giovedì 19 gennaio 2012

Storia. Una strana prigionia parigina per i toscani ospiti di...Napoleone Bonaparte (venerdì, 14 luglio 2006)


venerdì, 14 luglio 2006

Storia. Una strana prigionia parigina per i toscani ospiti di...Napoleone Bonaparte

  

Douce France

Alcune lettere appartenute all’epistolario di Casa Tonti, raccolte dal nobile Giovanni Scarfantoni e commentate nel 1914 dallo storico pistoiese Alfredo Chiti (1) ci narrano di un caso di prigionia dell’anno 1799 che coinvolse cinque facoltosi concittadini: il cav. Baccio Tonti, il cav. Clemente Rospigliosi, il canonico Fabrizio de’ Conti Cellesi, il medico Francesco Talenti ed il dottore in legge Cosimo Trinci, presi “in ostaggio, per quiete di tutto il paese” il 6 maggio e deportati in Francia, insieme ad altri nobili ed ecclesiastici toscani. L’antefatto è noto: l’Armée del Direttorio impegnata nella Campagna d’Italia, dopo alcuni “passaggi” (1796, 1798) che violarono la neutralità del politicamente tollerante, ma militarmente debole Granducato, nel marzo-aprile 1799 occupò la Toscana (2). Ben presto le requisizioni di cavalli e le continue richieste di imposizioni straordinarie per il mantenimento dei soldati francesi suscitarono nelle comunità toscane un diffuso malumore che generò episodi di disordine. Il 13 aprile, anche a Pistoia, assente gran parte della guarnigione, si verificò un tumulto di contadini convenuti in città per il mercato che tuttavia, per l'intervento pacificatore del vescovo Falchi Picchinesi e di altri benpensanti, timorosi della reazione francese, si esaurì ben presto. Il giorno seguente mentre il comandante della piazza, il "cisalpino" Peyri, catturava 23 agitatori, il delegato Kerner, comandante la guarnigione, istituiva la Municipalità con a capo Aldobrando Paolini. La neonata e zelante Municipalità, fra i primi atti, oltre a costituire la Guardia nazionale, indisse una festa patriottica per il 5 floreale (24 aprile). Tuttavia i repubblicani locali, ancora, ma ormai impropriamente, definiti dagli avversari “giacobini”, interessavano soprattutto agli occupanti come fidati intermediari per mantenere l'ordine pubblico ed assicurare le frequenti e forti contribuzioni. Dopo altri tumulti a Serravalle, Borgo e Pescia (4 e 5 maggio), analogamente a quanto avvenuto in altre parti della Toscana, i francesi si spazientirono: catturarono alcuni nobili ed ecclesiastici e li deportarono come ostaggi in Francia. Lo scopo era chiaro ed efficace: mentre i popolani più riottosi, il “braccio” dei disordini , rimanevano in galera, i maggiorenti locali su cui gravavano le contribuzioni, ritenuti i mandanti, venivano presi in ostaggio con la minaccia di  rivalersi su di loro nel caso i disordini fossero proseguiti ed i tributi per l’occupazione non fossero stati regolarmente pagati dai loro parenti. Tra l’altro, per la loro condizione agiata, i deportati potevano sostenere le spese della forzata permanenza nel paese transalpino. Ciò appare evidente nella prima lettera ricevuta dal Tonti il 7 maggio: Padre Francesco Angelucci lo rassicura che in città ci si sarebbe adoperati per inculcare nella popolazione “calma e obbedienza alla legge” allo scopo di render sollecita la loro liberazione, (in effetti si ebbe in seguito un calo notevole dei disordini), mentre il fratello Jacopo lo informa che, tramite il Banco Cassigoli, gli è stata procurata una lettera credenziale presso i banchieri francesi per mille zecchini fiorentini da utilizzare "...con quella parsimonia che esigeranno le vostre circostanze". Tuttavia, a parte le forzate spese per il proprio mantenimento, la prigionia degli ostaggi toscani non si rivelerà affatto pesante. Nel primo periodo vengono portati via mare a Monaco, occupata dai francesi fin dal 1793 (i Grimaldi potranno ristabilire il Principato solo nel 1814). All'ombra della Rocca, il Tonti che, sempre estremamente parsimonioso, fa vita ritirata,  non manca di rilevare che molti dei suoi compagni di prigionia, soprattutto pisani, fiorentini e senesi, "giuocan come matti; perdono più di cento zecchini alla volta” (evidentemente nella località della Costa Azzurra ha da sempre abitato il genius loci dell’azzardo!), mentre altri cercano di fare i galanti con le donne. Da Pistoia il Tonti viene a sua volta regolarmente informato delle gravose contribuzioni richieste ai possidenti e delle numerose, e “scandalose” per i benpensanti, feste “repubblicane” organizzate in città dai francesi, soprattutto di quella definita “eccezionale” del 2 luglio 1799. Ma pochi giorni dopo questo “evento” pistoiese i francesi, sconfitti dagli austro-russi alla Trebbia (Napoleone era in Egitto) ed incalzati per gran parte della regione dalle temibili bande aretine del moto sanfedista “Viva Maria”, dovettero ritirarsi. Il 4 luglio 1799 Ferdinando III rientrò a Firenze e due giorni dopo le sue truppe occuparono Pistoia dalla quale i francesi se ne erano andati non senza prima aver estorto altre pesanti contribuzioni. La sconfitta francese in Italia non cambiò la vita degli ostaggi toscani che rimasero per altro tempo prigionieri del Direttorio che sul terreno militare non considerava chiusa la partita. I pistoiesi vengono poi trasferiti in Borgogna, a Mâcon e a Digione, dove rimangono rispettivamente il Tonti ed il  Trinci, mentre Rospigliosi, Cellesi e Talenti, con altri toscani, hanno successivamente il permesso di spostarsi a Parigi. Le lettere ci raccontano come l’impatto degli ostaggi con una Capitale ormai lontana dagli eccessi del "Terrore" e  nel pieno del suo sviluppo borghese, (sta per trasformarsi nella splendida metropoli degli anni dell’Impero) susciti in tutti il più sfrenato entusiasmo. I deportati provenienti dall'atmosfera mondana generalmente un po' bigotta e sonnolenta che caratterizzava il Granducato, compresa la sua Capitale (nella provinciale Pistoia poteva ben definirsi “soporifera”!) sono sbalorditi dalla grandiosità degli edifici, degli spettacoli, dei teatri, soprattutto l’Opera, dalla vita gaia che vi si conduce e qualcuno di loro non è insensibile né alle ultime novità della moda, né al fascino del gentil sesso. I tre pistoiesi più volte invitano il Trinci ed il Tonti a lasciare la provincia borgognona ed a raggiungerli, tanto che lo stesso austero canonico Cellesi, malgrado lo stato ecclesiastico e la salute malferma, così scriverà al Tonti: “..Parigi veramente mi ha incantato e sorpreso...non mi sarei immaginato una cosa così grande e così bella...si sta bene...non manca niente...non mancano divertimenti e passatempi per ogni sorta di persone di ogni ceto...Venite!…l’uggia vi uscirà da dosso”. Ma nel protrarsi della seppur piacevole, ma dispendiosa, prigionia, qualche punta di nostalgia per i familiari lontani e di preoccupazione per le vicende economiche di casa, sembra emergere negli ostaggi. Verso la metà di marzo 1800 i tre “parigini”, visto che il Talenti era riuscito a farsi amico qualche politico dell’entourage napoleonico, incaricano in qualità di legale il Trinci, rimasto a Digione, di stendere una petizione indirizzata al Primo Console, per sollecitare il loro ritorno in patria. Napoleone passò la pratica al fratello Luciano Bonaparte, Ministro dell’Interno, che promise di fare il possibile, malgrado fosse un po’ maldisposto per “il cattivo trattamento fatto in Toscana ai patriotti” filofrancesi dopo la ritirata dell’Armée. Nel giugno del 1800 le sorti della guerra si rovesciano nuovamente: Napoleone vince a Marengo ed in ottobre i francesi torneranno in Toscana. I deportati tuttavia verranno liberati prima:  “Nessun'altra notizia ci offre il carteggio  - nota Alfredo Chiti -  che finisce … col 28 luglio 1800. Solamente i diaristi pistoiesi fugacemente ricordarono che il 23 agosto seguente i cinque ostaggi tornarono tutti a Pistoia. Il Bonacchi aggiunge che tornarono afflitti”. Sorge in noi il malizioso sospetto che questa “afflizione” mostrata dai cinque non fosse in realtà dovuta alle ambasce per la  prigionia subita, ma piuttosto... per esser dovuti rientrare a Pistoia!
Del resto qualche decennio dopo (1826) il patrizio pistoiese Niccolò Puccini, in alcune lettere da Parigi, avrebbe scritto alla madre: “Chi non ha visto questo paese non può avere nemmeno una scarsa idea di quello che sia il mondo…ho una gran pena di ritornare in Italia”(3).
                                                                             
                                                                                       
Carlo O. Gori



Articolo di: Carlo O. Gori, Parigi, dolce prigione. Cinque facoltosi pistoiesi e il loro soggiorno obbligato nella capitale dell’Impero Napoleonico, in “Microstoria”, n. 46, (mar.-apr. 2006).
Vd. anche: Carlo O. Gori, Parigi...dolce prigione per cinque gentiluomini pistoiesi, in "Vibanca informa", (apr.-giu. 2010).

Per le note consultare gli articoli sulle riviste suddette.
co.gori 2006

Questo articolo è riproducibile parzialmente o totalmente previo consenso o citazione esplicita dell'Autore.
                                 Carlo Onofrio Gori cog@interfree.it






Commenti:
 

#1 14 Luglio 2006 - 16:30
Sempre tempestivo "vecchio" cog!
ALE
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#2 15 Luglio 2006 - 10:42
Ho riletto con piacere questo suo articolo che avevo già visto su Microstoria. Su cosa scriverà il prossimo numero?
Caterina Guidi
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#3 17 Luglio 2006 - 06:26
Caro Carlo,
in Parlamento si arriverà alla votazione il decreto sulle "missioni militari" dell'Italia e sarà molto difficile, sia per la maggioranza parlamentare dell'Unione, sia per le persone che sono impegnate o si riconoscono nel movimento per la pace (anche se sarebbe assurdo sottovalutare la grande novità del ritiro dei militari italiani dall'Iraq, che è stata la richiesta fondamentale di tutte le manifestazioni pacifiste degli ultimi 3 anni).La cosa peggiore che possono fare noi pacifisti è quella di mettersi a polemizzare ed a dividersi....... quando, al contrario, abbiamo bisogno di riconoscersi e stimarci reciprocamente, di sostenere in modo unitario e argomentato le nostre ragioni, perchè - anche sull'Afghanistan - siano comprese e condivise da chi oggi ha opinioni diverse: abbiamo bisogno di rilanciare un movimento per la pace che sia partecipato da centinaia di migliaia di persone e che sia capace di parlare e di suscitare consensi nella maggioranza del popolo italiano (consapevoli che, quando - sul piano della rappresentanza politica - le forze politiche che esprimono più coerentemente le nostre posizioni superano di poco il 10%..... e quando si convocano manifestazioni a cui partecipano poche persone...... si può dire che sono comunque testimonianze importanti...... ma per cambiare le scelte politiche di un paese è necessario che si esprimano in modo chiaro le maggioranze e quindi abbiamo davvero tanto da fare, insieme). Per impegnarsi in modo unitario e per essere credibili e suscitare consensi, è fondamentale anche evitare analisi e ragionamenti ideologici o troppo schematici..... perchè, di solito, puzzano di propaganda e diventa impossibile impegnarsi in modo unitario e suscitare i vasti consensi popolari che sono indispensabili per cambiare profondamente tutta la politica estera dell'Italia, compresa l'attuale dimensione delle Forze Armate e delle spese militari dell'Italia, perchè siano ridotte e poste davvero al servizio di azioni dell'Onu finalizzate alla pace. Anche la terribile situazione che vive il popolo palestinese (massacrato e senza diritti, spinto alla disperazione, all'odio e alla violenza fondamentalista dai vari governi israeliani che rifiutano di riconoscere le Risoluzioni dell'Onu e che continuano ad occupare militarmente la Cisgiordania, che invadono quando vogliono quella "prigione a cielo aperto" che è la striscia di Gaza, che tengono nelle proprie prigioni molte migliaia di palestinesi, in gran parte giovani, insomma che non accettano una pace giusta che riconosca l'esistenza di due popoli e quindi consenta la formazione anche di uno Stato palestinese, sulla base di un accordo che garantisca la convivenza pacifica e la sicurezza di Israele), a mio parere, dimostra che quando prevale la disperazione cresce il fondamentalismo religioso e la risposta violenta... (come confermano anche le terribili notizie di guerra che, volute e alimentate dai fanatici fondamentalisti hezbollah, stanno - per l'ennesima volta - travolgendo il Libano) e la politica tace, la partecipazione popolare si riduce, le proprie ragioni vengono offuscate dalla propaganda, la "parola" passa alle armi e prevale chi ha più potenza militare e mai chi ha ragione e chi vorrebbe vivere in pace in una società democratica. Insomma, sembra che tutto il mondo va alla rovescia....... e, se crediamo davvero che "un altro mondo è possibile e necessario" allora abbiamo una sola scelta: quella di riconoscersi, di unirsi, di impegnarsi in modo unitario, di partecipare, di dialogare in modo pacato e argomentato e di lottare in modo democratico e nonviolento, consapevoli che solo così possiamo incidere e orientare le scelte del nostro paese e contribuire a cambiare il mondo attuale.
Questa è la mia opinione, disponibile, ovviamente, a discuterne e a riflettere su opinioni diverse.

Giuliano 
utente anonimo  (IP: 3589f931ef53935)

#4 19 Luglio 2006 - 04:24
Ringrazio e rispondo con molto piacere a Caterina Guidi che il prossimo mio articolo su Microstoria, che sarà in edicola ed in libreria nei prossimi giorni, si occuperà ancora di prigionie e prigionieri e tratterà del viaggio dei toscani catturati dagli austriaci nella famosa battaglia di Curtatone e Montanara nel 1848. Come vedremo sarà un lungo itinerario verso quello che è poi purtroppo divenuto dopo la II guerra mondiale un "luogo della memoria" e cioè la fortezza-prigione
do Terezin in Boemia. Ma non preannuncio altro augurando buona lettura.
Ringrazio poi Giuliano che, con l'evidente, lodevole intento di allargare il campo dei possibili lettori (così come ha fatto recentemente anche Mario) ha voluto inserire anche nei commenti a questo blog le sue riflessioni, su molte delle quali concordo e su cui - vista anche l'attuale ed aggravata (Israele-Libano-Gaza) situazione di guerra/guerre in Medio oriente mi riprometto di pubblicare qui un post.
Cordiali saluti a tutti.
COG
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#5 21 Luglio 2006 - 05:08
Che ne pensi dell'attuale situazione di guerra in Libano?
ALE
utente anonimo  (IP: 1f2125d9d7cb2c6)

#6 06 Settembre 2008 - 17:24
Ormai non più giovanissima, sono da tempo appassionata di storia, specialmente di storia della mia città, Firenze, e di storia toscana ed anch'io ho scoperto ora il suo blog che un amico mi ha consigliato di visitare. E' veramente il suo un lavoro molto utile, documentato e spesso avvincente. Vedo che non riceve molti commenti da altri bloggers, ma questo penso sia una conferma della validità dei suoi scritti perchè la gran parte dei blogs che ci sono in giro propongono contenuti inutili, intimistici e autoreferenziali.
Bravo Gori, continui così.

Mara Poli

P.S.

Le segnalo nei commenti gli articoli che mi sono piaciuti di più.
utente anonimo  (IP: b95b5c27950963d)

#7 11 Settembre 2008 - 14:40
tanti ringraziamenti a Mara Poli.
COG
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#8 27 Agosto 2011 - 10:35
 Da: Norino Cani <norino.cani@gmail.com>   [Aggiungi alla rubrica]  A:cog@interfree.it  Data: 25 Ago 2011 - 17:48  Oggetto: toscani Preg.mo dott. Gori,
ringraziando per la risposta le mando alcune notizie sul fatto degli
ostaggi toscani. Etienne Cathalan le jeune (1757-1819) di antica
famiglia provenzale, fu nominato console americano a Marsiglia con
decreto di George Washington il 4/6/1790. Nella sua attività diplomatica
e commerciale mantenne stretti rapporti con gli altri consoli americani
d'Europa tra cui quello residente a Livorno, di cui però non conosco il
nome. Quest'ultimo verso la fine del 1799 sollecitato dalle famiglie dei
toscani presi in ostaggio pochi mesi prima si faceva latore presso il
Cathalan di una supplica al generale Bonaparte non ancora arbitro delle
sorti della Francia (lo sarà di lì a pochi gironi con il colpo di stato
del 18 brumaio) ma comunque già molto influente negli ambienti politici
parigini.
La lettera datata Parigi 13 brumaio anno VIII chiede la liberazione
degli 84 ostaggi e 34 domestici al seguito confinati sull'isola di S.te
Marguerite. Trasferiti poco dopo a Draguignan in seguito si porteranno a
Digione, alcuni si staccarono poi dal gruppo per andare a Parigi e
questo è noto anche a Lei. Non sarebbe male trovare l'elenco completo di
questi toscani e riscrivere il loro "calvario" di quei mesi passati in
prigionia (per modo di dire visto che erano liberi di andare dove
volevano), se Lei è d'accordo posso mandarLe per posta all'indirizzo che
mi può inviare per e-mail la fotocopia della lettera e della
trascrizione- Cordiali Saluti N. Cani
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