici lutti (vd. anche scheda dedicata a Ione Pacini), a distanza di di un anno dai fatti di Piazza S. Lorenzo, il periodo di occupazione nazifascista della città.
Pistoia usciva dalla guerra in gran parte distrutta dai bombardamenti mentre nei paesi del territorio comunale si registravano notevoli danni causati da razzie e minamenti di case strade e ponti. Cominciava subito però, malgrado questo grave lascito di lutti, ferimenti, deportazioni ed ingenti danni e distruzioni, il periodo duro e difficile, ma denso anche di generosi e solidali entusiasmi, della Ricostruzione materiale e morale della città e dei suoi cittadini.
Gli abitanti di una parte montana del territorio provinciale, per vedere la definitiva liberazione, dovranno invece attendere la primavera del 1945.
Carlo Onofrio Gori
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81) Cfr. R. Risaliti, Antifascismo… cit.,pp. 56-59; Vincenzo Nardi, Resistenza e alleati in provincia di Pistoia, in: La Resistenza e gli Alleati in Toscana …cit., pp. 159-168, V. Nardi, Isocialisti pistoiesi nella lotta di Liberazione, in: R. Bardelli-M. Francini, Pistoia ..., cit., pp. 90-96; G. Bianchi, Appunti per una relazione, ivi, pp. 169-172; G. Bianchi, Per non dimenticare. Pistoia dal 25 luglio alla Carta costituzionale. Fatti, cronache, commenti, Pistoia, CRT, 1997, p. 83; A. Ciantelli, Settembre 1944, in: “QF”, n. 1 (gen./mar. 2003); Rolando Zampini, Scapestrato, [Testimonianza] in: L. Cavallini-L. Tassinari (a cura di), Giorni…cit., 328-329; A. Lombardi, Le rinascita della vita politica a Pistoia, in: “Farestoria”, n. 29, (1996); A. Lombardi, Dal Gruppo di difesa della Donna alle prime elezioni democratiche (1944-1946); C.O. Gori, Arrivano i partigiani, Pistoia è libera. Il ruolo della Resistenza pistoiese nei giorni decisivi, in: “Microstoria”, n. 35 (mag./giu. 2004). Cfr. anche: Filippo Mazzoni,La federazione comunista pistoiese dalla liberazione al terribile 1956, Pistoia, CRT, 2003; 1943-1945, la liberazione in Toscana. La storia, la memoria : libri e ricordi nel cinquantesimo, Firenze, G. Pagnini-AICCRE, Federazione Toscana, 1995.
82) Cfr. la relazione: Brigata “Giustizia e libertà”, in: R. Risaliti, Antifascismo..., cit., pp. 140-145; E. Bettazzi, I giorni della Liberazione, in: “QF”, n. 3 (set./ott. 1999). Questa vicenda ci è stata recentemente confermata da uno dei protagonisti, Guido Petrocchi, che con il suo gruppo, composto di circa otto elementi tra i quali Vasco Melani, il carabiniere Divo Fondi, un polacco, un pilota inglese ed altri, si unì nel Palazzo Comunale al gruppo di Mario Montesi, Loris Menichini, Mario Chiavacci, Bruno Soldi ed Elvio Zanaboni. Anzi, precisa Petrocchi, che il pilota inglese fu inviato verso Prato ad avvertire gli Alleati che la strada per Pistoia era praticamente libera, mentre la prima pattuglia alleata arrivata in jeep l' 8 settembre e quasi subito dopo ripartita, era composta non da sudafricani, com'è stato affermato, bensì di canadesi appartenenti all'intelligence. Sulle origini di “Giustizia e Libertà” a Pistoia vd.: Primo Jotti, Come nacque a Pistoia il movimento di “Giustizia e Libertà”, in: R. Bardelli – M. Francini, Pistoia…cit., pp. 96-99.
83) ivi, p.25.
84) M. Francini (a cura di), La guerra …cit., p. 367
82) Cfr. la relazione: Brigata “Giustizia e libertà”, in: R. Risaliti, Antifascismo..., cit., pp. 140-145; E. Bettazzi, I giorni della Liberazione, in: “QF”, n. 3 (set./ott. 1999). Questa vicenda ci è stata recentemente confermata da uno dei protagonisti, Guido Petrocchi, che con il suo gruppo, composto di circa otto elementi tra i quali Vasco Melani, il carabiniere Divo Fondi, un polacco, un pilota inglese ed altri, si unì nel Palazzo Comunale al gruppo di Mario Montesi, Loris Menichini, Mario Chiavacci, Bruno Soldi ed Elvio Zanaboni. Anzi, precisa Petrocchi, che il pilota inglese fu inviato verso Prato ad avvertire gli Alleati che la strada per Pistoia era praticamente libera, mentre la prima pattuglia alleata arrivata in jeep l' 8 settembre e quasi subito dopo ripartita, era composta non da sudafricani, com'è stato affermato, bensì di canadesi appartenenti all'intelligence. Sulle origini di “Giustizia e Libertà” a Pistoia vd.: Primo Jotti, Come nacque a Pistoia il movimento di “Giustizia e Libertà”, in: R. Bardelli – M. Francini, Pistoia…cit., pp. 96-99.
83) ivi, p.25.
84) M. Francini (a cura di), La guerra …cit., p. 367
Tratto da Carlo Onofrio Gori, Guida ai monumenti delle memoria nel Comune di Pistoia, Pistoia, Edizioni del Comune di Pistoia, 2005
Attenzione: il post di questo blog e questi articoli sono riproducibili parzialmente o totalmente solo previo consenso o citazione esplicita dell'autore e del sito web e/o rivista.
Formazioni partigiane ed eroi della Resistenza pistoiese
Varie formazioni, agli ordini del comandante della XII Zona, Vincenzo Nardi, liberarono Pistoia; alcune erano di orientamento comunista (“Volante”, “Baronti”, “Valiani”, “Valoris”, “Calugi”, “Stella rossa” “Banda comunista n. 1”, “ SAP Lamporecchio”, “Fantacci”), altre di ispirazione azionista (“Giustizia e Libertà”, “Pieve a Celle”, “Puxeddu”, “Castellina” “Corallo” “Frosini”, “Fedi”) e, con l’apporto dei gruppi di “Difesa della donna” e di altre piccole squadre, tra le quali una di ispirazione cattolica, dopo alcuni scontri periferici con i tedeschi in ritirata, raggiunsero il centro cittadino l’8 settembre 1944 (1).
Al di là del valore delle formazioni che parteciparono al momento culminante della Resistenza pistoiese ed ai precedenti avvenimenti, occorre in particolare soffermarsi sulla rilevanza militare di tre unità: la “Fedi”, che operò nella pianura pistoiese, l’ “XI Zona” e la “Bozzi” che spaziarono invece ben oltre l’ambito provinciale e regionale. Inoltre, se la “Bozzi” agirà in forte collegamento il “centro” comunista, le iniziative dell’ “XI Zona” e della “Fedi” saranno invece determinate dalle forti individualità dei loro comandanti Manrico Ducceschi (“Pippo”) e Silvano Fedi.
La figura di Silvano è particolarmente cara ai pistoiesi. Cadde, non lontano dalla città, sulle pendici della collina di Montechiaro, dove oggi svetta la scultura che lo ricorda. Fedi matura, già in ambito studentesco, una inconsueta, rischiosa e decisa opposizione al fascismo e subisce, insieme agli amici La Loggia, Fondi e Giovannelli, una condanna del Tribunale Speciale. Si definisce “comunista libertario” e parla di un’umanità affrancata dal bisogno in mondo senza frontiere. In città, subito dopo il 25 luglio '43, è tra gli animatori di una forte manifestazione. Dopo l'8 settembre organizza una formazione che, pur collegata al Partito d'Azione, è costituita da elementi anarchici e rivendica una completa autonomia, anche dal CLN. Si muove continuamente tra città e campagna, sia nel versante di Pistoia sino alla zona di Quarrata e alle colline del Montalbano, sia in quello di Fucecchio e Lamporecchio, sorprendendo il nemico con azioni abili e clamorose. Audacissimo e spericolato attacca infatti per ben quattro volte il distretto militare, catturando ingenti quantità di armi e materiali che vengono poi distribuiti anche ad altre formazioni. Inafferrabile conduce, spesso senza spargimento di sangue, assalti ai vari presidi fascisti cittadini e alle carceri mandamentali, liberando prigionieri politici ed ebrei e costringe così i nazifascisti a porre su di lui una rilevante taglia. Nel primo pomeriggio del 29 luglio ‘44, in una stradina di campagna, cade combattendo insieme a Giuseppe Giulietti in un'imboscata tesagli dai tedeschi. La presenza dei soldati in quel posto e a quell'ora ancora oggi non trova convincente spiegazione e per questo molti pensano che sia stato tradito da una delazione di qualche spia locale. Per le sue azioni gli verrà conferita la med. d'argento al v.m. Il comando della “Fedi” verrà poi assunto da Enzo Capecchi e successivamente da Artese Benesperi, sino alla liberazione di Pistoia nella quale la formazione giungerà dopo aver occupato Vinci, Lamporecchio e Casalguidi.
La comune esperienza sui banchi del liceo classico “Forteguerri” lega la figura di Fedi a quella di Ducceschi. L’armistizio trova Manrico, allievo ufficiale del V Rgt. Alpini, a Tarquinia da dove, sfuggendo ai ai tedeschi, si dirige a Firenze per prendere contatti col Partito d’Azione. Organizza sulla montagna pistoiese, in collegamento col CLN militare toscano, la prima Brigata “Rosselli”. Viene poi designato comandante dell'XI Zona e, con i suoi partigiani pistoiesi e lucchesi, “copre” i contrafforti della linea Gotica dalla Val di Lima, all'Abetone, alla Garfagnana, alle valli del Pescia e della Nievole. Sorveglia, tra l'altro, la Statale 12 che passa per l’Abetone, arteria cruciale per gli spostamenti delle truppe nazifasciste. “Pippo”, attento più agli aspetti militari dell’azione partigiana che a quelli di equilibrio politico, con i suoi uomini, che raggiungeranno il ragguardevole numero di circa 500, ingaggia vere e proprie battaglie contro i convogli nemici nelle quali può a volte usufruire dell'appoggio aereo alleato. E’ infatti collegato, tramite il pistoiese Giovanni La Loggia, agente dell' Oss paracadutato ed aggregato al suo gruppo, con l'intelligence americana, impegnata nel pesciatino con le missioni “Berta” e “Carnation”, e grazie a ciò verrà spesso rifornito con aviolanci ed allaccerà “sul campo” ottimi rapporti con le truppe brasiliane prima e statunitensi poi (2). Suoi partigiani, con divise ed equipaggiamento americano, contribuiranno anche a “tenere” nell’inverno 1944-45 (fino allo sfondamento di metà aprile ‘45), un tratto della “Gotica” contrapponendosi nella zona di Pian degli Ontani a reparti tedeschi e della div. “San Marco” della RSI. In un paio d’occasioni, nel pistoiese ed in lucchesia, alcuni suoi nuclei, pur fra divergenti opzioni operative, collaboreranno con la “Bozzi”. Al momento della liberazione di Lucca parte dei suoi uomini si aggrega, come Battaglione Autonomo patrioti italiani “Pippo”, alle truppe alleate e con esse partecipa alla liberazione di alcune città dell'Emilia ed entra successivamente in Milano. Dopo la Liberazione viene decorato con la “Bronze Star” americana. Nel dopoguerra la scelta più difficile, quella estrema: decide di togliersi la vita a soli 28 anni.
Il partito comunista subito dopo l’8 settembre affida all’artigiano fiorentino Gino Bozzi, attivo antifascista fin dal 1927, l’organizzazione di una formazione partigiana. Il primo nucleo della futura “Bozzi”, composta da fiorentini e pistoiesi, si forma a Poggio Forato nella zona di Vidiciatico nell'Appennino bolognese, poi la base è nella foresta del Teso e “copre” anche le zone di Maresca e Campotizzoro, allora importante centro dell’industria bellica. I primi tempi sono dedicati all'organizzazione: recupero di armi, costituzione di una rete di supporto, inserimento e preparazione di nuovi combattenti. Proprio nel corso di contatti col “centro” del PCI in vista del passaggio all'azione militare, muoiono il 4 gennaio ’44 in seguito a due distinti scontri con i fascisti, lo stesso Gino Bozzi (colpito il 27 dicembre e spirato poi all’Ospedale di Pistoia) ed il dirigente comunista Faliero Pucci. In seguito a questi avvenimenti, nel freddo e difficile inverno ‘44, la formazione vive un serio momento di crisi. Si riorganizzerà, sotto la guida politica del gappista fiorentino “Nando” Borghesi, agendo nella zona sovrastante Montale, spostandosi poi verso il Passo della Collina e l’ Acquerino e congiungendosi infine ad est con le formazioni del Pratese operanti sui monti della Calvana. Il crescere del numero dei componenti la “Bozzi” e la difficoltà di reperire cibo per tutti, spinge “Nando” a cercare rifugio nel più fertile versante emiliano. Inizia così la lunga marcia di trasferimento segnata dalla battaglia di Treppio (17 apr. ‘44) dove l’aglianese Magnino Magni si sacrifica per consentire lo sganciamento dei compagni verso l’ Emilia. Qui la “Bozzi”, inquadrata nel btg. garibaldino “Menotti”, si distinguerà come una delle formazioni più affidabili del famoso comandante “Armando” (Mario Ricci) partecipando all'occupazione di Fanano e di Toano (10 - 21 giu. ‘44) ed alla costituzione della repubblica partigiana di Montefiorino. In seguito alla fusione con la formazione pracchiese “Venturi”, e con la “Filoni”, operante nella zona di Maresca, diverrà “Brigata Garibaldina Gino Bozzi” (9-10 lug. ’44). Caduta Montefiorino, rientra definitivamente in Toscana e, mentre alcune sue formazioni rimangono (o poi tornano) ad operare nella zona di Pracchia-Orsigna-Maresca, il grosso della Brigata si sposta in Garfagnana, dove libera varie località ed infine si insedia a Coreglia (15 ago. ‘44). La “Bozzi” si scioglie nell'ottobre del ‘44 dopo una intensa attività di pattugliamento nell'alta valle del Serchio in collaborazione con i brasiliani della FEB. Successivamente molti dei suoi componenti si arruoleranno volontari nei Gruppi di Combattimento del ricostituito Esercito italiano e risaliranno la penisola a fianco degli alleati; alcuni, come ad es. Alfredo Bani, inquadrati nel “Cremona”, prenderanno parte ai combattimenti che dal basso Senio in poi condurranno alla liberazione di Venezia, altri, come ad es. lo stesso “Nando” Borghesi, nel “Legnano”, Ardengo Sostegni nel “Friuli” e Mario Innocenti nel “Folgore”, parteciperanno alle importanti operazioni militari che porteranno alla liberazione di Bologna e di gran parte della Pianura Padana (3).
Non possiamo ovviamente rammentare qui tutti gli altri episodi, personalità ed eroi della Resistenza locale (4), ma è doveroso concludere ricordando i numerosissimi fiorentini e pistoiesi, tra cui la med. d’oro Villy Pasquali, che dopo l’8 settembre non si arresero e contribuirono in Jugoslavia all’ epopea della “Divisione Garibaldi”. Formatasi dall’unione delle divisioni “Venezia” e “Taurinense”, e rimasta unità dell’esercito italiano, la “Garibaldi” combatté gloriosamente a fianco dei partigiani slavi fino al marzo del 1945 per la liberazione di quella terra dal nazifascismo.
Carlo Onofrio Gori
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1). Cfr. R.Risaliti, Antifascismo e Resistenza nel Pistoiese, Tellini, 1976.
2) Cfr. G. Petracchi, Al tempo che Berta Filava…, Mursia, 1996.
3) Cfr. G. Verni, La Brigata Bozzi, La Pietra, 1975.
4) Cfr. R.Bardelli e M. Francini, Pistoia e la Resistenza, Tellini, 1980; La guerra che ho vissuto …(a cura di M. Francini), Unicoop, 1997; Guida ai monumenti della memoria nel comune di Pistoia (C.O. Gori et al.), Edizioni del Comune, 1995; Resistenza nazionale e locale … (a cura di C.O. Gori), Proteo, 2003.
da C.O. Gori, Arrivano i partigiani, Pistoia è libera. Il ruolo della Resistenza pistoiese nei giorni decisivi, in "Microstoria", n. 35 (mag.-giu. 2004).
Carlo Onofrio Gori: articoli sulla Resistenza pistoiese e toscana leggibili e scaricabili dal web:
http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2007/9/31-34_GORI.pdf
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http://resistenzatoscana.it/biografie/fanciullacci_bruno/
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Attenzione: il post di questo blog e questi articoli sono riproducibili parzialmente o totalmente solo previo consenso o citazione esplicita dell'autore e del sito web e/o rivista.

da C.O. Gori, Arrivano i partigiani, Pistoia è libera. Il ruolo della Resistenza pistoiese nei giorni decisivi, in "Microstoria", n. 35 (mag.-giu. 2004).
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